martedì 25 settembre 2007

La lunga battaglia dei tecnici informatici esternalizzati

Il servizio di informatizzazione degli uffici giudiziari (denominato ATU, Assistenza Tecnica Unificata) ha avuto inizio e si è diffuso sul territorio a partire dal 1989, con l’entrata in vigore del nuovo Codice di Procedura Penale.
Dal 1997 il Ministero di Grazia e Giustizia ha indetto delle gare d’appalto per l’assegnazione delle competenze in materia a società private. Inizialmente le gare sono state indette per le singole regioni italiane, successivamente per macroaree (accorpando 2 o 3 regioni in un unico contratto).
Da allora le gare d’appalto si sono succedute con regolarità, ogni 2/3 anni, con l’impiego sostanzialmente delle stesse ditte che, nel tempo, sono state costrette ad abbattere le loro tariffe al massimo per poter rimanere competitive, penalizzando fortemente i contratti e gli stipendi dei lavoratori.
Al proposito c’è da osservare che la scelta stessa di esternalizzare questo servizio è ampiamente criticabile, visto che il costo medio di un lavoratore di una società privata è circa il doppio di quello di un pubblico dipendente. Infatti, considerando il solo distretto Campania-Molise, se i lavoratori del settore fossero dei pubblici dipendenti, anziché degli attuali 11 milioni di euro, ne costerebbero all’erario solo 6 e mezzo.
Questi tecnici (cd. sistemisti esterni) delle società appaltatrici, rappresentano il fondamentale (a detta degli stessi magistrati) punto di riferimento di qualunque problema di natura informatica di Procure e Tribunali Civili e Penali. Si tratta di impiegati che lavorano 8 ore al giorno in gestione di server, database (anche secretati), amministrazione reti, gestione e manutenzione di parchi software ed hardware, formazione ed altro, in rapporto diretto con gli operatori degli Uffici Giudiziari. Si tratta di personale che ha una funzione della massima importanza e che coopera – senza duplicazione di compiti – con gli informatici interni, assunti a partire dal 2000 dal Ministero della Giustizia, con mansioni di organizzazione e controllo delle attività informatiche.
Negli anni 2005 e 2006 il Ministero, a causa dei tagli di spesa destinati all’informatica, per i contratti stipulati con i tecnici esternalizzati, è stato costretto a ricorrere massicciamente all’istituto del riconoscimento del debito. Questa scelta comporta sostanzialmente che, a fronte del pagamento del dovuto, il Ministero, riconoscendo i propri debiti, solleva, nel caso di un’azione legale, il creditore dall’onere di provare la fondatezza del proprio credito.
Tale “strategia” è stata però fortemente contrastata dai rilievi fatti dalla Corte dei Conti, a causa dei crescenti interessi sulle cifre dovute dallo Stato.
Nell’Aprile 2005 il Raggruppamento Temporaneo di Imprese (RTI) OIS.COM / GRUPPOCM&C (che gestisce i tecnici informatici esternalizzati) ha perduto l’appalto a favore della GETRONICS, seguita da IBM/ABACO/SISGE al secondo posto. Successivamente, nella finanziaria del 2006, sono stati stabiliti ulteriori ed onerosi tagli ai servizi informatici della Giustizia.
La conseguenza di questa situazione è stata l’inizio dello stato di agitazione dei lavoratori degli ATU nelle sedi giudiziarie, a partire dal Febbraio 2006.
Mentre i lavoratori si preparavano ad una lunga lotta sindacale, il TAR del Lazio, nel Marzo 2006, ha annullato la gara d’appalto a causa di irregolarità nella procedura di aggiudicazione. La sentenza è stata successivamente appellata dal Ministero dinanzi al Consiglio di Stato.
Nelle more, si è deciso di prorogare i vecchi contratti ATU con la OIS.COM/GRUPPOCM&C. Questi “contratti ponte” rappresentano ancora oggi degli stanziamenti di denaro non pianificati nel bilancio dello Stato, in barba alle politiche di risparmio che si è invano cercato di perseguire.
La conseguenza di questa situazione è stata la necessità per le aziende appaltatrici di attuare procedure di messa in mobilità e cassa integrazione, nonché licenziamenti, per molti dei lavoratori, allo scopo di poter continuare ad ottemperare al prosieguo delle attività negli uffici giudiziari.
L’ANM (Associazione Nazionale Magistrati), il CSM (Consiglio Superiore della Magistratura), i sindacati del comparto giustizia della P.A. ed i dipendenti pubblici hanno più volte espresso il loro disagio per le gravi disfunzioni che questo stato di cose sta creando al lavoro negli uffici, oltre alla preoccupazione per la sorte dei lavoratori legati ai burrascosi rapporti tra le società appaltatrici e il Ministero.
Il 10 ottobre 2006 le ditte hanno firmato un documento congiunto che è stato inoltrato al Ministero. In esso venivano stabilite una serie di condizioni per la sanatoria del debito pregresso che, se non accettate, avrebbero portato ad una interruzione dei servizi su scala nazionale, fortunatamente scongiurata nell’ultimo giorno utile: gran parte dei contratti atipici è stata riassorbita ed è stato firmato un contratto di assistenza della durata di 3 mesi e mezzo che ha permesso la continuazione dei servizi, pur se in un comprensibile clima di apprensione. A dicembre 2006 sono quindi riprese le agitazioni e gli scioperi su base locale.
In questo quadro si sono inserite due novità. Il 28 novembre 2006 la Commissione Giustizia del Senato, ha approvato un Ordine del Giorno che impegnava il Governo ad assumere i sistemisti informatici impegnati nelle mansioni ATU per concorso, eliminando il ricorso alla esternalizzazione (così facendo si sarebbero risparmiati ben 23 milioni e mezzo di euro su scala nazionale). Ad oggi purtroppo tale OdG risulta essere stato ignorato dal Ministero.
Inoltre il 31 maggio 2006 alla Camera è stata discussa una interpellanza urgente firmata da 34 onorevoli, latori delle tormentate esigenze dei sistemisti ATU.

Ad essa il Ministero ha risposto che :
1) C’era disponibilità ad introdurre una “clausola di salvaguardia” per i lavoratori nel caso di passaggio ad altro aggiudicatario del servizio, a meno che non fosse stata riesumata la vecchia gara, il cui giudizio era ancora sospeso in appello;
2) Erano stati effettuati controlli sulle società appaltatrici, dai quali non risultavano irregolarità;
3) In caso di concorsi per l’assunzione di informatici, veniva data disponibilità a valutare il servizio ATU come titolo preferenziale.
Purtroppo anche in questo caso gli impegni rappresentati dal Governo sono rimasti lettera morta.

Pertanto, in seguito all’inerzia del Ministero, dopo altri cinque mesi di lavoro senza stipendio, dopo inutili tentativi di ottenere aiuto dall’amministrazione giudiziaria, i circa 150 lavoratori della Cm Consit Spa (operante in Campania, Molise e Puglia, per conto del Consorzio OIS) hanno intrapreso azioni legali e proteste ufficiali verso i media e i massimi livelli istituzionali.
Il risultato è stato (stando ad una lettera indirizzata alle OO.SS. dall’Amm. Delegato della Cm Consit) una “pressione” da parte del Ministero per l’immediato allontanamento di una società “scomoda”.
In altre parole il Ministero era debitore verso società le quali, per sopravvivere, sono state costrette a licenziare o cassintegrare i lavoratori. Questi, messi alle strette, hanno chiesto aiuto al Ministero e quest’ultimo cosa ha fatto? Ha allontanato sia le società che i lavoratori!
Quello che è avvenuto nei fatti è stato l’avvio di procedure di licenziamento collettivo da parte della Cm Consit, con il Consorzio OIS (capocommessa) che ha annunciato l’immediato ingresso nel RTI della Sirfin Spa, in sostituzione della Consit.
Stiamo parlando di 150 lavoratori precari che, pur lavorando da almeno otto anni senza garanzie e tutelando interessi delicatissimi della PA, sono oggi in attesa di conoscere il proprio destino con un atteggiamento da parte del Ministero di noncuranza, se non di aperta ostilità.
Mentre accade tutto questo, per tutta la P.A. è stato firmato, per l’anno 2008, un protocollo unico di assistenza informatica detto “SPC”, con un RTI formato dai colossi Telecom Italia, Datamat e Elsag Engineering.
È ormai certo che nel momento della messa a regime della riorganizzazione del settore informatico, verrà contestualmente rimpiazzato il servizio ATU con l’SPC e quindi gettate via preparazione e know-how di lavoratori (1.000 circa in tutta Italia) con competenze difficilmente ricollocabili, a causa dell’esperienza specifica maturata negli uffici giudiziari.
A complicare ulteriormente le cose, nell’Agosto 2007, è iniziato l’iter parlamentare del D.D.L. 2873, presentato dal Ministro della Giustizia Clemente Mastella comprensivo di provvedimenti per riqualificazioni del personale, riorganizzazione degli uffici e nuove assunzioni. Incredibilmente il provvedimento ha ignorato del tutto la situazione dei lavoratori ATU, in quanto le previste 2.800 nuove assunzioni sono tutte per l’area C (laureati). Gli ATU (diplomati e specializzati) non potranno quindi nemmeno partecipare ai concorsi, in barba alle dichiarazioni che lo stesso Ministero ha fatto alla Camera nel Maggio 2006!
In questa situazione è comprensibile che i lavoratori abbiano di nuovo proclamato lo stato di agitazione.
Lunedì 17 Settembre è quindi partito lo sciopero degli operatori esternalizzati del Tribunale di Napoli, proprio nel giorno della ripresa delle attività a pieno regime degli Uffici Giudiziari e in concomitanza con l’arrivo degli ispettori del Ministero, che dovevano effettuare le consuete verifiche sugli archivi elettronici di tribunali e procure. Le ricadute sul funzionamento della giustizia sono già enormi.
Ancora una volta, l’avvio è in salita per una Giustizia in cui i problemi sembrano sempre più accumularsi e mai risolversi!

I fondatori del centro VivaCampaniaViva
Luigi Esposito e Mario de Riso di Carpinone

1 commento:

Anonimo ha detto...

il ministro padoa schioppa farebbe bene a monitorare queste situazioni scandalose(quante ne sono? e per quanti miliardi di euro sperperati in questa pseudo politica delle esternalizzazioni?)eè un'offesa ai sacrifici che gli italiani stanno affrontando ed è un'atto di bieco sadismo nei confronti dell'attuale gioventu' e delle future generazioni.Si potrebbe eccome far meglio nell'interesse dei bisogni e dei diritti costituzionali dei giovani lavoratori condannati alla precarietà e ad un futuro senza pensione e senza liquidazione(quello che avranno,qualora avranno messo insieme 20-30 anni di contributi)sarà una vera elemosina.LO STRAPOTERE ECONOMICO-INDUSTRIALE CHE STA CONDIZIONANADO DA OLTRE 15 ANNI LA POLITICA ITALIANA VUOLE UN POPOLO DI GENTE DEBOLE E PIENA DI PAURA DI PERDERE IL TOZZO DI PANE.TUTTO IL RESTO DI UNA VITA DECENTE,CIVILE E' UNA PRETESA ASSURDA.LA CLASSE IMPRENDITORIALE DEL NOSTRO PAESE HA DIMOSTRATO,FATTO SALVO QUALCHE ONESTO IMPRENDITORE,CHE SA STARE SULLA PIAZZA SOLO SE SFRUTTA I LAVORATORI E ARRAFFA I BENEFIT DEL GOVERNO PER INCENTIVARE L'OCCUPAZIONE NONCHE' SCONTI FISCALI E QUANT'ALTRO.SENZA QUESTO SAPROFITA NON SANNO FARE NIENTE.IL GUAIO PIU' GROSSO E' CHE NON C'E' PIU' UNA VERA CLASSE POLITICA.QUELLI DI OGGI,SALVANDO CHI FA IL POLITICO CONVINTO E CON ONESTA'(NE CONOSCO ALCUNI)SONO SOLO RAPPRESENTANTI DI GRANDI INTERESSI LOBBISTICI.E NON CI SI SCANDALIZZI E NON STRAPPIAMOCI LE VESTI. E' LA VERITA'.
A QUESTI LAVORATORI DICO:RESISTETE,CONTINUATE A LOTTARE E PRETENDETE DAI SINDACATI CHE FACCIANO MEGLIO IL LORO MESTIERE.I SINDACATI LA SMETTANO DI SENTIRSI ANCHE LORO DEGLI IMPRENDITORI.TORNINO ALL'ANTICO E NOBILE MESTIERE DI RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI.AI PRECARI,AGLI ESTERNALIZZATI,A QUANTI VIVONO UN RAPPORTO DI LAVORO NON REGOLARE DICO:DENUNCIATE ALL'ISPETTORATO DEL LAVORO L'ABUSO E NON ABBIATE PAURA DI FARLO.SE OGNUNO FARA' COSI' TANTO MALCOSTUME E SFRUTTAMENTO COMINCER' A FINIRE.
UNITI,VI RICORDATE? SI VINCE