venerdì 18 luglio 2008

L’Italia nelle mani della lobbycrazia

Le ultime elezioni hanno palesato un nuovo assetto politico dell’Italia, repubblica parlamentare a democrazia indiretta dove il potere è esercitato da rappresentanti eletti dal popolo (il parlamento). Come è noto, con la vigente legge elettorale le liste dei candidati sono chiuse e le graduatorie imposte direttamente dai partiti. I cittadini, pertanto possono eleggere solo i candidati già preselezionati. Vari indizi evidenziano che i vertici dei partiti dominanti sono sempre più “condizionati” dai detentori di capitale, che controllano l’economia e i mass media e che costituiscono il sistema di comando di un gruppo ristretto di persone che impongono il loro volere in base al potere derivante dalle loro ricchezze. Ne discende che le scelte degli elettori sono già incanalate da “poteri forti-lobbies” che, di fatto, comandano imponendo persone di loro fiducia negli organi dirigenti dei partiti a livello nazionale e regionale e tra i candidati al parlamento e alle assemblee elettive locali. Conseguentemente, gli eletti al parlamento dipendono dalle Lobby e non dai rapporti con i cittadini.
Il territorio è diventato così ostaggio degli interessi delle lobbies. I rappresentanti eletti dal popolo sono obbligati (se vogliono continuare ad avere un ruolo e aspirare ad un nuovo incarico) a portare avanti azioni utili agli interessi generali delle lobbies anche se tali iniziative risultano dannose per l’assetto socio-economico del territorio nel quale sono stati eletti e dei cittadini che li hanno votati.
La legge elettorale sembra avere preso spunto dalla organizzazione della lobby personale di Berlusconi caratterizzata dall’accentramento nelle mani del leader del potere di comandare e indicare le persone da candidare al parlamento e alle assemblee elettive locali.
L’espressione democratica dei cittadini, sancita dalla costituzione, è limitata solo al voto e non alla scelta dei candidati. Di conseguenza, gli elettori votando per i candidati imposti dai partiti individuano le lobbies che governeranno.
E’ evidente che in tale quadro le Associazioni di Cittadini, che esprimono liberamente le loro volontà, sono mal viste e contrastate dalle lobbies e dai mass media ad esse asserviti.
Solo nei giorni delle votazioni, poco prima e subito dopo, si celebra l’affermazione formale della democrazia consistente nell’esercizio del voto; in tali occasioni sembra che tutto il conseguente governo della nazione dipenda veramente dai candidati eletti dai cittadini che hanno votato. Le esperienze degli ultimi anni hanno dimostrato che con il voto il ruolo dei cittadini finisce e non vi è stata più possibilità di interagire con coloro che, eletti, sono entrati a far parte della “casta di governo”; questi ultimi, infatti, hanno agito prevalentemente come esecutori degli ordini che sono stati imposti dalle lobbies.
Dopo le elezioni il governo di turno ha agito sostanzialmente per fare gli interessi economici delle lobbies. Conseguentemente sono passati in secondo ordine gli interessi dei cittadini che hanno votato sperando in un miglioramento della loro situazione.
Gli avvenimenti degli ultimi anni hanno evidenziato che a fine legislatura, o prima nel caso di caduta del governo, i cittadini “deboli” che hanno contribuito ad eleggere la maggioranza di governo sono ciclicamente rimasti insoddisfatti dell’attività governativa del raggruppamento partitico da essi appoggiato elettoralmente; il governo, infatti, durante il suo mandato, ha curato gli interessi delle lobbies non coincidenti con gli interessi dei cittadini che, inconsapevolmente, costituiscono la “mucca che deve essere munta”. A fine legislatura i cittadini “deboli” si sono resi conto che la loro situazione è peggiorata proprio durante il governo della coalizione partitica che essi hanno appoggiato; si sono accorti che con il governo precedente le loro condizioni economiche erano leggermente migliori. Di conseguenza alle successive elezioni hanno votato per il raggruppamento partitico di opposizione (che precedentemente era già stata maggioranza). Sembra, quindi, che da vari anni la lobbycrazia parassitaria, trasversale partiticamente, abbia determinato un continuo peggioramento delle condizioni socio-economiche del paese; ad ogni scadenza elettorale i cittadini deboli si sono resi conto che l’opposizione, quando governava in precedenza, aveva garantito un assetto socioeconomico migliore. Ad ogni scadenza elettorale sembra che si siano ripetute le stesse considerazioni; ne discende che anche in futuro chi governerà avrà molte probabilità di venire poi momentaneamente mandato all’opposizione, alternativamente. L’attuale legge elettorale è funzionale alla lobbycrazia e non sarà cambiata specie ora che le tradizionali forze politiche della sinistra e i rappresentanti dei cittadini più deboli sono di fatto emarginati. Con tale andazzo, in assenza di partecipazione politica dal basso e di controllo democratico continuo da parte dei cittadini, è prevedibile che le condizioni socio-economiche ed ambientali del Paese peggioreranno progressivamente; le lobbies, invece, si arricchiranno ancora agendo come una sanguisuga che continua ad ingrossarsi succhiando il sangue fino a quando l’organismo da essa sfruttato deperirà irreversibilmente.

14 luglio 2008
Franco Ortolani
Ordinario di Geologia, Università di Napoli Federico II

Lobbycrazia e scandalo rifiuti in Campania

Vari indizi evidenziano che i vertici dei partiti dominanti e i governi sono sempre più “condizionati” dai detentori di capitale, che controllano l’economia e i mass media e che costituiscono il sistema di comando di un gruppo ristretto di persone che impongono il loro volere in base al potere derivante dalle loro ricchezze.
Lo scandalo rifiuti in Campania rappresenta emblematicamente il frutto deleterio del comando della lobbycrazia in Italia. Un’analisi scientifica degli avvenimenti che hanno caratterizzato i 14 anni di “gestione” dello scandalo rifiuti evidenziano chiare responsabilità dei governi nazionali e di imprese di livello nazionale e a cascata dei livelli amministrativi regionali con il necessario coinvolgimento di imprese locali di vario tipo. Il ruolo fondamentale avuto dai governi nazionali è testimoniato dal fatto che tutte le ordinanze del Presidente del Consiglio e del Commissario di Governo di turno relative all’emergenza rifiuti iniziano sempre con la frase “Visto l’art. 5 della Legge 24 febbraio 1992, n. 225”.
Anche la n. 3639 del 11 gennaio 2008 “Disposizioni urgenti per fronteggiare l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per consentire il passaggio alla gestione ordinaria” con la quale è stato nominato Commissario di Governo il Dr. De Gennaro si è basata sulla legge n. 225 “Istituzione del servizio nazionale della protezione civile” che ha come fine la tutela dell’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi. Si evince che l’emergenza rifiuti degli ultimi 14 anni si è basata sulla obbligatoria e continua persistenza dello “Stato di emergenza” nel territorio regionale che ha autorizzato il Presidente del Consiglio dei Ministri di turno a ricorrere al “potere di ordinanza” avvalendosi di “commissari delegati” ai quali sono stati conferiti poteri straordinari da usare in deroga alle leggi vigenti, come risulta dalle varie ordinanze emesse nelle quali sono contenute le indicazioni delle principali norme a cui si poteva derogare con le debite motivazioni. Si sottolinea che solo se si verificano le condizioni previste all'articolo 2, comma 1, lettera c della legge 225 (tutelare la integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi), il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, può deliberare lo stato di emergenza, determinandone durata ed estensione territoriale in stretto riferimento alla qualità ed alla natura degli eventi. Riflettendo scientificamente su quanto accaduto, si prospettano due soluzioni. Una prima soluzione, buonista, impone di credere che per 14 anni lo Stato Italiano, impiegando poteri speciali, non sia riuscito a risolvere il problema della raccolta e smaltimento dei rifiuti in Campania. Ciò sarebbe stato possibile solo se i poteri speciali fossero stati sistematicamente attribuiti da Presidenti del Consiglio dei Ministri incapaci di controllare l’operato delle persone, di loro fiducia, rivelatesi sempre assolutamente non idonee a risolvere l’emergenza rifiuti. Un’altra soluzione, sconcertante, si basa sulla possibilità che si sia fatto un malizioso e improprio uso (da parte dei vari governi nazionali succedutisi dal 1994 e di potenti imprenditori che hanno realizzato i vari interventi) del contenuto della legge 225 del 1992 per ottenere benefici a scapito dei cittadini campani. In particolare sarebbe stato artatamente mantenuto in vita uno stato di emergenza con la conseguente necessità di intervenire con poteri speciali.
Per dare una idea efficace dell’appetibilità dei poteri speciali basta ricordare che se un sindaco spende denaro pubblico senza seguire le leggi che regolamentano la spesa pubblica finisce rapidamente sotto inchiesta e viene riconosciuto colpevole subendo le conseguenze previste dalle vigenti leggi. Il commissario di governo di turno, in relazione all’emergenza rifiuti in Campania, può spendere milioni di euro di pubblico denaro senza i vincoli imposti dalle leggi ordinarie. In altre parole può spendere cifre molto consistenti ricorrendo ripetutamente a trattative dirette; è autorizzato ad agire fuori legge da un sotterfugio usato spregiudicatamente dal governo nazionale.

Gli avvenimenti degli ultimi mesi forniscono dati per un serio ragionamento teso a definire il quadro nel quale si sta concludendo la disastrosa emergenza rifiuti, ormai diventata “scandalo rifiuti”. Il 5 luglio 2007, nel pieno dell’ennesima crisi ambientale con i rifiuti accumulati lungo le strade, sistematicamente incendiati da ignoti, è stata emanata la legge n. 87 che doveva salvare definitivamente la Campania in quanto conteneva l’individuazione delle discariche da realizzare tassativamente. Il Prefetto Pansa ha sostituito il Dr. Bertolaso come Commissario di Governo con il dovere di attuare la legge n. 87. Per sei mesi Pansa non ha attuato la legge e alla fine del 2007 ha proposto vari siti (non inseriti nella legge 80/07) da usare come discariche. Molti siti, considerata la loro reale improponibilità ambientale, sembra che siano stati indicati più per provocare le reazioni dei cittadini in modo da creare tensioni sociali e gravi situazioni emergenziali nel territorio regionale. La conseguente crisi ambientale regionale, acuitasi nel dicembre 2007, è ancora attualmente molto seria ed ha determinato consistenti ripercussioni sull’assetto socio-economico. Rileggendo l’ordinanza n. 3639 dell’11 gennaio 2008 con la quale è stato incaricato il Dr. De Gennaro si riscontra che la sua nomina si fonda sulla “…estrema gravità della situazione emergenziale in atto, tenuto conto delle tensioni sociali che impediscono la localizzazione degli impianti a servizio del ciclo di smaltimento dei rifiuti con riflessi dannosi di portata imprevedibile per la salute delle popolazioni della regione, e la conseguente necessità di procedere immediatamente allo smaltimento dei rifiuti giacenti o comunque sversati sulle strade e nei territori urbani ed extraurbani…”.

Circostanza veramente singolare dal momento che il suo predecessore si è ben guardato dall’attuare la legge 87 che avrebbe evitato la crisi ambientale e socio-economica; in altre parole, la crisi si è aggravata in seguito alla non attuazione della legge 87 emanata proprio per salvare la Campania dall’emergenza rifiuti. Il Dr. De Gennaro, alla fine del suo mandato ha iniziato a realizzare le discariche che doveva costruire (tra luglio e dicembre 2007) il Commissario di Governo Pansa ben nove mesi prima. Certamente l’inattività di Pansa è stata la causa dell’estrema gravità della situazione emergenziale senza la quale non si sarebbe potuto nominare un nuovo Commissario Governativo che con nuovi poteri speciali ha irregolarmente (sulla base delle leggi ordinarie vigenti) affidato incarichi per la costruzione di nuove e costose opere, sempre in deroga alle leggi che regolano gli appalti di opere pubbliche. Dopo oltre 14 anni di inconcludenti azioni attuate da vari commissari di governo è evidente che in Campania si è giunti ad una spregiudicata istituzionalizzazione dello stato di emergenza ambientale.
In questi anni di "emergenza-scandalo rifiuti" si è ben delineata la seguente filiera.C'è chi ha finanziato profumatamente le strutture commissariali, le opere finora realizzate, i trasporti e smaltimenti di rifiuti vari in Campania, fuori regione e all'estero. E' evidente che le risorse finanziarie utilizzate sono risorse pubbliche e sono state alimentate dalla tassazione dei cittadini. Quindi i cittadini sono i finanziatori che hanno sostenuto il proliferare di tutto quanto ha girato attorno ai commissari di governo nominati dai governi nazionali finora succedutisi ed espressione di varie coalizioni partitiche. C'è chi ha comandato e chi ha eseguito. Il fatto che dopo oltre 14 anni di costosi interventi che non hanno risolto il problema rifiuti in Campania e che i governi non abbiano mai fatto chiarezza sulle cause che impedivano la risoluzione dell'emergenza, reiterando ciecamente gli incarichi a vari Commissari di Governo affidando loro poteri straordinari, può essere attribuito solo al fatto che i governi hanno obbedito a dei comandi imposti da chi aveva forti interessi a mantenere attiva una situazione in grado di facilitare notevoli guadagni.
C'è chi ha guadagnato. Il flusso di risorse finanziarie pubbliche ingoiato dall'emergenza-scandalo rifiuti è stato consistente. Sono stati realizzati impianti che dovevano essere Cdr e che invece sono dei tritovagliatori che non hanno prodotto ecoballe con i requisiti imposti dalla legge vigente. E' in via di ultimazione l'inceneritore di Acerra in un sito già attualmente inquinato oltre i valori previsti dalla legge. Sono state realizzate discariche per accumulare rifiuti tal quale prodotti fuori legge dagli impianti definiti Ex CDR dallo stesso Commissario di Governo e dai NOE. Tutte le operazioni connesse all'emergenza rifiuti sono state eseguite da imprese che hanno utilizzato migliaia di persone e tratto notevoli guadagni. Naturalmente vi è riconoscenza da parte di tutti i beneficiati verso coloro che hanno permesso, in vario modo, i guadagni.C'è chi rischia. Rivedendo le cronache degli anni di emergenza rifiuti si evidenzia che gravi inquinamenti ambientali, nelle aree urbane nelle quali i rifiuti giacevano per lunghi periodi e spesso venivano incendiati nelle strade, e nelle discariche eseguite spesso in siti non idonei determinando inquinamento del suolo e delle acque superficiali e sotterranee (ad esempio a Lo Uttaro vicino a Caserta e a Basso dell'Olmo sul fiume Sele) hanno spesso accompagnato l'attività commissariale. Tali evidenti situazioni di inquinamento ambientale hanno ripetutamente determinato la diffusione a scala mondiale di un'immagine regionale squallida con conseguenti danni economici per le attività turistiche ed agricole e produttive in genere. I cittadini campani sono stati sottoposti per lunghi anni a ripetute situazioni di rischio sanitario e spesso non hanno goduto del diritto alla salute previsto dall'articolo 32 della Costituzione Italiana. L'approccio scientifico applicato all'analisi dell'emergenza-scandalo rifiuti mette spietatamente in evidenza che i cittadini campani stanno ancora finanziando la loro autodistruzione. E' singolare che gli stessi cittadini campani hanno finanziato le attività dei Commissari di Governo le cui azioni, di fatto, non solo non hanno garantito la risoluzione del problema rifiuti ma hanno consentito notevoli guadagni per realizzare interventi che hanno incrementato il rischio per la salute e il rischio di inquinamento irreversibile per le risorse ambientali e naturali autoctone.

Il DL 90 del 23 maggio 2008, recentemente trasformato in legge “Misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile” fa stancamente e ancora una volta riferimento alla “straordinaria necessità ed urgenza di adottare adeguate iniziative volte al definitivo superamento dell’emergenza nel settore dei rifiuti in atto nel territorio della regione Campania; Considerata la gravità del contesto socioeconomico-ambientale derivante dalla situazione di emergenza in atto, suscettibile di compromettere gravemente i diritti fondamentali della popolazione della regione Campania, attualmente esposta a rischi di natura igienicosanitaria ed ambientale; Considerate le ripercussioni in atto sull’ordine pubblico;………….”.

L’articolo 2 (Attribuzioni del Sottosegretario di Stato) contiene l’aspetto di maggiore pregio della nuova legge autorizzando a spendere con modalità fuori legge il denaro pubblico, in base alle leggi ordinarie e valide per tutti i cittadini, “Ai fini della soluzione dell’emergenza rifiuti nella regione Campania, il Sottosegretario di Stato, anche in deroga a specifiche disposizioni legislative e regolamentari in materia ambientale, paesaggistico territoriale, di pianificazione del territorio e della difesa del suolo, nonché igienico-sanitaria, e fatto salvo l’obbligo di assicurare le misure indispensabili alla tutela della salute e dell’ambiente previste dal diritto comunitario, provvede, mediante procedure di affidamento coerenti con la somma urgenza o con la specificità delle prestazioni occorrenti, all’attivazione dei siti da destinare a discarica, così come individuati nell’articolo 9.”

Ricorrendo spregiudicatamente all’esaltazione di una imperfezione della legge 225/1992, laddove non impone un termine temporale massimo al ricorso ai poteri speciali, da 14 anni e sotto gli occhi di illustri giuristi e avvocati delle varie coalizioni partitiche di maggioranza e opposizione, la lobbycrazia sta saccheggiando le risorse economiche nazionali; sta compromettendo le risorse naturali e ambientali e l’assetto socio-economico della Campania, come una sanguisuga avida e spietata che ha come unico fine l’arricchimento che può essere garantito solo dalla non risoluzione dello scandalo rifiuti e dalla conseguente istituzionalizzazione dell’uso dei poteri straordinari che autorizzano a spendere con modalità fuori legge il denaro pubblico.

Si fa presente che dal 1994 i vari Commissari di Governo hanno continuato ad individuare discariche da attivare senza avere un quadro regionale dei siti idonei geologicamente ed ambientalmente. Le scelte sono state estemporanee e spesso sbagliate mancando di una necessaria istruttoria tecnica propedeutica, come dimostrato dalle smentite effettuate, in varie occasioni, dagli stessi Commissari di Governo.
Si ricordano gli errori palesi di individuazione effettuati negli ultimi mesi, a cavallo tra il 2007 e il 2008, quali ad esempio le proposte di discariche da realizzare a Pignataro Maggiore e Carinola in Provincia di Caserta, Morcone in Provincia di Benevento, Ex Manifattura Tabacchi e Pianura a Napoli, Padula e Caggiano in Provincia di Salerno, Somma Vesuviana in Provincia di Napoli. Le estemporanee proposte commissariali sono state riconosciute come errori dagli stessi Commissari di Governo. Se fossero state realizzate tali discariche si sarebbero determinati seri problemi ambientali e gravi ripercussioni sulla salute dei cittadini che è tutelata dall’Art. 32 della Costituzione Italiana.
E’ il caso di evidenziare anche alcuni fatti strani che rivelano l’improvvisazione con la quale è stato elaborato il D.L. dell’11 maggio 2007 n. 61, trasformato nella legge n. 87. Tale legge prescrive la realizzazione di una discarica nel Comune di Sant’Arcangelo Trimonte in Provincia di Benevento, dove da circa un mese, con oltre un anno di ritardo, è in corso il conferimento dei rifiuti. I cittadini che pensano che l’individuazione del sito nella citata legge discenda da una preventiva e accurata valutazione della fattibilità, in base ad una severa istruttoria tecnico-amministrativa, sbagliano! La proposta di S. Arcangelo Trimonte viene presentata al Commissario di Governo Bertolaso, inaspettatamente, il giorno 9 maggio 2007 (due giorni prima dell’emanazione del decreto legge n. 61 poi trasformato nella legge n. 87/07) con una lettera (prot. N. 0006029) del Presidente della Provincia di Benevento, On. Carmine Nardone, nella quale si evidenzia che vi era una criticità sociale per il sito di Paduli e un contenzioso giudiziario in atto sul sito di Morcone (allora sotto sequestro per una sospetta implicazione di personaggi non proprio trasparenti). In tale lettera Nardone propone il sito di S. Arcangelo Trimonte affermando che “da un primo studio effettuato, sembra che sussistano tutte le condizioni per l’idoneità del sito stesso salvo, poi, verificarle con tecnici nominati dal Comune interessato (non è stato possibile farlo data l’esiguità del tempo a disposizione”. Due giorni dopo il sito è stato inserito nel DL n. 61 e successivamente nella legge n.87 come discarica che deve essere realizzata. Il DL n. 61 ha anche reso disponibile il sito sotto sequestro giudiziario di Morcone che è successivamente stato proposto e fermamente sostenuto da Pansa e dal Presidente Nardone tra novembre e dicembre 2007 fino a quando ne è stata dimostrata la non idoneità per insuperabili problemi geologici.

E’ dovere primario per i rappresentanti di Pubbliche Istituzioni assicurare chenella realizzazione di una discarica, che può avere un notevole impatto sull’ambiente, siano considerati gli obiettivi di proteggere la salute e di migliorare la qualità della vita umana, provvedere al mantenimento della varietà delle specie e conservare la capacita' di riproduzione dell'ecosistema, di garantire l'uso plurimo delle risorse e lo sviluppo sostenibile, di valutare gli effetti diretti ed indiretti sull'uomo, sulla fauna, sulla flora, sul suolo, sulle acque di superficie e sotterranee, sull'aria, sul clima, sul paesaggio e sull'interazione tra detti fattori, sui beni materiali e sul patrimonio culturale ed ambientale, di garantire in ogni fase della procedura l'informazione e la partecipazione dei cittadini.

I poteri “straordinari” devono essere usati in maniera straordinariamente positiva da persone che sappiano governare le situazioni emergenziali con professionalità, prontezza, trasparenza, con i contributi della scienza, della tecnica e sempre ispirati al buon senso.
Solo con l’autorità e l’improvvisazione non si esce indenni da situazioni di emergenza. Si corre sempre più il rischio che per togliere i rifiuti dalle strade si distruggano anche le risorse ambientali con gravi e irreversibili minacce all’assetto socio-economico basato sulle risorse naturali (acqua e suolo).
Va detto chiaramente che il DL 90/2008 (e la legge che ne è derivata) non porta a risolvere lo scandalo rifiuti pacificamente nel rispetto dell’ambiente, delle risorse naturali e della salute di tutti i cittadini.
Conduce inevitabilmente allo scontro sociale e alla inosservanza delle risorse ambientali di importanza strategica per l’assetto socio-economico della Campania.

In tal modo la lobbycrazia continua a fare danni e a fare affari!

13 luglio 2008
Prof. Franco Ortolani
Ordinario di Geologia, Università di Napoli Federico II

Dove si mette l’inceneritore di Napoli?

Gli amministratori comunali proponendo la realizzazione dell’inceneritore ad Agnano hanno sicuramente scelto il sito che essi ritenevano più idoneo nel territorio di Napoli.
E ora che la localizzazione è stata ritenuta improponibile per vari problemi geoambientali non potranno che proporre siti sicuramente meno idonei.
E’ probabile, pertanto, che l’inceneritore non si potrà realizzare nell’ambito del territorio comunale perché non vi sono siti che possano ospitare l’impianto garantendo la sicurezza ambientale e la salute dei cittadini. L’articolo 8 del DL 90 del 23 maggio 2008 prevede che “Al fine di raggiungere un'adeguata capacità complessiva di smaltimento dei rifiuti prodotti nella regione Campania, il Sottosegretario di Stato è autorizzato alla realizzazione di un impianto di termovalorizzazione nel territorio del comune di Napoli, mediante l'applicazione delle migliori tecnologie disponibili a salvaguardia della salute della popolazione e dell'ambiente.”
Le aree “non urbanizzate” o utilizzabili nel comune di Napoli sono molto poche; escluse quelle ricadenti nelle zone vulcaniche attive; oltre a quella che è già stata presa in considerazione nell’area industriale dismessa di Napoli est si possono individuare due altre aree nella parte settentrionale del Comune tra Secondigliano, Scampia e Chiaiano lungo il confine comunale con Arzano, Mugnano e Marano.
L’area industriale dismessa è caratterizzata, come noto, da un inquinamento del suolo, sottosuolo e della falda ed è circondata da aree urbane distanti alcune centinaia di metri. A sud c’è anche la centrale elettrica. La realizzazione dell’impianto deve essere preceduta dal disinquinamento che è costoso e realizzabile in alcuni anni. Tale area, pertanto, non è immediatamente disponibile.
Nell’area nord di Napoli si trova un’area agricola tra i quartieri di Secondigliano e Scampia, adiacente al carcere e alla superstrada che collega l’Autostrada con il Lago Patria. A poche centinaia di metri si trovano aree densamente urbanizzate del Comune di Napoli e di Arzano. L’impianto, pertanto, confinerebbe con le abitazioni.
Un’altra area agricola si trova tra l’abitato di Chiaiano e Marano e confina con la Selva di Chiaiano, area verde protetta del Parco delle Colline. Anche in questo caso l’impianto si troverebbe a pochi metri dalle abitazioni e in una zona mal servita da strade interessate da traffico caotico.
Nel quartiere di San Pietro a Patierno non vi sono aree distanti dalle abitazioni e raggiungibili con strade percorribili da automezzi pesanti.
E’ agevole prevedere fin da ora che nessuna area potrà risultare idonea per la realizzazione di un inceneritore.
Per Napoli e i napoletani, quindi, non rimane che una soluzione obbligata e realizzabile fin da ora: avviare immediatamente una seria raccolta differenziata, una politica di riduzione degli scarti in entrata, una infrastrutturazione per trattare i residui organici e i materiali riciclabili.
Occorre mettere a punto e iniziare a realizzare un progetto strategico che in due anni consenta di ridurre drasticamente la produzione dei rifiuti urbani.
Il Governo nazionale può sostenere tale progetto dettando i tempi della sua realizzazione e stabilendo le verifiche. Ad esempio, entro due anni la produzione dei rifiuti deve essere ridotta almeno del 70% rispetto all’attuale produzione; altrimenti l’amministrazione comunale verrà commissariata e i cittadini saranno puniti con un incremento delle tasse; queste ultime saranno invece diminuite se l’obbiettivo viene raggiunto.
Tale patto avrebbe un importante significato in quanto richiamerebbe gli amministratori ad un controllato impegno civile nelle loro attività istituzionali, basato sul ricorso alla buona tecnica, sulla scienza, sul buon senso e sul rispetto delle leggi ordinarie, senza malsane aperture alle leggi “straordinarie” che finora hanno determinato solo danni ambientali ed economici ai cittadini campani.

Prof. Franco Ortolani
Ordinario di Geologia
Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio
Napoli, 09-07-2008

martedì 15 luglio 2008

Summer school di Ideura a Laurino dal 18 al 20 luglio

Cari amici,
vi giro un'iniziativa davvero interessante e ben organizzata: la prossima Summer School di Ideura che si terrà a Laurino dal 18 al 20 luglio.
Spero di essere con i miei amici di Ideura.
Vi giro la mail di invito del mio amico Angelo Aniello De Vita al quale auguro tutti i miei migliori auguri per la splendida iniziativa.
Luigi Esposito
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Ciao a tutti, anche quest'anno è giunto il momento della Summer School.
La terza edizione sarà ancora più ricca di ospiti e di spunti, e siete voi amici, la vostra passione politica e civile, la vostra stima nei nostri riguardi, a darci la giusta carica per fare le cose in maniera sempre migliore.
Volevo perciò ringraziare in particolar modo Marco Sansone che, con la consueta professionalità, ha perfezionato un programma che rende la nostra, come magnificamente dice Carmine Pacente, "fabbrica di idee e di speranza", la scuola estiva politica più importante della provincia di Salerno.
Si sta realizzando anche l'altro nostro obiettivo: coniugare due realtà alquanto diverse come Milano e Salerno, la partecipazione dell'amico senatore Galperti ne è un lampante esempio.
Chiudo con la mia speranza: davvero vorrei che da questa summer school possano emergere spunti ed idee da mettere fattivamente in campo per l'avvenire nostro e del Cilento; questa creatura di appena cinque anni, Ideura, ha fatto passi da gigante, ma, col vostro aiuto (so che addirittura già si prevedono oltre 100 presenze!!!) crescerà ancor dipiù!
Grazie di cuore e a presto a Laurino!
Un abbraccio,
il responsabile organizzativo di Ideura
Angelo Aniello De Vita

P.S.IL PROGRAMMA DETTAGLIATO CON I DIVERSI PACCHETTI SUMMERSCHOOL LI POTETE TROVARE SUL SITO http://www.ideura.it