mercoledì 18 giugno 2008

Gli scugnizzi dei Quartieri si fanno l'autoscatto: ecco come si vedono

I ragazzi dei vicoli diventano fotografi: mostra a Largo Baracche da mercoledì 18. Con le telecamere di France 2

Video 1 del backstage
Video 2 del backstage
Foto: Flash sui Quartieri: facce, vicoli, autoritratti

NAPOLI - «Oye frà, ti mando un po’ di cose sulla mostra, sono tutti ragazzi sans fatica e napoletani, mi arraccomand»: Nicolas Pascarel, fotografo francese di una certa fama, ormai è irrimediabilmente napoletano. Nel senso che Napoli gli è entrata nel sangue, dopo mesi trascorsi ai Quartieri Spagnoli per un workshop di fotografia alla Sabu di Largo Baracche, pensato per una diecina di giovani di «un fazzoletto di terra metropolitana che va da Barracche (la mitica trattoria Nennella, ndr) a via Chiaia, passando per la bella vasca di via Toledo: in tutto 500 metri sui quali lavorare di fantasia.

Questo è il tessuto, dice Pascarel, l’itinerario, l’inizio e spesso anche la fine di una storia senza sogni, un vero ghetto sotto il cielo azzurro di Napoli». Ragazzi di vita, così il fotografo definisce i suoi allievi, «quasi tutti fuori della scuola, senza regole, obbligo», iniziati alla fotografia. Che significa tanto per i confinati nel “ghetto”, la città d’o scuro per dirla alla Erri De Luca, ignorata dalla Napoli deodorata del tutto indifferente alla propria storia ed ai monumenti che cascano a pezzi proprio in questi vicoli, figurarsi agli uomini. Quindi la fotografia «è prima di tutto un incontro con se stesso in rapporto allo straniero, una curiosità verso l’altro, una passerella verso l’ignoto» o verso un rimosso, verso il recupero della consapevolezza di una negazione subita dall’altra città, dove anche l’indigeno è straniero, crede Pascarel. Che sembra il campione olimpionico Maddaloni quando ricorda che per questi giovani non esiste, in tutta Napoli, nemmeno la possibilità di fare sport gratuitamente. «Perciò abbiamo tanto camminato alla scoperta di tutto e di niente in una città dove quasi nessuno cammina. Spesso loro si sono autofotografati in questi posti lontani eppure quotidiani. Tante volte, perché l’autoritratto è il primo passo dell’adolescente verso il sognare, la scoperta di un desiderio nascosto, di un’immagine celata di sè».

Stranieri in casa, insomma, ma non più attraverso gli scatti di riappropriazione non violenta ma più efficace, simbolica, dell’appartenenza al territorio. Il lavoro del workshop è diventato una mostra intitolata, a scanso di equivoci, “Ncoppa ‘e Quartieri”, che inaugura mercoledì 18 giugno alle 19.30 nel centro culturale di Largo Baracche (alle spalle di Nennella) con proiezione, alle 22.30, di un documentario en plein air su piazza Largo Baracche (uno dei tanti film prodotti durante il workshop già visibili su youtube e GoogleVideo digitando “Fotoasia” o “Ncoppa e quartieri”) girato da Gianni Iannitto e Pascarel per l’associazione Sabu presieduta da Giuseppe Ruffo con gli educatori Massimiliano Esposito e Francesco Baldi. Ci saranno anche le telecamere di France 2 all’inaugurazione, mercoledì, per riprendere Vincenzo, Giannino, Luca, Charlie, Sasà, Antonio, Giuseppe, Biagio e Carmine, gli allievi di Nicolas. Per una volta il telegiornale dell’emittente nazionale d’oltralpe parlerà bene di Napoli e dei napoletani, ma per merito di un francese.

Il corso di tre mesi (4 ore per due giorni alla settimana) prodotto da TandemGeneration nell’ex rifugio antiaereo in un anno diventato polo d’attrazione metropolitano («'Ncoppa e Quartieri/Alla ricerca della memoria, luoghi e persone») si proponeva d’insegnare la tecnica fotografica e l’utilizzo della camera «come strumento di sensibilizzazione e curiosità nei confronti della realtà circostante» ai ragazzi fra i 14 e 17 anni. Allo studio tecnico ed alle presentazioni di opere ed autori con proiezioni di film che indagano il rapporto della fotografia col sociale e le culture popolari, si sono alternate uscite in strada per reportage alla maniera di Bresson, «per raccontare, attraverso le immagini, la memoria, il desiderio ed il proprio vissuto personale» e molte visite (filmate dagli allievi) alle mostre in città e fuori città, al Madre come a Pompei.

La “tesina” è una storia fotografica in 20 immagini sul soggetto assegnato, i Quartieri, appunto. Gli scatti selezionati ed elaborati che ora fanno parte della mostra saranno esposti anche a Roma. Pascarel, fotografo e antropologo parigino, ha già fatto scuola soprattutto in Paesi asiatici segnati da dittature e miserie, dove continua a tenere mostre e workshop con ambasciate e centri culturali. In particolare dal 2000 al 2004 ha lavorato in Cambogia collaborando con le Ong sul reinserimento dei bambini di strada (street childrens) e sulla prevenzione dell’Aids tra gli adolescenti con problemi di droga e prostituzione. Ha lavorato con l’Ambasciata di Francia in Cambogia per il primo corso di fotografia dell'Accademia Reale di Belle Arti di Phnom Penh. Il suo lavoro sulla “memoria” cambogiana, Oriented, è stato esposto in personale al Museo di Roma in Trastevere al Festival Internazionale della Fotografia 2005. Dal 2004 lavora su progetti di cooperazione internazionale in Vietnam e Thailandia. Nel 2005 ha creato l’associazione FotoAsia che promuove giovani fotografi asiatici e realizza workshop di 10 giorni quattro volte l’anno in Vietnam e Cambogia (www.fotoasia.org).

Luca Marconi
17 giugno 2008

Articolo pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno online

martedì 17 giugno 2008

Giugliano tossica: laghi di percolato vicini a fragole, pescheti e mercato ortofrutticolo

Del Giudice (Legambiente): mancano assolutamente i controlli. L’Arpac? Assente. Non c’è certezza su ciò che viene fuori dalla terra

NAPOLI - «Che belle queste pannocchie, complimenti». «Dottò, non sapete quanto ho penato. Su questo campo ho provato a far crescere di tutto: frutta, verdura, ma l’unica cosa che cresce bene è il granone e non so perché. Qua sotto c’è gas. No, questa roba non la do ai cristiani, ci fanno il mangime, la mangiano le bestie. Quali? Le vacche e le bufale». Di Giugliano, terra dei fuochi, dei Cdr e delle discariche e pure delle mele annurche, pesche, susine e fragole, tantissime fragole ora che è stagione, non si è detto tutto. Ad esempio, del suo mercato ortofrutticolo, l’altro giorno controllato dai Nas, si parla poco.
Della proporzione tra campi usati per le immondizie e quelli coltivati, quasi tutti gli altri malgrado le ordinanze di divieto per l’acqua dei pozzi firmate dall’ex sindaco Taglialatela, pure non si parla. Gli addetti ai lavori intercettati dalla Dda lo chiamano "effetto Vajont": un nuovo sversamento di tonnellate di immondizie nella discarica di Masseria del Pozzo certamente farebbe tracimare percolato nelle campagne.

VELENO
- Cos’è il percolato? Basterebbe bere una goccia di questo liquido nero ribollente di biogas, un concentrato di batteri e metalli pesanti, per avvelenare mortalmente un uomo. Ai bordi della discarica di Masseria del Pozzo, a ridosso di serre e frutteti distanti 15 metri, scorre un fiumiciattolo nero fino ad un laghetto di percolato che sviluppa bollicine continue. E’ biogas. Sono sei o sette i laghetti putridi nell’invaso. «Ma quali laghetti», corregge un geologo, Gianluca Minin, direttore tecnico della Ingeo, a Giugliano per indagini ambientali: «Quelli sono la punta dell’iceberg, vuol dire che per almeno venti metri in profondità c’è percolato e immondizia intrisa di percolato. E tutto questo peso può sfondare i teli di sicurezza dell'invaso e provocare perdite». Quindi Minin indica le alte serre con pescheti e nespole a pochi passi. E registra tutto con una videocamera (guarda). In un raggio di 30 chilometri da Masseria del Pozzo, distante appena 1,5 km dal grande mercato ortofrutticolo di Giugliano, si contano sei discariche legali ricche di laghetti di percolato visibili dal satellite e campi di ecoballe circondati da coltivazioni. Altro che fuga di contadini. Le serre sono attaccate alle discariche. Proprio in quest’area già nel 2005 e 2006 l’ex sindaco di Giugliano Taglialatela ha vietato l’uso di alcuni pozzi a raso, da Tre Ponti di Parete a Sette Cainati:«Erano pozzi-spia ma anche pozzi distanti dalle discariche», racconta Taglialatela. Contaminati da arsenico e mercurio, secondo i rilevamenti Arpac e Apat al quale avrebbero dovuto far seguito conclusioni preliminari agli interventi di bonifica. «Li stiamo ancora aspettando», dice Taglialatela.

I VIGILI? IN MANETTE - Intanto chi avrebbe dovuto controllare l’applicazione dell’ordinanza sindacale? I vigili. Azzerati a maggio dalle indagini della Squadra Mobile di Napoli e della Digos che ne ha arrestati 23, con tecnici comunali, con accuse di corruzione, tangenti e minacce. A Giugliano non è come ad Acerra, dove le condotte di irrigazione sono state sigillate per volontà del sindaco e scassinate e riaperte (come mostra il film Biutiful Cauntri). Qui i pozzi andrebbero tombati col cemento. «Non sono solo le discariche a minacciare i campi. Io ricordo sversamenti e seppellimenti abusivi, in zona, già dagli anni '80», dice Taglialatela.

FRUTTI E PANNOCCHIE - Ma questi frutti della terra, allora, sono buoni? Sono sicuri? Andiamo a vedere. Con Minin lasciamo i laghetti di percolato per le campagne. Poco distante da Masseria del Pozzo, c’è il bel campo di granone con pannocchie enormi. Il geologo però sente puzza di gas. Facciamo i complimenti al contadino. Che allarga le braccia: «Dottò, non sapete cosa ho penato, qua ho provato a farci crescere di tutto». Altre colture non hanno avuto la buona resa del granone a causa dell’inquinamento del terreno intriso di gas, racconta il fattore. Le pannocchie invece hanno reagito bene.

VERSO ROMA E FIRENZE - Il buonuomo racconta anche che, in zona, ci sono molti altri contadini che coltivano ortaggi e frutta su campi sotto i quali, a suo dire, in passato avrebbero seppellito rifiuti e che «essendo conosciuti in zona, non possono portare i prodotti al mercato locale, ma sono costretti a spedirli ogni giorno ai mercati di Roma e Firenze». Poi il fattore indica campi vuoti, poco distanti, col terreno così soffice che «non è possibile passarci col trattore perché affonda, avete presente le sabbie mobili? E’ colpa del (bio)gas», dice. «Impossibile», ribatte il geologo Minin. Allora il contadino indica altri campi a Sud-Est di Masseria del Pozzo, in prossimità di una casetta, dove giovani nomadi giocano col biogas che fuoriesce dal terreno accendendo fiammelle. «Invece credo - spiega il geologo - che cedimenti così rilevanti su quel terreno possano dipendere solo dal fatto che vi siano stati sepolti rifiuti che si sono compattati nel tempo, anche con la produzione di percolato e biogas; il suolo appare, quindi, integro in superfice, ma la struttura è priva di consistenza, è come un edificio con mattoni mancanti, quindi il carico di un trattore provoca il cedimento». Camminando in prossimità del perimetro esterno delle discariche, in alcuni appezzamenti con serre ed alberi da frutta, ecco diversi pozzi allacciati ai tubi di mandata per l’emungimento dell’acqua di falda, di sicuro utilizzati: sono a vista i cavi elettrici dell’impianto di alimentazione della pompa e gli allacci ad un sistema di tubature che porta l’acqua ai campi. L'ex sindaco Taglialatela l’aveva detto: «Nella maggior parte dei casi, i superamenti dei valori di sicurezza dell'acqua dei pozzi interdetti era dovuta a fattori inquinanti, ritengo anche per lo sversamento abusivo di rifiuti tossico-nocivi, una storia che va avanti dagli anni '80. Se annaffiano dai pozzi vietati? E’ una eventualità che può accadere, il rischio c’è». E chi garantisce i prodotti del mercato ortofrutticolo adiacente? «La normativa fortunatamente prevede la tracciabilità dei prodotti». Quindi se vengono da queste terre, innaffiati da questi pozzi, sono sicuri?

IL MERCATO ORTOFRUTTICOLO - «Arsenico e mercurio, questo fu trovato in alcuni pozzi», precisa Raffaele Del Giudice, direttore di Legambiente Campania e protagonista del film Biutiful Cauntri, che pure non lesinando denunce agghiaccianti fa attenzione a non colpire troppo duramente i contadini della “sua” terra. Quale? Quella del mercato ortofrutticolo più grande della regione. «Ma oggi ridotto del 30 per cento delle potenzialità. Però i prodotti sono buoni», dice Del Giudice. Ma come? E il biogas ed il percolato? Ed i pozzi vietati? «In realtà, sono molto preoccupato. Mancano assolutamente i controlli. L’Arpac è assente. Non c’è certezza su ciò che viene fuori dalla terra. I contadini hanno paura di finire in mezzo alla strada. Sui campi c’è una situazione a macchia di leopardo, abbiamo anche zone dove non cresce nulla accanto a vecchie discariche dove non è stata fatta la captazione del biogas. Molti contadini sono sfiancati da vertenze legali aperte senza l’appoggio di nessuno».

MASSERIA DEL POZZO - E la Coldiretti? «Chieda alla Coldiretti. Difficilmente ci siamo incontrati, una parolina in più potrebbe uscire. Solo Legambiente si è costituita in questi procedimenti. I contadini di qui, poi, sono soprattutto affittuari. Li hanno ereditati, i terreni dove hanno seppellito rifiuti». E di chi sono? «I maggiori proprietari sono tutti della Napoli-bene». Su alcuni campi non cresce niente? Eppure Masseria del Pozzo, la discarica con 7 laghetti di percolato, è circondata da serre e coltivazioni ed è ad 1km e mezzo dal mercato ortofrutticolo. Le colture occupano l’85% del terreno sgombro dai rifiuti nell’area di 30 km quadrati che comprende Taverna del Re, gli invasi Resit-Scafarea con rifiuti speciali e urbani provenienti anche dal Nord (vedi l’inchiesta “Green” della Dda sulla Resit: 2 km quadrati di rifiuti che hanno bruciato per due giorni, il 24 e 25 giugno 2007, coprendo di nerofumo ettari di piante e serre e uccidendo sul colpo diversi animali coi miasmi della discarica già sotto sequestro, che già nell’agosto 2003 fu oggetto di attacchi: 50 mila ecoballe in fiamme), Masseria del Pozzo e Schiavi-Novambiente (dell’imprenditore ora collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo, che sta raccontando alla Dda il traffico e il tombamento di rifiuti tossici del Nord e conciari proprio in questi appezzamenti e discariche dall’87 al 2006 per ordine dei Mallardo e Bidognetti), Riconta, Torretta Scalzapecora e più giù Settecainati (a 5 km dal mercato, sequestrata il 3 agosto 2004 dal Tribunale che ravvisava rischi per gli abitanti), l’impianto di Cdr e campi di ecoballe. Non cresce niente sui terreni inquinati? L’altro giorno il sindaco di Acerra, Espedito Marletta, ha sequestrato con ordinanza 15 mila metri quadri di terreni fertilissimi nelle località Calabricito (Montefibre) e Frassitelli (depuratore) con cavolfiori e ortaggi splendidi tuttavia inquinati da piombo e cadmio secondo Apat e Arpac.

SUCCHI DI FRUTTA - I prodotti che arrivano al mercato di Giugliano sono buoni o c’è rischio? La Coldiretti, il rischio, non lo smentisce affatto. Il responsabile locale è una brava persona, Vincenzo Di Nardo: «Bisogna stare attenti, il problema rifiuti c’è e attendiamo le bonifiche. Non possiamo dire che il mercato sia supersicuro e ben vengano i controlli dei carabinieri del Nas che l’altro giorno hanno prelevato campioni al mercato. In porzioni di territorio sono stati trovati veleni. Ma io stesso sono produttore di pesche e le mangio coi miei nipoti. Non voglio dire che il mercato è sicuro al cento per cento, in un paese come Giugliano, 150 mila abitanti, il delinquente c’è». E se qualcuno ha irrigato coi pozzi vietati? «Ma quest’anno tutti i prodotti sul mercato non hanno avuto bisogno di irrigazione». Come? «Insomma, la mela marcia c’è ma i prodotti per la maggior parte sono buoni. Bisogna stare attenti». E come? «Al mercato la prima selezione già viene fatta dal produttore. Quello che non va al nostro mercato, che è uno dei più grossi, va all’industria». E cosa va all’industria? «Ad esempio i prodotti più grandinati, quest’anno c’è stata grandine». Quelli più ammaccati? «Si». E quali? «In questo momento raccogliamo molte fragole. I prodotti selezionati per le industrie vanno alle aziende di trasformazione in Italia e Europa, ce n’è anche qualcuna campana. Albicocche, ciliegie ed altro diventano marmellate e succhi».

Luca Marconi
13 giugno 2008
Articolo pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno online

martedì 10 giugno 2008

Chiaiano: perchè il quotidiano “La Repubblica” diffonde notizie false?

"Allego una breve nota relativa alle notizie false divulgate dal quotidiano "La Repubblica" in data odierna. Il Commissariato di Governo è stato costretto ad emettere un comunicato di precisazione che conferma quanto sintetizzato nella nota che vi allego.
Dopo questi eventi strani che coinvolgono un prestigioso quotidiano nazionale, che impegna ben quattro pagine nazionali e locali, ci si chiede: perchè accadono fatti simili banali, sciocchi ma estremamente preoccupanti?"

Cari saluti
Franco Ortolani

“La Repubblica” odierna (9 giugno 2008) in ben due articoli a pagina 16 e nella prima pagina dell’inserto regionale campano, preannunciati in prima pagina nazionale, diffonde notizie palesemente false circa i risultati delle indagini geologiche in corso nella cava del Poligono di Chiaiano inserita tra i siti in cui realizzare una discarica per rifiuti urbani e pericolosi nell’ambito del DL 23 maggio 2008, n. 90.
Sono riportate notizie false circa la natura delle rocce attraversate dal sondaggio: fino a ieri, infatti, non è stata riscontrata la presenza di lava nel sottosuolo.
Anche se ciò si verificasse, come accaduto oggi pomeriggio (9 giugno 2008), deve essere ben chiaro che la lava non costituisce un livello impermeabile in quanto sempre fratturata, bollosa e discontinua. Del resto il sottosuolo del Somma-Vesuvio, costituito da vari livelli di lava, rappresenta un importante e ben noto serbatoio idrico sotterraneo che alimenta anche usi idropotabili.
Deve essere ben chiaro a tutti i cittadini che fino ad oggi 9 giugno 2008 non si è reso disponibile nessun nuovo dato, tranne la stratigrafia del sottosuolo grazie alla perforazione che deve raggiungere la falda idrica, non ancora rinvenuta ad oltre 120 m di profondità dal piano campagna; quest’ultimo si trova a quota superiore di circa 15 m rispetto al fondo della cava (+180 mslm).
Nella relazione elaborata dallo scrivente, la falda, sulla base dei dati bibliografici, è prevista a circa 150 m dal fondo della cava.
I cittadini devono sapere che le rocce presenti nel sottosuolo sono caratterizzate da una notevole permeabilità per porosità e fatturazione evidenziata anche dal loro comportamento durante le copiose precipitazioni piovose dei giorni scorsi (6 e 7 giugno); benché siano caduti circa 100 mm di acqua piovana (in un anno ne precipitano mediamente circa 800 mm) le rocce costituenti il fondo della cava del poligono hanno assorbito agevolmente l’acqua smaltendola rapidamente verso la sottostante falda.
E’ assolutamente falso, quindi, l’affermazione che nel sottosuolo vi siano rocce impermeabili.
I cittadini si chiederanno: ma perché un prestigioso quotidiano come “La Repubblica” diffonde notizie palesemente false in un momento delicato, pieno di preoccupazioni e di attenzioni?
La Repubblica è stata ingannata da qualcuno che ha “venduto” al giornale notizie false o sta autonomamente creando confusione, sconcerto e sta aggravando lo stato di non credibilità dei rappresentanti delle istituzioni seminando prematuri allarmismi nel tentativo di avvalorare una insostenibile e anomala scelta (la discarica nella cava di Chiaiano) fatta, come è noto, senza alcuna istruttoria tecnica propedeutica e preliminare?
Per concludere si afferma che il “carotaggio” non è terminato come sostiene “La Repubblica” e che nessun nuovo dato, accertato e validato da geologi competenti e non da burocrati pasticcioni, è emerso.
Come cittadino stigmatizzo il comportamento de “La Repubblica” che pure riceve finanziamenti pubblici e richiamo l’attenzione delle persone istituzionalmente preposte a garantire una corretta informazione affinché adottino tutti gli interventi necessari e tesi a tutelare una corretta e verificabile informazione.

Prof. Franco Ortolani
Ordinario di Geologia
Università di Napoli Federico II
Componente del Comitato Tecnico proposto dai Comuni e autorizzato a seguire gli accertamenti tecnici relativi alla idoneità geologica del sito della cava del poligono di Chiaiano
Napoli 9 giugno 2008