giovedì 31 gennaio 2008

Contaminan residuos tóxicos subsuelo de región italiana de Campania

Notimex

Posted: 2008-01-23 15:53:56

Por Mario Osorio Beristain. Corresponsal

Roma, 23 Ene (Notimex).- Convertida por años en el basurero de Italia, la meridional región de Campania, enfrenta los efectos devastadores de miles de toneladas de residuos que contaminan su subsuelo y a los que se responsabiliza del aumento de enfermedades.

Según organizaciones ambientalistas, parlamentarios y expertos, esa situación es en buena medida resultado de la actividad de la camorra, la mafia local, que obtiene ganancias millonarias con el tráfico de desechos.

Algunos venenos, incluso los más peligrosos, terminan sepultados en el subsuelo campano o alimentan los incendios que de manera recurrente iluminan las faldas del Vesubio, advirtió la organización ambientalista Legambiente.

Para Franco Roberti, titular de la Dirección Distrital Antimafia (DDA) de Nápoles, el sistema de eliminación de basura en Campania representa un negocio en el que la camorra obtiene ganancias por unos 500 millones de euros anuales.

"La camorra participa en gran medida en el sistema de recolección de desechos con sus propias empresas, con sus propios camiones y con sus propios vertederos controlados por algunos clanes camorristas", dijo Roberti a Notimex.

Por su parte, la revista científica The Lancet Oncology publicó en agosto de 2004 un estudio del investigador napolitano Alredo Mazza, titulado "El triángulo de la muerte".

La macabra definición hacía referencia a los territorios campanos incluidos entre los municipios de Nola, Acerra y Marigliano, en la provincia napolitana, y en los que se muere de cáncer con una frecuencia más alta que en el resto de Italia.

Según las estadísticas, en esa zona habitada por más de medio millón de personas el índice de mortalidad por cáncer de hígado por cada 100 mil habitantes alcanza los 35.9 casos para los hombres y los 20.5 para los mujeres, frente al promedio nacional de 14.

De acuerdo con Mazza, el anómalo índice de mortalidad por cáncer es consecuencia directa de la eliminación ilegal de desechos en vertederos no autorizados del área.

En esa zona en los últimos 20 años han sido sepultadas sustancias cancerígenas y radiactivas que se incorporan a la cadena alimentaria.

Luigi Esposito y Mario de Riso, responsables del centro cultural VivaCampaniaViva, dijeron que desde hace años los residuos de toda Italia, en especial de las zonas más industrializadas del norte, como materiales tóxicos y nocivos, son descargados en tiraderos clandestinos.

En un reciente reporte advirtieron que los clanes mafiosos incluso suelen esconder los residuos en los cimientos de nuevos edificios o en las montañas.

"Los clanes han creado una red que permite a las grandes empresas administrar sus propios residuos peligrosos e industriales con costos mínimos", señalaron.

Tras decenas de denuncias, la magistratura local ha llevado a cabo diversas indagaciones a partir de 1991, cuando la operación denominada "Adelphi" reveló lo que ya se sospechaba: que desde años atrás Campania se había convertido en el basurero de Italia.

Posteriormente la operación "Eco" golpeó al clan camorrista de los Calesi, aunque según el procurador Roberti esa organización logró sobrevivir y actualmente es una de las que mayores ganancias obtiene por el tráfico de desechos.

En 2001, la procuraduría de Milán descubrió un tráfico de 18 mil toneladas de desechos tóxicos que desde la industrializada región de Lombardia arribaban a Campania para ser eliminados en vertederos ilegales.

Después siguió el operativo "Cassiopea", en el que la procuraduría puso bajo proceso a funcionarios coludidos con la camorra y acusados de haber eliminado sólo en la provincia de Caserta cerca de cinco millones de toneladas de residuos de todo tipo.

Ese operativo abrió la puerta para decenas de acciones más, pero sin que se resolviera el problema de fondo que ha llevado a la Comisión Europea a notificar a Italia más de 30 violaciones de las leyes ambientales.

"Ninguna otra tierra del mundo occidental ha tenido una carga mayor de desechos, tóxicos y no tóxicos, esparcidos ilegalmente con el desinterés y hasta complicidad de las instituciones", dijo recientemente el procurador de Nola, Federico Bisceglia.

2008-01-23 15:48 EST
dal sito:

COMUNICATO STAMPA

Mercoledì 30 gennaio alle ore 12 si terrà una conferenza stampa presso il presidio permanente di piazza del Gesù, per presentare la manifestazione regionale organizzata dall'assemblea del presidio, che raggruppa la pluralità dei soggetti in lotta per una diversa politica dei rifiuti in Campania (Rete Campana Salute ed Ambiente, Meet-up di Beppe Grillo, Assise Cittadina per Bagnoli, Assise di Palazzo Marigliano, RdB, Cobas, Wwf, Presidio contro la discarica dei Pisani, movimenti dei disoccupati, centri sociali, comitati di quartiere, presidi regionali,etc.)

La manifestazione, indetta per venerdì 1 febbraio, alle ore 17, consisterà in un grande corteo di cittadini che sfileranno per le vie del centro, da piazza del Gesù a piazza del Plebiscito, recando sacchi di rifiuti differenziati da conferire sotto la sede della Prefettura. Si intende così significare che i cittadini campani sono ben decisi ad effettuare la raccolta differenziata, a fronte di istituzioni locali latitanti e di un commissariato di governo impegnato solo ad aprire nuovi sversatoi con metodi brutali in deroga a tutte le norme di salvaguardia ambientale (come testimoniano le cariche comandate dalle truppe del commissario De Gennaro contro le popolazioni di Marigliano).

L'iniziativa intende inoltre testimoniare la volontà dei cittadini di tutta la regione di non essere più disposti a subire le reiterate scelte criminali dei governanti e della classe politica, di essere concretamente solidali con tutte le popolazioni in lotta contro l'apertura di vecchie e nuove megadiscariche (in realtà megasversatoi) ed inceneritori, di pretendere unitariamente l'attuazione di misure concrete ed immediate per la riduzione dei rifiuti, l'avvio della raccolta differenziata porta a porta, la revisione del piano rifiuti secondo modalità democratiche ispirate alla filosofia rifiuti zero.

Facciamo appello a tutti i comitati e le popolazioni regionali in lotta perchè rompano l'assedio in cui la repressione poliziesca del commissariato li stringe e portino la loro protesta nel cuore di Napoli, facendo sentire la loro voce con decisione e fermezza nelle strade e sotto i palazzi delpotere.Il presidio permanente di piazza del Gesù, costituito sabato scorso con un'assemblea pubblica, svolge tutti i giorni dalle 9 alle 21 attività di controinformazione e cordinamento delle iniziative di protesta e proposta dal basso sulla questione rifiuti.

Per contattare il presidio recarsi a piazza del Gesù o scrivere a presidioambiente@gmail.com


Assise Cittadina per Bagnoli cell. 3402716771 (Massimo)
assisebagnoli.blogspot.com

lunedì 28 gennaio 2008

Giugliano: sequestri all’Hotel “Saint Louis”. Denunciati i due titolari

Sequestrato il complesso ristorativo “Saint Louis”, in via circumvallazione esterna a Giugliano. Proseguono, così, i fitti controlli della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Napoli a contrasto dell’abusivismo edilizio e commerciale e del sommerso da lavoro.

Nell’ambito di tali interventi, i componenti del gruppo della Guardia di Finanza di Giugliano hanno sottoposto a controllo il noto complesso ristorativo alberghiero, denominato “Saint Louis”.

L’attività ispettiva posta in essere ha consentito di accertare che all’interno del complesso erano stati realizzati abusivamente alcune opere e manufatti, tra le quali: un locale di circa 50 mq adibito a lavanderia; un locale di circa 100 mq adibito a “reception”; un locale seminterrato di 1.000 mq adibito a parcheggio privato. L’intero complesso, del valore complessivo stimato in circa cinque milioni di euro, era sprovvisto di tutte le autorizzazioni sia amministrative che sanitarie necessarie per l’esercizio dell’attività ristorativa e alberghiera.

Il complesso era stato già segnalato anche dall’amministrazione. Non molto tempo fa un’ordinanza del Sindaco di Giugliano Francesco Taglialatela imponeva, per il complesso ristorativo - alberghiero, l’obbligo di “immediata interruzione dell’attività”.

Ma non solo abusivismo edilizio. I proprietari dell’hotel “Saint Louis” hanno dovuto, peraltro, fare i conti anche con l’amara questione del lavoro nero. Nel corso del servizio portato a termine dalle locali fiamme gialle sono stati identificati tre lavoratori che prestavano la propria attività lavorativa all’interno dell’albergo, completamente “a nero”.

Grande, quindi, il danno per i due proprietari e gestori del complesso “Saint Louis” che, entrambi residenti a Giugliano, sono stati denunciati per abusivismo edilizio e quindi segnalati alle autorità amministrative competenti per esercizio abusivo dell’attività ristorativa.

Si conta che solo negli ultimi sei mesi siano stati sequestrati, per il solo Comune di Giugliano, circa sei complessi abusivi. Dal parco giochi alla fabbrica, dal complesso turistico al grande albergo, dal centro alla fascia costiera per terminare con il sequestro di ieri al Saint Louis, sito lungo la circumvallazione esterna, a Giugliano le forze dell’ordine continuano la caccia “all’abusivo”, iniziata con maggiore forza dal novembre 2007 quando i Comuni di Giugliano, Sant'Antimo, Villaricca, Qualiano, Calvizzano, Marano, Melito, Mugnano e le forze dell’ordine del comprensorio hanno siglato un patto per la sicurezza urbana integrata che, tra i vari punti, enunciava come primario scopo quello di creare gruppo di lavoro per tematiche diverse, indipendentemente dai confini, come ambiente e abusivismo.

Iolanda S. Corradino
da www.internapoli.it

Diffida per la riduzione della Tassa TARSU anno 2008 e messa in mora per la restituzione parziale della tassa versata negli anni precedenti

Cari amici,
pubblichiamo la diffida per la riduzione della TARSU. Chiunque fosse intenzionato ad avere chiarimenti può contattare l'avvocato Gianluca Bozzelli ai recapiti riportati in fondo.
Luigi Esposito

===============================

Al Comune di Napoli
Palazzo S. Giacomo
Piazza del Municipio
80100 NAPOLI

e p.c. ASIA Azienda Servizi
Igiene Ambientale Napoli S.p.A.
via Antiniana, 2/A
80078 Pozzuoli (NA)


Napoli, (data del protocollo)

Oggetto: diffida per la riduzione della Tassa TARSU anno 2008 e messa in mora per la restituzione parziale della tassa versata negli anni precedenti

Io sottoscritta/sottoscritto ...................
nata/o a ..................................................
il ...............................................................
e residente in ..........................................
alla ............................................................
contribuente T.A.R.S.U. dell'intestato Comune di Napoli per l'immobile sito in .........................

● ai sensi dell'art.9 del Testo Coordinato del Regolamento per l'applicazione della T.A.R.S.U. (tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) circa la determinazione della tassa in relazione allo svolgimento del servizio,

● in riferimento al Regolamento Comunale per la gestione del servizio di nettezza urbana (emendato con deliberazione consiliare del 22.2.2006 n.12) emanato ai sensi dell'art.21 del D.Lgs. 5.2.1997 n.22,

● visto il Capo III e gli artt.58 segg. ed in particolare l'art.59 D.Lgs. Del 15.11.1993 (Revisione ed armonizzazione dell'imposta comunale sulla pubblicità e sulle pubbliche affissioni, della tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche dei comuni e della tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani),

● considerata la gravissima inefficienza del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani nel territorio del Comune, come ampiamente documentata dagli organi di stampa, dai mass media e visibile ictu oculi e subito da ogni cittadino,

● considerato che il servizio, sebbene istituito ed attivato, da anni viene svolto in grave violazione di quanto stabilito nel citato Regolamento, e che, negli ultimi mesi, non è stato effettuato per prolungati periodi, con effetti dannosi per la salute pubblica, in dispregio delle più elementari norme in materia di sanità, dignità del cittadino e tutela della salute pubblica, in palese violazione dei principi costituzionali di cui agli artt. 2, 3 e 32 Carta Costituzionale della Repubblica Italiana

● considerato che la grave disfunzione ed omissione del servizio di rimozione dei rifiuti è fatto rilevante anche in quanto violazione dei principi di cui agli artt.1,2,3,137,174,175 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea (2000/C del 18.12.2000 pubblicata sulla Gazz. Uff. Com. Eu n. C 364/01),
nonché in palese violazione delle Direttive UE:
■ n. 2006/12/CE del 5/4/06 in materia di rifiuti (G.U. L.114 del 27/4/06) ed atti
collegati,
■ n. 75/442/CEE relativa ai rifiuti in generale,
■ n. 1999/31/CEE relativa alle discariche di rifiuti,

● che il mancato rispetto della frequenza della raccolta, poiché comporta ed ha comportato nei mesi precedenti la presente, “impossibilità per gli utenti di usufruire dei contenitori per esaurimento della loro capacità ricettiva”, ciò che si configura come “grave violazione delle disposizioni regolamentari” ai sensi dell'art. 9 Regolamento Comunale citato,

● considerato il grave danno provocato all'ambiente ed alla salute dei cittadini.

Tutto ciò premesso e considerato, il sottoscritto, cittadino napoletano, porta a conoscenza (ove mai ve ne fosse necessità) del Gestore del Servizio (ASIA Azienda Servizi Igiene Ambientale Napoli S.p.A.) e del Servizio Tributi del Comune, le disfunzioni sopra accennate e per l'effetto

diffida
ai sensi dell'art. 9 del Regolamento per l'applicazione della T.A.R.S.U. citato al ripristino del servizio regolare ed efficiente.

Chiede
ai sensi dei commi 2, 4 e 6 dell'art.56 D.Lgs. 507/1993 citato la riduzione per l'anno 2008 della tassa nei limiti del 40% della tariffa.
Inoltre, ai sensi dell'art.14 quater del citato Regolamento comunale, nonché ai sensi dell'art.1219 Codice Civile

chiede
il rimborso delle somme ai fini TARSU versate in eccedenza del detto limite del 40% della tariffa negli ultimi cinque anni dal ricevimento della presente – da valersi come formale messa in mora ad ogni effetto di Legge. L'importo dovuto è agevolmente determinabile da parte di Codesta Amministrazione Comunale, mediante verifica dell'importo versato dal contribuente e la differenza matematica con il 60% della tariffa dovuta per Legge.

Preavvisa
che, trascorsi giorni 180 dalla ricezione della presente, senza che Codesta P.A. Abbia provveduto al rimborso, saranno adite le Autorità Giudiziarie per la tutela del diritto.

Si riserva
ogni più ampia azione in sede civile e penale per la tutela del danno biologico, ambientale, all'immagine, patrimoniale, morale ed esistenziale da questa disastrosa condizione di disservizio dovesse derivare alla sua persona.

Distinti saluti,

(firma) ..............................................................

ricevuto oggi ....................


======================================


Per contatti:
Avv. Gianluca Bozzelli
Centro Direzionale "Palazzo Esedra" F-11
80143 Napoli - Italia -UE
Tel./Fax:+390817345601
Voip: +39 0812135688

Consiglieri assenteisti, Campania record: per ogni seduta 8 seggi vuoti su 60


Alla Campania tocca il triste primato dell’assenteismo, nella speciale graduatoria dei consigli regionali di tutta Italia che viene resa nota dal Sole-24 Ore: nel 2007 sono state registrate 437 assenze sul totale delle 55 riunioni svolte, per una media di 8 seggi vuoti ad ogni seduta. A capeggiare la graduatoria c’è un esponente dell’area di dissenso nel Pd campano, l’ex sindaco di Pontecagnano Faiano Ernesto Sica (veltroniano dell’area che fa riferimento al sindaco di Salerno Enzo De Luca), cui viene attribuito un tasso di assenteismo pari al 70,9 per cento. Ben 39 le assenze di Sica su 55 sedute, assenze non casuali: «Non condivido l’operato della giunta e credo che lascerò l’aula» ha dichiarato Sica, alludendo in particolare ad una profonda mancanza di collegamento - a suo dire - tra le attività della giunta e quelle del Consiglio.

Dietro Sica, ma ben distanziati, ci sono poi due consiglieri del Nuovo Psi e Italia di Mezzo Luca Colasanto e Antonio Milo, insieme ad un altro esponente del dissenso nel Pd Guglielmo Vaccaro (coordinatore regionale area Letta) con il 41,8 per cento delle assenze.

Quindi Roberto Conte, del Pd, con il 38,2 per cento e Angelo Brancaccio (Udeur) con 36,3 per cento.

Il più virtuoso è invece il consigliere di Sinistra Democratica Angelo Giusto (ex Ds ed ex presidente della Commissione consiliare Sanità), che non ha totalizzato neppure un’assenza e che puntualizza: «In 15 anni di Consiglio non sono mai mancato in aula». A seguirlo, con una sola defezione, il presidente del Consiglio Sandra Lonardo, l’esponente di Sd Tonino Scala e il consigliere dello Sdi di Boselli Fausto Corace.

Corrado Castiglione da "il Mattino", 24-01-2008

domenica 27 gennaio 2008

Scandalo rifiuti: tra i cittadini campani dilaga la sindrome di BISB

Vari autorevoli personaggi che hanno avuto un ruolo nel determinare e gestire lo scandalo rifiuti continuano a lanciare appelli ai cittadini campani invitandoli a liberarsi dalla deleteria “Sindrome di NIMBY”, nota sigla che tradotta vuol dire “Non (la discarica) nel mio giardino”, e a collaborare per uscire dalla scandalosa emergenza rifiuti accettando il piano De Gennaro.

Negli ultimi anni ho frequentato assiduamente cittadini e amministratori comunali e mi sono reso conto che i cittadini della Campania non sono affetti dalla sindrome di NIMBY bensì da una nuova sindrome che dilaga irresistibilmente: si tratta della “Sindrome di BISB”. Che vuol dire? Basta (B) con gli Incapaci (I), le Sanguisughe (S) e i Bugiardi (B).

E’ agevole riscontrare che lo scandalo rifiuti è visto in maniera totalmente differente da parte degli inquilini e frequentatori del ”Palazzo” e da parte dei cittadini. Da 14 anni la struttura speciale e potente del Commissariato Straordinario, creata dal Consiglio dei Ministri e mantenuta in vita acriticamente fino ad oggi, non è stata in grado di risolvere il problema della raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti in Campania. Sono state finanziate profumatamente le strutture commissariali, le opere finora realizzate, i trasporti e smaltimenti di rifiuti vari in Campania, fuori regione e all'estero. Le risorse finanziarie utilizzate sono risorse pubbliche e sono state alimentate dalla tassazione dei cittadini. Quindi i cittadini sono i finanziatori che hanno sostenuto il proliferare di tutto quanto ha girato attorno ai commissari straordinari nominati dai governi nazionali finora succedutisi ed espressione di varie coalizioni politiche. Si deve constatare che dopo 14 anni i costosi interventi non hanno risolto il problema rifiuti in Campania e che i governi non hanno mai fatto chiarezza sulle cause che impedivano la risoluzione dell'emergenza, reiterando ciecamente gli incarichi a vari Commissari Straordinari.

Tale circostanza appare strana e fa sorgere il dubbio che i governi abbiano obbedito a comandi imposti da chi aveva forti interessi a mantenere attiva una lucrosa situazione. Il flusso di risorse finanziarie pubbliche ingoiato dall'emergenza-scandalo rifiuti è stato consistente. Sono stati realizzati impianti che dovevano essere CDR e che invece sono dei tritovagliatori che non hanno prodotto ecoballe con i requisiti imposti dalla legge vigente. E' in via di ultimazione l'inceneritore di Acerra in un sito già attualmente inquinato oltre i valori previsti dalla legge. Sono state realizzate discariche per accumulare rifiuti tal quale prodotti fuori legge dagli impianti definiti Ex CDR dallo stesso Commissario di Governo.

E’ evidente che gli attori succedutisi nel ruolo di Commissario di Governo hanno dimostrato una palese incapacità. E’ palese che, di fatto, la Struttura Commissariale si è rivelata una efficace sanguisuga di risorse finanziarie pubbliche provocando un dannoso e grave inquinamento ambientale nelle aree urbane (nelle quali i rifiuti giacevano per lunghi periodi e spesso venivano incendiati nelle strade) e nelle aree circostanti le discariche eseguite spesso in siti non idonei determinando inquinamento del suolo e delle acque superficiali e sotterranee (ad esempio a Lo Uttaro vicino a Caserta e a Basso dell'Olmo sul fiume Sele).

Tali evidenti situazioni di inquinamento ambientale hanno ripetutamente determinato la diffusione a scala mondiale di un'immagine regionale squallida con conseguenti danni economici per le attività turistiche ed agricole e produttive in genere. I cittadini campani sono stati sottoposti per lunghi anni a ripetute situazioni di rischio sanitario e non hanno goduto del diritto alla salute previsto dall'articolo 32 della Costituzione Italiana.

Troppe volte rappresentanti di varie istituzioni hanno elargito promesse che non sono state mantenute. Tanto per fare un esempio, è dovuto intervenire personalmente il Presidente della Repubblica per garantire che alcune discariche sarebbero state definitivamente chiuse (Parapoti e Difesa Grande). Ora viene elusa la promessa presidenziale prevedendone la riapertura (Difesa Grande sicuramente, Parapoti come riserva).

Da questi e altri elementi trae origine la nuova “Sindrome BISB”. I cittadini richiedono che si chiuda definitivamente lo scandalo rifiuti. Il nuovo piano appare un tappabuchi e non fa che istituzionalizzare definitivamente lo stato di “emergenza-scandalo rifiuti” condannando l’intera Campania ad una pericolosa recessione socio-economico-ambientale.

E’ evidente che, per la maggior parte dei cittadini, i rappresentanti di varie istituzioni sovracomunali, ordinarie e straordinarie, non sono più credibili. A questo punto vi sono due possibilità. Continuare ad affidare le sorti della Campania a persone di rilevanza nazionale e locale che trascinerebbero la regione verso il degrado, aggravando pericolosamente la “Sindrome di BISB”, o fare emergere definitivamente dal percolato e dai rifiuti un territorio ricco di risorse umane, storiche, archeologiche, naturali e produttive uniche al mondo.

I cittadini reclamano, finalmente e decisamente, la seconda.

Attenzione, quindi, a non parlare più di sindrome di NIMBY. La vera e unica sindrome da esorcizzare è quella di BISB.

Franco Ortolani
Ordinario di Geologia - Università di Napoli Federico II

VivaCampaniaViva ha fatto centro!

Cari amici e amiche,

sono giorni davvero duri per il Paese e per la nostra regione Campania.

Voglio sdrammatizzare rinviandovi un nostro articolo pubblicato il 23 ottobre 2007, nel quale il centro VivaCampaniaViva, dopo aver discusso con i propri numerosi "informatori" sparsi sul territorio nazionale, aveva individuato la possibile causa della caduta del Governo Prodi.

Leggere per credere:

http://vivacampaniaviva.blogspot.com/2007/10/lo-scoop-perch-mastella-non-pu-far.html

Andate a visitare la pagina e vedrete che si è avverato tutto!

Ovviamente mi preme sottolineare che il discorso e gli informatori sono frutto della nostra fantasia e ironia (anche se siamo stati lungimiranti)...

Buona fortuna a tutti noi!

Luigi Esposito

mercoledì 23 gennaio 2008

Garbage City (La città dell'immondizia)

Dal Wall Street Journal on line e per gli amici che conoscono l'inglese

Nobody knows how much garbage has been rotting in the streets of Naples for the past several weeks. It is several meters high in some places, and in total may be up to tens of thousands of tons. Naples has always been a doomed city (it is only a matter of time before Vesuvius erupts again), and the current crisis has provoked predictably grim headlines, such as "Naples Beneath an Eruption of Garbage."

The first "garbage crisis" was proclaimed 14 years ago, and a series of special commissioners has accomplished nothing. Corrupt and incompetent officials have made deals with local Mafiosi that guarantee maximum profits and payoffs and minimum help for the people and their land. Ever since the end of World War II, generations of journalists and intellectuals blamed such practices on the corrupt right-wing governments in Rome and Naples. But the left has proven even worse.

Naples and Campania have been in the hands of the left -- notably the colorful Campania president Antonio Bassolino -- for a good two decades now, while Romano Prodi leads a center-left government in Rome. Corruption and collaboration with the mob is rampant: The transcript of a three-year-old investigation showed that one of Mr. Bassolino's cronies paid himself 40,000 euros a year as a consultant to the consortium in charge of garbage treatment.

The garbage problems began in the 1980s, when the Florence incinerator broke down, leaving the Tuscan government in a jam. The Neapolitan Mafia, the camorra, solved it. They took the untreated waste to the south, and dumped it in caves, landfills, streams, lakes and craters. When local authorities raised questions about dangerous waste, the camorra created a network of laboratories to issue phony documents declaring toxic waste to be harmless. This enabled them to charge maximum fees for collection and minimal fees for disposal. Business boomed.

Business was so good that the network spread outside Italy. Tons of garbage were driven from the Swiss Red Cross to remote southern villages; in a single cave the authorities found the equivalent of 28,000 truckloads of waste. In the polluted areas the cancer rate is four times the national average, entire herds of cattle have had to be slaughtered, and many bodies of water have been declared off limits for public use.

One particularly dreadful example of the destruction of the people and the land is the town of Pianura, in a volcanic area where the magma bubbles just below the surface. A crater was used as an illegal dump and for years, all manner of filth simmered without any oversight from the authorities. It's been closed, but too late: The land and the people have been poisoned, which is why a citizens' group stands guard at the dump around the clock, fearing that it might be reopened.

There is no sign that the political class is inclined either to accept responsibility for the crisis, or to take effective measures to fix it. When 10,000 Neapolitans demanded the resignation of Mr. Bassolino and his cohorts, the politicians refused, because it would be "irresponsible" to abandon Naples at such a time.

Now, facing humiliating reportage all over Europe, and demonstrations demanding mass resignations, the government has sent the army into the city to carry out the filth. Ships are headed for the nearby islands of Sardegna and Sicily, with demonstrations already raging. But even if the mountains of trash disappear for the time being, the crisis will return because there's so much money in the business.

The criminal organizations' wealth is far greater than the government's, and their power can determine the outcome of most any election in the area. In recent years, 70 of the 92 communes in the area have had their governments dissolved because of camorra involvement. The camorristi are by far the more efficient businessmen and managers, as well as the primary source of campaign funds, personal payoffs and harsh retribution for anyone who breaks the rules. In the worst days of the garbage crisis, the camorra's favorite neighborhoods in Naples had clean streets. The government was impotent; the mob delivered social services.

If the Italian Government really wanted to solve the Neapolitan crisis, it would have declared war on the mob and ordered the army to occupy the city. Any government that did that would earn gratitude and respect from the people, and give hope to the Neapolitans. But this actually happened under fascist rule, which of course makes it most unlikely that it will happen again today.

Short of such drastic measures, one can only hope that a new generation of Neapolitans finds the courage to reclaim their city from both Rome and the camorra. It's a long shot, but the history of Naples is full of miracles. You never know.

MICHAEL A. LEDEEN

giovedì 17 gennaio 2008

Istanza al Capo dello Stato di scioglimento del consiglio regionale ex art. 126 Cost.

Al Sig. Presidente della Repubblica italiana On. Giorgio Napolitano

I sottoscritti cittadini espongono alla Sv. Ill.ma quanto segue:

premesso

che Napoli e la Campania sono definitivamente in ginocchio. La “crisi rifiuti” ha determinato una catastrofe ambientale senza precedenti per il mondo civile di dimensioni, attualmente, ignote anche ai paesi appartenenti alla aree cosiddette in via di sviluppo;

che, in concomitanza con la crisi della gestione del ciclo rifiuti, l’incidenza, in Campania, della malattie tumorali, respiratorie e delle malformazioni neonatali è spaventosamente cresciuta come reiteratamente denunziato dai responsabili delle strutture sanitarie, di ricerca scientifica ed oncologica operanti sul territorio regionale;

che tale inammissibile fenomeno perdura da oltre dieci anni e, quindi, del tutto impropriamente continua a definirsi emergenza rifiuti quel che, invece, più correttamente dovrebbe definirsi endemia rifiuti;

che il malgoverno del ciclo rifiuti in Campania ha certamente arricchito e fatto proliferare la camorra – come ha confermato con grande allarme il Prefetto della provincia di Napoli dott. Pansa, ex commissario straordinario “ ad interim” dell’emergenza rifiuti in Campania – e secondo quanto emerge dalle stesse indagini della magistratura di S.Maria Capua vetere in cui sono rimasti coinvolti anche esponenti diessini locali;

che la Procura della Repubblica di Napoli ha richiesto il rinvio a giudizio del Presidente della regione Campania Antonio Bassolino, all’esito dell’attività di indagine condotta in ordine alla gestione dello smaltimento dei rifiuti sul territorio regionale, per il reato di truffa ai danni dello stato e per altri reati ambientali;

che le fattispecie di reato ipotizzate dall’ufficio inquirente hanno anche già trovato incidentale conferma nei provvedimenti nel frattempo emessi dagli organi deputati alla verifica giurisdizionale ( Giudice delle indagini preliminari e Tribunale del riesame) ;

che la stampa cittadina ha dato grande risalto alla motivazione dell’ordinanza con la quale il Gip del Tribunale di Napoli dott.ssa Rosanna Saraceno ha autorizzato il sequestro di nove siti di stoccaggio e di tre milioni di ecoballe. Per il giudice - che accoglie le conclusioni dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo - quei siti sono nient’altro che discariche a cielo aperto, «devastanti per il territorio e per la salute umana», mentre le ecoballe sono un ammasso di «rifiuti indifferenziati». Una realtà - aggiunge il Gip - nota a tutti. Tanto che se ne discuteva anche in Regione, in presenza di soggetti politici i quali erano pienamente a conoscenza di quanto accadeva e non hanno posto in essere alcuna condotta – cui pure erano doverosamente tenuti ( art. 361 cp. omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale )– per impedire l’accaduto;

che il presidente della regione Campania, interpellato dai magistrati inquirenti nel corso di interrogatorio di persona sottoposta ad indagine, ha candidamente ammesso di avere “firmato atti senza leggerli”, disconoscendo qualsivoglia responsabilità giuridica sulla scorta di singolare assunto, riconoscendo soltanto eventuali responsabilità politiche;

che per una condotta molto meno avventata un dirigente di qualsivoglia piccola, grande o media
azienda sarebbe stato immediatamente licenziato in tronco;

che il medesimo Presidente della Regione Campania, una volta appresa la notizia della avvenuta
richiesta di rinvio a giudizio, certamente non brillando, nella circostanza, per sensibilità istituzionale, ha attaccato il Procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Napoli affermando che, avendo costui rilasciato dichiarazioni sulla vicenda alla stampa, “il Procuratore esprime opinioni fuori dagli atti”;

che bene ha fatto il dottor Lepore a rispondere in modo pacato che “lui gli atti li conosce per avere svolto le indagini e, quindi non parla a vanvera”;

che desta significativo allarme, però, che il titolare di un alto incarico istituzionale, sottoposto ad indagine per fatti concernenti l’esercizio delle sue attribuzioni istituzionali, attacchi il capo dell’ufficio inquirente che esercita l’azione penale nei suoi confronti riguardo a fatti che implicano
gravissime responsabilità certamente politiche, ed eventualmente anche penali. Tanto senza che l’organo di autogoverno dei giudici - da Ella autorevolmente presieduto - e gli stessi organismi rappresentativi della magistratura alzino una voce a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza dei magistrati impegnati nella delicatissima opera di accertamento delle responsabilità personali inerenti la delicatissima vicenda della crisi rifiuti in Campania ed il sistema che sovrintende il governo della cosa pubblica in Campania;

che l’intervento degli organismi di autogoverno e di rappresentanza della magistratura si rivela, nella fattispecie, ancora più opportuno considerato che ricorrono, insistenti sulla stampa, le voci di un depotenziamento della sezione reati ambientali ed urbanistici della Procura di Napoli per effetto dell’allontanamento di un cospicuo numero di magistrati;

che si trovano in giacenza sul territorio regionale oltre cinque milioni di ecoballe. Una montagna di immondizia che per essere bruciata, ad avviso dell’ex presidente della commissione parlamentare d’inchiesta Paolo Russo – occuperebbe un inceneritore per quarantacinque anni consecutivi. Si pensi ai circa 7.000.000. mc di rifiuti all’interno delle stesse contenuti. Si tratta di veri e propri incubatori virali e batteriologici esposti ad ogni sorte di fattori climatici. Per avere una idea ancora più precisa dell’immane quantitativo di veleni, presenti in ogni angolo della Campania, si ponga mente soltanto al fatto che per rimuovere e trasportare altrove questo oceano di nefandezze sarebbero necessari più di 350.000 autotreni;

che sono 2316 i lavoratori socialmente “inutili” assunti dal Commissariato di governo per la crisi rifiuti nei consorzi di bacino per la raccolta e lo smaltimento - pagati per 14 mensilità senza che, alla maggior parte di loro, sia stata neppure mai assegnata una mansione;

che un figlio del Presidente della Regione Campania presta la sua mirabile opera professionale nell’ambito di istituti di credito internazionali quale responsabile per l’Italia dei rapporti con gli enti locali;

che la regione Campania ha affidato a tali banche d’affari imponenti operazioni finanziarie, in particolare ristrutturando, a più riprese, con tali istituti il vertiginoso debito dell’ente regionale;

che, all’esito di tali operazioni, deliberate dalla giunta presieduta dall’On. Antonio Bassolino, l’ente regionale resterà indebitato nei secoli a venire con i prestigiosi istituti londinesi presso i quali presta la propria opera il delfino del governatore;

che da notizie di stampa risulta che la giunta della Regione Campania ha stipulato esclusivamente con due banche, la Merryl Lynch e l’Ubs, senza alcun previo espletamento di gara tra una pluralità di istituti competitori e senza che il consiglio regionale ne fosse informato, una prima operazione di ristrutturazione del debito dell’ente detta “swap” per un ammontare di 1185 milioni di euro;

che il regolamento ministeriale numero 389 dell’1.12.03 prevede per gli “swap”, come quello della regione Campania, l’obbligo di affidare ad ogni banca un massimo del 25% dell’ammontare del debito;

che, allo stato, non esiste in Campania una legge regionale in materia di finanza derivata che deroghi il citato regolamento ministeriale;

che, dalle notizie di stampa, emerge che esistono forti disparità tra la delibera di giunta regionale
numero 735 del 22 maggio 2004 ed i contratti firmati con le banche d’affari Merril Lynch ed Ubs, in merito ai tassi d’interesse che la Regione Campania si è obbligata a pagare agli istituti di credito e, che tali disparità comporterebbero un maggiore onere per la regione Campania pari a circa dieci milioni di euro;

che l’ente regionale ha stipulato operazioni di ristrutturazione del debito regionale anche successive al primo contratto sopramenzionato determinando, in tal modo, la spaventosa lievitazione dei costi per interesse che il popolo campano si ritrova impegnato a corrispondere alle citate banche d’affari straniere;

che, nel frattempo, anche per effetto di tali operazioni di ingegneria finanziaria, continuano le predatorie politiche mediante le quali i consiglieri regionali perseguono la crescita ed il rafforzamento del loro bacino di consenso personale, distribuendo risorse e benefici ad inesauribili stuoli di clientes;

che le spese di rappresentanza del Presidente della Giunta regionale della Campania, stando alle voci di bilancio del 2004, ammontano a circa € 962.506. all’incirca “dodici volte” più di quanto è stato assegnato nel 2006 alla voce spese di rappresentanza del Presidente della Repubblica federale tedesca;

che la regione Campania conta 6685 dipendenti, uno ogni 866 abitanti;

che fino all’esplosione dello scandalo sulla stampa, il consiglio regionale della Campania aveva istituito fino a 18 commissioni inventate per dispensare presidenze, autoblu, ed un po’ di soldi ad
amici ed esponenti dell’opposizione. Si è arrivati fino all’impudenza di istituire una commissione ordinaria sul mare ed una speciale sul Mediterraneo;

che la sede della regione Campania a New York pesa sul già precario bilancio dell’ente per la modica cifra di 1.140.00 € all’anno. Stando alle dichiarazioni rese dalla sig.ra Mastella – al secolo On. Alessandrina Lonardo, Presidente del Consiglio Regionale della Campania - in occasione del faraonico viaggio a New York della delegazione regionale dalla medesima capeggiato per il Columbus day, tale costosissima rappresentanza all’estero non si comprende a cosa sia realmente servita “se il responsabile viene soltanto alcuni giorni al mese”, “ la struttura funziona soltanto con tre addetti contrattualizzati”, pagati per organizzare eventi domestici dove tra il pubblico è difficile rintracciare non soltanto americani ma anche “alcuno che parli veramente inglese”;

che sulla questione della rappresentanza a New York della regione Campania è in corso una indagine della magistratura partenopea;

che il presidente del consiglio regionale della Campania – On. Sandra Lonardo in Mastella – ha guidato a New York - nell’autunno 2006 - una delegazione di 160 persone ( presidenti provinciali, sindaci, assessori, addetti stampa più un certo numero di mogli) costata la modica cifra di 680.000 euro, di cui 250.000 stanziati dalla cinque province campane e 300.000 presi dai fondi comunitari destinati ai POR Progetti operativi regionali;

che lo scandalo dell’ecomostro di Alimuri di proprietà di Anna Normale, imprenditrice e moglie dell’assessore regionale Cozzolino, diessino e bassoliniano doc, grida vendetta da tutti i punti di vista. L’ On. Rutelli ha parlato di “patto storico” ed ha ragione perché come ha detto il professor Villone, senatore della sinistra democratica (di recente scissasi dai Ds), si tratta di un “regalo ai privati” e “premia chi ha fatto una pura speculazione immobiliare” (Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente). Mai, nella lotta agli abusi ed alle mostruosità edilizie si era giunti a tanto, mai. Mai nessuno aveva pensato di far pagare allo Stato le spese di demolizione di un ecomostro, di tutelare i proprietari consentendo loro di costruire un altro albergo con la stessa mastodontica cubatura in zona limitrofa e sempre sul mare, di rinunciare all’uso pubblico (almeno parziale) della spiaggia di Alimuri, di tenere fuori da tutta la faccenda le associazioni ambientaliste;

che mai, prima che tale ceto politico governasse la Campania, la disciplina urbanistica e, quindi la legge dello Stato, aveva formato oggetto di negoziazione tra le istituzioni e gli speculatori;

che quei poveracci, drammaticamente truffati a Casalnuovo di Napoli, hanno ragione a pensare che, non avendo parenti nell’establishment regionale, si sono visti preclusi qualsivoglia margine di negoziazione ed hanno ineluttabilmente assistito all’abbattimento delle abitazioni acquistate a costo di pesanti sacrifici e rinunce;

che il raffronto di tali vicende è inconfutabile espressione anche di un grave fenomeno culturale. Lo scempio del territorio campano quale sintomo dell’assoluta mancanza di senso civico, di senso della legalità, di rispetto dei siti storici, artistici o paesaggistici ma, soprattutto assenza di amore per la bellezza non soltanto da parte del popolo ma soprattutto da parte di un classe politica usuraia e di un ceto imprenditoriale predone, tra di loro intimamente legati;

tanto premesso

i sottoscritti rivolgono istanza a questo Ecc.Mo Presidente della Repubblica affinché, facendo ricorso alle prerogative che l’art. 126 della Costituzione assegna alla S.V. Ecc.ma voglia disporre lo scioglimento del Consiglio della Regione Campania e la rimozione del Presidente della Giunta regionale On. Antonio Bassolino per avere i medesimi posto in essere atti contrari agli artt.28, 32, 54 2 comma della Costituzione e gravi violazioni di legge, in particolare concernenti fattispecie delittuose in materia di tutela del patrimonio dello stato e della regione ( art. 640 2 comma cp.) in materia di reati ambientali, di attentato alla salute dei cittadini o di deturpamento del patrimonio storico e paesaggistico, di disastro o epidemia colpose o di reati di pericolo comune ed in materia di violazioni contabili.

Si formula, pertanto, la presente richiesta, invocando che la Sv. si determini ad esercitare le prerogative che la Costituzione Le conferisce.

Tanto si auspica attesa l’eccezionale gravità del disastro ambientale, civile ed etico in cui versa il popolo campano ed atteso che gli addebiti che le Procure territorialmente competenti muovono nei confronti di diversi esponenti di rilievo dell’establishment regionale trascendono l’aspetto strettamente giudiziario ed investono la necessità di riaffermare vigorosamente la tutela della salute pubblica e dell’ambiente quali diritti universalmente incomprimibili ed irrinunciabili anche per la gente di Napoli e della regione Campania.

Lettera pubblicata sul sito: www.insorgenza.it

Aderiamo tutti a questa importante iniziativa!

Volentieri pubblichiamo questa lettera che abbiamo ricevuto. Supportiamo tutti questa importante iniziativa democratica.

Caro Presidente Esposito,

mi lusinga l'interessamento Suo e del Suo Centro Culturale, che pure mi incoraggia a proseguire nella battaglia che con gli amici di "Insorgenza Civile" stiamo portando avanti da diverse settimane ormai.

Il 5 ed il 12 gennaio, a piazzetta Augusteo, il movimento di cui faccio parte "Insorgenza civile" (www.insorgenza.it) e quello che dirigo "MovimentoAntiusure" (www.antiusure.org) hanno raccolto sottoscrizioni ed adesioni alla richiesta al Presidente della Repubblica di scioglimento del Consiglio Regionale della Campania e di rimozione del Presidente della Giunta Bassolino, per gravi violazioni dei Legge, come prescrive l'art.126 della Costituzione.

La lettera - predisposta da specialisti documentati (che trova pubblicata sul sito di Insorgenza) sotto forma di denuncia di tutte le "malefatte" del nostro Consiglio e del Governatore (da Bagnoli ai rifiuti, dall'ufficio sulla 5° avenue di New York, ai fondi europei, alla gestline ecc.) - è stata firmata da circa 850 cittadini e sarà spedita la prossima settimana.

Sabato 19/gennaio saremo in via Epomeo per raccogliere le ultime firme (che mi auguro supereranno il numero di 1000), oltre che per distribuire le diffide che abbiamo preparato al Comune per il rimborso della Tarsu e la riduzione della tassa per l'anno in corso. La notizia è stata pubblicata dall'ag. di stampa adnkronos e diffusa con moderazione da alcuni siti web.

Mi auguro vorrà - con il Suo Centro Culturale - aderire a questa iniziativa già avviata e sarò felice, con i miei amici, di contribuire alla organizzazione della manifestazione.

Cordiali saluti,
Avv. Gianluca Bozzelli

martedì 15 gennaio 2008

Monnezzopoli / Pecoraro Scanio punta il dito su Romiti e l'Impregilo. Ecco perché. Gli affari d'oro del pattume


"Un nome e un cognome sopra a tutti gli altri: Cesare Romiti". Alfonso Pecoraro Scanio, intervistato da Repubblica, lancia un nome (avvertimento?). Uno di quelli pesanti. Ma perché il ministro ce l'ha con il grande Cesare, già presidente della Fiat e della Gemina, la finanziaria che controlla Rcs, nonché numero uno, fino al 2006 dell'Impregilo? Perché, proprio per l'Impregilo, dietro la monnezza maleodorante di Napoli si nascondeva, fino aquando i magistrati non hanno fermato tutto, buona parte del fatturato. E perché l'Impregilo, nell'annosa emergenza che sta vivendo la Campania, ha un ruolo di primo piano.

L'INCHIESTA - Il 26 giugno 2007 Impregilo crolla a Piazza Affari. Dopo aver aperto a 5,38 euro, inizia il tracollo borsistico: nel giro di pochi minuti arriva a oltre -10 per cento. A determinare la caduta è la Procura di Napoli, che decide per il sequestro di 750 milioni di euro, prelevati direttamente sui conti correnti bancari di Impregilo, Fisia Italimpianti, Fibe e Fibe Campania. Ma i magistrati napoletani Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, coordinati dal procuratore Camillo Trapuzzano, decidono di mandare sulla graticola anche 28 persone, oltre a interdire per un anno l'Impregilo dalle contrattazioni con la pubblica amministrazione. Tra queste Piergiorgio Romiti e Paolo Romiti, l'ex vicecommissario, Raffaele Vanoli, l' ex sub commissario Giulio Facchi, tecnici del commissariato di Governo come Giuseppe Sorace e Claudio De Biasio, gli amministratori delegati di Fibe (la società di Impregilo capofiliera nello smaltimento), Armando Cattaneo e Fisia, Roberto Ferraris. L'ipotesi di reato è truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture. Nel novero degli imputati c'è anche quello di Antonio Bassolino, Presidente della Regione nonché commissario straordinario per l'emergenza rifiuti dal maggio 2000 al febbraio 2004. E' lui che ha firmato l'appalto con Impregilo. Ma perché i pm stanno a trascinando alla sbarra il salotto buono della finanza, in mezzo ai liquami di un'emergenza infinita?

L'ORO CHE PUZZA - Al principio, nel 2003, furono le denunce sul trattamento dei rifiuti, delle discariche e dei siti di stoccaggio. Con Bassolino che stava a guardare un sistema che per la Procura non poteva funzionare. Anzi, peggio. Per i pm, infatti, tutto avveniva "con la complicità e la connivenza di chi aveva l'obbligo di controllare e di intervenire e non l'ha fatto purtroppo in tempo". Altre parole, altre pietre. "E' apparso evidente che il comportamento delle società non appariva lineare", "pur essendo consapevoli, fin dall'inizio, che lo smaltimento dei rifiuti non avrebbe potuto funzionare, hanno fatto di tutto per dissimulare tale situazione". Un comportamento che si è protratto nel tempo "ponendo in essere una serie di artifici e raggiri per mantenere le posizioni raggiunte". Ancor più netto il procuratore Giovandomenico Lepore, che su Bassolino non usa mezze parole: "Se fosse intervenuto quando doveva farlo, l'emergenza rifiuti non sarebbe arrivata al punto in cui è ora". La politica si difende, ovviamente, prima di tutto con Fassino: "L'accertamento dei fatti dimostrerà l'assoluta correttezza delle sue scelte".

LO SMALTIMENTO CHE NON C'E' - Quanto costa un chilo di rifiuti smaltito? Poco più di 4 centesimi. Tanto sarebbe stato pagato a Impregilo per ripulire la Campania. Quindi, sapendo che la regione produce oltre 7mila tonnellate di pattume al giorno, l'affare è di circa 110 milioni di euro all'anno. Ai quali poi bisogna aggiungere le ecoballe. Dopo aver infatti "smaltito" i rifiuti, circa la metà sarebbero diventati combustibile da mettere nei termovalorizzatori. Producendo quindi energia. E monetizzando dal pattume altri 100mila euro al giorno. Anzi, le ecoballe a un certo punto si trasformano in futures, in azioni, in garanzie delle banche. Perché l'Impregilo usa proprio gli introiti previsti dallo smaltimento per garantirsi parte del credito dal sistema bancario. E da Napoli, improvvisamente, la storia si sposta a Milano, in piazza Affari. Tanti soldi, dunque. Ma alla fine dove finivano i rifiuti? Semplicemente, da nessuna parte. Non certo smaltiti. Al massimo infilati in qualche buco dal quale il liquame cola nella falda, avvelenando le coltivazioni, i pascoli, le produzioni di pomodori e mozzarelle di bufala. Perché, come ha scritto la Procura, "il sistema non poteva funzionare". Anche perché Bassolino "non impediva, realizzava e consentiva la perpetua violazione degli obblighi contrattuali assunti dall'Ati affidataria in relazione alla gestione del ciclo dei rifiuti solidi urbani in Campania". Omettendo, inoltre, di "promuovere e sollecitare iniziative volte a garantire il rispetto dell'obbligo contrattuale" di ricezione da parte della Ati di tutti i rifiuti solidi urbani, e omettendo "di intraprendere iniziative dirette a contestare e comunque impedire le accertate violazioni contrattuali da parte delle società affidatarie".

LE CONSEGUENZE - Andrea Annunziata, politico della Margherita, ha presentato tempo fa un'interrogazione illuminante al Premier e al Ministro dell'ambiente. Annunziata scriveva che le ecoballe avrebbero dovuto avere "un elevato potere calorico che avrebbe dovuto essere bruciato nei termovalorizzatori che dovevano essere realizzati nella Regione". Il resto, ovvero, la frazione organica stabilizzata, si sarebbe dovuta utilizzare addirittura in piani di recupero ambientale e non certo in discarica. Ma, stando alle rilevazioni della Procura, la frazione organica "non ha le caratteristiche per essere definita una frazione organica stabilizzata e raffinata..., e d'altra parte, uno degli indagati ha pacificamente ammesso che il processo di raffinazione e di stabilizzazione veniva saltato dalla ditta proprio perché la frazione organica non viene impiegata in funzione del recupero ambientale, ma va in discarica...". E, quindi, ad inquinare. Saltando la fase di raffinazione, l'Impregilo in pratica tagliava i costi e aumentava i ricavi.

LE PERIZIE - In ogni tragedia c'è anche un lato tragicomico. Chi fa le perizie per la Procura di Napoli? L'Acea. Che, stando alle dichiarazioni di un altro parlamentare, Tommaso Sodano, "ha stretti contatti ed interessi con il gruppo Impregilo". I pm parlano di indagini scrupolose e di ottimo lavoro. E non è finita. Perché, prima della Acea, la Procura si rivolgeva all'ARPAC, l'organo deputato a questo lavoro in Campania. Peccato che, sempre stando alle parole di Sodano, "avendo un bel buco di alcuni milioni di euro, non ha i laboratori. Per cui si rivolgeva alla FIBE di Genova". E la Fibe che cos'è? Proprio la società della Impregilo sul territorio. La principale accusata dai pm napoletani.

Tratto da Libero Magazine - Affari

lunedì 14 gennaio 2008

Un interessante intervento e il nostro punto di vista

Mi fa molto piacere questo commento. E' accorato e pieno di passione, oltre che onesto; qualita' necessariamente rare in chi vive le crisi dall'interno. Michele suppongo rispondera' anche in dettaglio e quindi mi limito a commenti estemporanei. Il primo riguarda il Presidente della Repubblica. Io concordo con il giudizio negativo di Michele. Per quanto appelli alla soluzione della crisi siano benvenuti, naturalmente, e per quanto la posizione istituzionale obblighi gioco-forza a posizioni super partes, io non ho sentito altro che stanchi richiami alla solidarieta'. A mio avviso, la questione, se posta in termini di solidarieta' (come sta adesso succedendo con la distinzione tra le regioni che accettano i rifiuti e quelle che non li accettano) e' malposta, fa piu' male che bene, e soprattutto a Napoli, la Campania, e al Sud. A me pare che la questione sia invece da porre in termini di responsabilita'. Il Sud non uscira' da queste situazioni fino a che la struttura istituzionale non sia tale da addossare al Sud le responsabilita' del Sud. Tutti questi lamenti sull'incapacita' dei cittadini del Sud ad eleggere politici che si rispettino e' un insulto ai cittadini del Sud. Per quanto ci siano al Sud avanguardie morali, che agiscono sulla base di pricipi morali (di cui immagino facciate parte voi stessi; di cui non ho dubbi faccia parte Saviano - ho recensito Gomorra su questo sito ) la societa' civile ha votato e vota razionalmente: ha eletto chi meglio garantisce finanziamenti a pioggia - tutti i lavoratori dell'emergenza rifiuti, dai netturbini a quelli del famoso call center, tutti costoro hanno dopotutto avuto lavoro e lo devono a Bassolino e alle persone a lui vicini. Non si puo' sperare che la societa' civile voti moralmente; nonostante le avanguardie. Non lo fa in Campania, come non lo fa a Bolzano, a Milano, e a Dallas. Bisogna dare incentivi alla societa' civile che vota razionalmente a votare per lo sviluppo. A mio parere questo avverra' solo quando la societa' del Sud sara' responsabile, soprattutto economicamente. Per questo la questione della solidarieta' e' malposta. Sara' l'arida mente dell'economista a parlare ma non c'e' nulla di male a rifiutare i termovalorizzatori se si accettano i costi della decisione, cioe' se si paga per avere le ecoballe smaltite in Germania o in Sardegna (per non parlare delle discariche). Pero' rifiutare i termovalorizzatori e poi aspettare che lo smaltimento avvenga a spese di tutti, a livello nazionale, oppure che avvenga grazie alla solidarieta', questo porta alle crisi come quella di questi giorni.

E' per questo che il commento di Saviano che fate vostro, e cioe' che la responsabilita' della crisi ' anche della spazzatura del Nord, e' scorretto, secondo me. Le imprese del Nord non costringono nessuno ad accettare spazzatura in buchi sottocasa. Accettano offerte a farlo da parte della mafia. Questo e' certamente moralmente disdicevole ma non ha nulla a che fare con il fallimento della societa' civile, intellettuale e politica del Sud. Le imprese del Nord non buttano i rifiuti in discariche a cielo aperto a Gallarate perche' la societa' civile, intellettuale e politica di Gallarate non lo permette (le imprese lo farebbero volentieri). Perche' nessuno ha offerto alle imprese del Nord discaricare rifiuti a Mantova, a Francoforte, o a Stoccolma? La mafia, come tutti ripetono in questi giorni, esiste anche al Nord, ma le discariche le fa al Sud. E' triste ma la questione e' questa. Perche' al Sud? Perche' il Sud e' economicamente dipendente; dalla Mafia, dai sussidi, dalla solidarieta'. E lo e' diventato anche culturalmente. E' triste ma vero.

Io credo che la responsabilizzazione del Sud (ad esempio attraverso forme di federalismo fiscale) sia l'unico modo per il Sud di uscire dal sottosviluppo. E i lamenti sulla spazzatura del Nord danno solo misura di un rifiuto culturale a comprendere la situazione. Per questo sentire Saviano esprimere questo lamento in TV mi ha depresso; perche' ho capito che la sua e' si' avanguardia morale, ma non e' avanguardia intellettuale - e' piuttosto pigrizia intellettuale. Il Giugno scorso ho visto Bertolaso al Festival dell'Economia di Trento. Ha lamentato che il Nord manda aiuti in Asia per lo tsunami ma non al Sud per la spazzatura. Questo e' argomento indegno, facile, e irresponsabile. L'arretratezza culturale sta nell'accettare questi argomenti, nel nascondercisi dietro.

La cosa che mi fa piu' rabbia, e concludo, e' che le cose che dico qui (e che dicono Michele e Alberto Lusiani nei loro articoli) non si possono dire perche' normalmente associate alle posizioni moralmente disgustose che la Lega ha spesso assunto negli anni. Mi fa molto piacere quindi che voi abbiate capito il diverso spessore tra quello che dicono Michele e Alberto e tutta la "spazzatura" che appare sui giornali.

Alberto Bisin - noisefromamerika.org

Un intervento davvero interessante e stimolante. Ci farebbe piacere riceverne di più, per cui, anche se, come vedrai più avanti, ci troviamo in disaccordo con te su alcuni punti, ti ringraziamo del tempo che ci hai dedicato e incentiviamo tutti a scrivere i loro pensieri nei commenti agli articoli del blog. Per quanto possibile ci farebbe piacere leggere dibattiti provenienti da più persone, proprio come si confà ad un “think tank” (quale aspiriamo ad essere!).

Andiamo nel merito dello scritto di Alberto.

Il primo punto su cui desideriamo esprimere il nostro pensiero è sul ruolo del Presidente Napolitano. Vogliamo ricordare che l’emergenza rifiuti è scattata due volte negli ultimi mesi (richiamando l’attenzione dei media) e ciò è avvenuto a maggio e all’inizio dell’anno nuovo, quando Napolitano ha, non solo denunciato il problema a chiare e forti lettere, ma soprattutto ha sostanzialmente “costretto” il Governo ad intervenire. Desideriamo ricordare a tutti che essendo il “problema rifiuti” commissariato, le responsabilità della gestione e delle decisioni con cui si affronta la questione sono da far risalire nella sostanza al Governo nazionale. Certo, il Presidente richiama alla solidarietà, ma cosa potrebbe mai dire? Proporre soluzioni? Non è nelle sue competenze e ci siamo già dilungati su quanto il Governo nazionale (non) fa.

Dove comunque ci troviamo in accordo con te (e con gli interventi di Lusiani e Boldrin) è che non servono più aiuti, solidarietà e denaro pubblico a fiumi. Ci interessa al massimo essere aiutati a decidere e a crescere da soli. Come questo può avvenire però è un rebus. Alla fine in tutta Europa si riesce a far crescere nei territori grazie ai sistemi del co-finanziamento e della politica di coesione, nel quale le economie e le imprese locali riescono a trovare terreno fertile per lo sviluppo. Qui al Sud, purtroppo sembra che il business sia principalmente nel frodare le autorità centrali (nazionali, europee o financo regionali che siano). Evidentemente, purtroppo, rende di più.

Dove ci sentiamo invece di dissentire da quanto hai detto è nella valutazione dimensionale che fai del problema. Se è vero che è corretto richiamare il Meridione alle proprie responsabilità, in particolare la sua classe dirigente, e che quest’ultima ha una enorme parte nell’emergenza che si è venuta a creare, è anche vero che ormai la rilevanza del problema ha travalicato i confini regionali. Non solo, ma se dobbiamo fare una corretta valutazione della questione, essa riguarda tutta l’Italia. Anche perché gli sversamenti ormai – nonostante quello che pensiate o vediate – avvengono anche in territori a Nord di Roma (Lazio, Umbria, Toscana, Marche e altrove), financo nel cuore del civilissimo Nord (se ne vuoi sapere di più segui questo link che riassume alcuni dei termini della questione). E, purtroppo, a differenza di quel che dice Boldrin, anche voi non avete compreso la gravità del problema e non state scendendo nelle piazze o licenziando i vostri amministratori collusi.

Accanto ad una condizione di emergenza legata alle organizzazioni criminali, c'è la questione più ampia del sistema affaristico della gestione dei rifiuti. Una gestione che coinvolge imprese e aziende che operano in ben altri territori. Le recenti attività di indagine ci indicano come ci sia un disegno nazionale e internazionale che ha alcuni epicentri, soprattutto nel mezzogiorno del paese, ma che è largamente presente nel resto d'Italia. Come hanno dimostrato le indagini, vi è un sistema lobbistico imprenditoriale che governa questi fenomeni, al di là di una specifica localizzazione geografica e che anzi si colloca per lo più al Nord.

Purtroppo non bisogna nascondersi dietro un dito, se sia nata prima la domanda di sversamenti abusivi o se la camorra, fiutato il business, si sia proposta per fare il “lavoro sporco”. Fare impresa correttamente è una cosa, violare le regole è un’altra. Se sono un industriale veneto e penso di disfarmi dei rifiuti tossici della mia azienda vendendoli a un rappresentante di chissà quale ditta che mi propone un prezzo che è la metà di quello che dovrebbe essere, non sono furbo, ma sono un criminale, esattamente come colui che fa accendere a quattro zingari quegli stessi rifiuti sotto l’asse mediano a Villaricca.

Non chiediamo la solidarietà pelosa o l’aiuto per avere ancora altri soldi pubblici da rubare! Ma dobbiamo svegliarci tutti dal Sud al Nord, perché è l’ora di farlo.

Chiudiamo ribadendo un concetto che ci troverà ancora una volta d’accordo: chiediamo ai nostri governanti di andarsene, ora, subito, quanto prima. Purtroppo però chi ha il potere non lo cede (e questo non lo diciamo noi, ma praticamente tutti i politici di alto rango). Dovremo essere tutti noi a fare gruppo per riuscire a scalzare democraticamente questi affaristi dalle poltrone che attualmente occupano.
Luigi Esposito e Mario de Riso di Carpinone
Centro Culturale VivaCampaniaViva

C'è una Napoli con le strade pulite: quella dei clan

Corso Secondigliano, a Napoli, è uno stradone di un paio di chilometri. I sacchetti di rifiuti e ogni genere di scarto invadono in alcuni punti anche la carreggiata stradale fino a creare strettoie che generano file interminabili di auto. Pochi metri più avanti, subito dopo il Quadrivio di Arzano, superato il Rione Berlingieri e lasciato alle spalle anche il supercarcere che costituisce il panorama per gli abitanti dei palazzoni degradati della 167, c'è Scampia, il palcoscenico di una della faide sanguinarie più efferate degli ultimi anni, quella tra il clan camorristico Di Lauro e i famigerati Scissionisti (Amato-Pagano). Qui quasi per incanto, le strade, a cominciare dalla tristemente nota via Bakù – luogo spesso scelto per regolamenti di conti tra cosche – sono quasi del tutto prive di sacchetti e rifiuti maleodoranti. Quasi del tutto, perché poi, se si imbocca una stradina senza neppure nome, prospiciente proprio via Bakù, c'è il distretto 6 dell'Asia, l'azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti a Napoli. E lo spettacolo è desolante, triste, mortificante: cumuli di rifiuti lasciati a macerare da cui spunta una bandiera dell'Italia.

Casualità o strategia precisa? Pulizia occasionale oppure organizzazione di alcuni clan che sfruttano anche questa emergenza di Napoli per affermare, rispetto ai cittadini, la propria supremazia rispetto allo Stato? Forse tutte e due. Difficile però dare una risposta netta. Men che meno averne di ufficiali. Ma per paradosso, in questa storia di ordinaria emergenza che sta mettendo in ginocchio Napoli e la Campania agli occhi del mondo, accade che andando in giro per il capoluogo e il suo hinterland - anche nei giorni caldissimi della crisi – si scoprono spesso queste "isole ecologiche" che per caso o specificamente coincidono con aree dove la presenza criminale è più forte.

Non si tratta di un teorema, non potrebbe esserlo: il caso di Pianura, dove imperano i clan Lago e Mele è emblematico e racconta una storia diversa. Quella di un quartiere per stessa ammissione degli agenti della Digos (a Napoli guidati da Antonio Sbordone), e della Squadra Mobile (capitanati da Vittorio Pisani), praticamente precluso agli uomini delle Forze dell'ordine per giorni interi, ma sommerso da tonnellate di rifiuti prima ancora di essere sito per discarica. Lì semmai, spiegano ancora gli uomini della Digos, gli affiliati dei clan hanno sfruttato l'occasione dell'emergenza per riaffermare la propria supremazia territoriale dopo che per mesi avevano perso "autorevolezza", visto che Pianura era stata al centro di iniziative volte proprio a contrastare un'azione camorristica tipica come quella delle estorsioni.

Certo fa riflettere come in via dell'Epomeo – strada che porta proprio a via della Montagna Spaccata a Pianura, il teatro degli scontri più durui di questi giorni e dove a farla da padrone pare siano i clan Leone e Cutolo che si dividono il predominio nel quartiere Fuorigrotta – i rifiuti non si sono mai ammassati.

Restano dunque troppi i casi in cui l'equazione camorra-pulizia delle strade pare confermata. Altro esempio, il feudo del clan Misso e degli altri Scissionisti (Salvatore e Nicola Torino), il Rione Sanità: pulito all'inverosimile, quasi con strade tirate a lucido. Basta uscire a sud di quel dedalo di viuzze e mercatini, per immettersi sull'importante arteria via Foria: qui, davanti alla stazione del metrò di Piazza Cavour o del Museo Archeologico, i cumuli di rifiuti sono stati addirittura coperti con teloni nel tentativo di celare lo scempio e attenuare i miasmi maleodoranti.

A pochi metri dal Rione Sanità, c'è via Duomo: anche l'immagine della cattedrale, meta continua di turisti e pellegrini, è sfregiata da montagne di rifiuti. Anche scegliendo di percorrere la zona a nord della Sanità, quella della Salita Santa Teresa, il discorso non cambia.

Quasi lindi e pinti – a differenza delle vie del centro come quella Via Medina sede della Questura dove troneggiano sacchetti e scatoloni di ogni genere – anche i vicoletti dei Quartieri Spagnoli: pure nei giorni di massima emergenza, ogni mattina le strade apparivano ripulite: da via San Carlo alle Mortelle a piazzetta Santa Caterina da Siena. In queste aree, la nomenklatura camorristica fotografata da varie indagini, attesta un dominio delle famiglie Russo e Di Biase. Per i tecnici del commissariato ai rifiuti, spiegano, la pulizia delle stradine dei Quartieri Spagnoli è quasi un obbligo: i rifiuti avrebbero completamente bloccato una serie di passaggi che costituiscono viabilità principale per collegare il quartiere collinare del Vomero al centro cittadino.

Resta una domanda: come mai altre strade con conformazione e strategicità simile (vedi il collegamento, per esempio, tra San Martino e il Vomero) sono state lasciate stracolme di rifiuti tanto da impedire la circolazione delle auto per giorni? E che dire della provincia? L'immagine offerta è analoga a quelle della città. A San Sebastiano al Vesuvio (clan Sarno), giusto per esempio, le strade sono immacolate. Non è così a San Giorgio a Cremano dove le tonnellate di rifiuti arrivano fino ai primi piani delle abitazioni.

«A Napoli la camorra viene usata come causa di tutti i mali», commenta scettico il capo della Mobile, Vittorio Pisani. «Ma io penso – aggiunge – che in questa emergenza conti più l'illegalità diffusa che la criminalità organizzata. In questa provincia il 39% di popolazione ha precedenti penali». Il ragionamento degli inquirenti semmai è un altro: la camorra, anche in questa circostanza, continua ad occupare spazi lasciati liberi dalla cattiva amministrazione. Tanto che dalla Procura azzardano un'ipotesi: una sorta di raccolta differenziata. Ma per peso di aree, potentati e clan.

di Francesco Benucci

Tratto da: Il Sole 24 Ore

Il consulente d’oro di Bassolino - Lo studio legale Soprano dietro il contratto con Fibe-Impregilo

Pochi minuti di fronte alla Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti furono sufficienti – il 19 ottobre 2005 – per aprire gli occhi a deputati e senatori sulla gestione del Presidente-Commissario Antonio Bassolino.
Di fronte, la Commissione aveva Natale Monsurrò, Ispettore Generale delle Finanze, che in 54 giorni (dal 25 maggio al 4 marzo 2005) aveva visionato in lungo e in largo gli uffici napoletani del Commissariato. Un uomo tranquillo ma dalla penna feroce. La gestione straordinaria della emergenza era un colabrodo. “Nulla è stato fatto – scriveva Monsurrò – per reperire risorse”.

In compenso sulle uscite si abbondava:
725mila euro in telefonate dal 1999 al 2003, 400mila euro al sub-commissario dell’epoca Riccardo Di Palma, attuale Presidente della Provincia (“un medico che non ha depositato nulla che dimostri il suo lavoro”) e via di questo passo con le spese allegre. Le cifre del Commissariato, complessivamente, negli anni lieviteranno fino a sfiorare 1,5 miliardi di euro. Spulciando tra le 30 pagine con il timbro “riservato” apposto sugli atti dalla Commissione bicamerale, relativi al solo esercizio finanziario 2004, si scopre che una società è stata particolarmente beneficiata: la Ericsson enterprise che nel 2000 si aggiudicò per 17,9 miliardi delle vecchie lire la fornitura del sistema informatico regionale denominato “Progetto Sirenetta”. “La gara fu vinta – appunta con freddezza Monsurrò – con una riduzione di appena lo 0,27% sul prezzo a base d’asta”.
La cordata Ericsson entrava a far parte anche della Pan S.p.a., la società che attraverso un call center rispondeva al telefono e forniva informazioni sull’ambiente. I telefoni dei 100 dipendenti erano pieni di ragnatele (non chiamava nessuno) ma in compenso le spese raggiunsero i 4 milioni di euro, come ha rivelato la Corte dei Conti che per questo nel dicembre 2007 ha chiamato Bassolino a risarcire il danno erariale (3,2 milioni di euro).
In coda alla relazione dell’ispettore sull’impresa Ericsson c’è il veleno: “……un particolare da attenzionare – scriveva Monsurrò – è questo: con l’ordinanza commissariale 290/2002, sul progetto Sirenetta, si abrogavano le penali in caso di ritardata consegna del lavoro”.
Nell’audizione parlamentare del 15 giugno 2005 l’ispettore Monsurrò raccontò persino che per le consulenze informatiche “era stato assunto il consulente del consulente”.
In totale, dal 21 febbraio 2001 al 24 novembre 2003 furono liquidati a 3 sole imprese 6 milioni di euro (spiccioli andarono a qualche privato) e da pagare, all’epoca, restavano altri 4,9 milioni.
Ma la pioggia di denaro, in quegli anni, impregnò i vestiti e riempì le tasche di un esercito di consulenti pubblici e privati: altri 6,8 milioni.

Il Sole 24 Ore è riuscito a visionare 333 mandati di pagamento a carico dell’esercizio finanziario 2004, con ordinativi di pagamenti emessi tra il 2001 e il 2003.
Molti nomi tra cui quelli del Rettore dell’Università di Salerno, Raimondo Pasquino, vicinissimo a Ciriaco De Mita, il quale, attraverso l’uomo di fiducia Angelo Montemarano, Assessore regionale alla Sanità, assicura l’asse di Governo in Campania tra le diverse anime del Partito Democratico.
A Pasquino sono andate decine di migliaia di euro. Per molti altri briciole: c’era chi si accontentava di poco più di 880 euro per la valutazione delle indagini condotte da altri organismi pubblici come l’Anpa.
Le parcelle d’oro venivano indirizzate, in particolare, su un nome e uno studio associato: il nome è quello dell’avvocato Enrico Soprano mentre lo studio associato e il Sad, dello stesso Soprano, Francesco Greco e Antonio Tuccillo, di Afragola come Bassolino e fratello del deputato PD Domenico Tuccillo, 48 anni, fedelissimo del Governatore.
Il nome di Soprano è famoso in Campania quanto l’omonima serie televisiva sulla famiglia mafiosa, che dal 2000 furoreggia negli Stati Uniti.
Nato a Napoli, 53 anni, è il super-consulente legale del Governatore, l’uomo senza il cui “si” Bassolino non firma neppure un autografo in regione.
È L’uomo sul quale, il 18 luglio 2006, di fronte ai procuratori della Repubblica di Napoli, Bassolino riversò tutte le responsabilità sul contratto firmato con Impregilo per la gestione del ciclo dei rifiuti.
Bassolino – indagato con altri per abuso, frode in forniture pubbliche e truffa e che per questo è chiamato a rispondere in udienza preliminare il 21 gennaio 2008 a Napoli – dichiarò testualmente: “…di non aver letto il contratto da me firmato….”.
Tanto sapeva che c’era il visto dell’avvocato Soprano.
Ebbene: per le consulenze al Commissariato per l’emergenza rifiuti – secondo quanto ha potuto visionare Il Sole 24 Ore - l’avvocato Soprano ha percepito centinaia di migliaia di euro in proprio o attraverso le fatturazioni intestate allo studio Sad.
La generosità in consulenze fa rima anche con alcune stranezze.
Antonio Tuccillo, dello studio Sad, secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, da una visura catastale di fine dicembre 2007, siede nel Cda della Pentar, una finanziaria di partecipazione registrata invero presso la Camera di commercio di Napoli nel luglio 2005:
nel suo oggetto sociale c’è l’acquisizione di quote, in Italia e all’estero, di altre imprese.
Presidente del collegio dei revisori - alla stessa data - era Luigi Soprano, commercialista e fratello di Enrico, con lo studio in via Melisurgo 4.
Sullo stesso piano c’è lo studio del fratello avvocato e la sede legale della Pentar il cui amministratore delegato era (sempre a fine anno) Maurizio Romiti, fratello di Piergiorgio ex Amministratore Delegato di Impregilo.
Impregilo si aggiudicò nel 1999 (il contratto poi venne sciolto nel 2005) attraverso Fibe e Fisia la gestione del ciclo dei rifiuti in Campania che prevedeva, tra l’altro, la costruzione di due termovalorizzatori.
Stranezze delle quali il Consigliere Regionale di AN, Crescenzio Rivellini, ha chiamato, in una interrogazione, a rispondere il Governatore che, travolto dall’ennesima e drammatica emergenza, per ora tace.


Articolo di Roberto Galullo de “Il Sole 24 Ore” di Sabato 12 Gennaio 2008

domenica 13 gennaio 2008

Rifiuti: la "stretta di vite" del Governo è una minestrina riscaldata

Martedì scorso il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, al termine di una riunione di tre ore, ha annunciato le decisioni del Governo per affrontare e risolvere l’emergenza rifiuti in Campania.

Schematizzando, i punti essenziali delle scelte del Governo sono i seguenti:

1) la Campania sarà dotata "di almeno tre termovalorizzatori o gassificatori" ad Acerra, Santa Maria La Fossa e Salerno;

2) i comuni della Campania dovranno disporre ed attuare in quattro mesi un piano di raccolta differenziata dei rifiuti, pena il loro commissariamento;

3) l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro sarà il nuovo “super-commissario” straordinario per i rifiuti in Campania per un periodo di quattro mesi;

4) il piano operativo per assicurare lo smaltimento dei rifiuti e il superamento dell’emergenza, prevede l’utilizzazione dei siti immediatamente utilizzabili previsti dalla legge 87 del 2007 (Serre in provincia di Salerno, Savignano Irpino in provincia di Avellino, Terzigno in provincia di Napoli e Sant'Arcangelo Trimonte in provincia di Benevento), a cui “se ne aggiungeranno altri individuati dalle autorità competenti";

5) verranno utilizzate le forze armate per sgomberare le strade dall'immondizia accumulata;

6) sono state invitate le altre regioni italiane a farsi carico, almeno in parte, dei rifiuti della Campania.

Sembra finalmente che il Governo abbia posto in essere il tanto invocato “giro di vite” per risolvere, con una strategia a breve ed un’altra a medio periodo il problema dei rifiuti in Campania. Le reazioni delle forze politiche sono state generalmente positive, plaudendo in particolare alla scelta di ridare responsabilità agli enti locali, uscendo dalla logica del commissariamento, per garantire l'autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti. Scelte queste, che consentirebbero di guardare con più fiducia al presente e al futuro.

Ma al di là della prosopopea del mezzi d’informazione, c’è da domandarsi se davvero le decisioni del Governo siano sufficienti per avviare a una soluzione definitiva il problema.

Sfortunatamente a ben vedere ci sembra che ancora una volta si voglia mettere una toppa su di una grossa falla, senza rendersi conto che l’acqua continua ad entrare da altre parti.

Lo situazione è infatti ben più complessa.

A livello nazionale la camorra domina il traffico dei rifiuti tossici e nocivi e anche alcuni imprenditori non appartenenti alla criminalità organizzata ricorrono, per risparmiare, alla gestione illegale dei rifiuti;

A livello regionale le conseguenze delle scelte fatte dalla classe politica hanno determinato una situazione di emergenza che non ha più il carattere dell’eccezionalità creando dei danni enormi dal punto di vista ambientale e sanitario.

Il modello di partenza implicherebbe un intervento su tre ambiti generali:

a. L’attuazione del ciclo ordinario dei rifiuti;

b. La bonifica dei siti inquinati;

c. La lotta ai traffici e agli sversamenti di rifiuti nocivi verso la Campania e alle infiltrazioni camorristiche nel sistema della gestione dei rifiuti.

Ci sembra che il Governo abbia cercato di risolvere (e male) solo il primo dei problemi, trascurando ancora gli altri due punti. In particolare le misure del Governo non sono state innovative e risolutrici ma proposte che il popolo campano conosceva già da tempo e che la classe politica campana non è stata mai capace di attuare.

Cerchiamo ora di capire, punto per punto, perché ancora una volta le iniziative intraprese da Prodi non sembrano sufficienti a traghettare la regione definitivamente fuori dall’emergenza.

1) Molti esponenti politici hanno lodato il Presidente del Consiglio per l’individuazione di non di uno, ma di ben tre termovalorizzatori.

Nulla di nuovo sotto il sole, per quanto riguarda Acerra e Santa Maria La Fossa sono mesi che si attende l’apertura del primo e l’inizio dei lavori per il secondo. Si sa inoltre che il sindaco di Salerno, De Luca, ha pubblicamente chiesto da molti mesi la costruzione di un impianto nella sua città e quindi sembra che il Governo abbia finalmente deciso di accogliere la sua richiesta.

Ci domandiamo però come mai, se le decisione sulla localizzazione dei siti era stata già presa, finora non si sono realizzati i termovalorizzatori? È forse esclusivamente colpa della popolazione che li osteggia? Difficile da dire, visto che ad Acerra i lavori sono in fase molto avanzata e anzi, non si capisce bene ancora quali sono i motivi della ritardata apertura, programmata originariamente per ottobre 2007. Ci viene quindi il ragionevole dubbio se questo termovalorizzatore verrà mai aperto, visto che, nonostante l’emergenza, si va avanti a passo di lumaca.

Ma c’è di più. Chi segue i nostri scritti, sa bene che l’individuazione del sito di S. Maria la Fossa per il secondo inceneritore suscita molti dubbi, visto che sarebbe a soli 20 km da quello di Acerra e che, negli immediati dintorni, sono localizzati ben cinque dei sette impianti di CDR della Regione. Senza contare che lo stabilimento di Acerra è un vero e proprio ecomostro, visto che a regime riuscirebbe a trattare quasi 2000 tonnellate di rifiuti al giorno, quando gli altri impianti presenti sul territorio nazionale, mediamente, si aggirano su una combustione giornaliera con picchi massimi di 300 o 400 tonnellate.

Vogliamo inoltre ricordare che Acerra è un’area già accertata ad elevato rischio di crisi ambientale con D.C.d.M. 26/2/1987, molto inquinata e ad elevata mortalità tumorale. E’ necessario partire immediatamente con le bonifiche di quella zona, un diritto riconosciuto ad Acerra e relativo circondario dall’art. 17 del decreto Ronchi e dalle stesse ordinanze governative (n. 2948/99 art. 7) ed è inaccettabile che le Autorità non abbiano neanche annunciato azioni volte al recupero di un’area che era tra le più fertili e produttive dell’intera Campania.

Molti dei nostri lettori ci domandano come mai non si parla affatto di tecnologie pulite, quali la bioessiccazione in particolare, che sembrerebbe essere il futuro dello smaltimento dei rifiuti.

La nostra interpretazione ancora una volta è ancora provocatoria, poiché sarebbe come chiedere una Ferrari, quando il Governo non riesce nemmeno a darci una Cinquecento. Sarebbe davvero bello se il nostro Governo volesse e potesse attuare un piano di gestione rifiuti alternativo, ma per il momento accontentiamoci della Cinquecento e navighiamo a vista. Siamo caduti talmente in basso che la realtà supera ogni nostra fervida immaginazione. Addirittura gli stessi addetti ai lavori fanno fatica ad accettare la realtà tanto essa è dura e cruda.

2) Parliamo ora dei comuni. Tra le disposizioni contenute nella Legge Regionale n.19 del 3 aprile 2007 vi è stata la creazione degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) per la raccolta dell’immondizia. Si è deciso a tavolino che gli ATO coincidessero con la province della Campania senza ragionare su quali dovessero essere le dimensioni ottimali, per numero degli abitanti e per conformazione del territorio, per la creazione della filiera per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Una decisione paradossale, visto che la sola provincia napoletana produce i 2/3 del volume complessivo dei rifiuti della Regione. Si è pensato quindi di creare un super-Ato responsabile per oltre 3 milioni di abitanti, praticamente ingestibile, ma anche due mini-Ato, in Irpinia e nel Sannio, fatti per appagare gli appetiti dei potentati politici locali.

I nodi sono quindi venuti al pettine e infatti degli ATO, che sarebbero dovuti diventare operativi nel gennaio 2008, se n’è perduta traccia. Inoltre, con la creazione degli ATO i comuni non venivano presi in considerazione nel meccanismo della raccolta. Il che era un errore molto grave poiché senza responsabilizzare i sindaci verso i propri elettori, si andava a recidere il rapporto fiduciario che l’amministratore locale deve avere verso il suo elettorato. Se ad esempio un cittadino nota che il comune adiacente è più pulito o fa pagare meno tasse per la raccolta, saprà che la responsabilità della cattiva gestione nel proprio comune appartiene al sindaco.

La domanda che ci poniamo è quindi se con le recenti misure, il Governo abbia deciso di disconoscere la regolamentazione regionale esistente.

Il dubbio che a questo punto sorge però, è se sia giusto far sobbarcare tutta la responsabilità per la risoluzione strutturale dell’emergenza ai comuni. Questi hanno solo 60 giorni per redigere i loro piani di smaltimento dei rifiuti e altri 60 per attuarli, pena il commissariamento. Questo cosa vuol dire? Quanti comuni riusciranno a mettersi in regola? Secondo noi ben pochi. Quindi vuol dire che tra 120 giorni molte amministrazioni verranno commissariate? Ma allora il commissariamento di De Gennaro terminerà tra 120 giorni e subito dopo ne inizieranno altri? Un vero e proprio ginepraio da cui non si esce perché strutturalmente si continua a non prevedere degli ambiti di smaltimento di dimensioni equilibrate. Il tutto quando anche la legge 87/2007 aveva individuato le province come enti territoriali di riferimento: decisione sbagliata e frettolosa in quanto duplicava le competenze in materia tra regione e province e creava situazioni di confusione ulteriore. Insomma il caos organizzativo non finisce qui!

3) Ma dire del nuovo commissariamento? Perché ora si parla di super-commissariamento? Ha poteri che altri commissari non avevano? Ma gli altri commissari non avevano già ampi poteri? Inoltre il commissariamento doveva terminare alla fine del 2007, poi doveva durare fino a novembre 2008 e ora ci dicono che concluderà i lavori a fine aprile 2008. Secondo quali scelte programmatiche si prendono decisioni così delicate? Cosa spinge il Governo italiano a cambiare strategie così in fretta?

Non abbiamo nulla da ridire sulla scelta del dottor De Gennaro (o forse era meglio chiamare direttamente San Gennaro?), che è una persona competente e preparata, ma ci sarebbe molto da discutere sui tempi del commissariamento. I quattro mesi basteranno (forse) a raccogliere i rifiuti dalle strade con l’apertura di nuove discariche, ma oramai il problema è ben più radicato e profondo. Occorre una pianificazione a lungo termine per poter uscire davvero e definitivamente da tale emergenza, altrimenti due o tre volte l’anno ci troveremo sempre davanti alla medesima situazione. Il tutto mentre fiumi di denaro verranno sperperati per attuare un ciclo completo di rifiuti che mai partirà e, come dice l’amico Luigi Malfi, piramidi di ecoballe faranno invidia alle quelle egiziane con il Presidente-Faraone Bassolino che finirà per offuscare la figura di Cheope!

4) Per quanto riguarda l’individuazione dei siti, il Governo non ha fatto altro che rifarsi a quelli elencati nella legge 87/2007 quindi ancora una volta nulla di nuovo sotto al sole. Ci domandiamo però come mai, in sei mesi l’unica discarica aperta è stata quella di Serre, in località Macchia Soprana; l’unica attualmente attiva in Campania e che sarà esaurita entro marzo 2008. Come mai le altre non sono state aperte e perché le affermazioni di Prodi sono state presentate come un’azione risolutiva, quando invece si sapeva da mesi dove dovevano farsi le discariche?

Rimane però da scoprire perché si è deciso di riaprire la discarica a Pianura. Ci sembra che il Governo navighi a vista e prenda delle decisioni che poi non sa o non vuole portare avanti.

Perché incaponirsi su questi siti, quando si sa che anche gli abitanti di Terzigno, saranno pronti a scendere in campo per difendere il loro territorio?

Perché invece non considerare i luoghi individuati dal prof. De Medici nel febbraio 2007: le aree intorno a Vallesaccarda, Vallata, Lacedonia e Bisaccia; zone che si sarebbero messe a norma nel giro di 20 giorni, che hanno un impatto ambientale limitato e che sono ben collegate?

L'allocazione urgente, quindi, di tutti i rifiuti fin qui prodotti, potrebbe risolversi in breve termine con l'utilizzo di queste estese aree argillose, prive di urbanizzazioni, di coltivazioni pregiate e di circolazione idrica sotterranea di rilievo, ben collegate da reti stradali e con potenzialità di inquinamento ridotte al minimo.

Perché preferire siti la cui apertura richiederebbe ancora dei mesi e scontri con la popolazione locale?

La risposta che gira “nei corridoi della politica” è che alcune personalità, che hanno creato la loro forza proprio in quelle aree, stanno osteggiando l’individuazione di tali siti per mantenere quei consensi politici che, viceversa, andrebbero persi. È giusto che per i soliti motivi clientelari ne debba pagare le conseguenze l’intera popolazione campana e italiana?

5) Parliamo ora dell’invio dell’Esercito. I nostri soldati sono certamente i benvenuti, ma per quale motivo chiamare loro, che di mestiere certamente non devono raccogliere immondizia, e non cercare invece di valorizzare le nostre risorse? Ad esempio gli oltre 2.000 lavoratori, un piccolo reggimento, in cui si sovrappongono gestioni comunali, appaltatori privati, consorzi a cui i comuni non hanno mai voluto cedere le competenze e, dulcis in fundo, LSU (lavoratori socialmente utili) assunti sia dalle giunte di destra sia dalle giunte di sinistra: tutti ingannati con la promessa di lavorare a una raccolta differenziata che non si è mai fatta e che oggi percepiscono uno stipendio di 1.500 euro al mese senza fare nulla. Perché non iniziare sfruttare le risorse nostre interne?

Perché invece non utilizzare l’esercito per presidiare le maggiori arterie che i camion della camorra percorrono per effettuare poi i loro sversamenti abusivi? In particolare, l'autostrada A1 e l’A16, la S.S. “Domitiana” e intorno a Napoli, l’Asse Mediano e la S.S. 7 bis. Sono sostanzialmente solo queste le strade battute dai camion dei rifiuti, in particolare: le autostrade e la Domitiana per il trasporto dal Nord e l'Asse Mediano e la 7 bis per gli sversamenti abusivi. Basterebbe predisporre un fitto pattugliamento all’ingresso dei caselli autostradali e lungo le arterie principali sovraesposte per combattere efficacemente il fenomeno e ridurre l’impatto dell’inquinamento sul territorio regionale.

6) Perché “esportare” i rifiuti nelle altre regioni italiane che, a nostro avviso, fanno bene a dare una disponibilità limitata?

Tutti sappiamo che per l’italiano medio “il napoletano” è sinonimo di inciviltà, superficialità, trascuratezza e dell’arte di arrangiarsi. La scelta di portare fuori regione l’immondizia campana rischia solo di fomenta tali tesi nell’immaginario collettivo degli altri italiani, oltre che creare situazioni di tensione.

È noto a tutti che la prima nave carica di rifiuti diretta in Sardegna è stata bloccata all’interno del porto di Cagliari da manifestanti che non volevano la “munnezza dei napoletani” e che solo dopo molte ore, il convoglio di camion, sotto scorta, si è potuto dirigere nella discarica di destinazione. A chi giova questa strategia? Ci sembra che questa sia solo una lotta la massacro.

La strategia adottata dal Governo Prodi è quindi destinata ancora una volta ad incidere nel breve periodo sulla raccolta dell’immondizia, ma non a risolvere alla radice il problema, lasciando quindi aperti molti interrogativi sulle emergenze che si potranno ripresentare in futuro con la medesima, se non ben maggiore, virulenza. Non vi è traccia infatti nelle dichiarazioni del Presidente del Consiglio di interventi di bonifica del territorio, quanto mai urgenti in particolare nelle aree di Acerra, Giugliano, Aversa, Villaricca; non si annuncia una decisa lotta alle attività di sversamento illegale della camorra; non si fa alcuna menzione della costruzione di impianti di compostaggio, per il trattamento della frazione organica dei rifiuti, lasciando intendere che basterà costruire tre termovalorizzatori (in quanto tempo poi?) per risolvere tutta la questione.

Rimane ulteriormente irrisolto il nodo delle 5 milioni di tonnellate di ecoballe sparse sul nostro territori, una vera e propria emergenza nell’emergenza. Spazi ampissimi occupati da enormi piramidi di rifiuti, coperte da teloni neri e poggiate su di una soletta in cemento. Materiale combustibile, ma che, lo ricordiamo ancora una volta, non è a norma per poter essere bruciato nei termovalorizzatori e che richiede ulteriori esborsi e anni per poter essere smaltito.

Ciò che è manca a nostro avviso è la volontà di incidere sulle cause strutturali della questione. Continuiamo a pagare l’immobilismo, l’incapacità e la miopia della classe politica campana, oltre che dei commissari, i quali sono stati a malapena capaci di fronteggiare le emergenze, ma non di attuare una seria politica e programmazione a medio e lungo termine. Queste sono le vere cause del disastro in cui oggi versiamo.

Cosa ci resta da fare quindi?

Una piccola speranza ci è data dalla Commissione Europea che, entro gennaio, minaccia di passare alla seconda fase della procedura di infrazione avviata nei confronti del nostro Paese, laddove le argomentazioni presentate dal Governo a giustificazione della situazione non siano considerate sufficienti.

Pia Bucella, Direttrice alla Direzione Generale Ambiente e Responsabile della Comunicazione e degli Affari Giuridici della Commissione Europea avverte che il Governo italiano rischia di ricevere una nuova, severa lettera di richiamo; poi, se non ottempererà agli obblighi previsti,entro un mese, la Commissione potrà adire la Corte di Giustizia. Nel caso la Corte condannasse l'Italia, la Ue dovrebbe valutare quali misure adottare. Certamente non sarà più possibile impegnarsi formalmente, ma verrà stilato un cronoprogramma rigido che imporrà, per esempio, un bilancio di Governo vincolato, in due mesi il completamento delle operazioni di esproprio dei suoli, in tre la pubblicazione del bando di gara e per ogni fase il monitoraggio serrato della Ue.

Praticamente si avrebbe una specie di Commissario Europeo che forse, considerati i tempi e l’acclarata incapacità della classe politica di casa nostra, potrebbe essere davvero l’ultima ancora di salvezza. È triste ammetterlo ma ancora una volta sembra che ci si debba affidare ad un deus ex machina esterno per tirarci fuori dai guai. Ci auguriamo che, nelle more di queste procedure, la Campania sappia esprimere da sola un leader che sappia motivare e traghettare la popolazione al di là del guado.

Buona fortuna a tutti noi!

Centro culturale VivaCampaniaViva

I fondatori: Luigi Esposito e Mario de Riso di Carpinone