venerdì 18 luglio 2008

L’Italia nelle mani della lobbycrazia

Le ultime elezioni hanno palesato un nuovo assetto politico dell’Italia, repubblica parlamentare a democrazia indiretta dove il potere è esercitato da rappresentanti eletti dal popolo (il parlamento). Come è noto, con la vigente legge elettorale le liste dei candidati sono chiuse e le graduatorie imposte direttamente dai partiti. I cittadini, pertanto possono eleggere solo i candidati già preselezionati. Vari indizi evidenziano che i vertici dei partiti dominanti sono sempre più “condizionati” dai detentori di capitale, che controllano l’economia e i mass media e che costituiscono il sistema di comando di un gruppo ristretto di persone che impongono il loro volere in base al potere derivante dalle loro ricchezze. Ne discende che le scelte degli elettori sono già incanalate da “poteri forti-lobbies” che, di fatto, comandano imponendo persone di loro fiducia negli organi dirigenti dei partiti a livello nazionale e regionale e tra i candidati al parlamento e alle assemblee elettive locali. Conseguentemente, gli eletti al parlamento dipendono dalle Lobby e non dai rapporti con i cittadini.
Il territorio è diventato così ostaggio degli interessi delle lobbies. I rappresentanti eletti dal popolo sono obbligati (se vogliono continuare ad avere un ruolo e aspirare ad un nuovo incarico) a portare avanti azioni utili agli interessi generali delle lobbies anche se tali iniziative risultano dannose per l’assetto socio-economico del territorio nel quale sono stati eletti e dei cittadini che li hanno votati.
La legge elettorale sembra avere preso spunto dalla organizzazione della lobby personale di Berlusconi caratterizzata dall’accentramento nelle mani del leader del potere di comandare e indicare le persone da candidare al parlamento e alle assemblee elettive locali.
L’espressione democratica dei cittadini, sancita dalla costituzione, è limitata solo al voto e non alla scelta dei candidati. Di conseguenza, gli elettori votando per i candidati imposti dai partiti individuano le lobbies che governeranno.
E’ evidente che in tale quadro le Associazioni di Cittadini, che esprimono liberamente le loro volontà, sono mal viste e contrastate dalle lobbies e dai mass media ad esse asserviti.
Solo nei giorni delle votazioni, poco prima e subito dopo, si celebra l’affermazione formale della democrazia consistente nell’esercizio del voto; in tali occasioni sembra che tutto il conseguente governo della nazione dipenda veramente dai candidati eletti dai cittadini che hanno votato. Le esperienze degli ultimi anni hanno dimostrato che con il voto il ruolo dei cittadini finisce e non vi è stata più possibilità di interagire con coloro che, eletti, sono entrati a far parte della “casta di governo”; questi ultimi, infatti, hanno agito prevalentemente come esecutori degli ordini che sono stati imposti dalle lobbies.
Dopo le elezioni il governo di turno ha agito sostanzialmente per fare gli interessi economici delle lobbies. Conseguentemente sono passati in secondo ordine gli interessi dei cittadini che hanno votato sperando in un miglioramento della loro situazione.
Gli avvenimenti degli ultimi anni hanno evidenziato che a fine legislatura, o prima nel caso di caduta del governo, i cittadini “deboli” che hanno contribuito ad eleggere la maggioranza di governo sono ciclicamente rimasti insoddisfatti dell’attività governativa del raggruppamento partitico da essi appoggiato elettoralmente; il governo, infatti, durante il suo mandato, ha curato gli interessi delle lobbies non coincidenti con gli interessi dei cittadini che, inconsapevolmente, costituiscono la “mucca che deve essere munta”. A fine legislatura i cittadini “deboli” si sono resi conto che la loro situazione è peggiorata proprio durante il governo della coalizione partitica che essi hanno appoggiato; si sono accorti che con il governo precedente le loro condizioni economiche erano leggermente migliori. Di conseguenza alle successive elezioni hanno votato per il raggruppamento partitico di opposizione (che precedentemente era già stata maggioranza). Sembra, quindi, che da vari anni la lobbycrazia parassitaria, trasversale partiticamente, abbia determinato un continuo peggioramento delle condizioni socio-economiche del paese; ad ogni scadenza elettorale i cittadini deboli si sono resi conto che l’opposizione, quando governava in precedenza, aveva garantito un assetto socioeconomico migliore. Ad ogni scadenza elettorale sembra che si siano ripetute le stesse considerazioni; ne discende che anche in futuro chi governerà avrà molte probabilità di venire poi momentaneamente mandato all’opposizione, alternativamente. L’attuale legge elettorale è funzionale alla lobbycrazia e non sarà cambiata specie ora che le tradizionali forze politiche della sinistra e i rappresentanti dei cittadini più deboli sono di fatto emarginati. Con tale andazzo, in assenza di partecipazione politica dal basso e di controllo democratico continuo da parte dei cittadini, è prevedibile che le condizioni socio-economiche ed ambientali del Paese peggioreranno progressivamente; le lobbies, invece, si arricchiranno ancora agendo come una sanguisuga che continua ad ingrossarsi succhiando il sangue fino a quando l’organismo da essa sfruttato deperirà irreversibilmente.

14 luglio 2008
Franco Ortolani
Ordinario di Geologia, Università di Napoli Federico II

Lobbycrazia e scandalo rifiuti in Campania

Vari indizi evidenziano che i vertici dei partiti dominanti e i governi sono sempre più “condizionati” dai detentori di capitale, che controllano l’economia e i mass media e che costituiscono il sistema di comando di un gruppo ristretto di persone che impongono il loro volere in base al potere derivante dalle loro ricchezze.
Lo scandalo rifiuti in Campania rappresenta emblematicamente il frutto deleterio del comando della lobbycrazia in Italia. Un’analisi scientifica degli avvenimenti che hanno caratterizzato i 14 anni di “gestione” dello scandalo rifiuti evidenziano chiare responsabilità dei governi nazionali e di imprese di livello nazionale e a cascata dei livelli amministrativi regionali con il necessario coinvolgimento di imprese locali di vario tipo. Il ruolo fondamentale avuto dai governi nazionali è testimoniato dal fatto che tutte le ordinanze del Presidente del Consiglio e del Commissario di Governo di turno relative all’emergenza rifiuti iniziano sempre con la frase “Visto l’art. 5 della Legge 24 febbraio 1992, n. 225”.
Anche la n. 3639 del 11 gennaio 2008 “Disposizioni urgenti per fronteggiare l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per consentire il passaggio alla gestione ordinaria” con la quale è stato nominato Commissario di Governo il Dr. De Gennaro si è basata sulla legge n. 225 “Istituzione del servizio nazionale della protezione civile” che ha come fine la tutela dell’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi. Si evince che l’emergenza rifiuti degli ultimi 14 anni si è basata sulla obbligatoria e continua persistenza dello “Stato di emergenza” nel territorio regionale che ha autorizzato il Presidente del Consiglio dei Ministri di turno a ricorrere al “potere di ordinanza” avvalendosi di “commissari delegati” ai quali sono stati conferiti poteri straordinari da usare in deroga alle leggi vigenti, come risulta dalle varie ordinanze emesse nelle quali sono contenute le indicazioni delle principali norme a cui si poteva derogare con le debite motivazioni. Si sottolinea che solo se si verificano le condizioni previste all'articolo 2, comma 1, lettera c della legge 225 (tutelare la integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi), il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, può deliberare lo stato di emergenza, determinandone durata ed estensione territoriale in stretto riferimento alla qualità ed alla natura degli eventi. Riflettendo scientificamente su quanto accaduto, si prospettano due soluzioni. Una prima soluzione, buonista, impone di credere che per 14 anni lo Stato Italiano, impiegando poteri speciali, non sia riuscito a risolvere il problema della raccolta e smaltimento dei rifiuti in Campania. Ciò sarebbe stato possibile solo se i poteri speciali fossero stati sistematicamente attribuiti da Presidenti del Consiglio dei Ministri incapaci di controllare l’operato delle persone, di loro fiducia, rivelatesi sempre assolutamente non idonee a risolvere l’emergenza rifiuti. Un’altra soluzione, sconcertante, si basa sulla possibilità che si sia fatto un malizioso e improprio uso (da parte dei vari governi nazionali succedutisi dal 1994 e di potenti imprenditori che hanno realizzato i vari interventi) del contenuto della legge 225 del 1992 per ottenere benefici a scapito dei cittadini campani. In particolare sarebbe stato artatamente mantenuto in vita uno stato di emergenza con la conseguente necessità di intervenire con poteri speciali.
Per dare una idea efficace dell’appetibilità dei poteri speciali basta ricordare che se un sindaco spende denaro pubblico senza seguire le leggi che regolamentano la spesa pubblica finisce rapidamente sotto inchiesta e viene riconosciuto colpevole subendo le conseguenze previste dalle vigenti leggi. Il commissario di governo di turno, in relazione all’emergenza rifiuti in Campania, può spendere milioni di euro di pubblico denaro senza i vincoli imposti dalle leggi ordinarie. In altre parole può spendere cifre molto consistenti ricorrendo ripetutamente a trattative dirette; è autorizzato ad agire fuori legge da un sotterfugio usato spregiudicatamente dal governo nazionale.

Gli avvenimenti degli ultimi mesi forniscono dati per un serio ragionamento teso a definire il quadro nel quale si sta concludendo la disastrosa emergenza rifiuti, ormai diventata “scandalo rifiuti”. Il 5 luglio 2007, nel pieno dell’ennesima crisi ambientale con i rifiuti accumulati lungo le strade, sistematicamente incendiati da ignoti, è stata emanata la legge n. 87 che doveva salvare definitivamente la Campania in quanto conteneva l’individuazione delle discariche da realizzare tassativamente. Il Prefetto Pansa ha sostituito il Dr. Bertolaso come Commissario di Governo con il dovere di attuare la legge n. 87. Per sei mesi Pansa non ha attuato la legge e alla fine del 2007 ha proposto vari siti (non inseriti nella legge 80/07) da usare come discariche. Molti siti, considerata la loro reale improponibilità ambientale, sembra che siano stati indicati più per provocare le reazioni dei cittadini in modo da creare tensioni sociali e gravi situazioni emergenziali nel territorio regionale. La conseguente crisi ambientale regionale, acuitasi nel dicembre 2007, è ancora attualmente molto seria ed ha determinato consistenti ripercussioni sull’assetto socio-economico. Rileggendo l’ordinanza n. 3639 dell’11 gennaio 2008 con la quale è stato incaricato il Dr. De Gennaro si riscontra che la sua nomina si fonda sulla “…estrema gravità della situazione emergenziale in atto, tenuto conto delle tensioni sociali che impediscono la localizzazione degli impianti a servizio del ciclo di smaltimento dei rifiuti con riflessi dannosi di portata imprevedibile per la salute delle popolazioni della regione, e la conseguente necessità di procedere immediatamente allo smaltimento dei rifiuti giacenti o comunque sversati sulle strade e nei territori urbani ed extraurbani…”.

Circostanza veramente singolare dal momento che il suo predecessore si è ben guardato dall’attuare la legge 87 che avrebbe evitato la crisi ambientale e socio-economica; in altre parole, la crisi si è aggravata in seguito alla non attuazione della legge 87 emanata proprio per salvare la Campania dall’emergenza rifiuti. Il Dr. De Gennaro, alla fine del suo mandato ha iniziato a realizzare le discariche che doveva costruire (tra luglio e dicembre 2007) il Commissario di Governo Pansa ben nove mesi prima. Certamente l’inattività di Pansa è stata la causa dell’estrema gravità della situazione emergenziale senza la quale non si sarebbe potuto nominare un nuovo Commissario Governativo che con nuovi poteri speciali ha irregolarmente (sulla base delle leggi ordinarie vigenti) affidato incarichi per la costruzione di nuove e costose opere, sempre in deroga alle leggi che regolano gli appalti di opere pubbliche. Dopo oltre 14 anni di inconcludenti azioni attuate da vari commissari di governo è evidente che in Campania si è giunti ad una spregiudicata istituzionalizzazione dello stato di emergenza ambientale.
In questi anni di "emergenza-scandalo rifiuti" si è ben delineata la seguente filiera.C'è chi ha finanziato profumatamente le strutture commissariali, le opere finora realizzate, i trasporti e smaltimenti di rifiuti vari in Campania, fuori regione e all'estero. E' evidente che le risorse finanziarie utilizzate sono risorse pubbliche e sono state alimentate dalla tassazione dei cittadini. Quindi i cittadini sono i finanziatori che hanno sostenuto il proliferare di tutto quanto ha girato attorno ai commissari di governo nominati dai governi nazionali finora succedutisi ed espressione di varie coalizioni partitiche. C'è chi ha comandato e chi ha eseguito. Il fatto che dopo oltre 14 anni di costosi interventi che non hanno risolto il problema rifiuti in Campania e che i governi non abbiano mai fatto chiarezza sulle cause che impedivano la risoluzione dell'emergenza, reiterando ciecamente gli incarichi a vari Commissari di Governo affidando loro poteri straordinari, può essere attribuito solo al fatto che i governi hanno obbedito a dei comandi imposti da chi aveva forti interessi a mantenere attiva una situazione in grado di facilitare notevoli guadagni.
C'è chi ha guadagnato. Il flusso di risorse finanziarie pubbliche ingoiato dall'emergenza-scandalo rifiuti è stato consistente. Sono stati realizzati impianti che dovevano essere Cdr e che invece sono dei tritovagliatori che non hanno prodotto ecoballe con i requisiti imposti dalla legge vigente. E' in via di ultimazione l'inceneritore di Acerra in un sito già attualmente inquinato oltre i valori previsti dalla legge. Sono state realizzate discariche per accumulare rifiuti tal quale prodotti fuori legge dagli impianti definiti Ex CDR dallo stesso Commissario di Governo e dai NOE. Tutte le operazioni connesse all'emergenza rifiuti sono state eseguite da imprese che hanno utilizzato migliaia di persone e tratto notevoli guadagni. Naturalmente vi è riconoscenza da parte di tutti i beneficiati verso coloro che hanno permesso, in vario modo, i guadagni.C'è chi rischia. Rivedendo le cronache degli anni di emergenza rifiuti si evidenzia che gravi inquinamenti ambientali, nelle aree urbane nelle quali i rifiuti giacevano per lunghi periodi e spesso venivano incendiati nelle strade, e nelle discariche eseguite spesso in siti non idonei determinando inquinamento del suolo e delle acque superficiali e sotterranee (ad esempio a Lo Uttaro vicino a Caserta e a Basso dell'Olmo sul fiume Sele) hanno spesso accompagnato l'attività commissariale. Tali evidenti situazioni di inquinamento ambientale hanno ripetutamente determinato la diffusione a scala mondiale di un'immagine regionale squallida con conseguenti danni economici per le attività turistiche ed agricole e produttive in genere. I cittadini campani sono stati sottoposti per lunghi anni a ripetute situazioni di rischio sanitario e spesso non hanno goduto del diritto alla salute previsto dall'articolo 32 della Costituzione Italiana. L'approccio scientifico applicato all'analisi dell'emergenza-scandalo rifiuti mette spietatamente in evidenza che i cittadini campani stanno ancora finanziando la loro autodistruzione. E' singolare che gli stessi cittadini campani hanno finanziato le attività dei Commissari di Governo le cui azioni, di fatto, non solo non hanno garantito la risoluzione del problema rifiuti ma hanno consentito notevoli guadagni per realizzare interventi che hanno incrementato il rischio per la salute e il rischio di inquinamento irreversibile per le risorse ambientali e naturali autoctone.

Il DL 90 del 23 maggio 2008, recentemente trasformato in legge “Misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile” fa stancamente e ancora una volta riferimento alla “straordinaria necessità ed urgenza di adottare adeguate iniziative volte al definitivo superamento dell’emergenza nel settore dei rifiuti in atto nel territorio della regione Campania; Considerata la gravità del contesto socioeconomico-ambientale derivante dalla situazione di emergenza in atto, suscettibile di compromettere gravemente i diritti fondamentali della popolazione della regione Campania, attualmente esposta a rischi di natura igienicosanitaria ed ambientale; Considerate le ripercussioni in atto sull’ordine pubblico;………….”.

L’articolo 2 (Attribuzioni del Sottosegretario di Stato) contiene l’aspetto di maggiore pregio della nuova legge autorizzando a spendere con modalità fuori legge il denaro pubblico, in base alle leggi ordinarie e valide per tutti i cittadini, “Ai fini della soluzione dell’emergenza rifiuti nella regione Campania, il Sottosegretario di Stato, anche in deroga a specifiche disposizioni legislative e regolamentari in materia ambientale, paesaggistico territoriale, di pianificazione del territorio e della difesa del suolo, nonché igienico-sanitaria, e fatto salvo l’obbligo di assicurare le misure indispensabili alla tutela della salute e dell’ambiente previste dal diritto comunitario, provvede, mediante procedure di affidamento coerenti con la somma urgenza o con la specificità delle prestazioni occorrenti, all’attivazione dei siti da destinare a discarica, così come individuati nell’articolo 9.”

Ricorrendo spregiudicatamente all’esaltazione di una imperfezione della legge 225/1992, laddove non impone un termine temporale massimo al ricorso ai poteri speciali, da 14 anni e sotto gli occhi di illustri giuristi e avvocati delle varie coalizioni partitiche di maggioranza e opposizione, la lobbycrazia sta saccheggiando le risorse economiche nazionali; sta compromettendo le risorse naturali e ambientali e l’assetto socio-economico della Campania, come una sanguisuga avida e spietata che ha come unico fine l’arricchimento che può essere garantito solo dalla non risoluzione dello scandalo rifiuti e dalla conseguente istituzionalizzazione dell’uso dei poteri straordinari che autorizzano a spendere con modalità fuori legge il denaro pubblico.

Si fa presente che dal 1994 i vari Commissari di Governo hanno continuato ad individuare discariche da attivare senza avere un quadro regionale dei siti idonei geologicamente ed ambientalmente. Le scelte sono state estemporanee e spesso sbagliate mancando di una necessaria istruttoria tecnica propedeutica, come dimostrato dalle smentite effettuate, in varie occasioni, dagli stessi Commissari di Governo.
Si ricordano gli errori palesi di individuazione effettuati negli ultimi mesi, a cavallo tra il 2007 e il 2008, quali ad esempio le proposte di discariche da realizzare a Pignataro Maggiore e Carinola in Provincia di Caserta, Morcone in Provincia di Benevento, Ex Manifattura Tabacchi e Pianura a Napoli, Padula e Caggiano in Provincia di Salerno, Somma Vesuviana in Provincia di Napoli. Le estemporanee proposte commissariali sono state riconosciute come errori dagli stessi Commissari di Governo. Se fossero state realizzate tali discariche si sarebbero determinati seri problemi ambientali e gravi ripercussioni sulla salute dei cittadini che è tutelata dall’Art. 32 della Costituzione Italiana.
E’ il caso di evidenziare anche alcuni fatti strani che rivelano l’improvvisazione con la quale è stato elaborato il D.L. dell’11 maggio 2007 n. 61, trasformato nella legge n. 87. Tale legge prescrive la realizzazione di una discarica nel Comune di Sant’Arcangelo Trimonte in Provincia di Benevento, dove da circa un mese, con oltre un anno di ritardo, è in corso il conferimento dei rifiuti. I cittadini che pensano che l’individuazione del sito nella citata legge discenda da una preventiva e accurata valutazione della fattibilità, in base ad una severa istruttoria tecnico-amministrativa, sbagliano! La proposta di S. Arcangelo Trimonte viene presentata al Commissario di Governo Bertolaso, inaspettatamente, il giorno 9 maggio 2007 (due giorni prima dell’emanazione del decreto legge n. 61 poi trasformato nella legge n. 87/07) con una lettera (prot. N. 0006029) del Presidente della Provincia di Benevento, On. Carmine Nardone, nella quale si evidenzia che vi era una criticità sociale per il sito di Paduli e un contenzioso giudiziario in atto sul sito di Morcone (allora sotto sequestro per una sospetta implicazione di personaggi non proprio trasparenti). In tale lettera Nardone propone il sito di S. Arcangelo Trimonte affermando che “da un primo studio effettuato, sembra che sussistano tutte le condizioni per l’idoneità del sito stesso salvo, poi, verificarle con tecnici nominati dal Comune interessato (non è stato possibile farlo data l’esiguità del tempo a disposizione”. Due giorni dopo il sito è stato inserito nel DL n. 61 e successivamente nella legge n.87 come discarica che deve essere realizzata. Il DL n. 61 ha anche reso disponibile il sito sotto sequestro giudiziario di Morcone che è successivamente stato proposto e fermamente sostenuto da Pansa e dal Presidente Nardone tra novembre e dicembre 2007 fino a quando ne è stata dimostrata la non idoneità per insuperabili problemi geologici.

E’ dovere primario per i rappresentanti di Pubbliche Istituzioni assicurare chenella realizzazione di una discarica, che può avere un notevole impatto sull’ambiente, siano considerati gli obiettivi di proteggere la salute e di migliorare la qualità della vita umana, provvedere al mantenimento della varietà delle specie e conservare la capacita' di riproduzione dell'ecosistema, di garantire l'uso plurimo delle risorse e lo sviluppo sostenibile, di valutare gli effetti diretti ed indiretti sull'uomo, sulla fauna, sulla flora, sul suolo, sulle acque di superficie e sotterranee, sull'aria, sul clima, sul paesaggio e sull'interazione tra detti fattori, sui beni materiali e sul patrimonio culturale ed ambientale, di garantire in ogni fase della procedura l'informazione e la partecipazione dei cittadini.

I poteri “straordinari” devono essere usati in maniera straordinariamente positiva da persone che sappiano governare le situazioni emergenziali con professionalità, prontezza, trasparenza, con i contributi della scienza, della tecnica e sempre ispirati al buon senso.
Solo con l’autorità e l’improvvisazione non si esce indenni da situazioni di emergenza. Si corre sempre più il rischio che per togliere i rifiuti dalle strade si distruggano anche le risorse ambientali con gravi e irreversibili minacce all’assetto socio-economico basato sulle risorse naturali (acqua e suolo).
Va detto chiaramente che il DL 90/2008 (e la legge che ne è derivata) non porta a risolvere lo scandalo rifiuti pacificamente nel rispetto dell’ambiente, delle risorse naturali e della salute di tutti i cittadini.
Conduce inevitabilmente allo scontro sociale e alla inosservanza delle risorse ambientali di importanza strategica per l’assetto socio-economico della Campania.

In tal modo la lobbycrazia continua a fare danni e a fare affari!

13 luglio 2008
Prof. Franco Ortolani
Ordinario di Geologia, Università di Napoli Federico II

Dove si mette l’inceneritore di Napoli?

Gli amministratori comunali proponendo la realizzazione dell’inceneritore ad Agnano hanno sicuramente scelto il sito che essi ritenevano più idoneo nel territorio di Napoli.
E ora che la localizzazione è stata ritenuta improponibile per vari problemi geoambientali non potranno che proporre siti sicuramente meno idonei.
E’ probabile, pertanto, che l’inceneritore non si potrà realizzare nell’ambito del territorio comunale perché non vi sono siti che possano ospitare l’impianto garantendo la sicurezza ambientale e la salute dei cittadini. L’articolo 8 del DL 90 del 23 maggio 2008 prevede che “Al fine di raggiungere un'adeguata capacità complessiva di smaltimento dei rifiuti prodotti nella regione Campania, il Sottosegretario di Stato è autorizzato alla realizzazione di un impianto di termovalorizzazione nel territorio del comune di Napoli, mediante l'applicazione delle migliori tecnologie disponibili a salvaguardia della salute della popolazione e dell'ambiente.”
Le aree “non urbanizzate” o utilizzabili nel comune di Napoli sono molto poche; escluse quelle ricadenti nelle zone vulcaniche attive; oltre a quella che è già stata presa in considerazione nell’area industriale dismessa di Napoli est si possono individuare due altre aree nella parte settentrionale del Comune tra Secondigliano, Scampia e Chiaiano lungo il confine comunale con Arzano, Mugnano e Marano.
L’area industriale dismessa è caratterizzata, come noto, da un inquinamento del suolo, sottosuolo e della falda ed è circondata da aree urbane distanti alcune centinaia di metri. A sud c’è anche la centrale elettrica. La realizzazione dell’impianto deve essere preceduta dal disinquinamento che è costoso e realizzabile in alcuni anni. Tale area, pertanto, non è immediatamente disponibile.
Nell’area nord di Napoli si trova un’area agricola tra i quartieri di Secondigliano e Scampia, adiacente al carcere e alla superstrada che collega l’Autostrada con il Lago Patria. A poche centinaia di metri si trovano aree densamente urbanizzate del Comune di Napoli e di Arzano. L’impianto, pertanto, confinerebbe con le abitazioni.
Un’altra area agricola si trova tra l’abitato di Chiaiano e Marano e confina con la Selva di Chiaiano, area verde protetta del Parco delle Colline. Anche in questo caso l’impianto si troverebbe a pochi metri dalle abitazioni e in una zona mal servita da strade interessate da traffico caotico.
Nel quartiere di San Pietro a Patierno non vi sono aree distanti dalle abitazioni e raggiungibili con strade percorribili da automezzi pesanti.
E’ agevole prevedere fin da ora che nessuna area potrà risultare idonea per la realizzazione di un inceneritore.
Per Napoli e i napoletani, quindi, non rimane che una soluzione obbligata e realizzabile fin da ora: avviare immediatamente una seria raccolta differenziata, una politica di riduzione degli scarti in entrata, una infrastrutturazione per trattare i residui organici e i materiali riciclabili.
Occorre mettere a punto e iniziare a realizzare un progetto strategico che in due anni consenta di ridurre drasticamente la produzione dei rifiuti urbani.
Il Governo nazionale può sostenere tale progetto dettando i tempi della sua realizzazione e stabilendo le verifiche. Ad esempio, entro due anni la produzione dei rifiuti deve essere ridotta almeno del 70% rispetto all’attuale produzione; altrimenti l’amministrazione comunale verrà commissariata e i cittadini saranno puniti con un incremento delle tasse; queste ultime saranno invece diminuite se l’obbiettivo viene raggiunto.
Tale patto avrebbe un importante significato in quanto richiamerebbe gli amministratori ad un controllato impegno civile nelle loro attività istituzionali, basato sul ricorso alla buona tecnica, sulla scienza, sul buon senso e sul rispetto delle leggi ordinarie, senza malsane aperture alle leggi “straordinarie” che finora hanno determinato solo danni ambientali ed economici ai cittadini campani.

Prof. Franco Ortolani
Ordinario di Geologia
Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio
Napoli, 09-07-2008

martedì 15 luglio 2008

Summer school di Ideura a Laurino dal 18 al 20 luglio

Cari amici,
vi giro un'iniziativa davvero interessante e ben organizzata: la prossima Summer School di Ideura che si terrà a Laurino dal 18 al 20 luglio.
Spero di essere con i miei amici di Ideura.
Vi giro la mail di invito del mio amico Angelo Aniello De Vita al quale auguro tutti i miei migliori auguri per la splendida iniziativa.
Luigi Esposito
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Ciao a tutti, anche quest'anno è giunto il momento della Summer School.
La terza edizione sarà ancora più ricca di ospiti e di spunti, e siete voi amici, la vostra passione politica e civile, la vostra stima nei nostri riguardi, a darci la giusta carica per fare le cose in maniera sempre migliore.
Volevo perciò ringraziare in particolar modo Marco Sansone che, con la consueta professionalità, ha perfezionato un programma che rende la nostra, come magnificamente dice Carmine Pacente, "fabbrica di idee e di speranza", la scuola estiva politica più importante della provincia di Salerno.
Si sta realizzando anche l'altro nostro obiettivo: coniugare due realtà alquanto diverse come Milano e Salerno, la partecipazione dell'amico senatore Galperti ne è un lampante esempio.
Chiudo con la mia speranza: davvero vorrei che da questa summer school possano emergere spunti ed idee da mettere fattivamente in campo per l'avvenire nostro e del Cilento; questa creatura di appena cinque anni, Ideura, ha fatto passi da gigante, ma, col vostro aiuto (so che addirittura già si prevedono oltre 100 presenze!!!) crescerà ancor dipiù!
Grazie di cuore e a presto a Laurino!
Un abbraccio,
il responsabile organizzativo di Ideura
Angelo Aniello De Vita

P.S.IL PROGRAMMA DETTAGLIATO CON I DIVERSI PACCHETTI SUMMERSCHOOL LI POTETE TROVARE SUL SITO http://www.ideura.it

mercoledì 18 giugno 2008

Gli scugnizzi dei Quartieri si fanno l'autoscatto: ecco come si vedono

I ragazzi dei vicoli diventano fotografi: mostra a Largo Baracche da mercoledì 18. Con le telecamere di France 2

Video 1 del backstage
Video 2 del backstage
Foto: Flash sui Quartieri: facce, vicoli, autoritratti

NAPOLI - «Oye frà, ti mando un po’ di cose sulla mostra, sono tutti ragazzi sans fatica e napoletani, mi arraccomand»: Nicolas Pascarel, fotografo francese di una certa fama, ormai è irrimediabilmente napoletano. Nel senso che Napoli gli è entrata nel sangue, dopo mesi trascorsi ai Quartieri Spagnoli per un workshop di fotografia alla Sabu di Largo Baracche, pensato per una diecina di giovani di «un fazzoletto di terra metropolitana che va da Barracche (la mitica trattoria Nennella, ndr) a via Chiaia, passando per la bella vasca di via Toledo: in tutto 500 metri sui quali lavorare di fantasia.

Questo è il tessuto, dice Pascarel, l’itinerario, l’inizio e spesso anche la fine di una storia senza sogni, un vero ghetto sotto il cielo azzurro di Napoli». Ragazzi di vita, così il fotografo definisce i suoi allievi, «quasi tutti fuori della scuola, senza regole, obbligo», iniziati alla fotografia. Che significa tanto per i confinati nel “ghetto”, la città d’o scuro per dirla alla Erri De Luca, ignorata dalla Napoli deodorata del tutto indifferente alla propria storia ed ai monumenti che cascano a pezzi proprio in questi vicoli, figurarsi agli uomini. Quindi la fotografia «è prima di tutto un incontro con se stesso in rapporto allo straniero, una curiosità verso l’altro, una passerella verso l’ignoto» o verso un rimosso, verso il recupero della consapevolezza di una negazione subita dall’altra città, dove anche l’indigeno è straniero, crede Pascarel. Che sembra il campione olimpionico Maddaloni quando ricorda che per questi giovani non esiste, in tutta Napoli, nemmeno la possibilità di fare sport gratuitamente. «Perciò abbiamo tanto camminato alla scoperta di tutto e di niente in una città dove quasi nessuno cammina. Spesso loro si sono autofotografati in questi posti lontani eppure quotidiani. Tante volte, perché l’autoritratto è il primo passo dell’adolescente verso il sognare, la scoperta di un desiderio nascosto, di un’immagine celata di sè».

Stranieri in casa, insomma, ma non più attraverso gli scatti di riappropriazione non violenta ma più efficace, simbolica, dell’appartenenza al territorio. Il lavoro del workshop è diventato una mostra intitolata, a scanso di equivoci, “Ncoppa ‘e Quartieri”, che inaugura mercoledì 18 giugno alle 19.30 nel centro culturale di Largo Baracche (alle spalle di Nennella) con proiezione, alle 22.30, di un documentario en plein air su piazza Largo Baracche (uno dei tanti film prodotti durante il workshop già visibili su youtube e GoogleVideo digitando “Fotoasia” o “Ncoppa e quartieri”) girato da Gianni Iannitto e Pascarel per l’associazione Sabu presieduta da Giuseppe Ruffo con gli educatori Massimiliano Esposito e Francesco Baldi. Ci saranno anche le telecamere di France 2 all’inaugurazione, mercoledì, per riprendere Vincenzo, Giannino, Luca, Charlie, Sasà, Antonio, Giuseppe, Biagio e Carmine, gli allievi di Nicolas. Per una volta il telegiornale dell’emittente nazionale d’oltralpe parlerà bene di Napoli e dei napoletani, ma per merito di un francese.

Il corso di tre mesi (4 ore per due giorni alla settimana) prodotto da TandemGeneration nell’ex rifugio antiaereo in un anno diventato polo d’attrazione metropolitano («'Ncoppa e Quartieri/Alla ricerca della memoria, luoghi e persone») si proponeva d’insegnare la tecnica fotografica e l’utilizzo della camera «come strumento di sensibilizzazione e curiosità nei confronti della realtà circostante» ai ragazzi fra i 14 e 17 anni. Allo studio tecnico ed alle presentazioni di opere ed autori con proiezioni di film che indagano il rapporto della fotografia col sociale e le culture popolari, si sono alternate uscite in strada per reportage alla maniera di Bresson, «per raccontare, attraverso le immagini, la memoria, il desiderio ed il proprio vissuto personale» e molte visite (filmate dagli allievi) alle mostre in città e fuori città, al Madre come a Pompei.

La “tesina” è una storia fotografica in 20 immagini sul soggetto assegnato, i Quartieri, appunto. Gli scatti selezionati ed elaborati che ora fanno parte della mostra saranno esposti anche a Roma. Pascarel, fotografo e antropologo parigino, ha già fatto scuola soprattutto in Paesi asiatici segnati da dittature e miserie, dove continua a tenere mostre e workshop con ambasciate e centri culturali. In particolare dal 2000 al 2004 ha lavorato in Cambogia collaborando con le Ong sul reinserimento dei bambini di strada (street childrens) e sulla prevenzione dell’Aids tra gli adolescenti con problemi di droga e prostituzione. Ha lavorato con l’Ambasciata di Francia in Cambogia per il primo corso di fotografia dell'Accademia Reale di Belle Arti di Phnom Penh. Il suo lavoro sulla “memoria” cambogiana, Oriented, è stato esposto in personale al Museo di Roma in Trastevere al Festival Internazionale della Fotografia 2005. Dal 2004 lavora su progetti di cooperazione internazionale in Vietnam e Thailandia. Nel 2005 ha creato l’associazione FotoAsia che promuove giovani fotografi asiatici e realizza workshop di 10 giorni quattro volte l’anno in Vietnam e Cambogia (www.fotoasia.org).

Luca Marconi
17 giugno 2008

Articolo pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno online

martedì 17 giugno 2008

Giugliano tossica: laghi di percolato vicini a fragole, pescheti e mercato ortofrutticolo

Del Giudice (Legambiente): mancano assolutamente i controlli. L’Arpac? Assente. Non c’è certezza su ciò che viene fuori dalla terra

NAPOLI - «Che belle queste pannocchie, complimenti». «Dottò, non sapete quanto ho penato. Su questo campo ho provato a far crescere di tutto: frutta, verdura, ma l’unica cosa che cresce bene è il granone e non so perché. Qua sotto c’è gas. No, questa roba non la do ai cristiani, ci fanno il mangime, la mangiano le bestie. Quali? Le vacche e le bufale». Di Giugliano, terra dei fuochi, dei Cdr e delle discariche e pure delle mele annurche, pesche, susine e fragole, tantissime fragole ora che è stagione, non si è detto tutto. Ad esempio, del suo mercato ortofrutticolo, l’altro giorno controllato dai Nas, si parla poco.
Della proporzione tra campi usati per le immondizie e quelli coltivati, quasi tutti gli altri malgrado le ordinanze di divieto per l’acqua dei pozzi firmate dall’ex sindaco Taglialatela, pure non si parla. Gli addetti ai lavori intercettati dalla Dda lo chiamano "effetto Vajont": un nuovo sversamento di tonnellate di immondizie nella discarica di Masseria del Pozzo certamente farebbe tracimare percolato nelle campagne.

VELENO
- Cos’è il percolato? Basterebbe bere una goccia di questo liquido nero ribollente di biogas, un concentrato di batteri e metalli pesanti, per avvelenare mortalmente un uomo. Ai bordi della discarica di Masseria del Pozzo, a ridosso di serre e frutteti distanti 15 metri, scorre un fiumiciattolo nero fino ad un laghetto di percolato che sviluppa bollicine continue. E’ biogas. Sono sei o sette i laghetti putridi nell’invaso. «Ma quali laghetti», corregge un geologo, Gianluca Minin, direttore tecnico della Ingeo, a Giugliano per indagini ambientali: «Quelli sono la punta dell’iceberg, vuol dire che per almeno venti metri in profondità c’è percolato e immondizia intrisa di percolato. E tutto questo peso può sfondare i teli di sicurezza dell'invaso e provocare perdite». Quindi Minin indica le alte serre con pescheti e nespole a pochi passi. E registra tutto con una videocamera (guarda). In un raggio di 30 chilometri da Masseria del Pozzo, distante appena 1,5 km dal grande mercato ortofrutticolo di Giugliano, si contano sei discariche legali ricche di laghetti di percolato visibili dal satellite e campi di ecoballe circondati da coltivazioni. Altro che fuga di contadini. Le serre sono attaccate alle discariche. Proprio in quest’area già nel 2005 e 2006 l’ex sindaco di Giugliano Taglialatela ha vietato l’uso di alcuni pozzi a raso, da Tre Ponti di Parete a Sette Cainati:«Erano pozzi-spia ma anche pozzi distanti dalle discariche», racconta Taglialatela. Contaminati da arsenico e mercurio, secondo i rilevamenti Arpac e Apat al quale avrebbero dovuto far seguito conclusioni preliminari agli interventi di bonifica. «Li stiamo ancora aspettando», dice Taglialatela.

I VIGILI? IN MANETTE - Intanto chi avrebbe dovuto controllare l’applicazione dell’ordinanza sindacale? I vigili. Azzerati a maggio dalle indagini della Squadra Mobile di Napoli e della Digos che ne ha arrestati 23, con tecnici comunali, con accuse di corruzione, tangenti e minacce. A Giugliano non è come ad Acerra, dove le condotte di irrigazione sono state sigillate per volontà del sindaco e scassinate e riaperte (come mostra il film Biutiful Cauntri). Qui i pozzi andrebbero tombati col cemento. «Non sono solo le discariche a minacciare i campi. Io ricordo sversamenti e seppellimenti abusivi, in zona, già dagli anni '80», dice Taglialatela.

FRUTTI E PANNOCCHIE - Ma questi frutti della terra, allora, sono buoni? Sono sicuri? Andiamo a vedere. Con Minin lasciamo i laghetti di percolato per le campagne. Poco distante da Masseria del Pozzo, c’è il bel campo di granone con pannocchie enormi. Il geologo però sente puzza di gas. Facciamo i complimenti al contadino. Che allarga le braccia: «Dottò, non sapete cosa ho penato, qua ho provato a farci crescere di tutto». Altre colture non hanno avuto la buona resa del granone a causa dell’inquinamento del terreno intriso di gas, racconta il fattore. Le pannocchie invece hanno reagito bene.

VERSO ROMA E FIRENZE - Il buonuomo racconta anche che, in zona, ci sono molti altri contadini che coltivano ortaggi e frutta su campi sotto i quali, a suo dire, in passato avrebbero seppellito rifiuti e che «essendo conosciuti in zona, non possono portare i prodotti al mercato locale, ma sono costretti a spedirli ogni giorno ai mercati di Roma e Firenze». Poi il fattore indica campi vuoti, poco distanti, col terreno così soffice che «non è possibile passarci col trattore perché affonda, avete presente le sabbie mobili? E’ colpa del (bio)gas», dice. «Impossibile», ribatte il geologo Minin. Allora il contadino indica altri campi a Sud-Est di Masseria del Pozzo, in prossimità di una casetta, dove giovani nomadi giocano col biogas che fuoriesce dal terreno accendendo fiammelle. «Invece credo - spiega il geologo - che cedimenti così rilevanti su quel terreno possano dipendere solo dal fatto che vi siano stati sepolti rifiuti che si sono compattati nel tempo, anche con la produzione di percolato e biogas; il suolo appare, quindi, integro in superfice, ma la struttura è priva di consistenza, è come un edificio con mattoni mancanti, quindi il carico di un trattore provoca il cedimento». Camminando in prossimità del perimetro esterno delle discariche, in alcuni appezzamenti con serre ed alberi da frutta, ecco diversi pozzi allacciati ai tubi di mandata per l’emungimento dell’acqua di falda, di sicuro utilizzati: sono a vista i cavi elettrici dell’impianto di alimentazione della pompa e gli allacci ad un sistema di tubature che porta l’acqua ai campi. L'ex sindaco Taglialatela l’aveva detto: «Nella maggior parte dei casi, i superamenti dei valori di sicurezza dell'acqua dei pozzi interdetti era dovuta a fattori inquinanti, ritengo anche per lo sversamento abusivo di rifiuti tossico-nocivi, una storia che va avanti dagli anni '80. Se annaffiano dai pozzi vietati? E’ una eventualità che può accadere, il rischio c’è». E chi garantisce i prodotti del mercato ortofrutticolo adiacente? «La normativa fortunatamente prevede la tracciabilità dei prodotti». Quindi se vengono da queste terre, innaffiati da questi pozzi, sono sicuri?

IL MERCATO ORTOFRUTTICOLO - «Arsenico e mercurio, questo fu trovato in alcuni pozzi», precisa Raffaele Del Giudice, direttore di Legambiente Campania e protagonista del film Biutiful Cauntri, che pure non lesinando denunce agghiaccianti fa attenzione a non colpire troppo duramente i contadini della “sua” terra. Quale? Quella del mercato ortofrutticolo più grande della regione. «Ma oggi ridotto del 30 per cento delle potenzialità. Però i prodotti sono buoni», dice Del Giudice. Ma come? E il biogas ed il percolato? Ed i pozzi vietati? «In realtà, sono molto preoccupato. Mancano assolutamente i controlli. L’Arpac è assente. Non c’è certezza su ciò che viene fuori dalla terra. I contadini hanno paura di finire in mezzo alla strada. Sui campi c’è una situazione a macchia di leopardo, abbiamo anche zone dove non cresce nulla accanto a vecchie discariche dove non è stata fatta la captazione del biogas. Molti contadini sono sfiancati da vertenze legali aperte senza l’appoggio di nessuno».

MASSERIA DEL POZZO - E la Coldiretti? «Chieda alla Coldiretti. Difficilmente ci siamo incontrati, una parolina in più potrebbe uscire. Solo Legambiente si è costituita in questi procedimenti. I contadini di qui, poi, sono soprattutto affittuari. Li hanno ereditati, i terreni dove hanno seppellito rifiuti». E di chi sono? «I maggiori proprietari sono tutti della Napoli-bene». Su alcuni campi non cresce niente? Eppure Masseria del Pozzo, la discarica con 7 laghetti di percolato, è circondata da serre e coltivazioni ed è ad 1km e mezzo dal mercato ortofrutticolo. Le colture occupano l’85% del terreno sgombro dai rifiuti nell’area di 30 km quadrati che comprende Taverna del Re, gli invasi Resit-Scafarea con rifiuti speciali e urbani provenienti anche dal Nord (vedi l’inchiesta “Green” della Dda sulla Resit: 2 km quadrati di rifiuti che hanno bruciato per due giorni, il 24 e 25 giugno 2007, coprendo di nerofumo ettari di piante e serre e uccidendo sul colpo diversi animali coi miasmi della discarica già sotto sequestro, che già nell’agosto 2003 fu oggetto di attacchi: 50 mila ecoballe in fiamme), Masseria del Pozzo e Schiavi-Novambiente (dell’imprenditore ora collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo, che sta raccontando alla Dda il traffico e il tombamento di rifiuti tossici del Nord e conciari proprio in questi appezzamenti e discariche dall’87 al 2006 per ordine dei Mallardo e Bidognetti), Riconta, Torretta Scalzapecora e più giù Settecainati (a 5 km dal mercato, sequestrata il 3 agosto 2004 dal Tribunale che ravvisava rischi per gli abitanti), l’impianto di Cdr e campi di ecoballe. Non cresce niente sui terreni inquinati? L’altro giorno il sindaco di Acerra, Espedito Marletta, ha sequestrato con ordinanza 15 mila metri quadri di terreni fertilissimi nelle località Calabricito (Montefibre) e Frassitelli (depuratore) con cavolfiori e ortaggi splendidi tuttavia inquinati da piombo e cadmio secondo Apat e Arpac.

SUCCHI DI FRUTTA - I prodotti che arrivano al mercato di Giugliano sono buoni o c’è rischio? La Coldiretti, il rischio, non lo smentisce affatto. Il responsabile locale è una brava persona, Vincenzo Di Nardo: «Bisogna stare attenti, il problema rifiuti c’è e attendiamo le bonifiche. Non possiamo dire che il mercato sia supersicuro e ben vengano i controlli dei carabinieri del Nas che l’altro giorno hanno prelevato campioni al mercato. In porzioni di territorio sono stati trovati veleni. Ma io stesso sono produttore di pesche e le mangio coi miei nipoti. Non voglio dire che il mercato è sicuro al cento per cento, in un paese come Giugliano, 150 mila abitanti, il delinquente c’è». E se qualcuno ha irrigato coi pozzi vietati? «Ma quest’anno tutti i prodotti sul mercato non hanno avuto bisogno di irrigazione». Come? «Insomma, la mela marcia c’è ma i prodotti per la maggior parte sono buoni. Bisogna stare attenti». E come? «Al mercato la prima selezione già viene fatta dal produttore. Quello che non va al nostro mercato, che è uno dei più grossi, va all’industria». E cosa va all’industria? «Ad esempio i prodotti più grandinati, quest’anno c’è stata grandine». Quelli più ammaccati? «Si». E quali? «In questo momento raccogliamo molte fragole. I prodotti selezionati per le industrie vanno alle aziende di trasformazione in Italia e Europa, ce n’è anche qualcuna campana. Albicocche, ciliegie ed altro diventano marmellate e succhi».

Luca Marconi
13 giugno 2008
Articolo pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno online

martedì 10 giugno 2008

Chiaiano: perchè il quotidiano “La Repubblica” diffonde notizie false?

"Allego una breve nota relativa alle notizie false divulgate dal quotidiano "La Repubblica" in data odierna. Il Commissariato di Governo è stato costretto ad emettere un comunicato di precisazione che conferma quanto sintetizzato nella nota che vi allego.
Dopo questi eventi strani che coinvolgono un prestigioso quotidiano nazionale, che impegna ben quattro pagine nazionali e locali, ci si chiede: perchè accadono fatti simili banali, sciocchi ma estremamente preoccupanti?"

Cari saluti
Franco Ortolani

“La Repubblica” odierna (9 giugno 2008) in ben due articoli a pagina 16 e nella prima pagina dell’inserto regionale campano, preannunciati in prima pagina nazionale, diffonde notizie palesemente false circa i risultati delle indagini geologiche in corso nella cava del Poligono di Chiaiano inserita tra i siti in cui realizzare una discarica per rifiuti urbani e pericolosi nell’ambito del DL 23 maggio 2008, n. 90.
Sono riportate notizie false circa la natura delle rocce attraversate dal sondaggio: fino a ieri, infatti, non è stata riscontrata la presenza di lava nel sottosuolo.
Anche se ciò si verificasse, come accaduto oggi pomeriggio (9 giugno 2008), deve essere ben chiaro che la lava non costituisce un livello impermeabile in quanto sempre fratturata, bollosa e discontinua. Del resto il sottosuolo del Somma-Vesuvio, costituito da vari livelli di lava, rappresenta un importante e ben noto serbatoio idrico sotterraneo che alimenta anche usi idropotabili.
Deve essere ben chiaro a tutti i cittadini che fino ad oggi 9 giugno 2008 non si è reso disponibile nessun nuovo dato, tranne la stratigrafia del sottosuolo grazie alla perforazione che deve raggiungere la falda idrica, non ancora rinvenuta ad oltre 120 m di profondità dal piano campagna; quest’ultimo si trova a quota superiore di circa 15 m rispetto al fondo della cava (+180 mslm).
Nella relazione elaborata dallo scrivente, la falda, sulla base dei dati bibliografici, è prevista a circa 150 m dal fondo della cava.
I cittadini devono sapere che le rocce presenti nel sottosuolo sono caratterizzate da una notevole permeabilità per porosità e fatturazione evidenziata anche dal loro comportamento durante le copiose precipitazioni piovose dei giorni scorsi (6 e 7 giugno); benché siano caduti circa 100 mm di acqua piovana (in un anno ne precipitano mediamente circa 800 mm) le rocce costituenti il fondo della cava del poligono hanno assorbito agevolmente l’acqua smaltendola rapidamente verso la sottostante falda.
E’ assolutamente falso, quindi, l’affermazione che nel sottosuolo vi siano rocce impermeabili.
I cittadini si chiederanno: ma perché un prestigioso quotidiano come “La Repubblica” diffonde notizie palesemente false in un momento delicato, pieno di preoccupazioni e di attenzioni?
La Repubblica è stata ingannata da qualcuno che ha “venduto” al giornale notizie false o sta autonomamente creando confusione, sconcerto e sta aggravando lo stato di non credibilità dei rappresentanti delle istituzioni seminando prematuri allarmismi nel tentativo di avvalorare una insostenibile e anomala scelta (la discarica nella cava di Chiaiano) fatta, come è noto, senza alcuna istruttoria tecnica propedeutica e preliminare?
Per concludere si afferma che il “carotaggio” non è terminato come sostiene “La Repubblica” e che nessun nuovo dato, accertato e validato da geologi competenti e non da burocrati pasticcioni, è emerso.
Come cittadino stigmatizzo il comportamento de “La Repubblica” che pure riceve finanziamenti pubblici e richiamo l’attenzione delle persone istituzionalmente preposte a garantire una corretta informazione affinché adottino tutti gli interventi necessari e tesi a tutelare una corretta e verificabile informazione.

Prof. Franco Ortolani
Ordinario di Geologia
Università di Napoli Federico II
Componente del Comitato Tecnico proposto dai Comuni e autorizzato a seguire gli accertamenti tecnici relativi alla idoneità geologica del sito della cava del poligono di Chiaiano
Napoli 9 giugno 2008

mercoledì 28 maggio 2008

La mostra di “Incontri d’arte” ad Aversa dal 6 al 14 giugno 2008

Ingresso libero

Gli allievi diretti dal maestro Francesco Connola della scuola di pittura “Incontri D’arte’’ hanno organizzato una mostra di dipinti da loro eseguiti nel corso iniziato a Settembre 2007 e terminato a Giugno 2008.
L’esposizione permanente che avrà luogo dal 6 al 14 Giugno 2008 avverrà nelle sale dell’ex Macello in via Tristano Aversa (Ce) .
Venerdì 6 Giugno alle ore 19:30 verrà inaugurata un’asta di beneficenza che sarà suddivisa in quattro battute: Venerdì 6 Giugno, Domenica 8 Giugno, Mercoledì 11 Giugno e l’ultima Venerdì 13 Giugno sempre alle ore 19:30.

Il ricavato della Mostra andrà devoluto all’Associazione italiana SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA, comunemente chiamata SLA, Malattia neurodegenerativa progressiva dei motoneuroni del midollo spinale e del cervello con l’effetto di inibire la trasmissione del segnale nervoso ai muscoli, risparmiando solo le funzioni cognitive e sensoriali.

Il giorno 6 Giugno in occasione dell’evento sarà presente la responsabile dell’associazione AISLA Regione Campania Nadia De Gregorio , la Prof.ssa. Maria Rosaria Monsurrò, Consulente Scientifico AISLA, Neurologo al policlinico 2° Università di Napoli e Antonio Tessitore , giovane di Villa Literno che ha appena 30 anni e sta convivendo con la Sclerosi Laterale Amiotrofica.

Questa iniziativa volontaria di solidarietà vuole, con un piccolo contributo, rendersi utile a sostenere la ricerca e l’informazione su questa devastante malattia ed a fornire assistenza a tutte le persone che ne vengono colpite promuovendo una raccolta libera di fondi su conto corrente postale n° 17464280 intestato a AISLA ONLUS.

E noi tutti attraverso l’arte, questo magico e creativo canale di comunicazione, vogliamo donare un angolo variopinto di emozioni e fantasia a quanti sperano e condividono queste straordinarie ricerche per la lotta a favore della vita umana – aggiunge Patrizia Rizzitano – ringraziando anticipatamente tutti coloro che aderiranno."

ASSOCIAZIONE CULTURALE ARTISTICA “INCONTRI D’ARTE’’
Via Caravaggio N° 64 PARCO COPPOLA
(RETRO CASERMA CARABINIERI) AVERSA (CE)
Patrizia Rizzitano
Direttrice Associazione “Incontri d’arte”


Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
Nadia De Gregorio
Aisla Onlus Napoli
80131 - Napoli, C/o Clinica Hermitage
Via Cupa Tozzole, 2
Tel 338-2446301 (da lun. a ven dalle 8 alle 14)
Email: aisla.napoli@libero.it
www.AISLA.it

lunedì 26 maggio 2008

Il 28 maggio a Napoli la giornata Euromediterranea

Sarà il 28 maggio la giornata dedicata al dialogo Euromediterraneo organizzata dalle sezioni campane del Movimento Federalista Europeo e della Gioventù Federalista Europea.

La giornata si aprirà alle 9 e 30 al Rettorato Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" (Via Chiatamone 61 Napoli) con la tavola rotonda "Euromed: sguardi incrociati: dialogo tra culture, cultura per il dialogo tra Europa e Mediterraneo", conclusiva della prima rassegna cinematografica "Tunisi a Napoli: cinque giorni di cinema, dibattiti e incontri".
Dopo i saluti del Decano dell´Università studi di Napoli L'Orientale Giovanni Battista De Cesare e del Presidente della Crui e Rettore dell´Università Federico II Guido Trombetti, seguiranno l´introduzione del Presidente del Corso di Laurea magistrale in Relazioni Culturali e sociali del Mediterraneo dell´Università studi di Napoli "L'Orientale" Luigi Mascilli Migliorini e gli interventi del Docente di Geografia politica ed economica della Luiss Guido Carli Alfonso Giordano, del Rappresentante per l'Italia dell'Ente Nazionale del Turismo Tunisino Fethi Mami, dell´Ambasciatore di Tunisia in Italia Montasser Ouaili, del Docente di storia delle relazioni internazionali dell´Università di Torino Sergio Pistone, del Presidente dell´ Osservatorio Euromediterraneo e Mar Nero Raffaele Porta, del Presidente Consorzio Chain Dario Scalella e della Presidente dell'Associazione Dido Lucia Valenzi. Modererà il Presidente Gioventù Federalista Europea della Campania Roberto Race.

Nel pomeriggio alle 17 nella sede del CEICC Comune di Napoli (Via Partenope, 36) seguirà la tavola rotonda "Dialogo Euromediterraneo: quale il ruolo del federalismo europeo?", organizzata in occasione della presentazione del libro "L´Unione dei Federalisti Europei" di Sergio Pistone (Guida Editore). Prenderanno parte all´incontro, che sarà coordinato dal il Presidente Gioventù Federalista Europea della Campania Roberto Race, la Presidente della Sezione di Napoli del Movimento Federalista Europeo Francesca Canale Cama, il Presidente Associazione Alfredo Guida Amici del Libro Enzo Giustino, il Responsabile dell´Ufficio del Dibattito MFE Campania e docente di Istituzioni di diritto pubblico Seconda Università degli Studi di Napoli Andrea Patroni Griffi ed il docente di Storia delle Relazioni Internazionali Università di Napoli Federico II Matteo Pizzigallo.

"Abbiamo voluto organizzare una giornata dedicata al dialogo euro mediterraneo- dichiarano i presidenti delle sezioni campane del Movimento Federalista Europeo Andrea Pierucci e della Gioventù Federalista Europea Roberto Race- perché è importante che ogni organizzazione faccia la sua parte affinchè le due sponde possano lavorare assieme. Napoli in questo dialogo dovrà avere un ruolo chiave ed è importante che alcuni messaggi partano proprio da qui."

Ufficio stampa: 3339064533 -3470885233

giovedì 22 maggio 2008

La riunione del consiglio dei ministri a Napoli

Rifiuti, via libera dal governo a Bertolaso

Un termovalorizzatore anche a Napoli

Sette discariche in località top secret considerate località militari, niente Chiaiano: chi crea caos sarà arrestato.

Saranno chiusi i Cdr

NAPOLI - Dal Consiglio dei ministri riunito oggi a Napoli le prime decisioni. In primis, per quanto riguarda la questione rifiuti, è via libera per la nomina di Guido Bertolaso - arrivato stamattina a Napoli in treno - quale sottosegretario con delega e superpoteri rispetto all'emergenza (il capo della protezione civile, si ricorderà, è stato già commissario in Campania con molte difficoltà prima di Pansa, Cimmino e De Gennaro).
A Barbara Contini, ex governatrice di Nassirya in Iraq toccherà invece il non semplice compito di mediare con le popolazioni dei territori sui quali verranno aperte le discariche.

CARCERE - Chiunque si renderà promotore di disordine contro la realizzazione di discariche in Campania rischia fino a 5 anni di carcere. Lo ha annunciato il premier Silvio Berlusconi sottolineando che invece chi acceda o impedisca la realizzazione delle discariche rischia da tre mesi a un anno di carcere.

DISCARICHE COME SITI MILITARI - Saranno sette: ma le località per ora restano top secret. Saranno considerati località «strategiche nazionali», simili cioè a centrali nucleari o a basi militari. I nomi saranno secretati solo fino alla pubblicazione del decreto legge in Gazzetta Ufficiale. Al momento sono contenuti in una nota tecnica abbinata al decreto. Sette discariche per almeno 10 milioni di tonnellate di immondizia. Nel piano sarebbero comprese le tre discariche già indicate nei precedenti provvedimenti - Sant’Arcangelo Trimonte, Savignano Irpino e Terzigno - e quatto nuovi siti, ognuno per ogni provincia campana ad eccezione di Benevento. Tra questi, sottolineano le fonti, non ci sarebbe un sito nella città di Napoli: una mancanza che però sarebbe compensata con un ulteriore sito nella provincia. E vi sarebbe anche la discarica di Serre che era stata indicata da Bertolaso in uno dei provvedimenti di quando era commissario per i rifiuti e poi bocciata per l’opposizione dell’allora ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio.

CHIUSI I CDR - «Chiuderemo - annuncia Berlusconi - i sette impianti di produzione di combustibile da rifiuti che verranno trasformati in impianti per il compostaggio di qualità e quindi consentiranno che si possa effettuare in modo concreto la raccolta differenziata».

CHIAIANO - «Nessuna decisione è stata presa sulla discarica di Chiaiano»: è quanto è stato annunciato con un megafono ai cittadini che, in corteo, stanno attraversando il centro della città proprio per ribadire il no alla discarica. A comunicarlo è stato Ivo Poggiani, del comitato di protesta, che ha reso noto ai cittadini di aver incontrato Mauro Masi, il capo di gabinetto della Presidenza del Consiglio.

TERMOVALORIZZATORE A NAPOLI
- Per superare l’emergenza rifiuti in Campania saranno costruiti più di tre termovalorizzatori. È uno dei punti del decreto con cui è stato nominato il sottosegretario Bertolaso. Ai tre già in programma, Acerra, S.Maria La Fossa e Salerno, se ne dovrebbe aggiungere infatti almeno un altro a Napoli. Una novità nell'aria da tempo, dopo che gli industriali avevano proposto l'impianto. Un'accelerazione arrivata poi grazie anche alla decisione del sindaco di Salerno di dare il via libera al termovalorizzatore nell'area industriale della città.

BERLUSCONI - Il premier rivolge un invito affinchè tutti, maggioranza e opposizione, a livello nazionale ma anche locale si impegnino per risolvere il problema dell’emergenza rifiuti a Napoli. «Risolvere il problema dei rifiuti in Campania - ha detto il presidente del Consiglio - è una necessità perchè da troppo tempo c’è questa emergenza». Il Cavaliere ha inoltre sostenuto la necessità di un «aiuto concreto» da parte di tutti a livello nazionale e locale. In questo quadro il premier ha parlato di una task force con gli enti locali.

DE GENNARO - Il premier ringrazia anche l'ex capo della Polizia per il lavoro svolto: «Ringrazio il commissario che ha avuto difficoltà ad attuare cio' che riteneva necessario. Ha lavorato egregiamente. Voglio fare gli auguri a Bertolaso -sottolinea il Cavaliere- che era già stato commissario ma ha preferito ritirarsi perché non aveva avuto sostegno da parte del precedente governo».

al. ch.
21 maggio 2008
Articolo dal Corriere del Mezzogiorno online

Viaggio al termine della munnezza

di Antonio Massarutto 06.05.2008

Primo Consiglio dei ministri a Napoli, all'ordine del giorno la crisi dei rifiuti. Ma anche per il nuovo governo non sarà facile trovare una soluzione definitiva. Nel frattempo, la situazione è lontana dalla normalità: si cerca ancora un rimedio temporaneo per far fronte all'emergenza. Intanto, però, il capitale di fiducia dei cittadini nelle istituzioni è stato dissipato e il denaro sperperato per operazioni clientelari o conniventi. Da questa situazione si uscirà con enormi difficoltà, grande pazienza, nervi saldi e soprattutto tempi lunghi.

E così, a quanto pare, il primo Consiglio dei ministri si terrà a Napoli e avrà all'ordine del giorno la crisi dei rifiuti. Non vorrei fare l’uccello del malaugurio, ma temo che il nuovo governo incontrerà delle difficoltà quando si accingerà a trovare la soluzione. Specialmente se ritiene di poterla imporre manu militari. Nel frattempo, la situazione all’ombra del Vesuvio è ancora lontana dalla normalità, nonostante le vagonate caricate sui treni e destinate un po’ qua un po’ là nel Nord Europa. Si ricerca ancora un rimedio temporaneo per far fronte all’emergenza; figuriamoci soluzioni più strutturali.

I RIFIUTI DI MILANO

L’aspetto paradossale dell’intera vicenda è che le misure da adottare sarebbero in fondo semplici. Basterebbe imparare da chi una crisi simile l’ha sfiorata, con punte meno drammatiche ma con termini della questione assai simili: Milano. Anche la capitale morale d’Italia, una dozzina di anni fa, era presa alla gola dalla scarsità di impianti, dopo che l’ennesima proroga all’ennesima discarica ennesimamente precettata con ordinanza della Regione scatenò la rivolta. Ne uscì con una soluzione di lungo termine – la messa in opera di un sistema di raccolta differenziata e la realizzazione di un sistema di termovalorizzatori – e, nel tempo necessario per costruire gli impianti e il consenso, con un espediente degno di Totò e Peppino: l’ormai celebre impianto Maserati, che avrebbe dovuto ricavare dalla ruera ammendanti agricoli (compost) e combustibile da destinare ad attività industriali come i cementifici. In realtà, che io sappia, nemmeno un grammo di compost e di cdr fu mai recuperato. I materiali in uscita dall’impianto, in compenso, cambiavano etichetta, trasformandosi in rifiuti industriali e potendo così essere inviati in tutta Italia, Campania compresa, destinandoli a un ampio ventaglio di soluzioni alternative, dai ripristini ambientali alle massicciate stradali, e come ultima risorsa alla discarica.
In modo formalmente del tutto legale, si noti bene, sfruttando il fatto che per i rifiuti speciali, a differenza degli urbani, vale un regime di libero mercato. (1) Della società mista che gestì all’epoca l’impianto di “camuffaggio”, molto opportunamente, erano partner alcune delle principali imprese che operavano discariche per rifiuti speciali sul territorio nazionale – un’assicurazione sul fatto che una destinazione sarebbe comunque stata garantita. A voler dire proprio tutta la verità, nessuno può giurare che qualche “ecoballa” milanese non abbia preso destinazioni meno ortodosse, tra un intermediario e un cambio di codice merceologico. (2)
Ma il tempo guadagnato con questo stratagemmaè stato poi speso bene, gli impianti “veri” sono stati realizzati senza ritardi, la raccolta differenziata è stata sviluppata adeguatamente, perfino la “sindrome Nimby” si è dimostrata un ostacolo superabile. Anche qui la ricetta non è in fondo così complicata: mettere la gente di fronte ai propri problemi, eliminare dall’orizzonte l’idea di poter contare sul giardino di qualcun altro, condividere con i cittadini l’informazione su quali siano gli spazi entro cui cercare la soluzione, fare sopportare i costi a chi ne è la causa, riconoscere la serietà delle ragioni di chi inevitabilmente finirà per ricevere le maggiori conseguenze impattanti, e ricercare un compromesso con loro.

GLI IMPIANTI NON BASTANO

Le ragioni per cui Napoli non è ancora riuscita a copiare questa semplice ricetta sono state discusse fino alla nausea. Con le ecoballe ci aveva pure provato, dimenticandosi però il tassello decisivo: assicurare in partenza il destino delle stesse, stringendo alleanza con gli smaltitori di rifiuti speciali. Si è puntato invece tutto, con errore non sappiamo dire quanto involontario, sull’aspetto impiantistico, immaginando un mercato per il cdr e il compost che non c’è, non c’è mai stato e probabilmente mai ci sarà. Si è dimenticato che oltre all’hardware degli impianti è importante anche il software rappresentato dal “capitale sociale”: collaborazione dei cittadini alla raccolta differenziata, dialogo pubblico e aperto sulle soluzioni, costruzione del consenso basata, in primo luogo, sulla dimostrazione della propria capacità di meritare la fiducia.
Anche gli intrecci tra la munnezza e i ben più lucrosi rifiuti industriali tossici, dei quali stranamente non si parla quasi mai, sono stati abbondantemente chiariti. Come mostrano le inchieste parlamentari e i rapporti di Legambiente e Arma dei Carabinieri, la presenza contemporanea nella gestione dei rifiuti urbani, speciali e pericolosi ha consentito lucrosi (quanto criminali) arbitraggi: mentre gli impianti autorizzati per i rifiuti industriali rilasciavano certificazioni di corretto smaltimento, questi venivano in realtà stoccati nei molto più capienti e tecnicamente molto più semplici impianti per urbani, quando non direttamente sul suolo spacciandoli per ammendanti agricoli o materiali di riempimento. (3)

LE COLPE DEL SISTEMA

Discutere sulle colpe e le responsabilità individuali è consolatorio, ma ozioso. Mai come in questo caso, a mio parere, il male non tocca tanto le singole persone, quanto il sistema. Un sistema in cui il capitale di fiducia dei cittadini nelle istituzioni è stato dissipato, il denaro sperperato per operazioni clientelari o conniventi. Un cocktail micidiale di incapacità, ignoranza, malafede, pressappochismo, tirare a campare, che ha fatto da schermo alle ben più lucrose operazioni gestite dalla malavita organizzata. Un sistema in cui nessuno è innocente, nemmeno quei cittadini che oggi strepitano in piazza contro gli impianti – quegli stessi impianti che si fanno in tutta Europa ormai anche nelle aree residenziali, tanto sono sicuri – e invece se ne sono stati zitti per quindici anni, quando tutto il mondo sapeva cosa stava succedendo al sottosuolo campano nelle mani della camorra. Quella stessa camorra che dal protrarsi dell’emergenza non può che trarre vantaggio, vedendo salire alle stelle il prezzo delle poche discariche ancora in esercizio.
Da questa situazione si uscirà con enormi difficoltà, grande pazienza, nervi saldi e soprattutto tempi lunghi. Che il Cavaliere voglia provarci in prima persona è certo encomiabile, ma controproducente. Primo, perché non è con il veni, vidi, vici che si potrà mai combinare qualcosa. Secondo, perché anche se mai ci riuscisse nel breve, rischia tuttavia di cristallizzare all’infinito il meccanismo diabolico che rende la Campania incapace di provvedere da sola come tutte le altre Regioni, assuefacendola alla droga del commissariamento straordinario, al ritmo – si dice – di 200mila euro al giorno. I tedeschi, attenti all’ambiente almeno quanto agli affari, stanno intanto pensando di realizzare un impianto nuovo di zecca dedicato interamente al munifico cliente campano. Napoli chiagne e fotte, il contribuente italiano paga, Berlino incassa. Un triangolo perfetto.
Per uscire dalla crisi la Campania ha bisogno soprattutto di diventare adulta. Volendo, ha le risorse per farlo. Bisogna far leva su quel poco di orgoglio ancora rimasto, rilanciando con un investimento a lungo termine sull’immagine della città, magari sfidando ingegneri e architetti a costruire l’impianto più bello del mondo, come propone Sergio Ascari nel commento a un mio precedente articolo, facendolo più in centro che si può, più sfrontato e munnezzaro che si può, come una cicatrice che ricordi per sempre ai napoletani questo drammatico inverno 2007-2008, ma insieme rappresenti un simbolo di rinascita e di coscienza civica. Lo ha fatto col pallone, precipitando in serie C e ritornando in serie A. Lo può fare anche con i rifiuti, senza bisogno di San Gennaro, ma rimboccandosi le maniche e facendo come tutti gli altri.
Nel frattempo, se non è chiedere troppo, non sarebbe male se fossero i cittadini napoletani a farsi carico dei costi astronomici necessari per trasferire altrove ecoballe e affini. Chissà mai che, a forza di pagare fatture triple o quadruple rispetto al resto d’Italia, anche da quelle parti non si cominci a usare il rasoio di Occam e a desiderare un bel bagno nella sana, grigia, consolante normalità.

(1)Ai sensi della legge, oggi compendiata nel Dlgs 152/06, la gestione dei rifiuti urbani deve sottostare alle prescrizioni del piano regionale e provinciale, che prevede tra l’altro la destinazione dei flussi raccolti a determinati impianti e impone il cosiddetto “principio di prossimità e autosufficienza”: gli impianti devono essere situati nell’ambito territoriale da cui i rifiuti provengono, di solito la provincia. Il detentore di rifiuti speciali, invece (tutte le imprese industriali e commerciali) è solo obbligato a disfarsene in modo lecito, rivolgendosi a un operatore autorizzato, che però potrebbe trovarsi ovunque (con qualche vincolo, peraltro insufficiente, per assicurare il controllo). Il gestore di un impianto di smaltimento per rifiuti urbani previsto dal piano regionale, da questo punto di vista, è un’impresa come tutte le altre. Dagli impianti escono comunque scarti che devono poi essere smaltiti (per esempio, le ceneri di combustione nel caso dei termovalorizzatori; i sovvalli derivanti dalla selezione secco-umido). Il compost e il cdr dovrebbero teoricamente trovare un mercato, tuttavia la loro bassissima qualità li rende idonei al più per impieghi al confine tra il recupero e lo smaltimento (per esempio, uso del compost come terra di copertura delle discariche o per il ripristino delle cave dismesse). Quando non trovano neppure questi impieghi, sono rifiuti a tutti gli effetti, come avviene nel caso in cui a un’impresa industriale capiti di produrre merci deperibili e invendute, di cui deve poi disfarsi.

(2)Il meccanismo, diabolico ma abbastanza semplice, è infatti obiettivamente molto difficile da controllare anche per chi volesse fare tutto nella massima correttezza. Il possessore dei rifiuti se ne libera cedendoli a un operatore autorizzato; tra questo e le attività di destinazione vi sono di solito numerosi passaggi intermedi nei quali i rifiuti vengono trattati, miscelati, manipolati, sempre da operatori autorizzati che si rilasciano l’un l’altro attestati e bolle che comprovano il passaggio. Il fine di queste attività è corretto: permettere di ricavare dai rifiuti indistinti materiali con caratteristiche più precise, tali da poterli impiegare in qualche attività secondaria o, alla peggio, avviarli a forme di smaltimento più specifiche. La normativa prevede i criteri per la classificazione merceologica, stabilendo quali materiali possono essere destinati a quale tipologia di impianti, se e come possono essere movimentati, a chi possono essere ceduti. È intuibile tuttavia che in questa serie di passaggi, difficilmente controllabili, c’è spazio per comportamenti illeciti, che traggono linfa dal fatto che la classificazione dei materiali è almeno in parte opinabile, e con opportune miscelazioni è possibile far cambiare codice anche alla peggior sostanza tossica.

(3)Si veda Legambiente e Arma dei Carabinieri, 2005, “Rifiuti Spa. Radiografia dei traffici illeciti”, Roma. Il testo integrale del rapporto può essere scaricato da www.legambiente.it. Gli atti della commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e le attività illecite a esso connesse sono integralmente disponibili sul sito della Camera dei Deputati: www.camera.it.

di Antonio Massarutto 06.05.2008
Articolo tratto dal sito www.lavoce.info

lunedì 19 maggio 2008

Signornò – I peggiori sono i primi

“Vanno premiati il merito e la capacità delle persone”. Così parlò Walter Veltroni l’11 aprile, a fine campagna elettorale, tentando di scrostare dal centro sinistra la vecchia muffa assistenziale e parastatale. C’era dunque da attendersi una ferrea coerenza meritocratica nelle scelte del PD. Sia nei confronti del nuovo governo, il meno meritocratico mai visto nella storia repubblicana. Sia nella selezione interna delle classi dirigenti. Come ha scritto Giovanni Sartori sul “Corriere”, il Berlusconi IV brilla per l’incompetenza di gran parte dei suoi ministri. Che c’entra la pur avvenente Prestigiacomo con l’Ambiente? E il ragionier condonista Matteoli con le Infrastrutture? E l’avvocata Gelmini con l’Istruzione? E l’autore della peggior legge elettorale del mondo, Calderoli, con la Semplificazione? E la valletta Carfagna, di cui si ignorano le opere ma non le foto, con un ministero purchessia?
Con una simile compagnia è difficile dare torto alla Brambilla quando domanda perché gli altri possono andare dappertutto e lei alla Salute no: l’enciclopedica insipienza di molti ministri (per non parlare dei sottosegretari) non ha nulla da invidiare alla sua.
Ma il PD ha perso l’occasione di affondare il colpo, limitandosi a vacui pigolii sul “governo deludente” (quando mai un governo soddisfa l’opposizione?). E lasciando al solo Di Pietro il compito di dire la verità: e cioè che trattasi di un governo “ad personam” in cui Berlusconi farà il bello e il cattivo tempo agli Esteri come alla Giustizia come alle Comunicazioni, dove ha sistemato tre uomini senza qualità: Frattini, Alfano e Romani.
Nemmeno l’ombra di meritocrazia pure nella selezione delle classi dirigenti del PD. Lì, anzì, vige la perditocrazia.
Nei posti che contano vanno i più leggendari perditori mai visti. AL Copaco è candidato Rutelli, reduce dai trionfi romani.
Alla Vigilanza è candidato Gentiloni, che non ha combinato nulla sulle tv. E la capogruppo al Senato è Anna Finocchiaro, che vanta una collezione di fiaschi degna di una cantina sociale. Nel suo collegio uninominale non è riuscita mai a farsi eleggere, salvandosi regolarmente grazie al paracadute proporzionale.
Nel 2006, capolista alle regionali siciliane, trascina i DS al minimo storico: 5,5 per cento. Dunque nel 2008 scalza Rita Borsellino alle regionali anticipate per la condanna di Cuffaro. Un’apoteosi: 30,4 per cento, ben 11 punti sotto la Borsellino (che aveva sfondato fino al 41,6).
“Annuzza” che fa? Molla la Sicilia, dove dovrebbe guidare l’opposizione, e fugge a Roma, dove il solito paracadute le consente un seggio sicuro. Giusto in tempo per raccogliere il meritato premio: la rielezione a capogruppo. Prima mossa, geniale: gli applausi con bacio al neopresidente Schifani, noto statista. Il merito va premiato, sempre.

Articolo di Marco Travaglio su “L’espresso” del 22 maggio 2008

sabato 17 maggio 2008

Commento su Alitalia

Cari amici,
vi giro il commento di un mio carissimo amico, Professore universitario, nonché tecnico del settore:

La risposta credo che te la sia data da solo: l'Alitalia a partire dagli anni 70 è diventata un enorme carrozzone politico, dove i vari Onorevoli e Ministri hanno potuto far assumere tutta la parentela e nipotaglia varia. Essendo tutti figli e nipoti di Onorevoli è difficile scegliere a chi far fuori, trovi????

Quello che invece, a parte tutto, mi sembra assurdo (passino i figli di papà, passino gli stipendi allucinanti dei dirigenti, passino anche le spese inutili... ma quanto sto per dirti no!!) è che vengano abbandonate tratte favorevoli e perseguite tratte in perdita! Ricordo ancora quando all'incirca nel 2003 vennero tagliati da Napoli tutti o quasi i voli per la Sicilia. Ogni volta che prendevo un MD80, l'aereo era sostanzialmente pieno (mi sarà capitato almeno una decina di volte). Successivamente all'abbandono, Alpi Eagles ringraziò sentitamente... Aerei pieni (prima lo erano a metà), prezzi alle stelle e difficoltà a trovare i posti. Roba da fucilazione!!!

Stammi bene,

Amico di VivaCampaniaViva

venerdì 16 maggio 2008

Alitalia in caduta libera, ma non i costi

Articolo di Carlo Scarpa 14.05.2008
Dal sito www.lavoce.info

Alitalia continua a perdere soldi. Tanto che senza il prestito ponte forse non sarebbe riuscita a pagare gli stipendi di maggio. Eppure, se si confrontano i costi del primo trimestre 2008 con quelli del primo trimestre 2007 si vede che, dopo dodici mesi di allarmi ed emergenza, su questo fronte non è stato ottenuto nessun risultato. Il problema di Alitalia non è un problema finanziario, ma di piano industriale. Per il quale serve un solido partner industriale. Ma non vorremmo che aspettare il socio significhi rinviare all'infinito il tentativo di raddrizzare i conti.

Negli ultimi venti anni, Alitalia ha chiuso diciannove esercizi in perdita e uno in utile. Nel 2007 ha perso un milione al giorno; nel 2006 erano stati addirittura due perché la società aveva dovuto prendere atto dell’invecchiamento della flotta e la ha dovuta svalutare.
Da agosto poi le cose sono peggiorate rapidamente, ce lo dice la liquidità che la società sta “bruciando” al ritmo di quasi tre milioni al giorno. La liquidità che Alitalia ha a disposizione nel breve periodo era pari a circa 600 milioni di euro a luglio 2007, quasi dimezzata a dicembre (367 milioni disponibili), scesi poi a 280 a gennaio 2008, 180 a febbraio e 90 a marzo. Il dato di marzo è stato “tirato su” a 170 vendendo l’ultima argenteria di famiglia, le partecipazioni in Air France. Ma la situazione è pure peggiore se si considera che a fianco di questa disponibilità “lorda”, vi è anche un debito a breve di 140 milioni: la disponibilità netta era praticamente a zero già a fine marzo.
Il ritmo di caduta della liquidità è di circa 100 milioni al mese. Non a caso, la relazione trimestrale riporta 215 milioni di perdite.
E il prestito ponte? Senza i 300 milioni, ci sarebbero stati i quattrini per pagare gli stipendi di maggio? Probabilmente no.
A questo ritmo, i soldi bastano forse per tre mesi. Considerato che nel frattempo Alitalia si è vista riconoscere un colossale credito di imposta (a quanti contribuenti succede?), diciamo che abbiamo tempo fino a luglio, a essere generosi.

ORMAI MARGINALE ANCHE PER GLI ITALIANI

Che succede? Alitalia è da anni incapace di intercettare la domanda di voli che emerge dall’Italia. Da anni il numero di passeggeri della compagnia resta attorno ai 25 milioni anno, mentre il numero di voli effettuati dagli italiani esplode letteralmente: da 42 milioni nel 2000 a 82 milioni di passeggeri nel 2007, grazie a vettori quali RyanAir, EasyJet e così via.
Ovvero? In primo luogo, è falso dire che senza Alitalia gli italiani non volano: già ora solo una minoranza dei cittadini che vogliono volare si rivolge ad Alitalia. La compagnia di bandiera non è che una piccola parte dell’offerta di voli in Italia, ma mentre il resto del mercato riesce bene o male a fare profitti, Alitalia continua a perdere.
E la situazione è sempre peggiore. Come dice molto onestamente il consiglio di amministrazione, il numero di passeggeri è in continua diminuzione. Da un lato il timore che da un giorno all’altro cessino i voli, ci sia il “solito” sciopero, scoraggia i passeggeri. Dall’altro, questo è la semplice risposta al fatto che Alitalia ha tagliato i voli.

E COMINCIARE A FARE EFFICIENZA?

Ma qui c’è un dato che “non torna”. Che il taglio dei voli causi una diminuzione dei passeggeri, è ovvio. Ma se sono stati tagliati voli “in perdita”, perché i conti di Alitalia vanno sempre peggio?
Parrebbe quasi che si siano tagliati i voli, ma non i costi, il che sarebbe terribile. E questo timore è purtroppo alimentato dai dati di bilancio, sempre peggiori e a un ritmo assolutamente senza precedenti.
Confrontando i costi del primo trimestre 2008 con quelli del primo trimestre 2007 si vede che, dopo dodici mesi di allarmi ed emergenza, su questo fronte non è stato ottenuto nessun risultato.
Mettiamo da parte il costo del carburante (l’aumento del petrolio non dipende certo da Alitalia, e anche volando meno il costo aumenta). Ma il resto?
Gli altri costi sono diminuiti dell’1,5 per cento. Tutto qui. E questo grazie soprattutto, a quanto dice il cda di Alitalia, alla minore manutenzione degli aeromobili, legata al fatto che si vola di meno.
Il problema di Alitalia non è un problema finanziario, ma un problema di “piano industriale”. E fin quando non si vedrà un partner industriale con spalle molto larghe (non tanto in termini finanziari, ma in termini di network) Alitalia non avrà un futuro, cordata o meno.
Non vorremmo però che aspettare il partner serva a rinviare all’infinito il tentativo di raddrizzare i conti. Perché un’impresa sull’orlo del fallimento non riesce a tagliare i propri costi? Cosa stiamo aspettando?

giovedì 15 maggio 2008

Nomine in consiglio regionale, è bufera

Articolo del Corriere del Mezzogiorno versione online
15 maggio 2008

Attriti anche tra il democratico Antonio Amato e il suo capogruppo.
Il presidente dell'assemblea Sandra Lonardo ha indicato i nomi per 12 enti regionali con poteri sostitutivi.
Sena (Pd): «Lottizzazione»

NAPOLI - Il presidente del consiglio regionale Sandra Lonardo ha presentato un pacchetto di dodici nomine per altrettanti enti regionali. Apriti cielo. È scattata, immediata, la polemica all'interno dell'assemblea. A sollevarla il capogruppo del Pd in consiglio Mario Sena che ha dipinto come «indegno» l'accaduto. Ovvero che la Lonardo si sia avvalsa di poteri sostitutivi previsti dalla legge per varare il pacchetto, nelle more dell'assemblea, inerte da più di un anno su questo versante. «Sono state fatte nomine di cui apprendo dai giornali - ha tuonato Sena - Scelte fatte non secondo i criteri delle competenze ma privilegiando il rapporto personale e politico. Gli altri fanno le lottizzazioni, e io devo avallarle? In sette anni - ha proseguito - di Consiglio non ho mai fatto una nomina. Per le rimanenti 50-60 nomine chiedo di procedere con criteri diversi, di trasparenza e professionalità. I nomi che leggo - ha concluso - sembrano scelti per appartenenza politica».
La bufera per le nomine soffia soprattutto tra le fila del Partito democratico. Tanto che in aula è andato in scena un vivace battibecco tra Sena e il collega di partito Antonio Amato. Quest’ultimo che si è rivolto in modo polemico al suo capogruppo esclamando: «Tutto questo per quattro nomine di...». Altri malumori nel Pd con Anzalone e Iossa che hanno manifestato l’intenzione di abbandonare i lavori. Perciò, seduta sospesa e conferenza dei capigruppo convocata da Sena e presto abbandonata da An per protesta mentre era ancora in corso.

LA REPLICA DI LADY MASTELLA - «Ho soltanto usato i poteri previsti dalla legge in maniera del tutto corretta. Fare queste nomine - ha replicato Sandra Lonardo - era un atto dovuto dopo che gli stessi enti le avevano più volte sollecitate con documenti scritti. Andavano fatte, inoltre, per garantire il funzionamento di questi enti dopo che il Consiglio più volte non era riuscito a provvedere».

L'OPPOSIZIONE - Dall’opposizione Franco D’Ercole, pur riconoscendo la legittimità dell’operato della Lonardo, ha contestato il fatto che delle nomine non sia stato messo al corrente il Consiglio che ne ha appreso dalla stampa. Il clima si è surriscaldato e il consigliere di An Angelo Polverino è stato a fatica accompagnato fuori dall’aula dai colleghi mentre gridava alla maggioranza: «Vergogna, andate a lavorare, che schifo».

al. ch.
15 maggio 2008


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Il Presidente del Gruppo Regionale di AN in Consiglio Regionale Enzo Rivellini ha rilasciato la seguente dichiarazione: “E’ bene che le nomine effettuate dal Presidente Lonardo vengano subito revocate, anche perché hanno risvolti molto delicati. Cito solo un esempio per tutti: l’Asl Napoli 3. Il precedente collegio dei revisori dei conti non aveva approvato il bilancio ed aveva inviato alle competenti istituzioni regolare denuncia. Il bilancio di un Asl, in una regione come la Campania devastata dal debito sanitario, è molto delicato. In Campania per il buco della sanità i cittadini sono i più tassati d’Italia ed il Presidente del Consiglio, in maniera autonoma, manda a casa un collegio che si è dimostrato indipendente per nominare altri revisori di chiara connotazione politica”.
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ECCO LE NOMINE

1) Raffaele de Luca Tamajo membro del cda dell’istituto Suor Orsola Benincasa;
2) Raffaele Tibaldi revisore dei conti nel consorzio per la promozione degli istituti universitari con sede in Benevento;
3) Raffaella Iacovelli, revisore dei conti nel comitato fondo speciale volontariato;
4) Sergio Carta, Roberto Sanseverino e Francesco Siciliano componenti della Consulta regionale per l’emigrazione;
5) Stefano Coscia componente del Collegio dei revisori dei conti dell’ente riserve naturale foce del Volturno;
6) Domenico Molisso e Corrado Rossi componenti del collegio sindacale dell’Arsan;
7) Francesco Duraccio e Girolamo Sibilio componenti del collegio sindacale dell’azienda ospedaliera Cardarelli;
8) Luigi Cuomo e Giuseppe Ponticelli componenti del collegio sindacale dell’Asl Napoli 3;
9) Antimo Di Biase, componente del collegio dei revisori dei Conti dell’ente parco nazionale Vesuvio.
10) Ernesto Manco e Francesco Parente componenti del collegio sindacale dell’ospedale Rummo di Benevento;
11) Roberto Paladino, componente del collegio dei Revisori dei Conti dell’ente parco nazionale del Cilento;
12) Umberto Bruno, revisore dei Conti nel consorzio Asi di Avellino.

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Davvero non sono riuscito a pubblicare tre buone notizie consecutive sul mio blog.
Una cosa è certa:
le decisioni della Lonardo hanno scontentato sia il centro-sinistra sia il centro-destra;
ci chiediamo allora a chi abbia giovato tale scelta politica.

Luigi Esposito

I comuni del casertano rilanciano l´immagine delle imprese con l´ethical and green marketing

Il progetto sarà presentato dal 27 maggio a Fiera Milano al Bias

Il marketing etico conquista le imprese dell´alto casertano: i comuni che circoscrivono l´area territoriale del PIT S.S.Appia si apprestano a comunicare i risultati dei cinque anni di un modello innovativo di gestione etica ed ambientale delle aree di sviluppo locale con il progetto di "ethical and green marketing" "S.S. Appia Industria ed Ambiente per lo sviluppo sostenibile" (www.ssappia.it).

Il PIT dal 2003 concentra i suoi sforzi nel tentativo di valorizzare le potenzialità di sviluppo industriale dell´area a nord del Volturno (che comprende i Comuni di Bellona, Camigliano, Cancello Arnone, Francolise, Giano Vetusto, Pastorano, Pignataro Maggiore, Santa Maria La Fossa, Sparanise e Vitulazio) attraverso azioni integrate che consentano la crescita competitiva ed equilibrata del territorio, in un quadro di Responsabilità Sociale delle imprese e nel rispetto del più elevato grado di compatibilità ambientale, il PIT ha messo a punto un progetto di sviluppo che individua nell´ethical and green marketing la best practise da veicolare all´interno del territorio.

Il progetto di sviluppo, verrà presentato in anteprima Fiera Milano (Rho) in occasione del BIAS, Biennale Internazionale dell´Automazione, Strumentazione, Microelettronica e ICT per l´Industria, che si svolgerà dal 27 al 30 maggio.

"Nel contesto della progettazione integrata campana, - dichiara il Sindaco di Sparanise Salvatore Piccolo- il PIT S.S. APPIA si candida quale proposta pilota per la "sperimentazione di un modello innovativo di gestione etica ed ambientale delle aree di sviluppo locale", in grado di coniugare le esigenze di sviluppo e competitività degli insediamenti produttivi con la necessità di adeguarsi a parametri di qualità totale, riducendo i rischi di inquinamento e le problematiche di sicurezza che hanno sinora compromesso la valorizzazione di un territorio ad alto grado di attrattività di investimenti. Gli interventi proposti e finanziati dal POR Campania 2000-06 sono stati finalizzati, sia sotto il profilo funzionale che territoriale, al conseguimento dell´ idea guida di crescita del tessuto produttivo e industriale, identificata nella valorizzazione e promozione del sistema locale mediante la sperimentazione pilota di un modello innovativo di gestione etica ed ambientale delle aree di sviluppo locale, al fine di favorire la crescita sostenibile, la competitività e l´internazionalizzazione del territorio, l´innovazione tecnologica, la valorizzazione delle risorse umane e lo sviluppo di azioni di "ethical and green marketing" per l´attrazione di investimenti."

Ufficio stampa: Roberto Race

lunedì 12 maggio 2008

Enti inutili, la Campania rinsavita così abolisce le comunità montane

C'è sempre la possibilità che tutto venga corretto, revisionato e rispedito al mittente. E però. La Campania, con i suoi dolori e le sue miserie, esibisce un disegno di legge che taglia le comunità montane: da 27 a 19. Svuota con un secchio capiente tutta l'acqua nella quale naviga la fantasmagorica rappresentanza degli eletti nei consigli generali (da 1208 a 271), sega le poltrone assessorili facendole precipitare dalle attuali 223 a quota 61.

D'accordo: è un disegno di legge e non ancora una legge. D'accordo: tra il dire e il fare c'è di mezzo più di un mare. Resta il fatto che il governo regionale più svillaneggiato d'Italia, il bersaglio preferito di chiunque, sia il primo (seguito - a quanto si sa - per adesso solo dalla Toscana) ad affrontare il tema degli enti inutili, degli uffici pubblici creati per garantire a un ceto politico senza fissa dimora una sedia, un gettone di presenza, un incarico.

Cosa siano le comunità montane tutti lo sanno: riuniscono e organizzano con servizi comuni le comunità di montagna. Cosa facciano invece nessun lo sa. Ed esse, col tempo, hanno assunto, persino oltre i propri demeriti, il volto dello Stato che non amministra ma spreca. Assessori che non decidono ma guadagnano; funzionari che non lavorano ma spendono; strutture che non esistono ma costano. Nel tempo molti comuni marini sono divenuti montani, gente di mare è stata classificata come popolo delle Dolomiti, la pianura scambiata per collina, la collina per montagna.

Fa impressione perciò vedere la Campania, ancora riempita in ogni suo distretto di monnezza debordante, che esprime il suo presidente Antonio Bassolino come prototipo del politico più inefficiente, avanzare una simile proposta. Forse è il classico caso del rinsavimento tardivo, un omaggio fuori tempo all'idea del buongoverno, un'azione politica di un qualche disturbo.

Comunque c'è. E questa legge esiste perché la giunta Bassolino, nell'ultima sua edizione, è stata riempita di tecnici, persone che hanno poco da offrire e nulla da perdere. La Giunta è a termine: chiuderà i battenti l'anno prossimo. Ha espulso i partiti da se stessa. L'opposizione infatti accusa: un morto che cammina. E' questo il paradosso: nel momento di più grave crisi e debolezza politica, il governo regionale appare gestire meglio la sua competenza, e più dritto e con più testa va al cuore dei problemi.

Questo tema, Stato inefficiente ed enti spreconi, segna il tratto di una campagna che ha dato fiato a ogni possibile indignazione e ingrossato le fila di chi professa il credo dell'antipolitica. E Napoli però concede volontariamente la prova del nove. Con un curioso capovolgimento delle parti: il centrodestra, che ha Berlusconi al governo, ottiene su piatto d'argento la possibilità di mostrare innanzitutto a Bassolino le sue credenziali. Decidere se approvare o osteggiare. Allungare i tempi della decisione o accorciarli. Poche settimane basteranno per sapere. E per capire.
Tratto da "La Repubblica" ed. online

“Immoral suasion”

L’impunità del presidente del Consiglio non vale più soltanto per i suoi reati, grazie ad apposite leggi. Vale anche per le sue esternazioni, grazie a quella corte di terzisti, pompieri e paraculi indaffaratissimi a raccomandare toni bassi, moderazione, bon ton prudenza all'opposizione. A Bellachioma e alla sua fairy band, invece, lasciano dire di tutto. Eppure a nessun esponente del centrosinistra, ma nemmeno ai «disobbedienti», è mai saltato in mente di «eliminare, se non fisicamente, politicamente» il centrodestra. Al presidente del Consiglio in carica, anzi in scarica, sì: l'ha detto due giorni fa. Qualche terzista l'ha invitato a non demonizzare? Giammai. Forse la reazione asimmetrica dei commentatori «indipendenti» deriva dal fatto che ormai si tende a considerare il premier uno squilibrato irrecuperabile, da assecondare ancora per qualche mese. Ma così gli si regala un enorme vantaggio in campagna elettorale, dove le parole contano molto più dei fatti. Il «leader dei moderati» può mentire, minacciare, delirare, insultare indisturbato. I suoi oppositori, anche se dicono un millesimo di quel che dice lui, sono «estremisti», «radicali», «inaffidabili» e soprattutto «odiano». Basta che un pericoloso esperto ventili un ritiro dall'Iraq per far subito strillare alla "deriva zapaterista". Basta che un temerario proponga una legge antitrust per far gridare a «Piazzale Loreto». Col risultato che nell'Unione serpeggia il terrore di incorrere in quelle accuse, e si fa di tutto per tranquillizzare non gli elettori, ma gli avversari (Confalonieri, alle convention della Margherita, è più assiduo di Parisi). Intanto il leader del «partito dell'amore» si propone di «eliminare» gli avversari e nessuno trova nulla da ridire. Né gli chiama un'ambulanza. Ora quell'incredibile franchigia ad personam comincia a estendersi da Bellachioma alla sua corte. L'altro giorno il noto galantuomo Paolo Cirino Pomicino( condanna per finanziamento illecito, patteggiamento per corruzione) ha scritto sul Giornale un articolo contro Rita Borsellino. Nessuno pretende che l'andreottiano Pomicino la apprezzi: anzi, è comprensibile la sua diffidenza verso una donna che, a parte il cognome, non ha mai rubato né frequentato mafiosi. Se poi la signora si mette pure a parlare di legalità, è ovvio che Pomicino si senta minacciato. È stato lui a dichiarare che, appena intascò dai Ferruzzi una stecca di 5.5 miliardi, ne girò una parte a quell'altro gentiluomo di Salvo Lima. Dall'alto di quel pedigree, Pomicino accusa Rita di «usare i morti per accreditare una propria capacità politica,fuori da ogni canone democratico e forse anche morale». «Morale»:in bocca a un noto pregiudicato eletto al Parlamento europeo nel centrosinistra e poi tornato a destra, assume un significato tutto particolare. Un'austera lezione di etica alla Borsellino, che «usa il cadavere di un servitore dello Stato i cui orientamenti politici erano opposti a quelli praticati oggi dalla sorella del morto. Una brutta, bruttissima pagina si sta scrivendo in Sicilia». E via delirando di «tsunami autoritario», di «uso strumentale di un procedimento giudiziario per distruggere l'avversario (Cuffaro,ndr) prima che il popolo dica la sua parola».
Si potrebbe obiettare all'europregiudicato che Rita Borsellino non ha mai fatto cenno al fratello Paolo in campagna elettorale, e ha dimostrato di sapere cos'è la politica nel senso più nobile in dieci anni di battaglie di Libera. Si potrebbe informarlo del fatto che Cuffaro è stato indagato per mafia due anni e mezzo prima che Rita pensasse di candidarsi. Si potrebbe domandargli che direbbe oggi Borsellino -uomo della destra legalitaria come Ambrosoli- della destra dei Berlusconi, Dell'Utri, Previti, Cuffaro e, per non farci mancare nulla, Pomicino. Ma sarebbe inutile, perché gli argomenti pomiciniani sono irrazionali: nascono dalle viscere, dal sacro terrore della vecchia politica che ha spolpato l'Italia e ingrassato le mafie dinanzi alla prospettiva che anche in Sicilia, come in Puglia, l'antimafia vada per la prima volta al governo. Per Pomicino chi ha candidato Rita è reo di «complicità mafiosa» e «le notti di Rita Borsellino non potranno non essere insonni per la mole di rimorsi che si affastelleranno nella sua mente». Nel mondo alla rovescia che Cirino s'è creato intorno per non farsi troppo ribrezzo, è il galantuomo che deve provare rimorso per aver combattuto la mafia e non aver rubato, non viceversa. È l'«immoral suasion», dove chi ha commesso delitti tenta di rieducare chi non ne ha commessi. «Come i lettori sanno - conclude il maestro di etica - noi abbiamo un'idea della politica di tutt'altro segno». La conosciamo, purtroppo: è in banconote di piccolo taglio, possibilmente non segnate.

l'Unità del 29 novembre 2005
Articolo di Marco Travaglio