venerdì 14 marzo 2008

LA NOSTRA DISERZIONE ELETTORALE

Cari amici,
pubblico una lettera arrivata alla nostra redazione dagli amici del sito "a margine".
Sono dell'idea che bisogna andare a votare in quanto l'astensione o la scheda bianca non risolveranno mai le problematiche del nostro Paese ma daranno solo la possibilità, a chi governa, di poter continuare a gestire le leve del potere.
Qualora non si volessero appoggiare i soliti partiti, si possono sempre votare le numerose liste civiche presenti nel nostro panorama politico.
A tal proposito posterò anche una lettera scritta alcuni giorni fà e mai pubblicata sul mio blog.
Pubblico, comunque, con molto piacere, la lettera dei miei amici del sito "a margine".
Vi esorto ad andare a visitare anche il loro sito ricco di articoli di spessore.
Cordiali saluti,

Luigi Esposito


LA NOSTRA DISERZIONE ELETTORALE

“soldato che fugge è buono per nuova guerra”
Negli ultimi tempi siamo stati sommersi da indagini sociologiche che ci hanno comunicato, all’ingrosso, l’insoddisfazione di tre quarti dell’umanità e la gioia e la prosperità dell’altro quarto.
La politica è , però, rimasta indifferente alle questioni del vivere poste dalle popolazioni su scala nazionale e planetaria, confinata com’è nel ruolo di amministrazione e management, conforme, più che mai, al reale e alle sue gerarchie di potere consolidate. La sua unica preoccupazione, che unisce tutte le rappresentanze , da quelle di destra ,di centro e di sinistra a quelle cosiddette alternative, è stata (e continua ad essere) cancellare ogni soggettività non integrabile, con l’unico fine di “piacere alla gente che conta”(ovviamente per la “democrazia” e il “progresso”).

I disastri su scala locale e planetaria sono sotto gli occhi di tutti e hanno interessato i vari ambiti della vita: ambiente, rapporti sociali ed economici, stato psicologico e mentale delle persone.

Popolazioni ed individui sperimentano gli effetti della GRANDE POLITICA DELLO STATO DEMOCRATICO DI SVILUPPO, quando viene loro estorta la salute, il lavoro, il semplice fatto di vivere. La grammatica del potere ha subìto una trasformazione da quando si è fatta carico della vita , e non solo più della morte, di milioni di individui, divenendo dominio essenzialmente NORMALIZZATORE, fatto questo relativamente recente. Allora la vecchia idea del sovrano ha riacquistato una propria modernità , quando, in nome della sicurezza e dello sviluppo economico, del benessere sociale e dell’unità del paese, ha mirato ad eliminare il conflitto dal suo codice genetico, nel tentativo di legittimare l’esercizio del potere di vita e di morte derivante da un diritto esclusivo autoconferito.

L’essere di parte, l’esplosione dei conflitti sociali, di “classe”, razziali, delle minoranze e le appropriazioni ed usurpazioni di territori, sono divenuti solo ACCIDENTI, episodi, parentesi entro il ciclo della “governabilità”, inesistenti, quindi, nella loro consistenza originaria. LA NORMA è altra cosa. E’ LO STATO, LA SOCIETA’: naturalmente, e solo nel caso della trasgressione, LA FORZA e “la guerra”, interna o esterna e sempre presenti, ripristinano l’ordine.
E tuttavia, la politica che viene vede contrapposti lo STATO DA UNA PARTE e INTERE POPOLAZIONI DALL’ALTRA: il caso dei rifiuti in Campania ne è il segno.
Le forze che resistono “contro questo potere…,fanno leva proprio su quello ch’esso prende in considerazione – cioè sulla vita e sull’uomo in quanto essere vivente. Dal secolo scorso le grandi lotte che mettono in discussione il sistema generale di potere non si fanno più in nome di un ritorno agli antichi diritti e in funzione del sogno millenario di un ciclo dei tempi e di un’età dell’oro. Non si aspetta più l’imperatore dei poveri, né il regno degli ultimi giorni, e nemmeno il ristabilimento di giustizie ritenute ancestrali; quel che si rivendica è la vita intesa come bisogni fondamentali, essenza concreta dell’uomo, realizzazione delle sue virtualità, pienezza del possibile. Poco importa che si tratti o no di utopie: abbiamo a che fare qui con un processo reale di lotta ; la vita come contenuto politico è stata in un certo qual modo presa alla lettera e capovolta contro il sistema che cominciava a controllarla diventando, molto più del diritto, la posta in gioco delle lotte politiche, persino laddove finalizzate alla conquista di diritti.

L’ affermazione del diritto al corpo, alla salute, alla felicità, alla soddisfazione dei bisogni, il diritto di ritrovare quel che si è e tutto quel che si può essere, al di là delle oppressioni o “alienazioni”, questo diritto , così incomprensibile per il sistema giuridico classico, diviene la replica politica a tutte le nuove procedure di potere…”. (Michel Foucault).

Appunto per questo intendiamo incamminarci nella direzione opposta ai seggi elettorali (peraltro impraticabili e maleodoranti perché ostruiti, in Campania, da cumuli di spazzatura) con la consapevolezza dei nostri molteplici stili di vita, ma soprattutto della nostra caparbietà a relazionarci direttamente, senza intermediazioni, fondata sul desiderio di indignarci ancora una volta, di dire a voce alta i nostri “no”, di adoperare resistenza verso una nomenklatura autoreferenziale.

Santa Maria Capua Vetere,
marzo 2008
Biagio, Bruno, Daniela, Deborah, Emiliano, Federico, Gerardo, Giovanni, Salvatore……
del sito http://www.a-margine.org/

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