giovedì 12 luglio 2007

Caro Presidente Andrea Geremicca

Egregio Presidente Andrea Geremicca,

qualche sera fa ho avuto modo di seguire con molto interesse il Suo intervento alla trasmissione “L’Emigrante” del dottore Luigi Necco. Mi permetto di presentarLe con molta sincerità alcune considerazioni personali che ho avuto modo di maturare in queste ore.

La prima cosa che ritengo di dover dire è che, a mio avviso, il Partito Democratico in Campania (e anche nel resto d’Italia) non sta nascendo con le basi giuste. O per lo meno, non riflette validamente le istanze di rinnovamento della politica che in questo periodo si vanno facendo sempre più stringenti nell’ambito della società civile.

Mi spiego meglio, rifacendomi al discorso che Lei ha fatto in televisione. Lei pensa davvero che Rosa Russo Iervolino (zucchero), Antonio Bassolino (farina) e Ciriaco De Mita (uova) possano dare vita a un Partito Democratico moderno (pasta frolla) aggiungendo, ad esempio, un Luigi Esposito (lievito)?

Davvero questi “dinosauri” della politica possono far nascere un partito decisionista, moderato, liberale, riformista e moderno che tanto piacerebbe a noi campani (e credo anche a tutti gli italiani)?
In cosa si estrinsecherebbe la spinta innovativa e di idee che questo partito potrebbe portare, se non si cogliesse anche l’occasione di un cambio di leadership e di uomini, pur nella condivisione di ideali senza tempo? Non ritiene, onestamente, che il Partito Democratico per questi personaggi non rappresenti niente altro che l’ennesima via di fuga per chi non ha ben amministrato la Regione? Soltanto un altro paravento dove celare e continuare a coltivare i propri interessi personali?

Mi permetta una divagazione per ricordarLe che in una azienda moderna un manager è sottoposto a continue verifiche. Se per esempio deve raggiungere degli obiettivi di rendimento o fatturato nell’arco temporale di 5 anni, il committente pretende anche il completamento di step intermedi (le cosiddette milestone). Se il manager non raggiunge tali obiettivi parziali, ne risponde in prima persona.

La mia impressione è che il Partito Democratico in Campania intenda continuare a puntare su dei personaggi che hanno già dato il meglio di sé in passato e che attualmente non hanno avuto la capacità di incontrare la spinta di innovazione e buon governo tanto anelata dai cittadini campani.

Le chiedo: queste persone (direttamente o indirettamente) andranno presumibilmente ad occupare le poltrone dirigenziali del PD campano. Ma questo in base a quali meriti o logiche manageriali, escludendo la logica della lottizzazione politica o il potere personale accumulato negli anni?

Mi permetto (Lei deve scusare la mia schiettezza, ma vorrei poter dire la mia almeno a una persona che reputo grande in tutti i sensi e quindi aperta a un contraddittorio) di non essere completamente d’accordo anche su un’altra affermazione da Lei espressa durante il programma di Luigi Necco.

Ha invitato i giovani campani che sono disinteressati alla politica, a iniziare invece a lavorare in questo campo, sostenendo che solo in questo modo le cose potranno cambiare. Lei ha aggiunto inoltre che solo un giovane, lontano dagli interessi politici esistenti e libero dalle logiche partitiche, può mutare lo stato di fatto.

Mi prendo la libertà di criticare quanto sopra poiché credo che, da solo, rebus sic stantibus, un giovane, pur volenteroso e desideroso di cambiare le cose, non può mutare nulla. Si tratterebbe sempre di una piccola barca a remi contro i transatlantici della politica e quindi significherebbe prendersi troppi rischi e smuovere troppo poco le acque.

Già nel mio piccolo so di andare incontro a molte incognite e di farmi parecchi potenziali nemici nello scrivere determinate cose. E i risultati sono minimi: massimo sforzo, rendimento trascurabile. Sarebbe certamente meglio se le forze politiche riconoscessero e incoraggiassero senza timori, le qualità, se ci sono, e le potenzialità reali dei giovani. Saperli fare crescere e coltivare i loro talenti senza legarli alle logiche politiche esistenti e soprattutto farli vivere in un ambiente più sano, senza legami di tipo personalistico e “padrini” politici di alcun tipo.

Anche io, nella mia breve attività politica part-time ho ricevuto alcune proposte. Per esempio, nel gennaio del 2007, mi è stata data la possibilità di diventare dirigente politico in un piccolo partito nazionale. Ho rifiutato perché, non mi consideri un sognatore, non c’erano prospettive. Significava andarsi a legare alle fortune (alterne) dell’ennesimo parvenu della scena che intendeva approfittare della debolezza del sistema politico per non fare l’interesse generale.

Ma i grandi partiti, in particolare il nascituro PD, non devono cadere nella stessa trappola. Mi creda quando Le dico che i giovani campani sono pronti a dare la loro vita per la loro terra. Ma le forze politiche devono sforzarsi ad ascoltarli e proteggerli in una crescita che sia davvero indipendente e libera, come vogliamo che sia la nostra Campania.

Mi permetta infine una ultima osservazione: il dottore Necco Le ha chiesto dove e a cosa porterà il nuovo Partito Democratico e Lei giustamente ha detto di non essere in grado di poterlo dire a priori.

Una cosa, però, dovrebbe essere ben chiara e cioè devono essere chiari i presupposti e le basi dalle quali si parte. Se già dall’inizio si prendono decisioni sbagliate allora il Partito Democratico in Campania è destinato a fallire e chi ne subirà le conseguenze sarà ancora una volta la nostra già martoriata Regione.

So di essere stato molto schietto, ma mi auguro che Lei potrà valutare le mie considerazioni con la serenità e la maturità di pensiero che ha sempre contraddistinto la Sua azione.

Con immensa stima, La saluto cordialmente.


Luigi Esposito

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