Il Consiglio europeo di Giugno a Bruxelles ed il successivo di Lisbona hanno posto fine al processo costituente, approvando un nuovo testo che, da un lato, mantiene buona parte delle riforme introdotte dal Trattato che istituisce una Costituzione europea, dall’altro, ha messo da parte forse l’elemento più importante: lo spirito costituente del testo.
La situazione che stiamo vivendo è per certi versi simile a quella del dopo Nizza: un trattato fallimentare che non dà un governo democratico all’Europa. La differenza fondamentale è che allora c’era delusione per il risultato della Conferenza Intergovernativa ed il fallimento di questo metodo era sotto gli occhi di tutti (la Convenzione europea era in quel momento dietro l’angolo e sarebbe stata a breve istituita), oggi il metodo della Conferenza Intergovernativa sembra aver soddisfatto tutti a parte i federalisti. Al di là di alcuni progressi il Reform Treaty non sarà in grado di risolvere il problema del deficit democratico e della debolezza dell’Europa sulla scena mondiale.
Le contraddizioni non risolte rimangono dunque all’ordine del giorno e si ripresenteranno con ancor più urgenza assieme alla necessità di una Costituzione democratica e federale. Non è infatti un caso che già si levino le voci di alcuni governi che chiedono che un gruppo di saggi cominci a pensare come dovrà funzionare l’Europa nel 2020.
E’ chiaro però che non è accettabile lasciare le riflessioni sull’Europa ad un ristretto gruppo di saggi o ad una Conferenza Intergovernativa, questi metodi non fanno che aumentare la distanza tra le istituzioni europee ed i cittadini, scoraggiano il crearsi di un vero dibattito europeo sui temi europei e danno adito all’euroscetticismo. In questo contesto non è compito dei giovani federalisti fare una campagna a sostegno di un Trattato di Riforma che mette una pietra sopra al processo costituente. La GFE dovrà piuttosto, come abbiamo cominciato a fare in occasione del Comitato Federale di Ventotene, iniziare a pensare e ad agire in funzione di un rilancio del processo costituente, sia che il Trattato venga ratificato, sia che la ratifica fallisca per il diritto di veto di qualche stato.
In vista delle elezioni del Parlamento europeo del 2009 la GFE dovrà essere attiva nel dibattito politico supportando l’idea di una Governo Federale per l’Europa e indicando fin da subito alcuni punti, che andranno poi articolati, di un’agenda politica per il governo europeo:
- una riforma istituzionale che preveda una Costituzione Federale ratificata da un Referendum europeo;
- una politica economica capace di stimolare gli investimenti e la crescita;
- una politica ambientale ambiziosa che ponga il continente europeo all’avanguardia nel mondo per quanto riguarda gli standard di qualità dell’ambiente e della vita;
- una politica estera unica che sia in grado di dare all’Unione Europea un ruolo di pacificatore mondiale, capace di affrontare il crescente divario tra i ricchi ed i poveri nel mondo;
La situazione che stiamo vivendo è per certi versi simile a quella del dopo Nizza: un trattato fallimentare che non dà un governo democratico all’Europa. La differenza fondamentale è che allora c’era delusione per il risultato della Conferenza Intergovernativa ed il fallimento di questo metodo era sotto gli occhi di tutti (la Convenzione europea era in quel momento dietro l’angolo e sarebbe stata a breve istituita), oggi il metodo della Conferenza Intergovernativa sembra aver soddisfatto tutti a parte i federalisti. Al di là di alcuni progressi il Reform Treaty non sarà in grado di risolvere il problema del deficit democratico e della debolezza dell’Europa sulla scena mondiale.
Le contraddizioni non risolte rimangono dunque all’ordine del giorno e si ripresenteranno con ancor più urgenza assieme alla necessità di una Costituzione democratica e federale. Non è infatti un caso che già si levino le voci di alcuni governi che chiedono che un gruppo di saggi cominci a pensare come dovrà funzionare l’Europa nel 2020.
E’ chiaro però che non è accettabile lasciare le riflessioni sull’Europa ad un ristretto gruppo di saggi o ad una Conferenza Intergovernativa, questi metodi non fanno che aumentare la distanza tra le istituzioni europee ed i cittadini, scoraggiano il crearsi di un vero dibattito europeo sui temi europei e danno adito all’euroscetticismo. In questo contesto non è compito dei giovani federalisti fare una campagna a sostegno di un Trattato di Riforma che mette una pietra sopra al processo costituente. La GFE dovrà piuttosto, come abbiamo cominciato a fare in occasione del Comitato Federale di Ventotene, iniziare a pensare e ad agire in funzione di un rilancio del processo costituente, sia che il Trattato venga ratificato, sia che la ratifica fallisca per il diritto di veto di qualche stato.
In vista delle elezioni del Parlamento europeo del 2009 la GFE dovrà essere attiva nel dibattito politico supportando l’idea di una Governo Federale per l’Europa e indicando fin da subito alcuni punti, che andranno poi articolati, di un’agenda politica per il governo europeo:
- una riforma istituzionale che preveda una Costituzione Federale ratificata da un Referendum europeo;
- una politica economica capace di stimolare gli investimenti e la crescita;
- una politica ambientale ambiziosa che ponga il continente europeo all’avanguardia nel mondo per quanto riguarda gli standard di qualità dell’ambiente e della vita;
- una politica estera unica che sia in grado di dare all’Unione Europea un ruolo di pacificatore mondiale, capace di affrontare il crescente divario tra i ricchi ed i poveri nel mondo;
- una riforma delle Nazioni Unite che trasformi l’ONU nell’organizzazione che rappresenta le grandi regioni del mondo e dove l’Europa sieda con un solo seggio nel Consiglio di Sicurezza.
A partire da subito e fino alle elezioni del 2009 i federalisti potranno esprimere le loro idee e chiedere ai partiti politici di presentare il loro candidato alla presidenza della Commissione Europea sulla base di questo programma di governo. La GFE potrà discutere questi punti dell’agenda di governo con le altre organizzazioni della società civile e le altre forze politiche smascherando l’illusione che quanto ottenuto a Lisbona sia sufficiente per affrontare con efficacia le sfide che l’Europa ha davanti. L’apporto delle altre organizzazioni, come abbiamo sperimentato nella Campagna per il referendum europeo, è fondamentale per avere successo nella richiesta di una Costituzione europea.
Il rilancio del processo costituente non potrà prescindere dalla presenza di un vasto fronte di forze politiche e organizzazioni che rivendichino il diritto di esprimersi sul futuro dell’Europa. L’alternativa è un ulteriore fallimento intergovernativo. Per questo in tale contesto rimane fondamentale il problema della ratifica. La stessa Convenzione si era posta il problema del referendum europeo e non appena questo è uscito dai lavori della Convenzione con esso ne sono uscite le idee più innovative e sono stati fatti notevoli passi indietro. Noi dobbiamo chiedere un’iniziativa costituente con la consapevolezza che se non rompiamo sul metodo di ratifica si rivelerà ancora una volta un fallimento. Nella prospettiva di creare un network di forze che sostengano il rilancio di un’iniziativa costituente e di tenere ferma l’idea della necessità di modificare il metodo di ratifica il motto che ha accompagnato la Campagna per un Referendum europeo rimane ancora il punto centrale “Let the European People Decide”, ovvero basta all’unanimità dei governi e sì alla maggioranza dei cittadini.
Sulla base dell’azione legata alle idee per un governo europeo possiamo dunque mettere in campo una serie di iniziative che siano scollegate dalla contingenza del periodo di ratifica, valide prima e dopo le elezioni del 2009, che ci pongono nella prospettiva di una rilancio dell’iniziativa costituente sostenuta da un vasto fronte di forze politiche e della società civile e ci diano la capacità di tornare a parlare con i cittadini europei nelle piazze.
La sfida per un’organizzazione piccola come la nostra è ancora una volta immensa. Ma se sapremo articolare bene le nostre idee esse ci daranno la forza che ha sempre permesso al nostro Movimento di essere la punta più avanzata della politica europea.
GFE Gioventù Federalista Europea
Segretario Generale
Massimo Contri
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