mercoledì 23 aprile 2008

Un’analisi del voto in Campania

La netta vittoria di Berlusconi, con la clamorosa affermazione della Lega Nord e la debàcle della Sinistra Arcobaleno, è stata variamente commentata in tutte le tribune politiche nazionali con molte congratulazioni per i vincitori e polemiche infinite nel campo degli sconfitti. Naturalmente non possiamo fare altro che augurarci che la nuova maggioranza, numericamente più stabile ed apparentemente più coesa rispetto a quella che ha governato nella passata legislatura, riesca a portare avanti il proprio programma di rilancio dell’attività di Governo.

L’espressione del voto dei cittadini campani è stata comunque piuttosto interessante ed a nostro avviso rappresenta uno dei risultati da analizzare con maggiore attenzione nell’ambito dell’intera penisola. Prendendo a campione il voto per il Senato, nonostante la Campania fosse un tradizionale “feudo” del centro-sinistra, in tutte le province il PDL è riuscito ad attestarsi intorno al 50% dei voti, tranne che ad Avellino, dove la presenza dell’eterno De Mita ha sensibilmente spostato gli equilibri. Il risultato percentualmente peggiore dell’alleanza di Centro-Sinistra si è avuto nel casertano, dove non si è raggiunto nemmeno il 30% (dato piuttosto eloquente, considerando quanto la rappresentanza locale della Terra del Lavoro sia stata ignorata dai vertici nazionali del PD nella composizione delle liste).
Questo elemento, aggiunto a quello della percentuale di astenuti che è stata maggiore rispetto alla media nazionale, a nostro avviso da’ la sensazione netta che il popolo campano ne ha abbastanza non solo dell’attuale dirigenza locale del PD – che ha dato prova di sconcertante incapacità e strafottenza – ma anche dell’atteggiamento dei vertici nazionali del partito, che hanno ignorato quasi completamente le istanze provenienti dal territorio. Né si può dire che si fosse accettato il rischio del flop, poiché a quel punto, piuttosto che proporre D’Alema, o i vari personaggi paracadutati direttamente da Roma solo per lo scopo di far ottenere loro la tanto agognata poltrona da parlamentare, sarebbe stato meglio fare come ha fatto la Juventus l’anno scorso in Serie B: far maturare dei giovani di talento, per farli poi giocare anche in A, ma con più esperienza e cattiveria.
La manovra dei vertici nazionali del PD non ha quindi funzionato, nonostante le strategie dalemiane e le dichiarazioni di soddisfazione sui risultati elettorali da parte del Governatore Bassolino. I campani hanno espresso il loro desiderio di voltare pagina democraticamente, gridando forte il loro “Bassolino vattene!”, oltre a esprimere un più generale bisogno di cambiamento.
Certo, è tutto da dimostrare che i “nuovi” sapranno essere all’altezza, ma quantomeno ci tocca accoglierli con il beneficio del dubbio per vedere se davvero riusciranno a fare quello che hanno promesso. Forse Berlusconi e soci, piuttosto che fare le loro riunioni del Consiglio dei Ministri nel Palazzo Reale o in Prefettura a Napoli, farebbero meglio a farle a Casal di Principe o nell’agro aversano, per vedere con i propri occhi cosa è riuscita a creare l’anarchia e la legge della giungla da quelle parti. Oppure potrebbero farsi una passeggiata nei quartieri del degrado periferico di Napoli e dirci quali dovrebbero essere le misure per uscir fuori dalle mille emergenze. Ci auguriamo comunque che propongano idee più efficaci del poliziotto di quartiere per riportare vaste aree della regione sotto il controllo dello Stato.
Per il PD l’unica via d’uscita che intravediamo è quella di azzerare i ranghi e guardare al proprio interno per individuare delle forze nuove da cui ripartire per rinascere. Nonostante tutto ci pare che qualcosa si stia muovendo e speriamo che sin dalla prossima tornata elettorale si possa guardare positivamente e con attenzione alle proposte provenienti da entrambi gli schieramenti.
Alla fine vogliamo essere ottimisti e possiamo esserlo davvero se tutti ci rimboccheremo le maniche senza paura del futuro.

Centro culturale VivaCampaniaViva
vivacampaniaviva.blogspot.com
I fondatori: Luigi Esposito e Mario de Riso di Carpinone


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