giovedì 19 luglio 2007

Summer School - Primo capitolo – I quattro giorni napoletani

La Summer School, organizzata dalla Fondazione Mezzogiorno Europa, si è tenuta dal 12 al 15 luglio, presso la Stazione Marittima nel porto di Napoli. Una location particolarmente felice direi, quasi a sottolineare la vocazione e il legame viscerale che la città ha con il suo mare.

Ho avuto l’onore e il piacere di essere selezionato per la partecipazione insieme ad altri centodue iscritti provenienti da un totale di 18 città italiane ed estere. Tra di essi c’erano ricercatori universitari, dirigenti politici, amministratori, studenti… tutte persone accomunate dalla passione vera verso la politica.

Durante i quattro giorni di corso, i partecipanti hanno avuto modo di ascoltare gli interventi di leader politici di rilievo nazionale e locale ed esponenti del mondo della politica e della cultura come Biagio de Giovanni, Roberto Zaccaria, Francesco Paolo Casavola, Giovanni Lettieri, Paolo Naccarato, Piero Fassino, Antonio Bassolino, Enrico Letta, Luigi Nicolais e tanti altri.

È impossibile riportare in poche righe tutti i temi, le emozioni e il fermento politico vivo che palpitava forte nella sala. Una eccitazione che si accentuava anche quando i riflettori del convegno si spegnevano e iniziava la dialettica politica tra noi “studenti”, un confronto sincero e libero da preconcetti rispetto a tutto quello che avevamo udito pochi istanti prima.
Questa esperienza è stata più stimolante rispetto ad una scuola vera e propria, poiché qui, gli studenti potevano anche interloquire con i loro docenti su di un piano paritario e critico.

Le principali sollecitazioni sono nate dal confronto tra il linguaggio culturale parlato dai relatori, l’analisi politica dei leader politici intervenuti e le domande della platea, spesso lontane da logiche e militanza politica, miranti soltanto a poter conoscere il perché dei tanti problemi ancora oggi irrisolti nella nostra società.

Se gli esponenti del mondo accademico e della cultura hanno saputo esprimere validamente i loro concetti, secondo logiche nate dall’osservazione e dal commento della realtà, i politici hanno ancora, per lo più, avuto difficoltà a rapportarsi con il mondo reale. Un mondo che essi invero ben conoscono e che non riescono ad interpretare secondo il modo di pensare della “gente comune”. Questa sensazione mi è sembrata ampiamente condivisa anche da alcuni “colleghi”, visto che posso riferire che l’impressione di distacco dai problemi del paese che qualche politico ha dato, ha portato a commenti spesso critici e di disappunto nella platea.

Ritengo che gli studenti abbiano avuto, in generale, una dose di coraggio maggiore nel denunciare i problemi e la mancanza di risposte concrete. È infatti capitato spesso che i nostri relatori, pungolati in maniera sempre costruttiva dalla domande dei presenti, abbiano impostato delle risposte avviando una reale dialettica politica.

Colgo l’occasione per lodare ancora una volta il coraggio del Presidente Geremicca, il quale ha insistito per dare spazio ai nostri interventi. Ebbene si, Presidente, saremo stati anche un po’ matti a preferire un’aula senza finestre al mare delle nostre belle isole. Ma come ha potuto leggere nelle nostre richieste di partecipazione e nei curricula esaminati, in tutti noi c’era una motivazione grande: voler fare davvero qualcosa per il nostro Paese, non solo con l’entusiasmo di un giovane, ma anche con la concretezza di un uomo maturo.

Lei ci ha dato spazio, dando voce alle nostre aspirazioni. È stato emozionante constatare un denominatore comune in tutti noi, quello di “voler cambiare in meglio il mondo attuale”.

Personalmente sono entusiasta dell’esperienza. Ho certamente imparato molte cose ascoltando sia i grandi della politica che gli esponenti del mondo culturale e accademico. Ho avuto modo di stimolare riflessioni politiche nei numerosi addetti ai lavori che ruotavano intorno ai convegni proponendo alcune delle tematiche che VivaCampaniaViva ha prodotto in questi mesi.

Un altro obiettivo che avevo, era quello di creare una rete di interessi verso le problematiche regionali ed ho cercato di aggregare quei “studenti” con i quali ho più interagito, nella speranza che possa nascere una sana collaborazione tra tutti noi.

Ammetto che i miei interventi sono stati molto diretti, a volte sfrontati. Ma non sono un provocatore. Ho sempre cercato di portare il mio interlocutore ad affrontare problemi concreti, con intento costruttivo. Dopo tutto, anche io sono animato dal “sacro fuoco” di lavorare per costruire una società migliore.

Il Presidente Geremicca ha concluso gli incontri spronandoci tutti a continuare a fare vita politica. “Il potere non si chiede, ma si conquista” ha detto, aggiungendo “di avere, in certi momenti, il magone”, in quanto vede sempre di più dei “giovani carichi di entusiasmo che desiderano fare politica e ne sono innamorati, ma poi questo innamoramento si trasforma in delusione e poi in rabbia e infine distacco”. “In Italia”, ha continuato il Presidente, “ci sono delle forze giovani che vogliono essere utili al loro Paese e sono desiderose di aiutare e fare del bene. Attualmente invece le forze politiche svolgono le loro partite di calcio tenendo questi campioni a bordo campo! Bisogna dire a queste forze politiche che non sono dei buoni allenatori!”.

Presidente: sappia che può contare su di noi !

Luigi Esposito

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