mercoledì 15 aprile 2009




Dove c'è Impregilo, c'è casa...
Dal blog di Beppe Grillo
11 Aprile 2009


In caso di terremoto l'ospedale è l'ultimo edificio a dover crollare. All'Aquila è stato il primo. L'ospedale San Salvatore è inagibile al 90%. Per curare i feriti gravi non si può aspettare. Non sempre si ha il tempo per trasferirli altrove.
Luca Antonini, cardiologo dell'ospedale dell'Aquila, ha perso la moglie e il figlio sotto le macerie: "L'ospedale è inagibile perché qualcuno lo ha costruito male, perché qualcuno ci ha lucrato sopra".
Gian Michele Calvi, membro Commissione Nazionale Grandi Rischi: "Nell'ospedale ci sono stati danni importanti che... sono inaccettabili soprattutto perché si ritiene che un ospedale debba non solo non crollare, ma anche garantire la funzionalità nei momenti di emergenza".
Chi si attribuisce il merito di aver costruito l'ospedale San Salvatore come è possibile leggere dal suo sito? Impregilo!
Impregilo è il braccio di cemento armato di ogni governo. E' il monopolista delle Grandi Opere, degli inceneritori, delle autostrade. Gli ex amministratori delegati dell’Impregilo e della Fibe (gruppo Impregilo) sono stati rinviati a giudizio a Napoli per lo scandalo dei rifiuti. Impregilo è ovunque: nella Salerno-Reggio Calabria per la quale ha chiesto un prolungamento di tre anni per la consegna dei lavori. Ha costruito l'inceneritore di Acerra, è nell' Alta Velocità. E' la società a cui il Governo vuole affidare il Ponte sullo Stretto, le nuove centrali nucleari, la TAV.
L'Impregilo è specializzata in ospedali. Oltre a quello dell''Aquila ha costruito gli ospedali di Lecco, Modena, Careggi, Poggibonsi, della Versilia, Destra Secchia, Cerignola e Menaggio. Tutti, di sicuro, antisismici. Dove c'è Impregilo c'è casa.

Dal sito di Impregilo:
"Si tratti di costruire un rilevato stradale sui terreni paludosi dell'entroterra africano o una tratta ferroviaria ad alta velocità sull'Appennino italiano, di realizzare un ponte sospeso su un fiume amazzonico o un aeroporto nelle pampas argentine, a qualsiasi altitudine e qualunque sia la conformazione geografica del territorio".

Dal sito di Impregilo:
"L'applicazione dei più elevati standard, la fornitura delle attrezzature più complete e sofisticate per la cura delle diverse patologie, la realizzazione di strutture secondo i più esigenti parametri di confort ed igiene, fanno di IMPREGILO EDILIZIA e SERVIZI un punto di riferimento nell'ambito dell'edilizia sanitaria. In questo settore la società ha realizzato sia in Italia che all'estero importanti e moderni complessi ospedalieri che vengono di seguito dettagliati.
In Italia
Ospedale di Lecco: 137.000 m², 500.000 m³, 950 posti letto, 21 camere operatorie.
Istituto Oncologico Europeo di Milano, struttura specialistica all'avanguardia per la diagnosi e cura dei tumori: 29.000 m², 90.000 m³, 210 posti letto, 7 camere operatorie.
Ospedale di Modena: 230.000 m², 445.000 m³, 800 posti letto, 12 camere operatorie.
Ospedale di Careggi, specialistico per la diagnosi e cura delle infezioni da HIV.
Ospedale di Poggibonsi: 12.000 m², 175.000 m³, 200 posti letto.
Ospedale della Versilia: 80.000 m², 600 posti letto.
Ospedale Destra Secchia: 28.000 m², 450 posti letto.
Inoltre, ospedali a L'Aquila, Cerignola e Menaggio
."

Chi non parla di Impregilo?
Dal blog di Beppe Grillo
13 Aprile 2009


Ma andiamo avanti: avete sentito molte trasmissioni fare i nomi e i cognomi delle imprese coinvolte in queste opere che crollano miseramente perché fatte di sabbia? Io ho cercato in tutte le trasmissioni di sentire una volta la parola “Impregilo”. Perché è importante la parola “Impregilo”? L'Impregilo è una grande impresa di costruzioni, una delle più grandi in Italia. Fa l'asso piglia tutto degli appalti per le grandi opere. E' quella che ha vinto, grazie alla giunta di centro destra di Rastrelli e poi di centro sinistra di Bassolino, in regione Campania il famoso appalto per non smaltire i rifiuti. E' quella delle ecoballe, dello scandalo della monnezza, quella sotto processo per truffa alla regione insieme a Bassolino.
Bene, questi giganti della Confindustria hanno nel loro palmarés anche l'ospedale de L'Aquila, quello nuovo inaugurato 12 anni fa; perché quello vecchio è ancora in piedi, mentre quello nuovo, dove ci hanno messo la zampa anche loro, è venuto giù. Naturalmente, c'è un comunicato che è stato sufficiente alla cosiddetta informazione per non nominare l'Impregilo. L'Impregilo dice: “noi non abbiamo fatto la struttura dell'ospedale de L'Aquila, l'abbiamo solo messo in funzione”; avete visto come funzionava bene?
Peccato però che fino al giorno del terremoto, nel sito Impregilo alla voce “business units” si legge tra le varie opere di cui l'Impregilo si vanta: “edilizia ospedaliera: in questo settore ha realizzato sia in Italia che all'estero importanti e moderni complessi ospedalieri che vengono di seguito dettagliati”. Ce ne sono alcuni e in fondo all'elenco si legge: “ospedali a L'Aquila, Cerignola e Menaggio”. Chissà se c'è ancora sul sito, bisognerebbe controllare.
E ancora, sempre sito Impregilo: comunicati stampa, 12 settembre 2000: “aumentano le acquisizioni, crescono gli investimenti...” tra le acquisizioni effettuate giova ricordare “ospedale San Salvatore, L'Aquila”. Se ne vantavano, all'epoca.
In compenso una chicca: sempre nel sito Impregilo c'è scritto: “Algeria, biblioteca nazionale d'Algeria”. Hanno fatto pure la biblioteca nazionale d'Algeria, questa però – scrivono - “l'edificio che si estende su una superficie di 60.000 mq e ripartito su 13 piani è stato realizzato secondo le norme vigenti in materia di stabilità strutturale antisismica”. Ecco, in Algeria gli edifici, l'Impregilo, li costruisce secondo le norme antisismiche.

giovedì 9 aprile 2009

Votare per l'Europa. E sentirsi fessi

Avete visto chi vogliono candidare? Vecchi delusi, giovani amiche, soliti trombati, parenti invadenti

di BEPPE SEVERGNINI (dal Corriere della Sera online del 9 aprile 2009)

Forse rassegnato, certo allibito, vagamente nau­seato. Fesso, no. Non voterò alle Europee il 7 giugno. Se le elezioni per il Parlamento nazionale sono state un'umiliazione — liste bloccate, nostro compito era ratificare le nomine dei partiti — quelle per l'Europarlamento s'annunciano come una provocazione.

Dico, avete visto chi vogliono candidare? Vecchi delusi, giovani amiche, soliti trombati, parenti invadenti, ex potenti indigenti, funzionari sconosciuti. I ristoranti di Strasburgo e Bruxelles li aspettano a braccia aperte: ammesso che ci vadano, una volta eletti. I siti lo scrivono, i giornali lo riportano, le radio ne accennano. Ma davanti ai fotogrammi dall'Abruzzo — diciamolo — chi ha voglia di discutere l'opportunità della candidatura Mastella?

Così Clemente sarà nelle liste Pdl, segno e simbolo del nuovo. E chi s'azzarda a dire che hanno voluto saldare il debito per aver silurato Prodi — tuona l'interessato — «è un farabutto!». Il partito, com'è noto, sarà guidato ovunque da Silvio Berlusconi — sebbene la carica di eurodeputato sia incompatibile con l'incarico di governo. Ma se qualcuno avesse il coraggio d'affermare che il partito non guarda avanti, ecco Barbara Matera, 28 anni, scelta personalmente dal leader (curriculum: finalista a Miss Italia, annunciatrice Rai, «letteronza» a Mai dire gol, «letterata » in Chiambretti c'è, interprete di Carabinieri 7 e «pattinatrice vip» a Notti sul ghiaccio). A Strasburgo se la vedrà con la coetanea Elena Basescu, bella figliola del presidente della Romania, Traian Basescu. La ragazza ha competenze incerte, ma splendide foto. Memorabile quella sopra un cavallo deceduto o molto stanco.


A sinistra Dario Franceschini tuona contro le scelte della maggioranza e assicura: «Noi manderemo a Strasburgo solo persone autorevoli che ci resteranno per tutto il mandato! ». Bene: allora non si capisce perché candidano Bassolino (sicuri sia autorevole?) e Cofferati (non voleva lasciare la politica per la famiglia?). E gli alleati? Si presenta Di Pietro (la carica di eurodeputato è incompatibile con quella di deputato nazionale) e si presenta Vendola (ma non è il governatore della Puglia?).

Diciamolo: in fondo la scelta di Berlusconi di candidarsi ovunque — pur sapendo che all'Europarlamento non metterà mai piede — è sfacciatamente sincera. Vuol dire: «Queste elezioni non contano un fico secco, sono soltanto un sondaggio ufficiale dell'elettorato. E poiché ai sondaggi tengo, voglio esserci». L'entusiasmo del 1979 — primo Parlamento europeo a elezione diretta — lascia il posto a questa commedia. Non in tutti i Paesi accade: pensate che qui e là, in campagna elettorale, parleranno di Unione Europea e poi eleggeranno gente che, a Strasburgo e Bruxelles, ci andrà. E noi? Non capisco perché dobbiamo prestarci a questo gioco. Anzi, lo capisco. Siamo la plebe democratica e fanno di noi ciò che vogliono. Vuoi vedere che un po' fessi siamo davvero?

http://www.corriere.it/politica/09_aprile_09/severgnini_voto_europa_6d3e3862-24d8-11de-a682-00144f02aabc.shtml

martedì 7 aprile 2009

Case-famiglia e minori a rischio abbandonati dalle Istituzioni: la nuova “emergenza napoletana”

Napoli è la città delle emergenze. È solo quando degli ordinari problemi di governabilità arrivano al collasso, che qualcuno sembra finalmente accorgersi di situazioni che sono sotto gli occhi di tutti da mesi, ma che nessuno ha mai pensato di affrontare e risolvere seriamente.

L’ultima emergenza in ordine cronologico, che ha iniziato a raccogliere l’attenzione dei media, è quella della condizione disperata delle case-famiglia napoletane che non ricevono sovvenzioni per le loro attività - in alcuni casi sin dalla fine del 2007 - e che sono ormai al collasso.

Le case-famiglia si occupano per lo più dell'accoglienza di minori per interventi socio-assistenziali ed educativi integrativi o sostitutivi della famiglia. Si pongono in alternativa agli orfanotrofi (o agli istituti) accogliendo anche ragazzi con disagi e difficoltà di diverso tipo. In una realtà come quella di Napoli in particolare sono molti i giovani che vivono delle situazioni di abbandono familiare (genitori in carcere, scomparsi o semplicemente inadeguati al loro ruolo) in contesti sociali fortemente degradati e le case-famiglia rappresentano spesso l’ultima spiaggia prima che questi ragazzi vengano assorbiti come manovalanza a basso costo dalla criminalità.

A maggior ragione quindi la loro attività dovrebbe godere del massimo supporto delle istituzioni. E in effetti la legge è intervenuta a regolamentare l’attività di questi centri, stabilendo modalità di erogazione dei fondi a sostegno di queste comunità.

Quello che accade a Napoli (e che naturalmente non ha paragone con il resto d’Italia) è però un allucinante gioco burocratico, nel quale le vittime sono adolescenti indifesi che vengono abbandonati alla legge della giungla senza alcuna speranza. C’è anche chi, nel giro di pochi mesi, è passato in ben 3 case-famiglia differenti che hanno – l’una dopo l’altra – chiuso per mancanza di fondi.

Raccontare l’ingarbugliamento è semplice. “Per stipendiare gli educatori professionali, come da contratto nazionale, la Regione Campania ha stabilito tariffe giornaliere di 90 euro per le case famiglia con coppia residente e di 130 euro per le comunità educative di tipo familiare”, spiega Carmine Santangelo referente Sam (Strutture di Accoglienza dei Minori - il movimento che raccoglie sotto un’unica sigla i coordinamenti delle comunità regionali) per il consorzio Core – cooperative sociali cooperazione e reciprocità. “Queste tariffe stabilite a livello regionale non vengono però coperte dai Comuni, ponendo le strutture di accoglienza di fronte al dilemma di sottopagare gli operatori o di vedersi rifiutare i minori da parte dei servizi sociali in affanno con i bilanci”.

Il risultato è che il lavoro illegale diventa sistema. Poco male, si dirà, visto che a Napoli e in Italia il lavoro nero è purtroppo a volte un male necessario. Ma qui diventa un inghippo insormontabile, visto che per erogare i finanziamenti alle case famiglia, i Comuni richiedono, insieme alla fattura, anche la presentazione del Durc, il modello unico rilasciato da Inps e Inail che ne dimostra la regolarità contributiva. Il risultato è che da più di due anni un centinaio di queste strutture non beccano più un quattrino - pur vantando crediti con il Comune per oltre 20 milioni di euro per il solo 2008 - e sono sull’orlo del collasso, con più di 500 minori che solo a Napoli rischiano di trovarsi in mezzo a una strada.

Sembra una storia scritta da Kafka o Pirandello: assurdità burocratiche senza soluzione, senza che qualcuno abbia la capacità di ammettere l’esistenza di un problema e di risolverlo.

Il Comune di Napoli si nasconde dietro un dito. “La colpa è nostra, non c’è dubbio” afferma l’Assessore alle Politiche Sociali, Riccio. “Napoli stanzia 20 milioni di euro per le comunità che accolgono i minori. Altre città del Sud non arrivano a 2”. Il problema è che si tratta di soldi virtuali, come quelli del Monopoli. “Non lo facciamo apposta. Ci mettiamo davvero 24 mesi a raccoglierli”. I motivi del ritardo? “Stato e Regione che mandano i soldi in ritardo, trasferimenti di risorse bloccati, tagli imposti al bilancio, 70 milioni di euro solo quest’anno. Colpa nostra, ma non prendiamoci in giro. Esistono diversi tipi di spese. In un’area socialmente disastrata come Napoli, quelle per i soggetti svantaggiati dovrebbero essere liberati dai vincoli del patto di stabilità. Così non è, anzi. La crisi picchia forte, soprattutto sui più deboli. Se ne ricordino tutti quando si tratterà di commentare la prossima emergenza napoletana”.

Ancora una volta si riaffaccia l’emergenza. Ma perché, ci domandiamo, non è stata convocata una tavola rotonda tra i responsabili dell’erogazione dei fondi – perlomeno a livello regionale - e i comuni? Fortunatamente è notizia di questi giorni che un finanziamento straordinario è stato erogato dalla Regione a supplenza del Comune di Napoli, ma è ancora da capire quanto di questi soldi verrà utilizzato per le strutture in difficoltà.

Il Sindaco Rosa Russo Iervolino ha affermato: "Stiamo studiando la soluzione ... non lasceremo soli questi minori ... se proprio non riuscirò a fare altro, caricherò questi ragazzi su un pullman e li porterò a Palazzo Chigi ..”. Ma perché bisogna arrivare a questo punto, dopo anni?

Una domanda che rimarrà senza risposta in attesa della prossima, solita, emergenza napoletana.

Luigi Esposito
Presidente Centro Culturale VivaCampaniaViva

mercoledì 1 aprile 2009

Inizia il countdown....

Oggi, 1 aprile 2009, abbiamo ricordato un articolo apparso su tutti i giornali nazionali circa un anno fa. Eravamo in clima elettorale, le promesse abbondavano da parte di tutti gli schieramenti politici in cerca di consensi, ma nonostante tutto, quando il Governatore Bassolino annunciò le sue dimissioni, furono in pochi a dolersene.
Purtroppo l'annuncio fu di dimissioni "postdatate" nel senso che Don Antonio da Afragola dichiarò urbi ed orbi che «L’orizzonte giusto del nostro impegno e del nostro lavoro è attorno a un anno, sarebbe terribile se abbandonassimo all’incertezza la questione rifiuti e l’indirizzo delle risorse economiche strutturali. Poi, per quello che mi riguarda, si può andare al voto ben prima della scadenza naturale portando avanti l’interesse dei cittadini che è la mia stella di riferimento».
Per giustificare il suo addio, Bassolino ha parlato di «un ciclo politico che si è chiuso», specificando «a Roma e qui»: una frase (involontariamente?) profetica minacciosa per il destino del centrosinistra che di lì a poco avrebbe perso le elezioni.
Abbiamo comperato bottiglie di spumante, tric-trac e botte a muro e siamo pronti per festeggiare. Tra pochi giorni la stagione bassoliniana del governo in Campania finirà per sempre e forse una speranza di buon governo si affaccerà per tutti i cittadini della Regione. Iniziamo il countdown finale e per noi l'8 aprile potrà proclamarsi festa regionale da qui ai prossimi cent'anni almeno !
Attendiamo fiduciosi...
Luigi Esposito
Presidente
Centro Culturale VivaCampaniaViva

Dai il 5 per 1000 ad AISLA


Cari amici,
proponiamo alla vostra attenzione una importante iniziativa per la destinazione del 5 per mille della dichiarazione dei redditi. Non dimentichiamo i nostri amici meno fortunati.
Saluti a tutti,
Luigi