sabato 17 novembre 2007

Discarica di ecoballe a San Pietro a Patierno

Nei giorni scorsi sui quotidiani è apparsa la notizia che in Via Cupa Principe di Napoli, nel territorio comunale di Napoli ed in particolare di San Pietro a Patierno, in un una cava dismessa nei pressi del cimitero di Santa Maria del Pianto a Poggioreale e dell’aeroporto di Capodichino, dovrebbe essere realizzato un deposito di rifiuti compattati (ecoballe prodotte senza i necessari requisiti previsti dalla legge vigente, tanto è vero che non possono nemmeno essere bruciate nell’inceneritore) che negli obiettivi del governo e del commissariato straordinario saranno utilizzati, come avverrà negli altri siti individuati in Campania, come "riempimento per il recupero della morfologia delle aree precedentemente adibite a cave”.

Secondo i giornali la cava di Capodichino è ampia 36.000 metri quadrati e, dal 20 dicembre a fine gennaio, dovrebbe ospitare le ecoballe. I giornali non hanno fatto alcun cenno alle caratteristiche ambientali del sito, propedeutiche per l’individuazione dell’ubicazione di una discarica di materiali inquinanti. La conoscenza dell’ambiente e del tipo di intervento da realizzare è propedeutica anche per la stipula di accordi tra chi vuole accumulare materiale inquinante e chi deve riceverlo sul suo territorio.

Al fine di fornire un contributo istituzionale, in verità non richiesto, teso a chiarire le caratteristiche ambientali, lo scrivente ha effettuato rilievi che hanno consentito di evidenziare le principali prerogative dell’area su cui insiste la cava dimessa di Capodichino e delle zone circostanti. Va subito precisato che l’area della cava è notevolmente inferiore a quanto riportato dai giornali ed è di circa 12.000 metri quadrati.

La cava ha utilizzato i sedimenti vulcanici pozzolanici ed è del tipo a fossa, vale a dire che rappresenta un buco scavato al di sotto del piano campagna, per cui tutta l’acqua di precipitazione non defluisce verso l’esterno ma si infiltra nel sottosuolo dopo avere attraversato i detriti accumulati nella cava.

Si trova poche decine di metri a valle del raccordo tra Tangenziale e Autostrada Napoli-Roma, a circa 300 m di distanza minima dall’Aeroporto di Capodichino e dal Cimitero di Poggioreale. La quota del piano campagna circostante varia da circa 70 a circa 65 m. L’area scavata si presenta a ripiani; la parte principale ha una profondità media variabile da 5 a 10 metri; la parte più profonda (circa 1/3) ha la base da 10 a 20 m al di sotto dell’originaria superficie.

All’interno si trovano grandi cumuli di detriti che riducono sensibilmente il volume originariamente scavato. In base ad una valutazione preliminare si stima che per colmare il vuoto attuale occorrono circa 100.000 mc di materiale. Il fondo della cava si trova intorno a 46 m sul livello del mare, per cui si stima che a circa 30 m di profondità si rinvenga la falda idrica. I sedimenti presenti tra la base della cava e la falda sono permeabili.

Nell’area circostante entro un raggio di 300 m si trovano vari edifici abitati. A circa 500 m si trova un edificio scolastico e altri due si rinvengono a distanza inferiore ad 1 chilometro. Ad una distanza compresa tra 500 m e 1 km si trovano edifici abitati da alcune migliaia di persone, sia verso Capodichino che verso Poggioreale.

I venti che prevalentemente spirano nell’area provengono da ovest, da sud ovest e da nord est e disperderebbero i cattivi odori verso le aree abitate. L’accesso alla cava avviene attraverso una stretta via comunale che consente il transito ad autotreni con difficoltà.

La preparazione dell’area, affinché diventi idonea ad ospitare l’accumulo di materiale inquinante come le ecoballe, richiede una impegnativa e costosa lavorazione (considerato che vi sono enormi quantitativi di sedimenti sciolti riportati) al fine di garantire un adeguato appoggio, senza il pericolo di lesioni per la base che dovrebbe essere impermeabile a scala plurisecolare. Trattandosi di un accumulo di materiale inquinante i lavori di preparazione devono essere molto accurati e richiedono alcuni mesi di lavoro.

Se nell’eventuale discarica si accumuleranno le nuove ecoballe prodotte dopo la preparazione del sito, valutando una produzione di circa 2000 mc al giorno, si prevede che in circa 50 giorni la seconda discarica sarà colmata. Se invece saranno accumulate le ecoballe già giacenti in altri siti, il colmamento avverrebbe in qualche settimana. Se l’accumulo di rifiuti imballati avverrà nel periodo invernale-primaverile tipicamente piovoso, l’acqua che attraverserà i rifiuti si trasformerà in percolato inquinante. Com'è noto, i rifiuti non adeguatamente sigillati richiamano i predatori volatili come i gabbiani. La probabile concentrazione di stormi di volatili nei pressi dell’aeroporto rappresenterebbe un grave inconveniente per la sicurezza degli aerei, come già verificato in altri aeroporti italiani. Un eventuale incendio delle ecoballe provocherebbe la dispersione di fumo sulla pista dell’aeroporto con seri e gravi inconvenienti per le attività aeroportuali.

Un elemento fondamentale per valutare l’impatto ambientale della discarica è rappresentato dalla conoscenza e valutazione del progetto dell’intervento che si intende realizzare: cosa si intende fare, quali problemi sono stati valutati affinché l’intervento non danneggi l’ambiente naturale e antropizzato, come si intende operare, per quanto tempo durerebbe la lavorazione e per quanto tempo rimarrebbero accumulati i rifiuti, chi e come realizzerebbe i lavori, chi garantirebbe la perfetta esecuzione, chi garantisce i cittadini.

In conclusione, allo stato attuale delle conoscenze ambientali, si intuisce che la preparazione del sito durerebbe alcuni mesi e il suo colmamento da qualche settimana a circa 50 giorni. Si può affermare che le discariche di materiale inquinante in siti a fossa rappresenta una garanzia di sicuro inquinamento del sottosuolo e della falda.

Già in questa fase si può affermare che il sito, illustrato nelle figure seguenti, non si presenta idoneo alla realizzazione di una discarica che non inquini, non danneggi l’ambiente antropizzato e le attività che si svolgono a poche centinaia di metri di distanza. L’analisi del progetto di discarica di ecoballe inquinanti potrà consentire di valutare più dettagliatamente gli impatti sull’ambiente.

Prof. Franco Ortolani













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