martedì 18 settembre 2007

La voce di chi si ribella alla cattiva politica: intervista a Luigi Esposito - di Alessandro Pecoraro del 18/09/2007 in Politica – /www.pupia.tv

La Campania vive in prima persona un'oggettiva mal-gestione della cosa pubblica, con una perpetua "emergenza" rifiuti, una imbarazzante amministrazione della spesa sanitaria, e con altri mille problemi tra cui: sicurezza pubblica e criminalità organizzata.

Abbiamo intervistato chi ha deciso di "ribellarsi", tentando di colpire il potere "dall'interno", attraverso il difficile tentativo di dire sempre la verità, lui è Luigi Esposito, un ingegnere trentasettenne, presidente dell'associazione "VivaCampaniaViva".



Cosa ti ha spinto a "ribellarti" a questo tipo di politica?

Ho deciso di "ribellarmi", come dici tu, perché penso che la nostra regione debba reagire ad uno stato di cose che nel resto d’Europa sarebbe semplicemente intollerabile. Andare in un qualsiasi paese straniero e parlare di strade coperte di rifiuti non raccolti, o di aree industriali dismesse abbandonate da 20 anni, suscita sorrisi ed incredulità. Penso che Napoli e la Campania possiedano un patrimonio di conoscenza e un potenziale di idee immenso. La responsabilità è di chi finora ha governato pensando in maniera miope all’oggi, senza nessuna prospettiva di sviluppo. La responsabilità è anche della classe media che si appoggia e tende a sfruttare - irresponsabilmente – questo stato di cose. Da più parti si è cercato di pungolare “l’intellighenzia” cittadina all’attività e all’impegno e le risposte sono state tiepide, al di là delle reazioni di facciata. La Campania (come l’Italia d’altronde) ha bisogno di una cura d’urto fatta di meno soldi pubblici, più competizione e meno clientele. Sembrano banalità, ma quando ti scontri nella realtà, anche nella semplice costituzione di una lista elettorale, ti rendi conto che la voce in capitolo l’acquisti non se sei bravo o se sei un professionista serio e capace, con idee valide e in grado di parlare alla gente, ma solo ed esclusivamente se hai pacchetti di voti o se conosci questo o quella persona capace di convogliare consensi per questa o quella lista. Non contesto il meccanismo, ci mancherebbe! La democrazia è questo. Ma quello che trovo inaccettabile è l’incapacità di questa gente di mettersi in gioco e di aprire un dibattito di crescita per il paese e il territorio. È chiaro che se un candidato è portato avanti da pacchetti di voti “blindati”, questi non deve esporsi, dovrà semplicemente portare avanti interessi “piccoli” e limitati. Questo sistema irresponsabile dipende dalla società civile, che è ugualmente colpevole quanto quei politici che sfruttano questo sistema. Tutti aspettano la raccomandazione per avere un lavoro sicuro e per lavorare il meno possibile. La società ha invece bisogno di svegliarsi e di rimettersi in moto. Il mio programma era quello di offrire il mio lavoro e la mia competenza professionale per rimettere in moto un sistema dove la cultura del lavoro, del sacrificio e della lotta quotidiana è sostituita da incompetenza e voglia di tirare a campare. Basti pensare che VivaCampaniaViva, il centro culturale che ho fondato con Mario de Riso, sfrutta al massimo le competenze. Non c’è scritto da nessuna parte che io debba esserne il presidente. È un punto di incontro aperto alle abilità di tutti. Se c’è qualcuno più volenteroso di me, ben venga !


Cosa rispondi a chi definisce la tua scelta di attaccare il potere una pura follia?

La mia azione e l’idea di candidarmi è stata percepita come una scelta di attaccare il potere. In effetti questo avviene perché, in realtà, in Campania, il sistema di potere è talmente radicato nelle mani dei “soliti noti” che chiunque, non dico dissenta, ma semplicemente ponga interrogativi e si metta in gioco, viene visto come un Masaniello che vuole mobilitare masse contro il potere costituito e fare rivoluzioni senza senso. In un paese “normale” la mia candidatura poteva anche passare nel completo disinteresse, poiché sarebbe stata solo l’iniziativa di un cittadino qualsiasi che voleva portare democraticamente un contributo al dibattito politico. Comunque devo ammettere che per lo meno qualche soddisfazione me la sono tolta e certamente aver avuto la possibilità di esprimere ad alta voce i miei pensieri e di portarli all’attenzione di persone nella “stanza dei bottoni” è stato già un grande risultato.


I membri del PCI-PDS-DS una volta confluiti nel Partito Democratico molto probabilmente in Campania si ritroveranno De Mita all'interno del partito: per la serie "ci eravamo tanto odiati".

Penso che la classe politica campana necessiti di un rinnovamento non di facciata ma di sostanza. Un rinnovamento di uomini, di attitudine, di coraggio. Per decidere cose, portare avanti programmi e per avere la forza di ricostruire una dignità. Addirittura stando all’interno dei meccanismi delle candidature dei segretari regionali, posso dirti che anche esponenti politici di notevole rilievo hanno preferito non esprimere un loro candidato pur di non andare in contrasto con i poteri forti nella Regione. La situazione non è di facile risoluzione e nel breve periodo non vedo molte possibilità di rompere questi equilibri di potere.


Un territorio che vive da 15 anni in perenne emergenza rifiuti con un sistema sanitario allo sfascio, il fenomeno dilagante dell'abusivismo e l'emergenza criminalità. Di chi è la colpa?

È un’insieme di motivi. Non voglio dare la colpa soltanto alla politica, altrimenti, si direbbe, farei anti-politica. La mia idea è quella di accettare le regole e aprire la porta alle competenze, alle professioni, al lavoro duro e alla volontà di fare. Parole che possono sembrare di circostanza o dette dall’ennesimo politico di turno che si vuole creare una credibilità. Ma posso assicurarti che questa era già l’idea che volevo attuare con la costituzione della mia lista. All’interno ci sarebbero entrate solo persone della società civile. Ho avuto la possibilità di parlare con un politico regionale che avrebbe potuto aiutarmi a coprire tutti i collegi, a condizione di includere i suoi uomini nelle liste. Ho preferito lasciar perdere del tutto piuttosto che svendermi così. Per cosa poi? Per diventare, prima ancora di iniziare, l’ennesimo burattino nelle mani di questo o quel potente che nulla vuole fare se non conservare il potere? Non è il caso. La Campania sconta 140 anni di sfruttamento, devastazione, annientamento del nostro orgoglio di popolo e di città. Non c’è solo una squadra di calcio a Napoli. Ci sono millenni di storia e di cultura che ci guardano! Perché dobbiamo accontentarci? Di cosa poi? Ora che abbiamo toccato il fondo è il momento di mettere insieme le forze e riconquistare palmo a palmo il terreno perduto. E invece ancora una volta cos’è accaduto? La società civile è distratta e dorme e le grandi armate politiche che da anni governano la Campania, pressoché indisturbate, e disinteressandosi delle esigenze reali della gente, hanno candidato uomini di apparato e di facciata, parlando di rinnovamento, rottura dei vecchi schemi politici, mentre dalle platee nei convegni questi “innovatori della politica” venivano applauditi ed incoraggiati dai politici che ci governano da 15 anni… Mi verrebbe da dire che, in fin dei conti, questo schifo un bel po’ ce lo meritiamo! Potresti pensare che tutto questo mi delude e mi demoralizza al punto da gettare la spugna. Invece posso dirti che questa esperienza mi ha ulteriormente formato e fortificato, dandomi ulteriori elementi per affinare le mie armi e per costruire un significativo consenso intorno a proposte concrete, che non sono “parole” o “concetti”, ma sono “risolviamo il problema rifiuti in questo modo” oppure “diamo tempi certi per Bagnoli e Vigliena”. Durante questo breve cammino ho potuto anche constatare la forza di aggregazione creata dal mio centro culturale. Mi sento pronto oggi a mollare i finti amici e a rinsaldare i rapporti con chi crede davvero in una battaglia che è prima di tutto culturale e poi politica. Come potresti dire tu, abbiamo fatto “prove tecniche di trasmissione”… the show must go on!

Luigi Esposito

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