Gli amministratori comunali proponendo la realizzazione dell’inceneritore ad Agnano hanno sicuramente scelto il sito che essi ritenevano più idoneo nel territorio di Napoli.
E ora che la localizzazione è stata ritenuta improponibile per vari problemi geoambientali non potranno che proporre siti sicuramente meno idonei.
E’ probabile, pertanto, che l’inceneritore non si potrà realizzare nell’ambito del territorio comunale perché non vi sono siti che possano ospitare l’impianto garantendo la sicurezza ambientale e la salute dei cittadini. L’articolo 8 del DL 90 del 23 maggio 2008 prevede che “Al fine di raggiungere un'adeguata capacità complessiva di smaltimento dei rifiuti prodotti nella regione Campania, il Sottosegretario di Stato è autorizzato alla realizzazione di un impianto di termovalorizzazione nel territorio del comune di Napoli, mediante l'applicazione delle migliori tecnologie disponibili a salvaguardia della salute della popolazione e dell'ambiente.”
Le aree “non urbanizzate” o utilizzabili nel comune di Napoli sono molto poche; escluse quelle ricadenti nelle zone vulcaniche attive; oltre a quella che è già stata presa in considerazione nell’area industriale dismessa di Napoli est si possono individuare due altre aree nella parte settentrionale del Comune tra Secondigliano, Scampia e Chiaiano lungo il confine comunale con Arzano, Mugnano e Marano.
L’area industriale dismessa è caratterizzata, come noto, da un inquinamento del suolo, sottosuolo e della falda ed è circondata da aree urbane distanti alcune centinaia di metri. A sud c’è anche la centrale elettrica. La realizzazione dell’impianto deve essere preceduta dal disinquinamento che è costoso e realizzabile in alcuni anni. Tale area, pertanto, non è immediatamente disponibile.
Nell’area nord di Napoli si trova un’area agricola tra i quartieri di Secondigliano e Scampia, adiacente al carcere e alla superstrada che collega l’Autostrada con il Lago Patria. A poche centinaia di metri si trovano aree densamente urbanizzate del Comune di Napoli e di Arzano. L’impianto, pertanto, confinerebbe con le abitazioni.
Un’altra area agricola si trova tra l’abitato di Chiaiano e Marano e confina con la Selva di Chiaiano, area verde protetta del Parco delle Colline. Anche in questo caso l’impianto si troverebbe a pochi metri dalle abitazioni e in una zona mal servita da strade interessate da traffico caotico.
Nel quartiere di San Pietro a Patierno non vi sono aree distanti dalle abitazioni e raggiungibili con strade percorribili da automezzi pesanti.
E’ agevole prevedere fin da ora che nessuna area potrà risultare idonea per la realizzazione di un inceneritore.
Per Napoli e i napoletani, quindi, non rimane che una soluzione obbligata e realizzabile fin da ora: avviare immediatamente una seria raccolta differenziata, una politica di riduzione degli scarti in entrata, una infrastrutturazione per trattare i residui organici e i materiali riciclabili.
Occorre mettere a punto e iniziare a realizzare un progetto strategico che in due anni consenta di ridurre drasticamente la produzione dei rifiuti urbani.
Il Governo nazionale può sostenere tale progetto dettando i tempi della sua realizzazione e stabilendo le verifiche. Ad esempio, entro due anni la produzione dei rifiuti deve essere ridotta almeno del 70% rispetto all’attuale produzione; altrimenti l’amministrazione comunale verrà commissariata e i cittadini saranno puniti con un incremento delle tasse; queste ultime saranno invece diminuite se l’obbiettivo viene raggiunto.
Tale patto avrebbe un importante significato in quanto richiamerebbe gli amministratori ad un controllato impegno civile nelle loro attività istituzionali, basato sul ricorso alla buona tecnica, sulla scienza, sul buon senso e sul rispetto delle leggi ordinarie, senza malsane aperture alle leggi “straordinarie” che finora hanno determinato solo danni ambientali ed economici ai cittadini campani.
E ora che la localizzazione è stata ritenuta improponibile per vari problemi geoambientali non potranno che proporre siti sicuramente meno idonei.
E’ probabile, pertanto, che l’inceneritore non si potrà realizzare nell’ambito del territorio comunale perché non vi sono siti che possano ospitare l’impianto garantendo la sicurezza ambientale e la salute dei cittadini. L’articolo 8 del DL 90 del 23 maggio 2008 prevede che “Al fine di raggiungere un'adeguata capacità complessiva di smaltimento dei rifiuti prodotti nella regione Campania, il Sottosegretario di Stato è autorizzato alla realizzazione di un impianto di termovalorizzazione nel territorio del comune di Napoli, mediante l'applicazione delle migliori tecnologie disponibili a salvaguardia della salute della popolazione e dell'ambiente.”
Le aree “non urbanizzate” o utilizzabili nel comune di Napoli sono molto poche; escluse quelle ricadenti nelle zone vulcaniche attive; oltre a quella che è già stata presa in considerazione nell’area industriale dismessa di Napoli est si possono individuare due altre aree nella parte settentrionale del Comune tra Secondigliano, Scampia e Chiaiano lungo il confine comunale con Arzano, Mugnano e Marano.
L’area industriale dismessa è caratterizzata, come noto, da un inquinamento del suolo, sottosuolo e della falda ed è circondata da aree urbane distanti alcune centinaia di metri. A sud c’è anche la centrale elettrica. La realizzazione dell’impianto deve essere preceduta dal disinquinamento che è costoso e realizzabile in alcuni anni. Tale area, pertanto, non è immediatamente disponibile.
Nell’area nord di Napoli si trova un’area agricola tra i quartieri di Secondigliano e Scampia, adiacente al carcere e alla superstrada che collega l’Autostrada con il Lago Patria. A poche centinaia di metri si trovano aree densamente urbanizzate del Comune di Napoli e di Arzano. L’impianto, pertanto, confinerebbe con le abitazioni.
Un’altra area agricola si trova tra l’abitato di Chiaiano e Marano e confina con la Selva di Chiaiano, area verde protetta del Parco delle Colline. Anche in questo caso l’impianto si troverebbe a pochi metri dalle abitazioni e in una zona mal servita da strade interessate da traffico caotico.
Nel quartiere di San Pietro a Patierno non vi sono aree distanti dalle abitazioni e raggiungibili con strade percorribili da automezzi pesanti.
E’ agevole prevedere fin da ora che nessuna area potrà risultare idonea per la realizzazione di un inceneritore.
Per Napoli e i napoletani, quindi, non rimane che una soluzione obbligata e realizzabile fin da ora: avviare immediatamente una seria raccolta differenziata, una politica di riduzione degli scarti in entrata, una infrastrutturazione per trattare i residui organici e i materiali riciclabili.
Occorre mettere a punto e iniziare a realizzare un progetto strategico che in due anni consenta di ridurre drasticamente la produzione dei rifiuti urbani.
Il Governo nazionale può sostenere tale progetto dettando i tempi della sua realizzazione e stabilendo le verifiche. Ad esempio, entro due anni la produzione dei rifiuti deve essere ridotta almeno del 70% rispetto all’attuale produzione; altrimenti l’amministrazione comunale verrà commissariata e i cittadini saranno puniti con un incremento delle tasse; queste ultime saranno invece diminuite se l’obbiettivo viene raggiunto.
Tale patto avrebbe un importante significato in quanto richiamerebbe gli amministratori ad un controllato impegno civile nelle loro attività istituzionali, basato sul ricorso alla buona tecnica, sulla scienza, sul buon senso e sul rispetto delle leggi ordinarie, senza malsane aperture alle leggi “straordinarie” che finora hanno determinato solo danni ambientali ed economici ai cittadini campani.
Prof. Franco Ortolani
Ordinario di Geologia
Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio
Napoli, 09-07-2008
Ordinario di Geologia
Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio
Napoli, 09-07-2008
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