venerdì 24 agosto 2007

Alimuri, dove lo Stato risarcisce gli abusivi


Risarcire chi ha commesso un abuso. E' giunta all'epilogo più inaspettato la vexata quaestio su uno degli ecomostri che deturpano da oltre quarant'anni la costa della Campania.

Il bestione di cemento armato costruito abusivamente dal 1964 nella conca di Alimuri a Vico Equense sarà abbattuto, così come previsto dall'accordo sottoscritto il 19 luglio tra il ministero dei Beni culturali e la Regione Campania, entro la fine di ottobre, con un intervento economico da parte del dicastero guidato da Rutelli per 300 mila euro e altrettanti da parte dell'ente regionale campano.

Il costo totale dell'abbattimento ammonta a un milione e 100 mila euro e al suo posto gli attuali proprietari otterrebbero anche un'ulteriore concessione per costruire un nuovo albergo e la gestione di un lido sulla costa.Ma se l'ecomostro ha procurato danni ambientali e da più quasi mezzo secolo non ha trovato una completa realizzazione per quale motivo più del 50% dei costi saranno a carico dello Stato e gli attuali proprietari potranno continuare a costruire?

Sulla vicenda ci vuole vedere chiaro la procura di Torre Annunziata, che ha aperto un'inchiesta «per verificare se sussistano ipotesi di reato». I maligni infatti sospettano che le agevolazioni concesse alla società Sa.An., proprietaria della struttura, sarebbero state concesse perché ai suoi vertici comparirebbe anche Anna Normale, imprenditrice e moglie di Andrea Cozzolino, "delfino di Bassolino" e assessore alle attività produttive della Regione Campania e tra i candidati alla guida del Pd campano.

Gli inquirenti torresi spiegano di «non poter far finta di non vedere» e intanto il procuratore Diego Marmo attende una dettagliata informativa dai carabinieri. L'inchiesta sull'ecomostro in realtà era già stata aperta tempo fa dal pm Sergio Raimondi nell'ambito delle indagini sull'abbattimento di oltre centocinquanta opere abusive.

La nuova struttura che nascerà nella conca di Alimuri sarà autorizzata da un accordo tra esecutivo ed enti locali e non sarà abusiva come lo scheletro di cemento che per oltre 40 anni ha sovrastato la costa dell'area.

Ma ambientalisti e sinistra radicale sono scesi già sul piede di guerra. In prima linea c'è il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, che qualche settimana fa ha tuonato: «Non si può demolire un ecomostro in cambio di nuovo cemento». A fargli eco c' è Franco Cuomo, leader del circolo Vas (Verdi Ambiente Società), che ha così commentato la decisione del governo di «aiutare» i titolari della concessione per procedere all'abbattimento: «In nessun Paese del mondo lo Stato risarcisce chi ha commesso un abuso».

Dal canto suo il senatore Tommaso Sodano di Rifondazione ha raccolto 33 firme, tra cui quelle di Russo Spena, Salvi, Villone, Menapace, per un'interpellanza parlamentare alla quale il governo dovrà rispondere entro settembre. «E' inconcepibile - ha commentato - l'offerta fatta ai proprietari dell'ecomostro di Alimuri di poter costruire un nuovo albergo in cambio dell'abbattimento del vecchio albergo abusivo. Le autorità pubbliche dovranno spiegare perché hanno deciso di cofinanziare l'abbattimento dei manufatto in questione e per quali motivi le stesse autorità provvederanno a compensare gli eventuali aumenti di costo dell'operazione di rimozione della struttura».

Nell'interrogazione parlamentare il senatore del Prc chiama in causa direttamente il ministro Rutelli, al quale chiede di garantire che la nuova struttura non sorgerà in zone vincolate e non produrrà un impatto ambientale in zone di pregio dal punto di vista ambientale o agricolo, paragonabile a quello dell'enorme edificio abusivo.

La storia dell'ecomostro di Alimuri, una baia incantevole tra Sorrento e Castellammare di Stabia, sembra interminabile. Tutto comincia nel 1964 quando viene rilasciata la licenza per costruire a ridosso della costa un albergo di cinque piani, autorizzazione rinnovata anche tre anni più tardi. Nel 1971 la Soprintendenza ordina la sospensione dei lavori e l'amministrazione comunale decide la demolizione della costruzione. Nel 1976 la Regione Campania annulla le licenze rilasciate dal Comune perché in contrasto con il Programma di fabbricazione, ma il Tar Campania nel 1979 e il Consiglio di Stato nel 1982 annullano gli atti adottati dalla Regione. La telenovela prosegue e nel 1986 i lavori sono sospesi dal Comune di Vico Equense perché si rende necessario il consolidamento del costone roccioso retrostante. L'edificio inizia a versare in condizioni degradate e diviene una vera e propria discarica. Col tempo aumenta la pericolosità, con l'inizio della caduta di massi dal costone e della corrosione a causa del mare. A questo si aggiungono un lento crollo del solaio e la staticità dell'edificio sempre più precaria con il passare degli anni.

Già nel 1985 la Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia aveva iniziato a vietare il transito e la sosta di persone e imbarcazioni nella parte di mare antistanti la struttura, entro una fascia di 150 metri dal piede del costone. Passano due anni e vengono approvati il Piano paesistico della penisola sorrentina e il successivo Put (Piano di utilizzazione territoriale) che individua l'area di Alimuri come zona di tutela ambientale di primo grado, con divieto assoluto di edificare e trasformare il suolo. Sull'area vige anche un vincolo idrogeologico e l'Autorità di bacino del Sarno inserisce il costone roccioso retrostante alla struttura tra le zone ad alto rischio.

A partire dal 2003 inizia la serie infinita di incontri presso la Regione Campania per avviare un'azione complessiva di riqualificazione dell'area che comprende il consolidamento del costone, la delocalizzazione della struttura e la demolizione del manufatto. Durante la primavera di quest'anno arriva la svolta con l'intervento del ministro Rutelli, che il 4 aprile annuncia una campagna contro gli ecomostri: tra le priorità viene indicato proprio lo scheletro di Alimuri.

La demolizione porterà all'eliminazione di una struttura che ha un volume di 18mila metri cubi su un'area di 2mila mq, alta 16 metri per un numero totale di 5 piani, compreso il pianterreno. La messa in sicurezza del costone che si trova alle spalle della struttura prevede l'intervento su una superficie lunga 170 metri e alta 90.

Un fantasma di cemento armato che per oltre quarant'anni ha contribuito a deturpare una delle coste più belle del nostro paese e la cui sorte ora dipende anche dal lavoro della magistratura. A partire dalla fine di agosto, quando il fascicolo aperto dalla procura di Torre Annunziata inizierà a riempirsi di dettagli e finalmente si farà chiarezza anche sulla competenza ad indagare, ultimo grande intoppo dell'interminabile vicenda Alimuri.

«Noi abbiamo aperto un fascicolo sulla scorta degli articoli di stampa, ma nel caso in cui emergano ipotesi di reato - ha spiegato il procuratore Marmo - c'è da decidere ora chi debba occuparsene. Tutto dipende da dove è stato siglato l'accordo, se a Roma, alla Regione o al comune di Vico Equense. Indagheremo».

Centro culturale VivaCampaniaViva


Luigi Esposito e Mario de Riso di Carpinone

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