venerdì 2 novembre 2007

Lettera aperta di Franco Ortolani sul problema rifiuti in Campania

Il problema rifiuti in Campania - Lettera aperta di Franco Ortolani

Cari colleghi,

raccogliendo l'interessante sollecitazione di Federico Giordano, riportata tra parentesi (scrive Giordano: “Le osservazioni critiche del prof. Ortolani circa la presentazione della conferenza del prof. Honsell, nell'ambito degli incontri alla Corte di Federico, mi hanno dato la sensazione di vivere in una Città surreale: la Città capace di esprimere delle sensibilità così acute da non tollerare una contaminazione fra Scienza e Spettacolo è la stessa Città che affonda da dieci anni nella spazzatura senza che si levino proteste adeguate alla gravità del fenomeno. Forse c'è ancora speranza! Può succedere di tutto! Federico Giordano, Dipartimento di Chimica, Facoltà di Scienze) credo sia importante proporre una riflessione qualificata sullo scandalo immondizia che ci tocca tutti. Ho avuto modo di interessarmi del problema, relativamente all'impatto sull'ambiente e sulle risorse idriche autoctone e strategiche regionali, anche come componente della Commissione paritetica (quattro esperti proposti da Serre e quattro dal Commissario) nominata dal Commissario Bertolaso per verificare l'idoneità geologica ed ambientale del sito di Valle Masseria (Serre) per la realizzazione di una discarica regionale, dopo che era già stato scelto il sito dal Commissario stesso. Naturalmente ero stato proposto dal Comune di Serre! Continuo a seguire le ricadute ambientali dello "scandalo rifiuti"; chi è interessato, attivando nel motore di ricerca Google "Franco Ortolani emergenza rifiuti" può rinvenire vari riferimenti.
Allego una sintesi di "quanto ho capito finora" sullo scandalo.
Sono d'accordo con Federico Giordano, "forse c'è ancora speranza"; senza ironia, sono convinto che possa ancora succedere di tutto, finalmente in positivo!
Tra gli universitari e i ricercatori di altre istituzioni vi sono moltissimi esperti che sicuramente possono dare seri e validi contributi innovativi per rientrare nella normalità, sempre per quanto riguarda la situazione rifiuti.
Propongo di avviare una multidisciplinare, articolata, trasparente e responsabile riflessione per "progettare il ritorno alla normalità".
Invito i colleghi a manifestare il loro eventuale interesse.
Di seguito trovate la mia "sintesi".
L’emergenza rifiuti in Campania non è finita. Ne vogliamo discutere costruttivamente anche all’interno dell’Università per contribuire a vivere in un ambiente meno inquinato?

Premessa

Nei primi sette mesi del 2007 si è acuita e poi esplosa una squallida situazione avviata da oltre 13 anni in Campania: lo scandalo nazionale chiamato “emergenza rifiuti”.
Ma oggi non si parla più di rifiuti; è finita l’emergenza?
La Campania ha finalmente risolto il problema?
No!
E’ tutto come prima! Gli impianti CDR lavorano “fuori legge” e i rifiuti tritati vengono accumulati nell’unica discarica di Serre, predisposta dal Ministero dell’Ambiente in un’area delicatissima in quanto sempre a monte dell’Oasi di Persano e delle opere di captazione delle acque del Sele per l’irrigazione della pianura.
Alla fine della prossima primavera questa discarica sarà satura e ricomincerà il tormentone della spazzatura accumulata lungo le strade ecc. ecc..
Ma perché la discarica di Macchia Soprana (Serre) è stata realizzata dal Ministero dell’Ambiente in un sito non idoneo, come non idoneo era il sito di Valle Masseria (Serre), distante solo pochi chilometri dal primo, nel quale il Commissario Bertolaso voleva realizzare lo sversatoio regionale?
Tutti e due i siti si trovano sul versante sinistro orografico del Fiume Sele, a poche centinaia di metri dalle sue acque che hanno un ruolo strategico per l’ambiente e per l’economia agricola della piana tra Salerno e Paestum.
Il clima della Campania garantisce precipitazioni piovose dall’autunno alla primavera. Il periodo estivo è tipicamente siccitoso. Le attività agricole specializzate della piana del Sele, durante l’estate, sono possibili grazie all’acqua erogata dalle grandi sorgenti alimentate dai rilievi montuosi calcarei che alimentano il fiume con portate complessive di circa 15 metri cubi al secondo. Nel 1932, durante il regime fascista, fu inaugurata la traversa di Persano, tra il Comune di Campagna ed il Comune di Serre, che costituisce uno sbarramento mobile per fare sollevare l’acqua in modo da essere incanalata e trasportata per gravità agli impianti di irrigazione della piana. Il rallentamento dell’acqua fluviale ha consentito la formazione dell’area umida che alcune decine di anni dopo è diventata l’area protetta “Oasi di Persano” gestita dal WWF. Le acque dell’Oasi riforniscono ogni anno circa 250 milioni di metri cubi di acqua (equivalenti all’acqua accumulata in uno dei più grandi bacini artificiali d’Europa) agli impianti irrigui. Gli interventi realizzati tra il 1932 e gli anni 80 sul fiume Sele rappresentano un bell’esempio di saggia gestione della risorsa idrica in una cornice definibile di “sviluppo sostenibile e duraturo” dell’ambiente naturale e antropizzato. La sinergia tra risorse ambientali e interventi umani ha fatto si che l’area dell’Oasi di Persano sia diventata un vero e proprio monumento ambientale. Senza quest’acqua la Piana del Sele sarebbe destinata al degrado produttivo, economico e sociale.
L’acqua eventualmente inquinata determinerebbe la morte dell’Oasi e dell’economia agricola che garantisce la vita a decine di migliaia di persone.
Come riconosciuto anche dal Commissariato per l’emergenza rifiuti, il fiume Sele rappresenta uno degli ambienti fluviali meglio conservati del Mezzogiorno d’Italia e uno sversamento di percolato casuale e di limitata entità nelle sue acque rappresenterebbe un disastro ambientale. Le leggi nazionali e regionali hanno tutelato questo monumento. Finora! E’ evidente che l’area dell’Oasi di Persano rappresenta una zona di grande valenza ambientale e socio-economica dove non è assolutamente possibile realizzare discariche regionali a poche centinaia di metri di distanza dal fiume Sele.
Eppure due anni fa, irresponsabilmente, il Commissario Straordinario (allora era Catenacci) ha costruito una discarica di fronte a Serre nel comune di Campagna.
Impianto mal realizzato, con un responsabile unico del procedimento nominato all’inizio del 2007 sub commissario di Bertolaso, subito dopo arrestato e attualmente in forza alla Protezione Civile nella sede romana.
Discarica destinata a sversare liquami nel fiume.
Come si è verificato e come è stato documentato!
Dall’inizio del 2007 Bertolaso, Commissario Straordinario con nomina governativa, del Presidente Prodi, per l’Emergenza Rifiuti in Campania dalla fine del 2006, è partito all’attacco per realizzare un’altra discarica regionale a Valle Masseria, di fronte a Basso dell’Olmo (Campagna), sempre a 500 m di distanza dalle opere di derivazione idrica che garantiscono l’irrigazione della Piana del Sele.
Tale insana intenzione è stata bloccata, ma dove non è riuscito Bertolaso ha invece avuto successo il Ministero dell’Ambiente andando a realizzare la discarica di Macchia Soprana un poco più lontano dall’Oasi di Persano.
La situazione attuale dei rifiuti in Campania: si riempie uno stadio ogni mese.
I cittadini che hanno seguito sui mass media le vicende dell’emergenza rifiuti hanno sentito parlare di tonnellate di immondizia non raccolta e da smaltire.
Per rendere più immediata la comprensione delle difficoltà connesse allo smaltimento dei rifiuti, cerchiamo di semplificare il problema.
In Campania vi sono 551 comuni e 5.701.931 abitanti così suddivisi: Provincia di Avellino, 432.000 abitanti, densità 155 ab/Km²; Provincia di Benevento, 286.500 abitanti, densità 138 ab/Km²; Provincia di Caserta, 855.000 abitanti, densità 324 ab/Km²; Provincia di Napoli, 3.076.000 abitanti, densità 2627 ab/Km²; Provincia di Salerno, 1.076.000 abitanti, densità 219 ab/Km².
La produzione media annua di rifiuti supera i 2.500.000 ton, equivalenti a circa 1.200.000-1.500.000 mc di immondizia tritata dagli impianti CDR (Combustibile da Rifiuti), che dovrebbero produrre balle da bruciare ma che invece tritano solo la spazzatura.
La produzione mensile media di rifiuti è compresa tra 100.000 e 120.000 mc tritati. Per rendere un’idea di quanto siano, si tenga presente che ogni mese i rifiuti regionali riempiono un volume equivalente ad uno stadio (campo di calcio con pista di atletica) delimitato da una tribuna alta circa 15 metri.
Ogni anno, pertanto, occorrono volumi (leggi discariche) pari a circa 12-15 stadi da riempire. E’ evidente che la Provincia di Napoli produce la maggior parte di rifiuti e che per l’elevata densità abitativa è quella con minore territorio utilizzabile per discariche; ne discende che è la provincia più interessata alla raccolta differenziata e al riciclaggio. Più è efficace la raccolta, meno rifiuti esporta nelle altre province.
Analizzando la mappa delle discariche disponibili attualmente in Campania, si rimane allibiti.
Dopo 13 anni e oltre di emergenza rifiuti la Campania ha una autonomia di discariche per alcuni mesi garantito dal nuovo sito di Macchia Soprana. Le discariche, citate nella legge derivata dal DL n. 61, di Savignano Irpino e S. Arcangelo Trimonte non sono ancora pronte e per il loro eventuale completamento ci vorranno alcuni mesi, dopo le solite cariche della polizia; occorre più tempo per realizzarle (almeno 4-5 mesi) che per riempirle di rifiuti (circa 2 mesi).
La discarica di Terzigno nel Parco Nazionale del Vesuvio, se si farà, sarà utilizzabile non prima di 4-5 anni dal momento che gli impianti di trattamento dei rifiuti, attualmente funzionanti, non sono in grado di produrre scarti che rispettino quanto stabilito dalle leggi vigenti. Affrontando scientificamente la situazione si evince che per uscire degnamente dall'emergenza occorreranno almeno 5 anni durante i quali gli scarti da accumulare in discarica saranno sempre consistenti.
Vuol dire che si devono individuare altre aree equivalenti ad oltre 50 stadi da colmare di rifiuti. Non si dimentichi che occorrebbero altri 50 stadi circa per accumularvi le ecoballe prodotte finora imballando l'immondizia tritata.
Basandoci sulle conoscenze scientifiche e tecniche e sulle esperienze maturate sul campo, entriamo nel merito dell’attuale situazione emergenziale che richiede la realizzazione, subito, di una discarica regionale "modello", non inquinante, che dia la possibilità di smaltire i rifiuti per diversi mesi, come ho già descritto in precedenti articoli. Attuando una sempre più spinta raccolta differenziata ed un efficace riciclaggio, entro pochi anni il volume di rifiuti da smaltire dopo il trattamento previsto per legge in impianti moderni e adeguatamente funzionanti, diminuirà progressivamente e con esso il numero degli “stadi” da riempire di scarti.
E’ evidente che non si deve attendere l’inizio del 2008 quando cesserà il Commissariato straordinario, per affrontare professionalmente la risoluzione dell’attuale problema rappresentato dalla localizzazione delle discariche. Non solo per evitare lo sconcio attuale e i rischi di epidemie sanitarie ma anche perché le discariche devono essere realizzate in modo da non danneggiare le risorse ambientali, l’assetto socio-economico e la salute dei cittadini, tenendo presente che tutti i cittadini hanno gli stessi diritti.
E’ dovere primario per i rappresentanti di Pubbliche Istituzioni assicurare che nella realizzazione di una discarica, che può avere un notevole impatto sull’ambiente, siano considerati gli obiettivi di proteggere la salute e di migliorare la qualità della vita umana, provvedere al mantenimento della varietà delle specie e conservare la capacità di riproduzione dell'ecosistema, di garantire l'uso plurimo delle risorse e lo sviluppo sostenibile, di valutare gli effetti diretti ed indiretti sull'uomo, sulla fauna, sulla flora, sul suolo, sulle acque di superficie e sotterranee, sull'aria, sul clima, sul paesaggio e sull'interazione tra detti fattori, sui beni materiali e sul patrimonio culturale ed ambientale, di garantire in ogni fase della procedura l'informazione e la partecipazione dei cittadini. I poteri “straordinari” devono essere usati in maniera straordinariamente positiva da persone che sappiano governare le situazioni emergenziali con professionalità, prontezza, trasparenza, con i contributi della scienza, della tecnica e sempre ispirati al buon senso. Solo con l’autorità e l’improvvisazione non si esce indenni da situazioni di emergenza. Si corre sempre più il rischio che per togliere i rifiuti dalle strade si distruggano anche le risorse ambientali con gravi e irreversibili minacce all’assetto socio-economico basato sulle risorse naturali (acqua e suolo). L’accumulo nella discarica di Macchia Soprana continuerà per tutta la stagione piovosa. Per alcuni mesi tale discarica sarà l’unica disponibile nell’intera regione! E se qualche frana interrompe la strada percorsa dai pesanti mezzi? Le altre discariche previste dal decreto trasformato in legge difficilmente saranno pronte, se lo saranno mai, per fine 2007 (mancano solo due mesi).
La discarica di Savignano Irpino, poi, è improponibile perchè il sito è interessato da frane, piccolo, ci vorrebbero 3-4 mesi per attivarlo e circa 2 mesi per riempirlo, spendendo molti denari pubblici per risanare l’area dalle frane. E perché poi i cittadini campani dovrebbero accollarsi i costi aggiuntivi del risanamento idrogeologico, derivanti da una errata individuazione fatta per legge, per attrezzare uno sversatoio, non idoneo ambientalmente, che sarebbe utilizzato solo per pochi mesi?

Una proposta per emergere dalla spazzatura

La discarica regionale di Macchia Soprana sarà l’unica utilizzabile ancora fino alla primavera 2008, frane permettendo.
Esaurita questa discarica si intravede una nuova crisi dal momento che la legge emanata ai primi di luglio molto difficilmente potrà essere attuata in tempo utile.
Deve essere avviata una seria e rapida riflessione, basata sulle conoscenze scientifiche e tecniche trasparenti, circa “Dove e Come” fare le discariche.
Nelle righe che seguono, lo scrivente rilancia qualche proposta con la speranza di sollecitare una democratica e qualificata partecipazione per rientrare nella normalità.
Secondo lo scrivente occorre un piano strategico democraticamente condiviso per normalizzare il problema spazzatura. La soluzione del problema, aggravatosi in oltre 13 anni, richiede una pianificazione pluriannuale.
Ad esempio un piano quinquennale che si basi sull’avvio massiccio della raccolta differenziata e sul riciclaggio.
Se gli impianti CDR esistenti non possono essere ammodernati adeguatamente (e qui gli esperti di impianti possono esprimersi), è meglio farli funzionare come trituratori di immondizia ancora per alcuni anni, necessari per realizzare nuovi impianti, moderni e tecnologicamente avanzati in grado di trattare adeguatamente i rifiuti che saranno sempre più differenziati. Si presume che si dovrà fare ricorso a discariche simili a quelle finora utilizzate, per almeno 5 anni ancora, per smaltire i rifiuti tritati che gli attuali impianti CDR continueranno a produrre fuori norma. Deve essere attrezzata, subito, una discarica regionale che dia la possibilità di smaltire i rifiuti per circa 2 anni. In questo tempo vanno messi a punto i criteri e avviate le azioni che consentano una democratica partecipazione che permetterà di individuare come e dove attrezzare altre discariche. Una proposta da me lanciata mesi fa, immediatamente attuabile è la seguente. A Serre, qualche chilometro a valle dell’Oasi di Persano e dell’imbocco delle opere di irrigazione, si trova la grande tenuta militare di Persano, disabitata e usata per varie esercitazioni. Lontano alcuni chilometri (4-5) dal Casino Reale, quindi senza alcun impatto sulla reggia vanvitelliana, potrebbe essere realizzato un sito attrezzato per lo stoccaggio dei rifiuti in attesa di superare questa ennesima emergenza. Potrebbe essere allestito agevolmente, con metodologie innovative che evitino di produrre percolato e consentano una efficace tutela dell’ambiente. Il sito sarebbe sempre vicinissimo all’uscita dell’autostrada, ben custodito, ed essendo a valle dell’Oasi non si provocherebbe alcun inquinamento. Alcuni ettari della vasta area militare consentirebbero di superare agevolmente la crisi. Eviterebbero un disastro ambientale, una sicura crisi socio-economica della Piana del Sele.
Tutti i cittadini campani sarebbero riconoscenti all’Esercito Italiano che consentirebbe l’avvio del ritorno alla normalità ambientale.
E’ evidente che oggi le difficoltà di ubicare un impianto di trattamento o accumulo dei rifiuti solidi sul territorio traggono origine dall’avversione delle comunità locali che scaturiscono dalle scelte molto spesso non corrette per quanto riguarda la tutela dell’ambiente e dell’assetto socio-economico delle aree che dovrebbero subire gli impianti.
E’ necessario acquisire il consenso dei cittadini con democratica pianificazione socio-economica regionale e una corretta e diffusa azione d’informazione, assumendo impegni per l’applicazione di rigorosi standards tecnici nell’attrezzaggio dei siti, anche se le soluzioni comporterebbero un maggiore costo. L’esasperazione diffusa conseguente all’incapacità decennale di governare il problema rifiuti mette in evidenza che il risparmio sarebbe, comunque, consistente perché si realizzerebbero impianti e interventi adeguati, al di fuori della strategia dell’emergenza che si è rivelata una vera e propria sanguisuga.
Esistono valide e innovative soluzioni tecniche che possono evitare l’inquinamento ambientale. Uno dei problemi più gravi è rappresentato dalla produzione di percolato, appena iniziato il conferimento degli scarti di CDR.
Per evitare la produzione di percolato, riducendolo al minimo, dovrebbero essere predisposte alcune vasche in serie; le prime due da utilizzare andrebbero coperte da tettoie smontabili protette lateralmente da reti smontabili. In tal modo il conferimento di rifiuti avverrebbe al coperto e il percolato che si produrrebbe sarebbe solo quello derivante dalla frazione organica in essi contenuta. Le reti eviterebbero l’accesso ai predatori alati e terrestri.
Appena una vasca viene colmata, senza produrre percolato, l’area viene completamente sigillata e impermeabilizzata e ricomposta ambientalmente.
Riempita la prima vasca, la lavorazione continua nella contigua seconda vasca, sempre al coperto. La struttura smontabile di copertura viene tolta e utilizzata per attrezzare un’altra vasca. Adeguati incentivi devono accompagnare gli interventi.
La scelta del sito deve basarsi sul rispetto delle prerogative ambientali, abitative e socio-economiche del territorio.
Ad esempio la superficie impegnata dalla discarica dovrebbe essere di pochi ettari per sito, raggiungibile con una strada che non comporti l’attraversamento di aree abitate. Il volume massimo accumulabile sarebbe compatibile con la ricomposizione ambientale in modo da non alterare il paesaggio.
Altra squallida situazione è rappresentata dall’inceneritore di Acerra, in via di completamento in un’area già inquinata (aria, suolo acqua) oltre i valori stabiliti dalle leggi vigenti. Molti rappresentanti delle istituzioni fanno finta di niente. Va chiarito che difficilmente entrerà in funzione entro l’inizio della stagione estiva 2008 in quanto l’inquinamento ambientale, già da anni al di sopra dei parametri stabiliti dalle vigenti leggi, non è stato diminuito mediante gli interventi previsti dalla Commissione VIA. L’accumulo di rifiuti non trattati effettuato recentemente nelle piattaforme di cemento ubicate nell’area dell’impianto senza le adeguate misure di protezione ambientale e igienico-sanitarie ha aggravato l’inquinamento. L’inquinamento ambientale, già da anni al di sopra dei parametri stabiliti dalle vigenti leggi, non solo non è stato diminuito mediante gli interventi previsti dalla Commissione VIA ma è stato incrementato.
Sono convinto che con la scienza e con la tecnica e con la partecipazione democratica si risolvono i problemi. Si pianifica il ritorno alla normalità, si abbandona la costosa improvvisazione, si contengono le spese.
Non con i decreti-legge istituzionalmente pericolosi, senza basi scientifiche e tecniche, come quello dell’11 maggio 2007, che finiscono con l’istituzionalizzare una costosa emergenza senza eliminare i rifiuti.

Dall’Università una proposta per tornare alla normalità?

Perché non promuovere un “workshop” dove confrontare, raccogliere ed elaborare idee e proposte pubblicamente e con la massima trasparenza?
Un’occasione dove si premino le buone idee, i validi progetti e non il servilismo!
Facciamo emergere liberamente e senza condizioni, dalla cosiddetta società civile (ricercatori, imprenditori, cittadini,…) idee, conoscenze tecniche e scientifiche trasformabili rapidamente in interventi. In una settimana di serrato lavoro si potrà vedere se le proposte dei vari Commissari Straordinari sono state e sono le uniche e le migliori per i cittadini campani; si potrà certamente elaborare un piano per diventare una regione normale!
Fatemi sapere se siete d’accordo!

Cordiali saluti,

Franco Ortolani






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