mercoledì 12 settembre 2007

Il caso Vigliena

La crisi del sistema politico nella prima parte degli anni 90 è stata foriera, particolarmente a Napoli, di grandi speranze di rinnovamento. Fu in questo clima che si aprì in città la discussione sull’adeguamento del Piano Regolatore Generale.

Alcune delle novità più importanti e interessanti, riguardavano l’Area Orientale della città per la quale erano previste infrastrutture per il tempo libero ed il turismo, che tendevano a recuperare il rapporto del cittadino con il mare.

I mutamenti previsti nella proposta di variante al Piano Regolatore Generale del 1996, che, entusiasmando i cittadini, furono collettrici di larghi consensi, riguardavano il litorale di S. Giovanni a Teduccio e in particolare:

· Nella “darsena petroli” si propose di realizzare un porticciolo turistico, capace di contenere alcune centinaia d’imbarcazioni;
· Si prevedeva di dismettere gli impianti della centrale elettrica di Vigliena (la cui superficie è di circa 130mila mq), che già l’Enel considerava obsoleti;
· Si decideva di realizzare, in un’area adiacente alla centrale dismessa, una struttura per lo spettacolo e il tempo libero, dedicata in particolare ai giovani e alla musica;
· L’area occupata dall’ex fabbrica “Corradini”, sito industriale dismesso, posto sotto il vincolo della Sovrintendenza, sarebbe stata destinata a sedi universitarie, offrendo, così, ulteriori possibilità di recuperare il rapporto dei cittadini con il mare.

Ma, a volte, la burocrazia è eccezionale nella misura in cui consente repentini cambiamenti di rotta. Con la variante del gennaio 1999, il disegno della nuova destinazione impressa alla zona orientale, che tanto aveva entusiasmato la cittadinanza, iniziava a cedere:

· Il porticciolo turistico veniva trasferito dalla “darsena petroli” al litorale di San Giovanni a Teduccio, in corrispondenza dell’ex fabbrica “Corradini”, dove si ipotizzava la nascita di opere funzionali al medesimo porto;
· Veniva stabilito che a Vigliena doveva essere costruita una centrale termoelettrica a ciclo combinato;

Il 23 dicembre 2000 veniva sancito l’accordo di programma tra Regione Campania, Comune di Napoli, Autorità Portuale, Capitaneria di Porto, Università “Federico II”, Ministero dei Trasporti, Ministero dei Lavori Pubblici, approvato con DPGRC n. 325 del 1 marzo 2001 (che produceva gli effetti della variante al Piano Regolatore Generale allora vigente) relativo alla realizzazione di un nuovo terminal di levante.

Si decideva inoltre che negli spazi lasciati liberi dalla vecchia centrale, (circa 90.000 mq), dovevano essere collocate “attrezzature pubbliche, in conformità a quanto previsto nell’accordo di programma”. In poche parole si prevedeva che Vigliena dovesse ospitare dei container proprio lì dove in precedenza si era deciso di realizzare una struttura per lo spettacolo e il tempo libero, in particolare dedicata ai giovani e alla musica.

Oggigiorno, Settembre 2007, la Tirreno Power S.p.A. sta realizzando a Vigliena, sul litorale e nel cuore della città di Napoli, un nuovo impianto per la produzione di energia elettrica con la tecnologia del ciclo combinato. La centrale userà come combustibile il gas naturale, con una potenza elettrica di 400 MW e termica di 700 MW.

Si realizzerà questo nuovo impianto nell’area già precedentemente occupata dalla centrale termoelettrica di Napoli levante. La vecchia centrale ha infatti esaurito il suo ciclo produttivo.

La presenza della centrale, insieme ad una moltitudine di altri impianti inquinanti, ha contribuito a rendere invivibili sia il quartiere di San Giovanni a Teduccio, sia nelle aree adiacenti di Barra e Ponticelli. Il degrado di tale zona si ritorce immediatamente sulla salute pubblica dei cittadini. L’Organizzazione Mondiale della Sanità già nel 1995 aveva evidenziato che in questi quartieri, dal 1990 in poi, l’andamento della mortalità per patologie dell’apparato respiratorio era più del doppio del dato campano e nazionale.

L’intera zona è stata dichiarata, con un’apposita legge, “sito di interesse nazionale” per l’alto grado di inquinamento del mare e del litorale. Di conseguenza, tutta l’area necessiterebbe di essere sottoposta alle relative operazioni di bonifica, regolamentate da procedure complesse (Legge n. 426 del 9 dicembre 1998 e D.M. n. 468 del 18 settembre 2001 e D.M. n. 471 del 25 ottobre 1999).

L’inquinamento è stato causato dall’insieme delle attività industriali e dalla presenza di impianti petroliferi che hanno inferto ferite indelebili all’ambiente e agli esseri umani.

L’11 dicembre del 2006 è stato firmato un protocollo d’intesa tra Regione Campania, Comune di Napoli, Napoli Orientale S.c.p.a. e Kuwait Raffinazione e Chimica S.p.A. L’accordo in questione prevede la permanenza delle attività produttive per almeno altri venti anni con un notevole numero di serbatoi di carburante allocati nelle immediate adiacenze dell’abitato. Ciò significa che la “darsena petroli”, ubicata a Vigliena, resterà in funzione per un analogo periodo.

Quotidianamente nella darsena si scaricano tonnellate di carburante e milioni di metri cubi di gas. Praticamente ciò avviene a poche centinaia di metri dagli insediamenti abitativi e a poche decine di metri dalla centrale.

Nel descrivere il progetto della nuova centrale termoelettrica, gli amministratori locali insistono su un aspetto che lascia esterrefatti: sostengono infatti che la nuova centrale avrà un impatto ambientale basso, poiché essa occuperà solo una parte delle aree attualmente utilizzate, liberando circa 100.000 mq di suolo.

In sostanza si vorrebbe in qualche modo lasciare intendere ai cittadini che la centrale, con la riduzione degli spazi, ridurrà anche le sue attività, e, quindi, il suo impatto. In realtà non è per nulla così. Infatti, oltre ad omettere di precisare che resta invariata la quantità di energia prodotta - che rimarrà della potenza elettrica di 400MW -, scientemente i cittadini non vengono informati del fatto che le aree liberate non saranno usate per la compensazione ambientale, bensì per ampliare le attività portuali che si spingeranno ancor più in profondità, verso l’abitato, creando addirittura un aumento dei problemi connessi all’impatto ambientale.

Si realizzerà, infatti, a Vigliena il nuovo terminal di levante, per la cui costruzione si opererà un’ulteriore, devastante, colmata. Fortunatamente il pericolo che il materiale possa essere quello proveniente da Bagnoli sembra allo stato scongiurato.

Ancora una volta, dunque, nell’ipotesi in cui si procederà in questo modo, si metterà in pratica un’opera senza informare i cittadini dei problemi d’impatto ambientale connesso alla costruzione del nuovo terminal. Quali conseguenze sulla qualità delle acque, della fauna e delle persone comporterà la scellerata opzione di scaricare in mare, mediante colmata, milioni di metri cubi di materiale?

Si è appreso inoltre, dall’insieme dei progetti visionati dal Comitato Civico di S. Giovanni a Teduccio e su cui sta lavorando l’amministrazione napoletana, alcuni dei quali già approvati in parte, che saranno realizzate alcune centinaia di alloggi sempre nello stesso ambito territoriale. In pratica, centinaia di nuovi residenti si insedieranno nel bel mezzo di attività pericolose, aumentando ulteriormente i fattori di rischio.

Soffermiamoci ora sull’iter seguito per la costruzione della nuova centrale.

Con la privatizzazione del mercato dell’energia, la “Tirreno Power S.p.A.” è divenuta proprietaria del sito di Vigliena. L’azienda, nel giugno del 2004, ha attivato le procedure per realizzare un nuovo impianto, chiedendo ed ottenendo la non assoggettabilità alla procedura di VIA, ai sensi dell’art. 1, comma 3, del DPCM n° 377 / 1988. Tale articolo testualmente recita: “Il comma 2 non si applica ad eventuali interventi di risanamento ambientale di centrali termoelettriche esistenti, anche accompagnati da interventi di ripotenziamento, da cui derivi un miglioramento dello stato di qualità dell’ambiente connesso alla riduzione delle emissioni”.

Il richiamato comma 2 stabilisce che la VIA "… si applica altresì agli interventi su opere già esistenti … qualora da tali interventi derivi un’opera con caratteristiche sostanzialmente diverse dalla precedente …".

L’impianto in via di realizzazione è a tutti gli effetti diverso da quello precedente, motivo per cui si doveva, e si deve, prevedere la Valutazione di Impatto Ambientale, come anche attestato da un dirigente dell’allora Interpower - poi divenuta Tirreno Power il quale dichiarò che, per la centrale di Vigliena: “… si tratta di costruire una centrale ex novo” ed inoltre che: “…la valutazione di impatto ambientale è prevista dalla legge… dunque, noi lo dobbiamo fare perché lo prevede la norma”.

C’è poi un altro aspetto che risulta difficile da comprendere. Esso riguarda le prescrizioni del Ministero dell’Ambiente per la esecuzione dell’opera, il quale in una nota precisa che: “…I lavori …potranno avere inizio soltanto dopo la conclusione della procedura di caratterizzazione ed eventuale bonifica… soltanto in presenza della certificazione di avvenuta bonifica da parte della Provincia di Napoli”.

Il Comitato Civico di S. Giovanni a Teduccio ha evidenziato alle autorità che, malgrado ci fosse una prescrizione che non consentiva l’avvio dei lavori, all’interno del cantiere le attività di costruzione della nuova centrale venivano ugualmente eseguite. A seguito delle proteste, il Ministero, nel riconfermare formalmente quanto già aveva deciso in precedenza, ha precisato (ma in realtà modificando la propria posizione, contraddicendosi platealmente) che: “…l’inizio dei lavori…non è in contrasto con le indagini necessarie alla bonifica…”.

Di tutt’altra linea strategica sono le prescrizioni del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che richiedono la redazione di un progetto di “…riqualificazione paesaggistica dell’area;… la valutazione …. sull’opportunità che le aree dimesse e l’antistante darsena non siano occupate da strutture a carattere industriale/commerciale”.

Tali prescrizioni delineano i contorni di un altro progetto che mette al centro il tema della riqualificazione. C’è da chiedersi, allora, perché esse non vengano eseguite e perché si procede solo nella direzione che porta alla costruzione della nuova centrale?

Sintetizzando le questioni esposte, si può dire che in un’area di pochi km quadrati:
a) si scaricheranno tonnellate di carburanti nella darsena;
b) si raddoppierà l’area per il porto commerciale e per il deposito di enormi quantitativi di container;
c) si costruirà un imponente “porto turistico” che parte con una disponibilità di mille posti barca;
d) si costruiranno alcune centinaia di alloggi;
e) si insedieranno le nuove sedi universitarie nell’area ex Cirio;
f) si costruirà la nuova centrale termoelettrica.

Allo stato dei fatti, lontano dalla magia delle promesse non mantenute (che hanno maggiore forza sull’animo umano, perché risvegliano i desideri più nascosti) occorre invece porre in atti interventi di bonifica urgente di un territorio gravemente compromesso (i rilievi compiuti hanno dimostrato la presenza di materiale inquinante anche a parecchi chilometri di distanza dalla centrale) e un ritorno ai piani originari approvati nel 1996 o quanto meno che gli stabilimenti vengano costruiti nel pieno rispetto delle norme esistenti.

Non si possono tralasciare infine le considerazioni esposte dal prof. Nicola Armaroli e il dott. Claudio Po, che sull’organo ufficiale della Società Italiana di Chimica, “La Chimica e l’Industria”, concludono “che le centrali termoelettriche a ciclo combinato alimentate a gas naturale sono una sorgente tutt’altro che trascurabile d’inquinamento atmosferico […] occorre ponderare con molta attenzione la loro localizzazione“, ribadendo ulteriormente che è “destituita di qualsiasi fondamento l’affermazione, scritta su decine di progetti italiani, che la combustione del gas non produce polveri”. La combustione del gas produce delle polveri (come il PM0,1) che possono penetrare in modo profondo, nelle vie respiratorie e, addirittura passare nel sangue a livello polmonare.

Questi i fatti, cui seguono amare considerazioni rette dall’inquietante interrogativo del perché si costruisca una centrale elettrica turbogas a Vigliena, in un centro densamente abitato, continuando a ripetere che i progetti in via di realizzazione per San Giovanni restituiranno “il mare, la musica, spazi per i giovani”, determinando uno straordinario sviluppo e notevoli opportunità per l’occupazione?

I fondatori: Luigi Esposito e Mario de Riso di Carpinone

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Se la potenza della vecchia centrale termoelettrica è pari a quella nuova a ciclo combinato si ha un notevole miglioramento della qualità dell'aria solo a seguito dell'incremento di rendimento che un ciclo combinato garantisce rispetto ad un ciclo a vapore.


P.S. Armaroli non è professore (ma ricercatore al CNR su temi che nulla hanno a che fare con l'energia e l'ambiente) e i suoi scritti su Chimica e Industria contengono molti errori ed arrivano a conclusioni sbagliate.

Anonimo ha detto...

In replica a quanto scritto dal dott. Morini appaiono necessarie alcune puntualizzazioni.
1) Nel progetto presentato dalla società proponente non c’è nessun riferimento alla quantità di gas naturale che brucerà nel nuovo impianto. Per questo motivo non si può sostenere semplicisticamente che avremo un sicuro miglioramento della qualità dell’aria.
Va rilevato che nel 2006 già si sono registrati 70 sforamenti del PM10 nell’area oggetto dell’intervento; ed anche per il 2007 si registra un trend analogo.
Con l’entrata in funzione della nuova centrale ci sarà un ulteriore incremento delle polveri sottili ed ultrasottili. Queste ultime, ad oggi, non sono ancora misurate. Infatti, le nanoparticelle (dette pm 0,1) emesse dalla combustione della futura centrale di Vigliena sono più pericolose per la salute umana delle particelle più grandi, le pm 10, poiché non esistono centraline in grado di registrarle e i filtri dei camini non possono bloccarle.
Sulla nocività delle polveri ultrasottili, il prof. GIUSEPPE COMELLA (Direttore del Dipartimento di Terapia Medica, Istituto Nazionale Tumori di Napoli “G. Pascale”) ha dichiarato - in tutte le sedi - che esse sono in grado causare patologie tumorali.
Il dott. Giuseppe Comella, primario oncologo, è stato inserito dalla National Library of medicine di Bethesda nelle prime due posizioni della classifica dei ricercatori italiani.
Egli ha chiaramente spiegato che le particelle pm 0,1 essendo più piccole dei virus sono estremamente pericolose perché non irritano il sistema respiratorio, come le pm 10 o le 2,5, ma perché possono entrare, attraverso la respirazione, nel corpo umano, superare i bronchioli, passare nel sangue e, infine, entrare in qualunque cellula.
Essendo uguali a un virus, possono andare a mettersi nel Dna e creare la mutazione.
Non ci sono filtri capaci di bloccarle, poiché fuoriescono dai camini sotto forma di vapore. Nell’aria il vapore si ricondensa, la particella si riforma e cade a ombrello, potendo arrivare tranquillamente fino a trenta chilometri e oltre in presenza di venti.
2) Lungo il litorale di San Giovanni a Teduccio avremo, oltre alla centrale a turbogas, il nuovo Terminale Contenitori di Napoli Levante.
L’ente promotore ha già dichiarato che, per la movimentazione dei container, circoleranno 300 camion ogni ora, ininterrottamente nell’arco delle 24 ore. E’ evidente che tale attività determinerà anch’essa un gravissimo inquinamento.
Si evidenzia perciò che è più che mai appropriato procedere all’effettuazione della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) per verificare la coerenza delle proposte programmatiche e pianificatorie, di tutte le opere, con gli obiettivi di sostenibilità ambientale.
3) Un ultima considerazione riguarda il postum sciptum. Effettivamente il dott. Nicola Armaroli non dispone della qualifica di professore, bensì quella di scienziato. Ecco perché, a nostro avviso, è pienamente abilitato a discutere del tema dell’inquinamento atmosferico prodotto dai processi fotochimici. Sulla attendibilità dei suoi studi esprimiamo tutto il nostro apprezzamento, poiché oltre a fornire i suoi dati, propone quelli della più recente letteratura corrente.
Per quello che concerne le valutazioni espresse dal dott. Mirko Morini possiamo solo rilevare che sono troppo gracili per essere prese in considerazione.

Salvatore Morriale del comitato civico di S. Giovanni
ccsangiovanni@alice.it