venerdì 16 maggio 2008

Alitalia in caduta libera, ma non i costi

Articolo di Carlo Scarpa 14.05.2008
Dal sito www.lavoce.info

Alitalia continua a perdere soldi. Tanto che senza il prestito ponte forse non sarebbe riuscita a pagare gli stipendi di maggio. Eppure, se si confrontano i costi del primo trimestre 2008 con quelli del primo trimestre 2007 si vede che, dopo dodici mesi di allarmi ed emergenza, su questo fronte non è stato ottenuto nessun risultato. Il problema di Alitalia non è un problema finanziario, ma di piano industriale. Per il quale serve un solido partner industriale. Ma non vorremmo che aspettare il socio significhi rinviare all'infinito il tentativo di raddrizzare i conti.

Negli ultimi venti anni, Alitalia ha chiuso diciannove esercizi in perdita e uno in utile. Nel 2007 ha perso un milione al giorno; nel 2006 erano stati addirittura due perché la società aveva dovuto prendere atto dell’invecchiamento della flotta e la ha dovuta svalutare.
Da agosto poi le cose sono peggiorate rapidamente, ce lo dice la liquidità che la società sta “bruciando” al ritmo di quasi tre milioni al giorno. La liquidità che Alitalia ha a disposizione nel breve periodo era pari a circa 600 milioni di euro a luglio 2007, quasi dimezzata a dicembre (367 milioni disponibili), scesi poi a 280 a gennaio 2008, 180 a febbraio e 90 a marzo. Il dato di marzo è stato “tirato su” a 170 vendendo l’ultima argenteria di famiglia, le partecipazioni in Air France. Ma la situazione è pure peggiore se si considera che a fianco di questa disponibilità “lorda”, vi è anche un debito a breve di 140 milioni: la disponibilità netta era praticamente a zero già a fine marzo.
Il ritmo di caduta della liquidità è di circa 100 milioni al mese. Non a caso, la relazione trimestrale riporta 215 milioni di perdite.
E il prestito ponte? Senza i 300 milioni, ci sarebbero stati i quattrini per pagare gli stipendi di maggio? Probabilmente no.
A questo ritmo, i soldi bastano forse per tre mesi. Considerato che nel frattempo Alitalia si è vista riconoscere un colossale credito di imposta (a quanti contribuenti succede?), diciamo che abbiamo tempo fino a luglio, a essere generosi.

ORMAI MARGINALE ANCHE PER GLI ITALIANI

Che succede? Alitalia è da anni incapace di intercettare la domanda di voli che emerge dall’Italia. Da anni il numero di passeggeri della compagnia resta attorno ai 25 milioni anno, mentre il numero di voli effettuati dagli italiani esplode letteralmente: da 42 milioni nel 2000 a 82 milioni di passeggeri nel 2007, grazie a vettori quali RyanAir, EasyJet e così via.
Ovvero? In primo luogo, è falso dire che senza Alitalia gli italiani non volano: già ora solo una minoranza dei cittadini che vogliono volare si rivolge ad Alitalia. La compagnia di bandiera non è che una piccola parte dell’offerta di voli in Italia, ma mentre il resto del mercato riesce bene o male a fare profitti, Alitalia continua a perdere.
E la situazione è sempre peggiore. Come dice molto onestamente il consiglio di amministrazione, il numero di passeggeri è in continua diminuzione. Da un lato il timore che da un giorno all’altro cessino i voli, ci sia il “solito” sciopero, scoraggia i passeggeri. Dall’altro, questo è la semplice risposta al fatto che Alitalia ha tagliato i voli.

E COMINCIARE A FARE EFFICIENZA?

Ma qui c’è un dato che “non torna”. Che il taglio dei voli causi una diminuzione dei passeggeri, è ovvio. Ma se sono stati tagliati voli “in perdita”, perché i conti di Alitalia vanno sempre peggio?
Parrebbe quasi che si siano tagliati i voli, ma non i costi, il che sarebbe terribile. E questo timore è purtroppo alimentato dai dati di bilancio, sempre peggiori e a un ritmo assolutamente senza precedenti.
Confrontando i costi del primo trimestre 2008 con quelli del primo trimestre 2007 si vede che, dopo dodici mesi di allarmi ed emergenza, su questo fronte non è stato ottenuto nessun risultato.
Mettiamo da parte il costo del carburante (l’aumento del petrolio non dipende certo da Alitalia, e anche volando meno il costo aumenta). Ma il resto?
Gli altri costi sono diminuiti dell’1,5 per cento. Tutto qui. E questo grazie soprattutto, a quanto dice il cda di Alitalia, alla minore manutenzione degli aeromobili, legata al fatto che si vola di meno.
Il problema di Alitalia non è un problema finanziario, ma un problema di “piano industriale”. E fin quando non si vedrà un partner industriale con spalle molto larghe (non tanto in termini finanziari, ma in termini di network) Alitalia non avrà un futuro, cordata o meno.
Non vorremmo però che aspettare il partner serva a rinviare all’infinito il tentativo di raddrizzare i conti. Perché un’impresa sull’orlo del fallimento non riesce a tagliare i propri costi? Cosa stiamo aspettando?

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