domenica 30 dicembre 2007

Il caso Bagnoli: sviluppi

L’Assise Cittadina per Bagnoli sollecita l’attenzione della società civile e degli organi di informazione cittadina sulla conferenza di servizi che si terrà il 19 dicembre a palazzo San Giacomo, dove si dovranno valutare i tre progetti in lizza per il porto di Bagnoli; i soggetti promotori, su richiesta della Soprintendenza Regionale ai Beni Culturali e Paesaggistici dovranno dimostrare documentatamente la rispondenza delle loro proposte ai vincoli storico ambientali insistenti sul litorale.
L’Assise ritiene che le decisioni assunte in quella sede potranno essere decisive per la riqualificazione di Bagnoli e che debbano essere prese nella massima trasparenza, garantendo ai cittadini il diritto alla partecipazione democratica: condivide e sostiene quindi le richieste di quanti, dai semplici cittadini alle associazioni ambientaliste (Wwf, Italia Nostra, Greenpeace, Vas), hanno chiesto al Comune di poter presenziare alla conferenza e seguirne i lavori.

L’Assise giudica inoltre negativamente la decisione di procedere all’appalto del porto di Bagnoli, per le seguenti ragioni:

In primo luogo, appare assurda la fretta con cui si intende ipotecare parti di territorio per il cui recupero non sono state ancora state definite soluzioni, tempi e risorse certe (l’Accordo di Programma Quadro che prevede la rimozione della colmata e la bonifica del litorale di Bagnoli non è stato ancora firmato). Attribuendo anzitempo a soggetti privati diritti commerciali su aree pubbliche oggetto di risanamento si rischia di generare futuri contenziosi giuridici e finanziari, qualora variassero tempi e modi dell’intervento pubblico. Basti pensare a quanto è successo sul litorale di Bagnoli: l’improvvido rilascio (e successiva sospensione) di concessioni balneari su spiagge che si sapeva da tempo essere inquinate, permette oggi al Consorzio Mare Bagnoli di brandire contro l’ente pubblico l’arma di una milionaria richiesta di risarcimento per danni.

Il secondo punto critico consiste nel cosiddetto “porto-canale”, previsto dal Piano Urbanistico Esecutivo per l’ambito di Coroglio. approvato dal Consiglio Comunale nel maggio 2005: una approvazione mai perfezionata, dato che il Comune ha semplicemente ignorato il parere negativo espresso allora dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici, Paesaggistici e Culturali di Napoli (ed oggi ribadito dalla Soprintendenza Regionale). Un parere, si badi bene, giuridicamente vincolante, che rilevava come la soluzione portuale contenuta nel Piano contrastasse sia con i vincoli storico-ambientali, come il decreto di vincolo ministeriale emesso ai sensi del d.l. 490/99, che con l’articolo 14 della 582/96, la prima legge di finanziamento della bonifica di Bagnoli, che disponeva perentoriamente “il ripristino della morfologia naturale della costa”. Il “porto-canale”, viceversa, scava nella piana di Coroglio oltre 500mila metri cubi di terreno per impiantarvi una darsena grande come 7 campi da calcio, spezzando l’antico tracciato di via Coroglio, percorso storico che attraverso la grotta di Seiano metteva in comunicazione Napoli con Bagnoli e l’area flegrea. Una soluzione sbagliata sotto il punto di vista storico ed ambientale, che presenta oltretutto rilevanti problemi impiantistici e gestionali (l’elevato rischio di insabbiamento, rilevato degli studi dell’ingegner Benassai e del geologo Canniparoli) che rischiano di ripercuotersi sugli equilibri generali dell’intero progetto di riqualificazione.

Infine, esiste una questione sociale di accesso alla risorsa mare, ignorata dagli enti pubblici. Da oltre dieci anni le amministrazioni di centrosinistra difendono la scelta di impiantare un porto su quella che è l’unica spiaggia di Napoli, malgrado le centinaia di posti barca esistenti al Molosiglio, a Santa Lucia, a Mergellina, come anche il migliaio previsto a Vigliena (per non parlare di Pozzuoli, Castellammare, e di tutti i nuovi porti turistici che la Regione Campania, malgrado sia priva di un piano spiagge, prevede di realizzare nei prossimi anni). Gli interessi dei proprietari di barche, dell’industria nautica, degli imprenditori turistici esigono che venga compromesso il recupero della balneazione anche sull’ultimo arenile di una città di mare che ormai è tale solo di nome. L’impossibilità di fruire gratuitamente del mare sotto casa, particolarmente patita dei ceti popolari, genera disagio e perfino morte, come accadde pochi anni fa ad una povera madre perita nei gorghi della inquinatissima spiaggia di Vigliena; di fronte a queste tragedie il Comune sa solo distribuire medaglie alla memoria, senza muovere un dito per rendere effettivo il diritto al mare. Pur avendo un’estensione costiera di quasi 20 km, il comune di Napoli è privo di una vera spiaggia balneabile: escludendo 5 km occupati da strutture portuali, 5 da scogliere (da Mergellina al Molosiglio) e 6,5 km di litorale roccioso seminaccessibile (Posillipo), le uniche spiagge di una certa consistenza sono quella di San Giovanni a Teduccio e di Bagnoli, entrambe precluse all’accesso. La prima, lunga meno di 1 km e profonda poche decine di metri a ridosso dei binari ferroviari, è attualmente inquinata dagli scarichi fognari e minacciata dai futuri reflui di mille imbarcazioni previste a Porto Fiorito, nonchè dagli effluvi della centrale a turbogas di Vigliena; la seconda, lunga 2,5 km e profonda una settantina di metri, è gravata da inquinamento di origine industriale sia sugli arenili che nei fondali marini.
Il Piano Regolatore approvato nel 1998 aveva stabilito che Bagnoli sarebbe diventata la spiaggia di tutti i napoletani e per il recupero del litorale di Bagnoli si prevedono investimenti pubblici per centinaia di milioni di euro, che verrebbero vanificati dalla realizzazione di un porto: questa struttura inquinerebbe inevitabilmente le acque della rada, dove il via vai dei natanti minerebbe la sicurezza della balneazione; rischia inoltre di aggiungersi, anziché sostituire, il porto semi-abusivo esistente oggi a Nisida, che dai 3-400 ormeggi consentiti si espande nel periodo estivo ad oltre 1500 barche, in barba ai controlli della Guardia di Finanza.

Per le ragioni esposte, riteniamo che la realizzazione di qualsiasi porto a Bagnoli confligga sia con le norme di tutela ambientale che con gli obiettivi di interesse pubblico per quell’area; in ogni caso, riteniamo che nessuna decisione debba essere presa prima che siano definite ed avviate le operazioni di recupero del litorale, e che quindi occorra rimandare sine die la suddetta conferenza dei servizi. Appoggiamo l’azione coraggiosa della Soprintendenza a difesa intransigente del patrimonio storico ed ambientale dell’area e confidiamo che la stessa, senza farsi intimidire dalle pressioni dei gruppi di interesse, resti coerentemente attestata sulla linea finora seguita.

NAPOLI NON HA BISOGNO DI NUOVI PORTI MA DI UNA GRANDE SPIAGGIA PUBBLICA AD ACCESSO LIBERO, APERTA A TUTTI I NAPOLETANI. OCCORRE MOBILITARSI PER DIFENDERE IL PATRIMONIO AMBIENTALE E STORICO DI BAGNOLI DA OGNI MINACCIA SPECULATIVA!

L’Assise Cittadina per Bagnoli organizzerà per le ore 12 di mercoledì 19 una conferenza stampa di fronte a palazzo San Giacomo, per sostenere l’operato della Soprintendenza e ribadire le ragioni del no ad ogni porto sul litorale di Bagnoli. Sono invitati la stampa, i cittadini, i comitati civici e le associazioni ambientaliste.

domenica 16 dicembre 2007
Massimo Di Dato, Marco Pirro
coordinatori dell’Assise Cittadina per Bagnoli

info: assisebagnoli@libero.it
cell. 3472954487 (marco)
cell. 3402716771 (massimo)

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