lunedì 25 giugno 2007

Il Sindaco Iervolino boicottata dalla sua stessa squadra?

Lo scorso 9 giugno, alcune delle più importanti testate cittadine hanno dato ampio risalto alla notizia della revoca da parte della Regione di 53,3 milioni di euro destinati a finanziare ben 51 progetti di recupero e restauro, in vari comuni della Campania.

Si trattava dei fondi Por 2000-2006, ritirati a causa del ritardo nell’indizione dei bandi delle gare d’appalto da parte dei comuni. Il termine ultimo era infatti il 31 dicembre 2006.

Tra le città più danneggiate c’è Napoli, che vede andare in fumo più di 11 milioni di euro che dovevano servire tra l’altro per il restauro di Villa Ebe e del museo Filangieri. Addio anche ai fondi per sistemare la strada tra Mergellina e largo Sermoneta e ai soldi per recuperare le zone circostanti le catacombe di San Gennaro. In Campania un duro colpo l’ha subito la portualità turistica, con la perdita di oltre 18 milioni di euro. In provincia di Salerno, ben 7 milioni sono stati revocati a dodici diversi progetti d’intervento forestale nel Parco Nazionale del Cilento.

Le reazioni da parte delle istituzioni locali non si sono fatte attendere. Il Sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino è andata su tutte le furie, affermando (citiamo testualmente da quanto riportato tra virgolette sul Corriere del Mezzogiorno del 9 giugno): “Perdere quei fondi è una cosa di una gravità inaudita; quello che è accaduto qui, in quest’amministrazione, facendo scadere i termini per le gare è una cosa che il Sindaco non dimenticherà”.

A questo punto una prima osservazione sorge spontanea: siccome il Sindaco è il capo dell’amministrazione comunale, la Iervolino si è sostanzialmente arrabbiata con sé stessa e la sua squadra oppure ritiene che qualcuno, all’interno di Palazzo S.Giacomo, abbia cercato di tirarle una trappola?

Quale che sia la verità, la prima conseguenza dell’arrabbiatura del Sindaco è stata la decisione di non rinnovare il contratto al dirigente che doveva seguire il procedimento amministrativo relativo all’assegnazione dei fondi.

Tra gli interventi pubblicati sul “Corriere del Mezzogiorno” hanno rilievo anche le dichiarazioni dell’assessore comunale all’Edilizia, Felice Laudadio, il quale si è assunto “tutte le responsabilità” del fallimento, in quanto le deleghe le conferisce lui, dichiarandosi “indignato” e condividendo “pienamente l’analisi del Sindaco”, ma attribuendo l’accaduto anche “alla politica, certo, ma soprattutto al metodo ormai obsoleto e non solo alla responsabilità dei miei dirigenti”.

A questo punto un nuovo dubbio si fa strada: ma se l’assessore si è dichiarato responsabile, perché a pagare è un suo dirigente? Inoltre, se Laudadio è d’accordo con il Sindaco, come mai, subito dopo afferma che le colpe sono dovute al metodo ormai obsoleto di assegnazione? Se le responsabilità sono del sistema, perché a pagare è stato solo un mero esecutore dell’iter burocratico?

L’assessore ha comunque promesso battaglia e ha annunciato che alla luce di quanto accaduto, pretenderà l’applicazione rigorosa della legge 15/2005 per evitare che si verifichi nuovamente un problema del genere. Tale normativa impone l’indizione di una conferenza di servizi, mettendo tutti gli interlocutori intorno a un tavolo, dove si decide a maggioranza entro 60 giorni e senza rinvii.

Visto che del senno di poi sono piene le fosse, desideriamo domandare all’assessore Laudadio per quale motivo non si è pensato di applicare la procedura prevista dalla legge 15/2005 prima di perdere i fondi, visto che – tra l’altro – sono trascorsi ben sei mesi tra la scadenza del termine (31 dicembre 2006) e la decisione di revoca della Regione (inizio giugno 07).

Fortunatamente sembra che si stia già lavorando per recuperare in qualche modo i fondi perduti grazie a nuovi accordi con la Regione, ma rimane l’amarezza di constatare che si è sempre costretti a rincorrere e utilizzare ulteriori risorse per ovviare agli errori commessi prima.

Luigi Esposito e Mario de Riso

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