venerdì 2 maggio 2008

PD: lavori in corso


La batosta di Roma, com’era ovvio, non ha aiutato a rasserenare gli animi in casa PD dopo l’insoddisfacente risultato elettorale delle politiche. La situazione è rimasta piuttosto turbolenta, fino a quando il Segretario Veltroni non ha gettato acqua sul fuoco, dichiarando ieri al Corriere della Sera: «Non c'è nessuna resa dei conti… Il Pd è nato sei mesi fa, ereditando una situazione difficile dal punto di vista elettorale e politico. Abbiamo fatto un grande lavoro. Ma certo la cosa peggiore sarebbe tornare indietro». I vertici del PD hanno però accolto freddamente l'ipotesi di accelerare i tempi per arrivare ad un congresso in pochi mesi, così come prospettato dal Segretario. In particolare Pierluigi Bersani, Franco Marini e Massimo D’Alema hanno lasciato trasparire le loro perplessità al riguardo.

A mio avviso la strada intrapresa da Veltroni è invece la più logica e corretta, data la situazione. Non ha nessun senso tornare indietro all’idea di un’alleanza con le forze di Sinistra che sono state sconfitte ancor più sonoramente dello stesso PD. La via che si deve percorrere è proprio quella del più ampio rinnovamento dei quadri dirigenti. I risultati di Roma hanno a mio avviso esplicitato più la volontà dei cittadini di non volere Rutelli, che non quella di volere Alemanno. Prova ne sia che più di 55.000 elettori hanno votato a sinistra alle Provinciali e a destra al Comune.

Per questo motivo ritengo che il grosso del lavoro di radicamento sul territorio del PD sia già stato fatto. D’altronde si deve anche prendere atto che PD è di fatto il primo partito d’Italia (il PDL allo stato è solo un’aggregazione elettorale che prelude ad una costituente per la creazione di una formazione unitaria) con più del 33% dei consensi. Non solo, ma ha ottenuto nello scorso weekend dei buoni risultati proprio nei ballottaggi per la poltrona di sindaco a Vicenza, Sondrio ed Udine, frenando quindi l’effetto dirompente dei successi dell’alleanza Lega/PDL.

La via del congresso è quindi quella giusta, poiché è in quell’assise che si potrà democraticamente ridiscutere della leadership del segretario e nel caso rafforzarla, per portare a termine quell’opera di necessaria innovazione ed apertura ai giovani che finora il PD ha lasciato a metà, deludendo molta parte del suo potenziale elettorato. Deve essere il congresso a lanciare una sfida riformista che dovrà fare propri alcuni dei temi forti dell’elettorato di sinistra per coniugarli con un programma moderato, liberista e di mercato che possa svecchiare un paese ancora in balia del corporativismo e del più becero statalismo clientelare.

È questa la sfida che il PD del futuro deve saper vincere.

Il nuovo Governo rischia seriamente di non riuscire a durare se non darà al paese un segnale forte per affrontare e risolvere i tanti problemi sul tappeto. L’opposizione, cambiando subito pelle, potrà lavorare per presentarsi ai nuovi appuntamenti elettorali più forte e compatta, dando più filo da torcere alla nuova maggioranza.

Mario de Riso
VivaCampaniaViva
vivacampaniaviva.blogspot.com

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