giovedì 13 marzo 2008

Frana in Penisola. La soluzione: restauro ambientale della cava dismessa e ripascimento duraturo delle spiagge

Domenica 9 marzo c.a. si è verificato l’ennesimo crollo di massi dal fronte instabile dell’ex cava di calcare che interessa tutto il versante incombente minacciosamente sulla Strada Statale Sorrentina, da Pozzano fino al Lido Bikini, a cavallo dei Comuni di Castellammare di Stabia e Vico Equense. La cava dismessa è tra le più vaste della Campania e non solo deturpa il paesaggio della penisola ma rappresenta una costante minaccia per i cittadini che transitano sulla sottostante strada che è l’unica che serve la costiera napoletana. Nel recente passato si sono verificati altri crolli con conseguenti gravi disagi per il traffico e l’economia locale; le difese attive realizzate sono inutili in quanto non riescono ad evitare che grossi massi si distacchino precipitando fin sulla sede stradale.
Partendo da queste considerazioni, alcuni anni fa eseguimmo una ricerca per valutare la fattibilità, dal punto di vista dell’impatto ambientale e socio-economico, di un intervento semplice, rapido ed efficace che consentisse di “acchiappare” i due classici piccioni con una fava. L’idea si basava sulla possibilità di realizzare una messa in sicurezza dell’enorme fronte di cava instabile mediante un terrazzamento che consentisse di ridurre l’inclinazione delle scarpate e conseguentemente di rivegetare il versante in modo da trasformare l’innaturale paesaggio dell’area di estrazione dismessa rendendolo simile al tipico paesaggio terrazzato di gran parte della Penisola. Tale semplice operazione metterebbe a disposizione un notevole volume di detriti calcarei, una parte dei quali andrebbe adeguatamente elaborata (arrotondata meccanicamente), del tutto simili ai sedimenti attualmente costituenti le spiagge sottostanti e di tutta la Penisola Sorrentino-amalfitana.
I sedimenti ricavati potrebbero essere agevolmente trasportati con uno scivolo fino al vicino mare e, mediante chiatte, distribuiti e accumulati nelle spiagge di tutta la Penisola gravemente interessate da erosione e progressivamente destinate alla completa scomparsa con incalcolabili danni socio-economici. Naturalmente il ripascimento va preceduto da una attenta valutazione delle caratteristiche morfologiche e meteo-marine delle spiagge al fine di restaurarle ricomponendo la morfologia che esse hanno avuto nel periodo di massima espansione tra la seconda metà del 1800 e i primi decenni del 1900.
L’idea del restauro ambientale delle spiagge mediante ghiaia selezionata è partita dalla constatazione che l’alluvione disastrosa dell’ottobre 1954 aveva causato il più eclatante ripascimento duraturo naturale a Vietri Marina dove in poche ore le colate detritiche hanno accumulato da 400.000 a 500.000 metri cubi di detriti prevalentemente ghiaiosi che hanno costruito la pianura alluvionale (ampia oltre 100 metri) e la spiaggia, prima inesistenti, che ancora oggi costituiscono la principale risorsa ambientale su cui si basa l’economia turistica. Dopo 54 anni si è registrata un’erosione di alcune decine di metri; niente rispetto all’erosione rapida che interessa le spiagge che sono state oggetto di costoso ripascimento con sabbia con conseguente perdita (dopo alcuni anni) dei benefici per il turismo balneare. Lo studio originale eseguito, pubblicato e presentato in convegni nazionali e internazionali, ha evidenziato la convenienza socio-economica ed ambientale della proposta di restauro ambientale delle cave e delle spiagge mediante un trasparente governo pubblico e la partecipazione di risorse finanziarie private interessate anche alla gestione di parte delle nuove spiagge ambientalmente recuperate.
Lo scandalo rifiuti, ormai destinato ad una squallida conclusione con immancabili risvolti giudiziari, non deve più distrarci dalle attività propositive tese a riqualificare e restaurare le decine di chilometri di spiagge che rappresentano una delle principali risorse ambientali autoctone della Campania. Ricordiamo che è un atteggiamento inconcepibile, da parte dei responsabili regionali, tollerare che quasi tutto il litorale dalla foce del Garigliano a Castellammare di Stabia non sia balneabile a causa dell’inquinamento antropogenico. Né è più tollerabile l’inerzia istituzionale di fronte alla progressiva erosione delle più belle spiagge del Mediterraneo che abbelliscono le coste campane. Ogni anno si perdono ettari di spiaggia dall’inestimabile valore con conseguenti negative ricadute sull’assetto socio-economico.
La frana di domenica scorsa ha offerto l’occasione di riproporre all’attenzione dei cittadini i risultati dei nostri studi, condotti per evidenziare che un saggio e trasparente amministratore pubblico può adeguatamente e concretamente intervenire per tutelare l’incolumità dei cittadini e per valorizzare le risorse ambientali con conseguenti benefici per l’assetto socio-economico regionale, prima ancora di proporre la semplice duplicazione della strada che collega Castellammare con Sorrento.

Prof. Franco Ortolani
Ordinario di Geologia
Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio
Università di Napoli Federico II

Dott. Valerio Buonuomo,
borsista c/o Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio

Dott.ssa Silvana Pagliuca,
CNR ISAFOM

11 marzo 2008

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