E' unico al mondo. Gestito da tecnici laureati, separa i materiali con la forza dell'acqua e li trasforma in energia e in fertilizzanti.
Senza la raccolta differenziata, ossia la separazione dei vari componenti come plastica, vetro, "umido" e così via, l'immondizia non può essere smaltita, bruciata, riciclata. É il dogma. Ma è poi vero? Gli israeliani dicono di no. E lo dimostrano. Hanno infatti allestito a poca distanza da Tel Aviv un mega impianto che riceve ogni giorno da 800 camion ben 2700 tonnellate di rifiuti indifferenziati (come dire. la: capacità di smaltire e trasformare tutti i rifiuti finora accumlati in Campania) e, provvedendo alla separazione dei materiali che li compongono, ricicla e valorizza tutto - plastica, vetro, legno, metalli, umido - ottenendo inoltre fertilizzanti, metano, biogas, energia elettrica. Grazie allo spirito di iniziativa e al ricorso all'innovazione e alla tecnologia più avanzata, gli israeliani sono insomma riusciti a trasformare i rifiuti indifferenziati in un tesoro, autentica fonte di ricchezza.
Tutto il contrario di quello che succede a Napoli e in Campania, dove da mesi e mesi (anni) l'immondizia è un dramma senza soluzione. Il sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino e il governatore della Campania Antonio Bassolino farebbero dunque bene a fare una bella gita turistica in Israele. Dovrebbero recarsi, per l'esattezza, a Hiriya, una località nella piana del fiume Aylon, vicino all'aeroporto Ben Gurion, nella regione che comprende Tel Aviv e altre 17 municipalità per un totale di circa tre milioni di abitanti. Lì, esiste la discarica del Gush Dan, la più grande del Paese, una vera e propria montagna di immondizia che copre un'area di ben 450 mila metri quadrati e supera i 60 metri d'altezza.
Aperta nel 1952, questa discarica è rimasta attiva per quasi mezzo secolo accumulando 16 milioni di metri cubi di immondizia. Poi, nel 1998, è stata chiusa. Qualche tempo dopo le autorità della regione hanno deciso di trasformarla in un grande parco pubblico, l'Ayalon Park, impegnandosi a raggiungere l'obiettivo entro il 2020.
Non si poteva però costruire un grande giardino sopra i rifiuti, lasciandoli così com'erano. È stato così elaborato un piano per trattarli e riciclare il materiale estratto di un certo interesse. Affidandosi alla tecnologia, gli israeliani hanno così allestito ai piedi della montagna di spazzatura tutta una serie di impianti per lavorarla.
«Lo smaltimento pianificato»,. dice Marco Cattaneo che si è recato a Hiriya per conto del mensile "Le Scienze" «è iniziato nel 2000 e oggi i camion fanno la spola fra la montagna di rifiuti e i vari impianti dove vengono appunto scaricate 2700 tonnellate di materiale al giorno.
Nell'impianto di trattamento biologico principale, gestito dall'azienda pubblica Environmental Service Company (ESC), la spazzatura viene scaricata in una gigantesca vasca colma di acqua dove i materiali leggeri che galleggiano, come la plastica, la carta e il cartone, le bottiglie di vetro o le lampadine, vengono separati da quelli pesanti, come i metalli, che si depositano sul fondo, e sono recuperati per essere riciclati. Dopo aver eliminato le sostanze inorganiche, restano nell'acqua i rifiuti organici. Tutto, a questo punto, passa in una serie di altre vasche, dove appositi filtri provvedono a separare il materiale biologico dall'acqua. n primo viene utilizzato come fertilizzante, mentre l'acqua, ormai depurata, in parte riconfluisce nella prima vasca per dare il via a un nuovo ciclo di lavorazione e in parte viene destinata all'irrigazione dei terreni.
C'è poi un impianto di gassificazione, costituito essenzialmente da un silos dove l'immondizia viene portata a 800 gradi producendo syngas che in parte è utilizzato per alimentare il sistema e, per il resto, è destinato a produrre corrente elettrica. Mentre si sta allestendo una struttura per il trattamento degli pneumatici, esiste poi un impianto per le aree umide costituito da cinque grandi vasche in cui piante acquatiche come le ninfee e i papiri hanno il compito di depurare le acque di scarico, assorbendo il materiale organico con le loro radici».
Ma non è finita. Oltre a un impianto che riceve e separa i materiali come mattoni, tegole, legnami, esistono infine, sparsi per tutta l'area, 63 pozzi dove viene raccolto il biogas prodotto dai materiali interrati, producendo 4 megawatt di potenza che vanno ad alimentare un'azienda tessile a qualche chilometro di distanza».
Gli israeliani, insomma, sono riusciti a trasformare una montagna di rifiuti indifferenziati - ripetiamo, indifferenziati - in una piccola miniera d'oro che tra qualche anno si trasformerà nel più grande parco pubblico del Paese.
Il segreto di questa straordinaria impresa? Lo spirito di iniziativa e il ricorso a una tecnologia innovativa, anzi d'avanguardia. Non a caso dei 100 dipendenti dell'ESC, che è pur sempre l'azienda municipale della nettezza urbana, 30 sono laureati e 42 diplomati. E non a caso Israele è il primo Paese al mondò per investimenti nella ricerca, con 4,8 per cento del PIL, di cui il 3,25 per cento dalle imprese.
Un'ultima annotazione: gli australiani hanno copiato gli israeliani, allestendo un impianto simile a quello di Hiriya nel loro Paese. Quando toccherà alla Campania?
Libero 24/02/2008 -
Tutto il contrario di quello che succede a Napoli e in Campania, dove da mesi e mesi (anni) l'immondizia è un dramma senza soluzione. Il sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino e il governatore della Campania Antonio Bassolino farebbero dunque bene a fare una bella gita turistica in Israele. Dovrebbero recarsi, per l'esattezza, a Hiriya, una località nella piana del fiume Aylon, vicino all'aeroporto Ben Gurion, nella regione che comprende Tel Aviv e altre 17 municipalità per un totale di circa tre milioni di abitanti. Lì, esiste la discarica del Gush Dan, la più grande del Paese, una vera e propria montagna di immondizia che copre un'area di ben 450 mila metri quadrati e supera i 60 metri d'altezza.
Aperta nel 1952, questa discarica è rimasta attiva per quasi mezzo secolo accumulando 16 milioni di metri cubi di immondizia. Poi, nel 1998, è stata chiusa. Qualche tempo dopo le autorità della regione hanno deciso di trasformarla in un grande parco pubblico, l'Ayalon Park, impegnandosi a raggiungere l'obiettivo entro il 2020.
Non si poteva però costruire un grande giardino sopra i rifiuti, lasciandoli così com'erano. È stato così elaborato un piano per trattarli e riciclare il materiale estratto di un certo interesse. Affidandosi alla tecnologia, gli israeliani hanno così allestito ai piedi della montagna di spazzatura tutta una serie di impianti per lavorarla.
«Lo smaltimento pianificato»,. dice Marco Cattaneo che si è recato a Hiriya per conto del mensile "Le Scienze" «è iniziato nel 2000 e oggi i camion fanno la spola fra la montagna di rifiuti e i vari impianti dove vengono appunto scaricate 2700 tonnellate di materiale al giorno.
Nell'impianto di trattamento biologico principale, gestito dall'azienda pubblica Environmental Service Company (ESC), la spazzatura viene scaricata in una gigantesca vasca colma di acqua dove i materiali leggeri che galleggiano, come la plastica, la carta e il cartone, le bottiglie di vetro o le lampadine, vengono separati da quelli pesanti, come i metalli, che si depositano sul fondo, e sono recuperati per essere riciclati. Dopo aver eliminato le sostanze inorganiche, restano nell'acqua i rifiuti organici. Tutto, a questo punto, passa in una serie di altre vasche, dove appositi filtri provvedono a separare il materiale biologico dall'acqua. n primo viene utilizzato come fertilizzante, mentre l'acqua, ormai depurata, in parte riconfluisce nella prima vasca per dare il via a un nuovo ciclo di lavorazione e in parte viene destinata all'irrigazione dei terreni.
C'è poi un impianto di gassificazione, costituito essenzialmente da un silos dove l'immondizia viene portata a 800 gradi producendo syngas che in parte è utilizzato per alimentare il sistema e, per il resto, è destinato a produrre corrente elettrica. Mentre si sta allestendo una struttura per il trattamento degli pneumatici, esiste poi un impianto per le aree umide costituito da cinque grandi vasche in cui piante acquatiche come le ninfee e i papiri hanno il compito di depurare le acque di scarico, assorbendo il materiale organico con le loro radici».
Ma non è finita. Oltre a un impianto che riceve e separa i materiali come mattoni, tegole, legnami, esistono infine, sparsi per tutta l'area, 63 pozzi dove viene raccolto il biogas prodotto dai materiali interrati, producendo 4 megawatt di potenza che vanno ad alimentare un'azienda tessile a qualche chilometro di distanza».
Gli israeliani, insomma, sono riusciti a trasformare una montagna di rifiuti indifferenziati - ripetiamo, indifferenziati - in una piccola miniera d'oro che tra qualche anno si trasformerà nel più grande parco pubblico del Paese.
Il segreto di questa straordinaria impresa? Lo spirito di iniziativa e il ricorso a una tecnologia innovativa, anzi d'avanguardia. Non a caso dei 100 dipendenti dell'ESC, che è pur sempre l'azienda municipale della nettezza urbana, 30 sono laureati e 42 diplomati. E non a caso Israele è il primo Paese al mondò per investimenti nella ricerca, con 4,8 per cento del PIL, di cui il 3,25 per cento dalle imprese.
Un'ultima annotazione: gli australiani hanno copiato gli israeliani, allestendo un impianto simile a quello di Hiriya nel loro Paese. Quando toccherà alla Campania?
Libero 24/02/2008 -
Articolo di Gaspare Di Sclafani
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