Al Sig. Presidente della Repubblica italiana On. Giorgio Napolitano
I sottoscritti cittadini espongono alla Sv. Ill.ma quanto segue:
premesso
che Napoli e la Campania sono definitivamente in ginocchio. La “crisi rifiuti” ha determinato una catastrofe ambientale senza precedenti per il mondo civile di dimensioni, attualmente, ignote anche ai paesi appartenenti alla aree cosiddette in via di sviluppo;
che, in concomitanza con la crisi della gestione del ciclo rifiuti, l’incidenza, in Campania, della malattie tumorali, respiratorie e delle malformazioni neonatali è spaventosamente cresciuta come reiteratamente denunziato dai responsabili delle strutture sanitarie, di ricerca scientifica ed oncologica operanti sul territorio regionale;
che tale inammissibile fenomeno perdura da oltre dieci anni e, quindi, del tutto impropriamente continua a definirsi emergenza rifiuti quel che, invece, più correttamente dovrebbe definirsi endemia rifiuti;
che il malgoverno del ciclo rifiuti in Campania ha certamente arricchito e fatto proliferare la camorra – come ha confermato con grande allarme il Prefetto della provincia di Napoli dott. Pansa, ex commissario straordinario “ ad interim” dell’emergenza rifiuti in Campania – e secondo quanto emerge dalle stesse indagini della magistratura di S.Maria Capua vetere in cui sono rimasti coinvolti anche esponenti diessini locali;
che la Procura della Repubblica di Napoli ha richiesto il rinvio a giudizio del Presidente della regione Campania Antonio Bassolino, all’esito dell’attività di indagine condotta in ordine alla gestione dello smaltimento dei rifiuti sul territorio regionale, per il reato di truffa ai danni dello stato e per altri reati ambientali;
che le fattispecie di reato ipotizzate dall’ufficio inquirente hanno anche già trovato incidentale conferma nei provvedimenti nel frattempo emessi dagli organi deputati alla verifica giurisdizionale ( Giudice delle indagini preliminari e Tribunale del riesame) ;
che la stampa cittadina ha dato grande risalto alla motivazione dell’ordinanza con la quale il Gip del Tribunale di Napoli dott.ssa Rosanna Saraceno ha autorizzato il sequestro di nove siti di stoccaggio e di tre milioni di ecoballe. Per il giudice - che accoglie le conclusioni dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo - quei siti sono nient’altro che discariche a cielo aperto, «devastanti per il territorio e per la salute umana», mentre le ecoballe sono un ammasso di «rifiuti indifferenziati». Una realtà - aggiunge il Gip - nota a tutti. Tanto che se ne discuteva anche in Regione, in presenza di soggetti politici i quali erano pienamente a conoscenza di quanto accadeva e non hanno posto in essere alcuna condotta – cui pure erano doverosamente tenuti ( art. 361 cp. omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale )– per impedire l’accaduto;
che il presidente della regione Campania, interpellato dai magistrati inquirenti nel corso di interrogatorio di persona sottoposta ad indagine, ha candidamente ammesso di avere “firmato atti senza leggerli”, disconoscendo qualsivoglia responsabilità giuridica sulla scorta di singolare assunto, riconoscendo soltanto eventuali responsabilità politiche;
che per una condotta molto meno avventata un dirigente di qualsivoglia piccola, grande o media
azienda sarebbe stato immediatamente licenziato in tronco;
che il medesimo Presidente della Regione Campania, una volta appresa la notizia della avvenuta
richiesta di rinvio a giudizio, certamente non brillando, nella circostanza, per sensibilità istituzionale, ha attaccato il Procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Napoli affermando che, avendo costui rilasciato dichiarazioni sulla vicenda alla stampa, “il Procuratore esprime opinioni fuori dagli atti”;
che bene ha fatto il dottor Lepore a rispondere in modo pacato che “lui gli atti li conosce per avere svolto le indagini e, quindi non parla a vanvera”;
che desta significativo allarme, però, che il titolare di un alto incarico istituzionale, sottoposto ad indagine per fatti concernenti l’esercizio delle sue attribuzioni istituzionali, attacchi il capo dell’ufficio inquirente che esercita l’azione penale nei suoi confronti riguardo a fatti che implicano
gravissime responsabilità certamente politiche, ed eventualmente anche penali. Tanto senza che l’organo di autogoverno dei giudici - da Ella autorevolmente presieduto - e gli stessi organismi rappresentativi della magistratura alzino una voce a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza dei magistrati impegnati nella delicatissima opera di accertamento delle responsabilità personali inerenti la delicatissima vicenda della crisi rifiuti in Campania ed il sistema che sovrintende il governo della cosa pubblica in Campania;
che l’intervento degli organismi di autogoverno e di rappresentanza della magistratura si rivela, nella fattispecie, ancora più opportuno considerato che ricorrono, insistenti sulla stampa, le voci di un depotenziamento della sezione reati ambientali ed urbanistici della Procura di Napoli per effetto dell’allontanamento di un cospicuo numero di magistrati;
che si trovano in giacenza sul territorio regionale oltre cinque milioni di ecoballe. Una montagna di immondizia che per essere bruciata, ad avviso dell’ex presidente della commissione parlamentare d’inchiesta Paolo Russo – occuperebbe un inceneritore per quarantacinque anni consecutivi. Si pensi ai circa 7.000.000. mc di rifiuti all’interno delle stesse contenuti. Si tratta di veri e propri incubatori virali e batteriologici esposti ad ogni sorte di fattori climatici. Per avere una idea ancora più precisa dell’immane quantitativo di veleni, presenti in ogni angolo della Campania, si ponga mente soltanto al fatto che per rimuovere e trasportare altrove questo oceano di nefandezze sarebbero necessari più di 350.000 autotreni;
che sono 2316 i lavoratori socialmente “inutili” assunti dal Commissariato di governo per la crisi rifiuti nei consorzi di bacino per la raccolta e lo smaltimento - pagati per 14 mensilità senza che, alla maggior parte di loro, sia stata neppure mai assegnata una mansione;
che un figlio del Presidente della Regione Campania presta la sua mirabile opera professionale nell’ambito di istituti di credito internazionali quale responsabile per l’Italia dei rapporti con gli enti locali;
che la regione Campania ha affidato a tali banche d’affari imponenti operazioni finanziarie, in particolare ristrutturando, a più riprese, con tali istituti il vertiginoso debito dell’ente regionale;
che, all’esito di tali operazioni, deliberate dalla giunta presieduta dall’On. Antonio Bassolino, l’ente regionale resterà indebitato nei secoli a venire con i prestigiosi istituti londinesi presso i quali presta la propria opera il delfino del governatore;
che da notizie di stampa risulta che la giunta della Regione Campania ha stipulato esclusivamente con due banche, la Merryl Lynch e l’Ubs, senza alcun previo espletamento di gara tra una pluralità di istituti competitori e senza che il consiglio regionale ne fosse informato, una prima operazione di ristrutturazione del debito dell’ente detta “swap” per un ammontare di 1185 milioni di euro;
I sottoscritti cittadini espongono alla Sv. Ill.ma quanto segue:
premesso
che Napoli e la Campania sono definitivamente in ginocchio. La “crisi rifiuti” ha determinato una catastrofe ambientale senza precedenti per il mondo civile di dimensioni, attualmente, ignote anche ai paesi appartenenti alla aree cosiddette in via di sviluppo;
che, in concomitanza con la crisi della gestione del ciclo rifiuti, l’incidenza, in Campania, della malattie tumorali, respiratorie e delle malformazioni neonatali è spaventosamente cresciuta come reiteratamente denunziato dai responsabili delle strutture sanitarie, di ricerca scientifica ed oncologica operanti sul territorio regionale;
che tale inammissibile fenomeno perdura da oltre dieci anni e, quindi, del tutto impropriamente continua a definirsi emergenza rifiuti quel che, invece, più correttamente dovrebbe definirsi endemia rifiuti;
che il malgoverno del ciclo rifiuti in Campania ha certamente arricchito e fatto proliferare la camorra – come ha confermato con grande allarme il Prefetto della provincia di Napoli dott. Pansa, ex commissario straordinario “ ad interim” dell’emergenza rifiuti in Campania – e secondo quanto emerge dalle stesse indagini della magistratura di S.Maria Capua vetere in cui sono rimasti coinvolti anche esponenti diessini locali;
che la Procura della Repubblica di Napoli ha richiesto il rinvio a giudizio del Presidente della regione Campania Antonio Bassolino, all’esito dell’attività di indagine condotta in ordine alla gestione dello smaltimento dei rifiuti sul territorio regionale, per il reato di truffa ai danni dello stato e per altri reati ambientali;
che le fattispecie di reato ipotizzate dall’ufficio inquirente hanno anche già trovato incidentale conferma nei provvedimenti nel frattempo emessi dagli organi deputati alla verifica giurisdizionale ( Giudice delle indagini preliminari e Tribunale del riesame) ;
che la stampa cittadina ha dato grande risalto alla motivazione dell’ordinanza con la quale il Gip del Tribunale di Napoli dott.ssa Rosanna Saraceno ha autorizzato il sequestro di nove siti di stoccaggio e di tre milioni di ecoballe. Per il giudice - che accoglie le conclusioni dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo - quei siti sono nient’altro che discariche a cielo aperto, «devastanti per il territorio e per la salute umana», mentre le ecoballe sono un ammasso di «rifiuti indifferenziati». Una realtà - aggiunge il Gip - nota a tutti. Tanto che se ne discuteva anche in Regione, in presenza di soggetti politici i quali erano pienamente a conoscenza di quanto accadeva e non hanno posto in essere alcuna condotta – cui pure erano doverosamente tenuti ( art. 361 cp. omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale )– per impedire l’accaduto;
che il presidente della regione Campania, interpellato dai magistrati inquirenti nel corso di interrogatorio di persona sottoposta ad indagine, ha candidamente ammesso di avere “firmato atti senza leggerli”, disconoscendo qualsivoglia responsabilità giuridica sulla scorta di singolare assunto, riconoscendo soltanto eventuali responsabilità politiche;
che per una condotta molto meno avventata un dirigente di qualsivoglia piccola, grande o media
azienda sarebbe stato immediatamente licenziato in tronco;
che il medesimo Presidente della Regione Campania, una volta appresa la notizia della avvenuta
richiesta di rinvio a giudizio, certamente non brillando, nella circostanza, per sensibilità istituzionale, ha attaccato il Procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Napoli affermando che, avendo costui rilasciato dichiarazioni sulla vicenda alla stampa, “il Procuratore esprime opinioni fuori dagli atti”;
che bene ha fatto il dottor Lepore a rispondere in modo pacato che “lui gli atti li conosce per avere svolto le indagini e, quindi non parla a vanvera”;
che desta significativo allarme, però, che il titolare di un alto incarico istituzionale, sottoposto ad indagine per fatti concernenti l’esercizio delle sue attribuzioni istituzionali, attacchi il capo dell’ufficio inquirente che esercita l’azione penale nei suoi confronti riguardo a fatti che implicano
gravissime responsabilità certamente politiche, ed eventualmente anche penali. Tanto senza che l’organo di autogoverno dei giudici - da Ella autorevolmente presieduto - e gli stessi organismi rappresentativi della magistratura alzino una voce a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza dei magistrati impegnati nella delicatissima opera di accertamento delle responsabilità personali inerenti la delicatissima vicenda della crisi rifiuti in Campania ed il sistema che sovrintende il governo della cosa pubblica in Campania;
che l’intervento degli organismi di autogoverno e di rappresentanza della magistratura si rivela, nella fattispecie, ancora più opportuno considerato che ricorrono, insistenti sulla stampa, le voci di un depotenziamento della sezione reati ambientali ed urbanistici della Procura di Napoli per effetto dell’allontanamento di un cospicuo numero di magistrati;
che si trovano in giacenza sul territorio regionale oltre cinque milioni di ecoballe. Una montagna di immondizia che per essere bruciata, ad avviso dell’ex presidente della commissione parlamentare d’inchiesta Paolo Russo – occuperebbe un inceneritore per quarantacinque anni consecutivi. Si pensi ai circa 7.000.000. mc di rifiuti all’interno delle stesse contenuti. Si tratta di veri e propri incubatori virali e batteriologici esposti ad ogni sorte di fattori climatici. Per avere una idea ancora più precisa dell’immane quantitativo di veleni, presenti in ogni angolo della Campania, si ponga mente soltanto al fatto che per rimuovere e trasportare altrove questo oceano di nefandezze sarebbero necessari più di 350.000 autotreni;
che sono 2316 i lavoratori socialmente “inutili” assunti dal Commissariato di governo per la crisi rifiuti nei consorzi di bacino per la raccolta e lo smaltimento - pagati per 14 mensilità senza che, alla maggior parte di loro, sia stata neppure mai assegnata una mansione;
che un figlio del Presidente della Regione Campania presta la sua mirabile opera professionale nell’ambito di istituti di credito internazionali quale responsabile per l’Italia dei rapporti con gli enti locali;
che la regione Campania ha affidato a tali banche d’affari imponenti operazioni finanziarie, in particolare ristrutturando, a più riprese, con tali istituti il vertiginoso debito dell’ente regionale;
che, all’esito di tali operazioni, deliberate dalla giunta presieduta dall’On. Antonio Bassolino, l’ente regionale resterà indebitato nei secoli a venire con i prestigiosi istituti londinesi presso i quali presta la propria opera il delfino del governatore;
che da notizie di stampa risulta che la giunta della Regione Campania ha stipulato esclusivamente con due banche, la Merryl Lynch e l’Ubs, senza alcun previo espletamento di gara tra una pluralità di istituti competitori e senza che il consiglio regionale ne fosse informato, una prima operazione di ristrutturazione del debito dell’ente detta “swap” per un ammontare di 1185 milioni di euro;
che il regolamento ministeriale numero 389 dell’1.12.03 prevede per gli “swap”, come quello della regione Campania, l’obbligo di affidare ad ogni banca un massimo del 25% dell’ammontare del debito;
che, allo stato, non esiste in Campania una legge regionale in materia di finanza derivata che deroghi il citato regolamento ministeriale;
che, dalle notizie di stampa, emerge che esistono forti disparità tra la delibera di giunta regionale
numero 735 del 22 maggio 2004 ed i contratti firmati con le banche d’affari Merril Lynch ed Ubs, in merito ai tassi d’interesse che la Regione Campania si è obbligata a pagare agli istituti di credito e, che tali disparità comporterebbero un maggiore onere per la regione Campania pari a circa dieci milioni di euro;
che l’ente regionale ha stipulato operazioni di ristrutturazione del debito regionale anche successive al primo contratto sopramenzionato determinando, in tal modo, la spaventosa lievitazione dei costi per interesse che il popolo campano si ritrova impegnato a corrispondere alle citate banche d’affari straniere;
che, nel frattempo, anche per effetto di tali operazioni di ingegneria finanziaria, continuano le predatorie politiche mediante le quali i consiglieri regionali perseguono la crescita ed il rafforzamento del loro bacino di consenso personale, distribuendo risorse e benefici ad inesauribili stuoli di clientes;
che le spese di rappresentanza del Presidente della Giunta regionale della Campania, stando alle voci di bilancio del 2004, ammontano a circa € 962.506. all’incirca “dodici volte” più di quanto è stato assegnato nel 2006 alla voce spese di rappresentanza del Presidente della Repubblica federale tedesca;
che la regione Campania conta 6685 dipendenti, uno ogni 866 abitanti;
che fino all’esplosione dello scandalo sulla stampa, il consiglio regionale della Campania aveva istituito fino a 18 commissioni inventate per dispensare presidenze, autoblu, ed un po’ di soldi ad
amici ed esponenti dell’opposizione. Si è arrivati fino all’impudenza di istituire una commissione ordinaria sul mare ed una speciale sul Mediterraneo;
che la sede della regione Campania a New York pesa sul già precario bilancio dell’ente per la modica cifra di 1.140.00 € all’anno. Stando alle dichiarazioni rese dalla sig.ra Mastella – al secolo On. Alessandrina Lonardo, Presidente del Consiglio Regionale della Campania - in occasione del faraonico viaggio a New York della delegazione regionale dalla medesima capeggiato per il Columbus day, tale costosissima rappresentanza all’estero non si comprende a cosa sia realmente servita “se il responsabile viene soltanto alcuni giorni al mese”, “ la struttura funziona soltanto con tre addetti contrattualizzati”, pagati per organizzare eventi domestici dove tra il pubblico è difficile rintracciare non soltanto americani ma anche “alcuno che parli veramente inglese”;
che sulla questione della rappresentanza a New York della regione Campania è in corso una indagine della magistratura partenopea;
che il presidente del consiglio regionale della Campania – On. Sandra Lonardo in Mastella – ha guidato a New York - nell’autunno 2006 - una delegazione di 160 persone ( presidenti provinciali, sindaci, assessori, addetti stampa più un certo numero di mogli) costata la modica cifra di 680.000 euro, di cui 250.000 stanziati dalla cinque province campane e 300.000 presi dai fondi comunitari destinati ai POR Progetti operativi regionali;
che lo scandalo dell’ecomostro di Alimuri di proprietà di Anna Normale, imprenditrice e moglie dell’assessore regionale Cozzolino, diessino e bassoliniano doc, grida vendetta da tutti i punti di vista. L’ On. Rutelli ha parlato di “patto storico” ed ha ragione perché come ha detto il professor Villone, senatore della sinistra democratica (di recente scissasi dai Ds), si tratta di un “regalo ai privati” e “premia chi ha fatto una pura speculazione immobiliare” (Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente). Mai, nella lotta agli abusi ed alle mostruosità edilizie si era giunti a tanto, mai. Mai nessuno aveva pensato di far pagare allo Stato le spese di demolizione di un ecomostro, di tutelare i proprietari consentendo loro di costruire un altro albergo con la stessa mastodontica cubatura in zona limitrofa e sempre sul mare, di rinunciare all’uso pubblico (almeno parziale) della spiaggia di Alimuri, di tenere fuori da tutta la faccenda le associazioni ambientaliste;
che mai, prima che tale ceto politico governasse la Campania, la disciplina urbanistica e, quindi la legge dello Stato, aveva formato oggetto di negoziazione tra le istituzioni e gli speculatori;
che quei poveracci, drammaticamente truffati a Casalnuovo di Napoli, hanno ragione a pensare che, non avendo parenti nell’establishment regionale, si sono visti preclusi qualsivoglia margine di negoziazione ed hanno ineluttabilmente assistito all’abbattimento delle abitazioni acquistate a costo di pesanti sacrifici e rinunce;
che il raffronto di tali vicende è inconfutabile espressione anche di un grave fenomeno culturale. Lo scempio del territorio campano quale sintomo dell’assoluta mancanza di senso civico, di senso della legalità, di rispetto dei siti storici, artistici o paesaggistici ma, soprattutto assenza di amore per la bellezza non soltanto da parte del popolo ma soprattutto da parte di un classe politica usuraia e di un ceto imprenditoriale predone, tra di loro intimamente legati;
tanto premesso
i sottoscritti rivolgono istanza a questo Ecc.Mo Presidente della Repubblica affinché, facendo ricorso alle prerogative che l’art. 126 della Costituzione assegna alla S.V. Ecc.ma voglia disporre lo scioglimento del Consiglio della Regione Campania e la rimozione del Presidente della Giunta regionale On. Antonio Bassolino per avere i medesimi posto in essere atti contrari agli artt.28, 32, 54 2 comma della Costituzione e gravi violazioni di legge, in particolare concernenti fattispecie delittuose in materia di tutela del patrimonio dello stato e della regione ( art. 640 2 comma cp.) in materia di reati ambientali, di attentato alla salute dei cittadini o di deturpamento del patrimonio storico e paesaggistico, di disastro o epidemia colpose o di reati di pericolo comune ed in materia di violazioni contabili.
Si formula, pertanto, la presente richiesta, invocando che la Sv. si determini ad esercitare le prerogative che la Costituzione Le conferisce.
Tanto si auspica attesa l’eccezionale gravità del disastro ambientale, civile ed etico in cui versa il popolo campano ed atteso che gli addebiti che le Procure territorialmente competenti muovono nei confronti di diversi esponenti di rilievo dell’establishment regionale trascendono l’aspetto strettamente giudiziario ed investono la necessità di riaffermare vigorosamente la tutela della salute pubblica e dell’ambiente quali diritti universalmente incomprimibili ed irrinunciabili anche per la gente di Napoli e della regione Campania.
Lettera pubblicata sul sito: www.insorgenza.it
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