Cari amici e amiche,
vogliamo girarvi un altro dossier che riteniamo valga davvero la pena di leggere, in quanto fa comprendere molto delle logiche partitiche e delle alleanze che sono nate in queste ultime settimane.
Si tratta di uno studio effettuato da Sandro Brusco il 19-20 febbraio e pubblicato su NoiseFromAmerika.org, un sito gestito da un gruppo di professori universitari ed economisti italiani che vivono e lavorano negli Stati Uniti d'America, dove svolgono attività di ricerca nello stesso campo ed in istituzioni.
VivaCampaniaViva ha anche interagito in passato relativamente a degli articoli pubblicati sulle problematiche della regione Campania.
Il dossier è per gli addetti ai lavori, ma anche un lettore meno addentro ai meccanismi, può capire e intuire come le alleanze elettorali hanno giocato e giocano un ruolo determinante nella storia della politica nazionale.
Soffermandoci sulla Campania si capisce facilmente che il predominio del centro sinistra sembra ormai spegnersi lentamente. Davvero la coppia Bassolino-De Mita sembra al tramonto. Vedremo cosa sarà capace di fare il centro destra nel caso vincesse.
Il voto nazionale, a differenza di quello locale è un voto di opinione e che quindi coinvolge i partiti e i loro programmi, ma quelle regionali (voci di corridoio dicono che saranno convocate entro la fine dell’anno) saranno delle elezioni con espressione del voto di preferenza.
Vediamo chi, tra centro sinistra e centro destra, riuscirà davvero a trovare consensi sul territorio e chi sarà soprattutto credibile agli occhi degli elettori campani.
Chi davvero fosse interessato ad un approfondimento di tale lettura può collegarsi al sito e andare a cliccare sui numerosi richiami che porta Sandro Brusco.
Ringrazio Sandro Brusco e il NfA (NoiseFromAmerika) per questo eccezionale studio che trovo di una chiarezza straordinaria.
- Luigi Esposito -
Di Sandro Brusco, 19 Febbraio 2008 dal sito: NoisefromAmerika
vogliamo girarvi un altro dossier che riteniamo valga davvero la pena di leggere, in quanto fa comprendere molto delle logiche partitiche e delle alleanze che sono nate in queste ultime settimane.
Si tratta di uno studio effettuato da Sandro Brusco il 19-20 febbraio e pubblicato su NoiseFromAmerika.org, un sito gestito da un gruppo di professori universitari ed economisti italiani che vivono e lavorano negli Stati Uniti d'America, dove svolgono attività di ricerca nello stesso campo ed in istituzioni.
VivaCampaniaViva ha anche interagito in passato relativamente a degli articoli pubblicati sulle problematiche della regione Campania.
Il dossier è per gli addetti ai lavori, ma anche un lettore meno addentro ai meccanismi, può capire e intuire come le alleanze elettorali hanno giocato e giocano un ruolo determinante nella storia della politica nazionale.
Soffermandoci sulla Campania si capisce facilmente che il predominio del centro sinistra sembra ormai spegnersi lentamente. Davvero la coppia Bassolino-De Mita sembra al tramonto. Vedremo cosa sarà capace di fare il centro destra nel caso vincesse.
Il voto nazionale, a differenza di quello locale è un voto di opinione e che quindi coinvolge i partiti e i loro programmi, ma quelle regionali (voci di corridoio dicono che saranno convocate entro la fine dell’anno) saranno delle elezioni con espressione del voto di preferenza.
Vediamo chi, tra centro sinistra e centro destra, riuscirà davvero a trovare consensi sul territorio e chi sarà soprattutto credibile agli occhi degli elettori campani.
Chi davvero fosse interessato ad un approfondimento di tale lettura può collegarsi al sito e andare a cliccare sui numerosi richiami che porta Sandro Brusco.
Ringrazio Sandro Brusco e il NfA (NoiseFromAmerika) per questo eccezionale studio che trovo di una chiarezza straordinaria.
- Luigi Esposito -
Di Sandro Brusco, 19 Febbraio 2008 dal sito: NoisefromAmerika
Ho fatto un conto terra terra. Mi sono chiesto: se gli elettori votassero esattamente gli stessi partiti, o loro eredi, del 2006 e le alleanze elettorali fossero invece quelle che si stanno profilando per le elezioni del 2008 (almeno a oggi), come sarebbero distribuiti i seggi al Senato? La risposta:
Partito Democratico e alleati 124
Cosa Rossa 32
Popolo delle Libertà + Lega 154
UDC 4
Indipendenti (Pallaro) 1
UDC 4
Indipendenti (Pallaro) 1
Nessuna maggioranza al Senato! Ed è tutta colpa, o merito, di Casini e niente mi toglie dalla testa che questo è esattamente quello in cui spera. Le cinque regioni chiave che determineranno l'elezione sono Liguria, Marche, Abruzzi, Calabria e Sardegna. Dove vanno loro, lì andrà il paese. O, forse, il paese andrà laddove andrà il senatore dal Nord America ...
Aggiornamento importante del 20 febbraio. Alcuni lettori mi hanno segnalato che la Lega Nord potrebbe strategicamente correre da sola in Lombardia e Veneto. Ho rifatto i conti e in tal caso il blocco berlusconiano prenderebbe 7 seggi in più, raggiungendo una maggioranza di 161 seggi al Senato. La nuova tabella è la seguente :
Partito Democratico e alleati 118
Cosa Rossa 31
Popolo delle Libertà+Lega 161
UDC 4
Indipendenti (Pallaro) 1
Il conto è ovviamente terra terra e serve solo a trarre indicazioni di massima. Sappiamo tutti che non è affatto scontato che gli elettori mantengano invariato il voto a fronte di alleanze che cambiano. Ovvio, inoltre, che negli ultimi due anni ci siano stati movimenti nell'opinione pubblica. Lo stesso, questo calcolo rozzo ci permette di capire quali siano le regioni critiche e di quanto movimento di voti abbiano bisogno le forze poltiche per assicurarsi la vittoria.
Il Senato è la parte interessante da guardare, perché alla Camera dei deputati il risultato è abbastanza scontato. Lì il premio di maggioranza si assegna a livello nazionale. Applicando ai dati del 2006 le alleanze attuali si ha che Popolo delle Libertà+alleati ha il 41,39% dei voti, mentre Partito Democratico+alleati ha il 36,65%. Quindi, a meno di improbabili sconvolgimenti della geografia elettorale, il PdL prende 340 seggi e ha la maggioranza.
Le cose al Senato sono più complicate perché i premi di maggioranza si determinano a livello regionale. Inoltre, la soglia di sbarramento a livello regionale è molto diversa che a livello nazionale. Per partecipare alla ripartizione dei seggi un partito deve prendere almeno l'otto per cento dei voti regionali. Molti ricorderanno la soglia del 3%, ma quella valeva solo per partiti collegati a coalizioni che superassero il 20% (qui trovate la normativa, gli articoli rilevanti sono il 16 e il 17). Questo significa che l'UDC, anche se si allea con Mastella, non raggiungerà il quorum in molte regioni e che anche la Cosa Rossa corre qualche rischio.
I conti li ho fatti come segue. Sono andato sul sito del Ministero dell'Interno e mi sono copiato i dati delle elezioni regione per regione. A questo punto ho fatto le seguenti ipotesi:
1) Il Partito Democratico si presenta coalizzato con Di Pietro e i Radicali. Ottiene i voti che nel 2006 andarono a DS, Margherita, Di Pietro e Rosa nel Pugno (e, solo per la Calabria, Lista Consumatori, che poi è Agazio Loiero).
2) La Cosa Rossa si presenta come unico partito. Ottiene i voti che nel 2006 andarono a Rifondazione e a Insieme per l'Unione (coalizione di PdCI e Verdi).
3) Il Popolo delle Libertà si presenta coalizzato con Lega Nord e gli eredi di DC-Nuovo Psi. Ottiene i voti che nel 2006 andarono a Forza Italia, AN, Lega Nord e DC-Nuovo Psi.
4) L'UDC si presenta da sola. Ottiene i voti che nel 2006 andarono all'UDC.
5) Anche tutti gli altri partiti, in particolare l'UDEUR, si presentano da soli e ottengono gli stessi voti che nel 2006.
6) Nei seggi esteri il PdL si presenta unito come rappresentante della destra, a differenza dell'ultima volta, e strappa al PD 2 seggi, NordAmerica e Africa-Asia-Oceania.
Ho quindi fatto i calcoli regione per regione, ottenendo i seggi di ciascuna coalizione in ciascuna regione. I calcoli li trovate qui. A questo punto ho aggregato i dati regionali e ho tirato le some, qui trovate i calcoli relativi.
Ma andiamo per ordine e cerchiamo di capire in particolare dove l'alleanza berlusconiana perde seggi e dove li guadagna.
L'incredibile effetto "regioni rosse". Qui che si manifesta in tutta la sua diabolica perfidia il porcellum, nella clausola in cui prevede che se la coalizione col maggiore numero di voti non riceve almeno il 55 percento dei seggi, ad essa vengano assegnati di diritto il 55 percento dei seggi, come premio di maggioranza. Per capire cosa succede, consideriamo l'Emilia Romagna. Nel 2006 il centrosinistra unito ottenne il 59,43% e 12 seggi, mentre la CdL ottenne il 40,57% e 9 seggi. Siccome il centrosinistra ottenne più del 55%, non si applicò il premio di maggioranza. Ora però il premio di maggioranza diventa importante. PD e alleati ottengono solo il 44,68%, perché perdono i voti della Cosa Rossa, ma ottengono lo stesso 12 seggi grazie al premio. In compenso ora la Cosa Rossa prende il 12,95% e quindi partecipa alla ripartizione dei seggi! Se ne becca 3, e indovinate a chi li porta via? All'unico altro partito che supera la soglia, ossia il PdL. Quindi, solo in Emilia Romagna siamo a -3 per il centrodestra, quasi abbastanza da neutralizzare la vittoria in Campania. Riporto a seguito la differenza percentuale di voti tra PD e PdL nelle regioni in cui il PD vince il premio di maggioranza e il numero di seggi perso dal centrodestra rispetto al 2006.
Emilia Romagna 11,26 -3 seggi
Toscana 11,73 -2 seggi
Umbria 6,25 -1 seggi
Marche 3,29 -1 seggi
Abruzzi 0,63 -1 seggi
Basilicata 9,98 -1 seggi
Calabria 3,33 -1 seggi
La perdita totale per il centrodestra è quindi di ben 10 seggi. Qua c'è qualche speranza per il centrodestra. Il margine in Abruzzo è molto sottile e la partita tutta aperta. La Calabria è interamente in gioco, perché Mastella prese il 4,23% e Bobo Craxi il 2,77%. A seconda di come si alleano questi signori e altre schegge varie possono dare il premio di maggioranza al PdL, che otterrebbe in tal caso 6 seggi (+2 rispetto al 2006). Notare però che se Mastella si allea all'UDC, il PdL perde un altro seggio in Calabria. Regioni da guardare con molta attenzione nei prossimi giorni, quando si definiranno meglio le mosse dei nanetti.
L'ancor più incredibile effetto "Lombardia". È quasi punizione celestiale, dato il ruolo di Calderoli nell'elaborazione del porcellum, che in Lombardia il centrodestra perda un seggio. In questa regione i seggi sono 47 e il premio di maggioranza 26. Nel 2006 il centrodestra prese il 56,95% dei voti ed acciuffò per i capelli un seggio addizionale, ottenendo quindi 27 seggi. Ma senza l'UDC il centrodestra si ferma al 49,01% e si deve quindi accontentare di 26 seggi! Il seggio non va a Casini, che in Lombardia ha il 5,85% e quindi non supera la soglia di sbarramento (non la supererebbe nemmeno con Mastella), ma al PD o alla Cosa Rossa, questione di resti. Questo effetto è robusto, per recuperare questo seggio il PdL dovrebbe aumentare i consensi in Lombardia dell'8%. Forse è possibile ma mi pare molto difficile. Quindi qua c'è un 1 seggio perso di sicuro.
L'effetto "swing regions". La grande speranza di Berlusconi è quella di riuscire a essere primo in molte più regioni che nel 2006. Data la perdita di consensi del centrosinistra, questo probabilmente sarebbe successo se i due schieramenti si fossero presentati uniti come nel 2006. Ma con destra e sinistra in ordine sparso, in particolare senza Casini per il centrodestra, le cose sono più complicate. Ci sono infatti solo tre regioni che passano dal centrosinistra al centrodestra, Campania, Liguria e Sardegna. Riporto a seguito la differenza percentuale di voti tra PdL e PD in ciascuna regione e il numero di seggi guadagnato dal centrodestra.
Campania 9,07 +4 seggi
Liguria 1,87 +2 seggi
Sardegna 1,10 +1 seggi
Il totale dell'effetto è quindi un +7. Come si vede il pezzo grosso è la conquista della Campania ma per il resto c'è poco altro. In Liguria e Sardegna i voti sono molti vicini e potrebbero cambiare per effetto di partiti locali che si coalizzano con l'uno o con l'altro. Il risultato della Campania è anche notevole perché dice che in questa regione Mastella (che raggiunse il 5,2% nel 2006) è irrilevante. Il centrodestra vince tranquillamente senza di lui.
L'effetto estero. Nel 2006 il centrodestra si presentò separato in tutte le circoscrizioni estere, e in tal modo guadagnò un solo seggio nella circoscrizione Europa. Ho ipotizzato che stavolta si presenti unito e ottenga il seggio del Nordamerica e quello dell'Asia-Africa-Oceania, oltre a uno in Europa. A dir la verità non sappiamo quasi nulla sulla stabilità del voto degli italiani all'estero, per cui ogni previsione è un po' azzardata. Comunque diciamo che qua c'è un +2.
Il non-effetto delle regioni azzurre. Nelle restanti regioni il centrodestra prese nel 2006 esattamente i seggi del premio di maggioranza, e li prenderà ancora nel 2008. Assolutamente nessuna variazione. È molto improbabile che ci siano sorprese positive per il centrodestra. Per ottenere più seggi dovrebbe infatti arrivare in genere almeno al 58% senza UDC. In questo gruppo la regione in cui il PdL è messo meglio è il Veneto, dove ha il 47,58%. Un aumento di 10-11 punti percentuali mi pare assai improbabile. L'aumento dovrebbe essere ancora più alto per le altre regioni, quindi direi che qua non succederà nulla.
Il movimento totale di seggi per il centrodestra è riassunto in questa tabella.
Effetto swing regions +7
Effetto Estero +2
Effetto regioni rosse -10
Effetto Lombardia -1
TOTALE NETTO -2
Il blocco berlusconiano passa quindi da 156 a 154 senatori e non guadagna la maggioranza al Senato.
Analisi di sensitività. Credo che rispetto ai calcoli anteriori l'unica speranza di miglioramento per il Partito Democratico sia evitare la sconfitta in Liguria e Sardegna (la Campania è chiaramente persa, e la recente vicende della spazzatura non ha certo aumentato il consenso verso il PD). Questo ridurrebbe ancora di più i seggi del PdL ma non cambierebbe sostanzialmente la faccenda, visto che il PD non ha nessuna speranza di raggiungere la maggioranza al Senato. Esiste invece la possibilità che il centrodestra faccia meglio e conquisti la maggioranza. Oltre a conquistare Liguria e Sardegna potrebbe anche prendersi Abruzzi e Calabria. In tal caso in queste due regioni prenderebbe 10 seggi anziché 5, portando il totale dei propri seggi a 159. Questo è esattamente il margine che aveva Prodi, e abbiamo visto che non è un bel vivere. Un po' più difficile ma non impossibile, appare la conquista delle Marche. Qui la differenza è di 3,29% e un ribaltone può accadere; in tal caso il PdL aggiungerebbe 3 seggi, andando a 162. Questo inizia ad essere un margine confortevole, almeno se i senatori a vita non fanno opposizione militante. Ma si noti che se perde una sola di queste regioni (Liguria, Sardegna, Abruzzi, Calabria e Marche) il centrodestra sarà abbastanza nei guai. E cambiamenti di seggi nelle altre regioni appaiono molto improbabili, anche se il centrodestra imbarca Mastella e Storace.
Ho ipotizzato inoltre che l'Udeur corra da sola. Se va con l'UDC potrebbe rosicchiare al PdL uno o due seggi nelle regioni in cui il centrosinistra prende il premio di maggioranza, ma è più probabile che l'effetto sia nullo. Se invece Mastella si allea con il PDL potrebbe risultare determinante per la Calabria (ma non per la Campania, che va a Berlusconi di sicuro).
Ragioni per cui potrei aver sottostimato il Partito Democratico.
*Nel 2006 l'Ulivo prese circa il 2% in più alla Camera, dove si presentava unito, che al Senato, dove si presentava diviso tra DS e Margherita. Questo effetto si osserva anche nelle elezioni precedenti, l'Ulivo otteneva sempre più voti nella parte uninominale in cui si presentava unito che nella parte proporzionale in cui i partiti si presentavano separati. Se questo effetto si conferma la base di partenza per il Senato è più alta. I voti vengono sottratti quasi tutti alla Cosa Rossa, e potrebbero evitare la perdita di alcune "swing regions".
* Ho escluso dal computo dei voti alcune schegge, come Repubblicani europei o PSDI, perché non so cosa facciano e che controllo abbiano sul loro pacchetto di voti. Potrebbero essere importanti in alcune regioni del Sud. Per esempio in Calabria il PSDI prese lo 0,84% nel 2006, che in una elezione tight possono fare la differenza.
Ragioni per cui potrei aver sovrastimato il Partito Democratico
* Non ho modo di valutare la consistenza della scissione di Mussi & Co. Ho quindi ipotizzato che non portino via voti. Gli attuali sondaggi, per quello che valgono, sembrano andare in questo senso.
* Ipotizzo che tutti i voti che furono della Rosa nel Pugno seguano i radicali. Visto che i voti era almeno in parte dei socialisti, che al momento sembrano voler andare soli, questo sovrastima i voti del PD. Qua è tutto molto azzardato, non ho visto sondaggi affidabili. Aspettiamo e vediamo, può darsi che nemmeno i radicali si alleino con il PD.
Ragioni per cui potrei aver sottostimato il Popolo delle Libertà.
* Anche qui ho escluso dal computo alcune schegge. Il partito dei pensionati, che ha una certa consistenza al Nord, potrebbe aiutare a conquistare con un buon margine la Liguria. In generale le schegge possono aiutare a muovere le cinque regioni chiave (Liguria, Sardegna, Abruzzi, Calabria e Marche). C'è inoltre l'incognita Mastella, ma come ho spiegato prima questi può veramente aiutare il PdL solo in Calabria, mentre rischia di danneggiarlo se si allea con Casini.
Ragioni per cui potrei aver sovrastimato il Popolo della Libertà.
* Ho ipotizzato che la Destra di Storace prenda solo i voti che nel 2006 presero i partitini fascisti, che equivale a ipotizzare che la scissione non porta via alcun voto addizionale. Anche qui mancano sondaggi affidabili, ma è legittimo sospettare che qualche elettore di AN potrebbe votare Storace, soprattutto se mantiene il simbolo.
Direi che ho detto tutto quello che avevo da dire. Ovviamente i conti che ho fatto non tengono conto dei cambiamenti di voto dell'elettorato, ma in Italia tali movimenti non sono mai stati massicci. Le alleanze elettorali hanno sempre giocato un ruolo determinante. Nel 1996 il centrosinistra vinse perché la Lega si presentò da sola, non certo per una grande ondata a favore della sinistra.
Nel 2001 la vittoria del centrodestra al Senato probabilmente non ci sarebbe stata se Rifondazione e Di Pietro avessero evitato di andare da soli al Senato. E il 2006 abbiamo visto tutti com'è andata. Inoltre, in tante regioni nemmeno aumenti di voti dell'ordine del 10% cambierebbero la ripartizione dei seggi. La campagna elettorale e gli spostamenti dell'opinione pubblica serviranno veramente solo nelle regioni "marginali" prima menzionate.
Concludo con una osservazione pro domo mea. Alla fine di tutto l'ambaradan, tutto quello che succede è che i voti determinanti ... sono quelli degli italiani all'estero. Quindi, fratelli e amici espatriati, siamo noi a essere decisivi. O meglio ancora: è nFA a essere determinante. Come canta il sommo poeta: SIAMO SOLO NOI. E, nel caso ve lo stiate chiedendo, l'ultimo paragrafo non è serio.
Aggiornamento del 20 febbraio. Alcuni lettori mi segnalano che la Lega potrebbe correre da sola nelle regioni del Nord. Questo ha un effetto importante in Lombardia e Veneto. Infatti in tali regioni funzionerebbe un meccanismo simile a quello delle regioni rosse: il PdL otterebbe comunque i voti del premio, dato che arriverebbe primo anche senza Lega, e in più la Lega parteciperebbe alla spartizione dei seggi riservati alla minoranza. Questo frutterebbe 5 seggi alla Lega in Lombardia e 2 nel Veneto, portando il blocco berlusconiano a 161 seggi. Credo sia troppo rischioso per il centrodestra far correre la Lega da sola in Piemonte e Liguria, poiché in tal caso rischierebbe di perdere il premio. Il Friuli-Venezia Giulia è problematico; non ci dovrebbero essere problem per il PdL ad arrivare primo anche senza Lega, ma la Lega ha preso solo il 7,12% alle ultime elezioni e rischia di non partecipare all'assegnazione dei seggi. Il porcellum, devo dire, non finisce mai di stupire. Ho caricato qui l'analisi con l'ipotesi che la Lega corra da sola in Lombardia e Veneto, e qui il riassunto dei seggi sotto questa ipotesi.
* Ho ipotizzato che la Destra di Storace prenda solo i voti che nel 2006 presero i partitini fascisti, che equivale a ipotizzare che la scissione non porta via alcun voto addizionale. Anche qui mancano sondaggi affidabili, ma è legittimo sospettare che qualche elettore di AN potrebbe votare Storace, soprattutto se mantiene il simbolo.
Direi che ho detto tutto quello che avevo da dire. Ovviamente i conti che ho fatto non tengono conto dei cambiamenti di voto dell'elettorato, ma in Italia tali movimenti non sono mai stati massicci. Le alleanze elettorali hanno sempre giocato un ruolo determinante. Nel 1996 il centrosinistra vinse perché la Lega si presentò da sola, non certo per una grande ondata a favore della sinistra.
Nel 2001 la vittoria del centrodestra al Senato probabilmente non ci sarebbe stata se Rifondazione e Di Pietro avessero evitato di andare da soli al Senato. E il 2006 abbiamo visto tutti com'è andata. Inoltre, in tante regioni nemmeno aumenti di voti dell'ordine del 10% cambierebbero la ripartizione dei seggi. La campagna elettorale e gli spostamenti dell'opinione pubblica serviranno veramente solo nelle regioni "marginali" prima menzionate.
Concludo con una osservazione pro domo mea. Alla fine di tutto l'ambaradan, tutto quello che succede è che i voti determinanti ... sono quelli degli italiani all'estero. Quindi, fratelli e amici espatriati, siamo noi a essere decisivi. O meglio ancora: è nFA a essere determinante. Come canta il sommo poeta: SIAMO SOLO NOI. E, nel caso ve lo stiate chiedendo, l'ultimo paragrafo non è serio.
Aggiornamento del 20 febbraio. Alcuni lettori mi segnalano che la Lega potrebbe correre da sola nelle regioni del Nord. Questo ha un effetto importante in Lombardia e Veneto. Infatti in tali regioni funzionerebbe un meccanismo simile a quello delle regioni rosse: il PdL otterebbe comunque i voti del premio, dato che arriverebbe primo anche senza Lega, e in più la Lega parteciperebbe alla spartizione dei seggi riservati alla minoranza. Questo frutterebbe 5 seggi alla Lega in Lombardia e 2 nel Veneto, portando il blocco berlusconiano a 161 seggi. Credo sia troppo rischioso per il centrodestra far correre la Lega da sola in Piemonte e Liguria, poiché in tal caso rischierebbe di perdere il premio. Il Friuli-Venezia Giulia è problematico; non ci dovrebbero essere problem per il PdL ad arrivare primo anche senza Lega, ma la Lega ha preso solo il 7,12% alle ultime elezioni e rischia di non partecipare all'assegnazione dei seggi. Il porcellum, devo dire, non finisce mai di stupire. Ho caricato qui l'analisi con l'ipotesi che la Lega corra da sola in Lombardia e Veneto, e qui il riassunto dei seggi sotto questa ipotesi.
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