lunedì 19 maggio 2008

Signornò – I peggiori sono i primi

“Vanno premiati il merito e la capacità delle persone”. Così parlò Walter Veltroni l’11 aprile, a fine campagna elettorale, tentando di scrostare dal centro sinistra la vecchia muffa assistenziale e parastatale. C’era dunque da attendersi una ferrea coerenza meritocratica nelle scelte del PD. Sia nei confronti del nuovo governo, il meno meritocratico mai visto nella storia repubblicana. Sia nella selezione interna delle classi dirigenti. Come ha scritto Giovanni Sartori sul “Corriere”, il Berlusconi IV brilla per l’incompetenza di gran parte dei suoi ministri. Che c’entra la pur avvenente Prestigiacomo con l’Ambiente? E il ragionier condonista Matteoli con le Infrastrutture? E l’avvocata Gelmini con l’Istruzione? E l’autore della peggior legge elettorale del mondo, Calderoli, con la Semplificazione? E la valletta Carfagna, di cui si ignorano le opere ma non le foto, con un ministero purchessia?
Con una simile compagnia è difficile dare torto alla Brambilla quando domanda perché gli altri possono andare dappertutto e lei alla Salute no: l’enciclopedica insipienza di molti ministri (per non parlare dei sottosegretari) non ha nulla da invidiare alla sua.
Ma il PD ha perso l’occasione di affondare il colpo, limitandosi a vacui pigolii sul “governo deludente” (quando mai un governo soddisfa l’opposizione?). E lasciando al solo Di Pietro il compito di dire la verità: e cioè che trattasi di un governo “ad personam” in cui Berlusconi farà il bello e il cattivo tempo agli Esteri come alla Giustizia come alle Comunicazioni, dove ha sistemato tre uomini senza qualità: Frattini, Alfano e Romani.
Nemmeno l’ombra di meritocrazia pure nella selezione delle classi dirigenti del PD. Lì, anzì, vige la perditocrazia.
Nei posti che contano vanno i più leggendari perditori mai visti. AL Copaco è candidato Rutelli, reduce dai trionfi romani.
Alla Vigilanza è candidato Gentiloni, che non ha combinato nulla sulle tv. E la capogruppo al Senato è Anna Finocchiaro, che vanta una collezione di fiaschi degna di una cantina sociale. Nel suo collegio uninominale non è riuscita mai a farsi eleggere, salvandosi regolarmente grazie al paracadute proporzionale.
Nel 2006, capolista alle regionali siciliane, trascina i DS al minimo storico: 5,5 per cento. Dunque nel 2008 scalza Rita Borsellino alle regionali anticipate per la condanna di Cuffaro. Un’apoteosi: 30,4 per cento, ben 11 punti sotto la Borsellino (che aveva sfondato fino al 41,6).
“Annuzza” che fa? Molla la Sicilia, dove dovrebbe guidare l’opposizione, e fugge a Roma, dove il solito paracadute le consente un seggio sicuro. Giusto in tempo per raccogliere il meritato premio: la rielezione a capogruppo. Prima mossa, geniale: gli applausi con bacio al neopresidente Schifani, noto statista. Il merito va premiato, sempre.

Articolo di Marco Travaglio su “L’espresso” del 22 maggio 2008

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