martedì 3 luglio 2007

Il professor Arena lancia l’allarme: “Rifiuti: è arrivato il momento di agire”


Lo scorso 29 giugno, il Centro Culturale VivaCampaniaViva ha assistito al dibattito avvenuto durante il convegno, organizzato dal movimento giovanile di Forza Italia, dal titolo “RIFIUTIamo l’EMERGENZA”.

La discussione ha avuto come protagonisti alcuni autorevoli esponenti politici del partito (in particolare il coordinatore regionale Nicola Cosentino e l’on. Paolo Russo, Presidente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti nella scorsa legislatura), oltre che del Presidente dell’Associazione Industriali della Campania, Giovanni Lettieri, di Daniela D'Amico, esponente della Commissione Ambiente dei Giovani Industriali e soprattutto di Umberto Arena, Professore Ordinario di Ingegneria Chimica presso il Dipartimento di Scienze Ambientali e già consulente della struttura commissariale sui rifiuti presieduta da Antonio Bassolino.

L’intervento del prof. Arena è stato quello che ha maggiormente coinvolto la platea, visto che ha analizzato con completezza e chiarezza tutti gli aspetti della complicata questione rifiuti.

In particolare il docente ha sottolineato che il principale problema è stato finora la mancanza di programmazione. Ciò che è mancato, ha spiegato Arena, è stata la volontà reale di attuare un piano di azione che potesse per lo meno affrontare la questione. L’immobilismo della classe politica campana, oltre che dei commissari, i quali sono stati solo capaci di fronteggiare le emergenze, ma non di attuare una seria politica e programmazione a medio lungo termine, sono le vere cause del disastro in cui oggi versiamo.

Il professore ha esposto i dati sulla emergenza rifiuti in Campania sia relativamente alle zone più inquinate dagli sversamenti della criminalità organizzata, sia soffermando la sua attenzione sull’enorme problema delle 5 milioni di tonnellate di ecoballe sparse sul nostro territorio. Questa è una vera e propria emergenza nell’emergenza. Spazi ampissimi di territorio occupati da queste enormi piramidi di rifiuti, coperte da teloni neri e poggiate su di una soletta in cemento. Materiale combustibile, ma che non è a norma per poter essere bruciato nei termovalorizzatori e che costituisce una vera e propria bomba per possibili malintenzionati che potrebbero facilmente appiccare un micidiale fuoco tossico, molto difficile da spegnere a causa della conformazione e della struttura delle ecoballe.

Chiamato a proporre delle soluzioni al problema, il professore ha insistito sul fatto che sono più d’una le azioni da compiere, tutte necessarie ma in sé non sufficienti.

La raccolta differenziata va senz’altro avviata, ma deve farsi con razionalità, stabilendo delle modalità di raccolta univoche ed uniformi su tutto il territorio.

La corretta informazione dei cittadini è un’altra strategia d’azione particolarmente importante. Come non ricordare qui che una tonnellata di rifiuti bruciata in strada produce una quantità di diossina equivalente a 500mila tonnellate di rifiuti bruciate negli inceneritori di più moderna tecnologia?

È inoltre necessario ed urgente poter usufruire di impianti realmente funzionanti sia per il recupero energetico (termovalorizzatori a basso impatto ambientale) che per il trattamento dei rifiuti industriali e di origine sanitaria.

Arena ha anche sottolineato che un altro imperativo che la situazione impone di perseguire è di lavorare per la riduzione dei rifiuti prodotti, seguendo la strategia di incentivare le imprese alla realizzazione di imballaggi e packaging più leggeri e meno ingombranti.

Parte dell’intervento del professore ha avuto ad oggetto, come si è accennato, alla questione delle cave abbandonate divenute discariche a cielo aperto gestite dalla camorra. Le discariche illegali, che sono più di mille e nelle quali spariscono più di 12.000 tonnellate di rifiuti l’anno, si trovano in gran parte nelle zone a maggiore vocazione agricola nelle province di Napoli e Caserta. E la realtà - e questo è un altro problema – è che noi campani, volenti o nolenti finiamo per mangiare e respirare questa roba.

"Ci vorranno più di quarant'anni per smaltire tutti i rifiuti accumulati e facendo buchi a terra non si risolve niente” ha concluso Arena, “il tempo di agire è arrivato non si può più aspettare”.

I fondatori
Luigi Esposito e Mario de Riso di Carpinone

1 commento:

Anonimo ha detto...

l'articolo mi è piaciuto è anche un poco pungente ma questi politici sono refrattari alle punture, ci vorrebbero i calci in culo, bravi continuate sempre con la speranza di rompere questa coalizione di persone perbene... a presto. P.E......