NAPOLI - «Che belle queste pannocchie, complimenti». «Dottò, non sapete quanto ho penato. Su questo campo ho provato a far crescere di tutto: frutta, verdura, ma l’unica cosa che cresce bene è il granone e non so perché. Qua sotto c’è gas. No, questa roba non la do ai cristiani, ci fanno il mangime, la mangiano le bestie. Quali? Le vacche e le bufale». Di Giugliano, terra dei fuochi, dei Cdr e delle discariche e pure delle mele annurche, pesche, susine e fragole, tantissime fragole ora che è stagione, non si è detto tutto. Ad esempio, del suo mercato ortofrutticolo, l’altro giorno controllato dai Nas, si parla poco.
Della proporzione tra campi usati per le immondizie e quelli coltivati, quasi tutti gli altri malgrado le ordinanze di divieto per l’acqua dei pozzi firmate dall’ex sindaco Taglialatela, pure non si parla. Gli addetti ai lavori intercettati dalla Dda lo chiamano "effetto Vajont": un nuovo sversamento di tonnellate di immondizie nella discarica di Masseria del Pozzo certamente farebbe tracimare percolato nelle campagne.
VELENO - Cos’è il percolato? Basterebbe bere una goccia di questo liquido nero ribollente di biogas, un concentrato di batteri e metalli pesanti, per avvelenare mortalmente un uomo. Ai bordi della discarica di Masseria del Pozzo, a ridosso di serre e frutteti distanti 15 metri, scorre un fiumiciattolo nero fino ad un laghetto di percolato che sviluppa bollicine continue. E’ biogas. Sono sei o sette i laghetti putridi nell’invaso. «Ma quali laghetti», corregge un geologo, Gianluca Minin, direttore tecnico della Ingeo, a Giugliano per indagini ambientali: «Quelli sono la punta dell’iceberg, vuol dire che per almeno venti metri in profondità c’è percolato e immondizia intrisa di percolato. E tutto questo peso può sfondare i teli di sicurezza dell'invaso e provocare perdite». Quindi Minin indica le alte serre con pescheti e nespole a pochi passi. E registra tutto con una videocamera (guarda). In un raggio di 30 chilometri da Masseria del Pozzo, distante appena 1,5 km dal grande mercato ortofrutticolo di Giugliano, si contano sei discariche legali ricche di laghetti di percolato visibili dal satellite e campi di ecoballe circondati da coltivazioni. Altro che fuga di contadini. Le serre sono attaccate alle discariche. Proprio in quest’area già nel 2005 e 2006 l’ex sindaco di Giugliano Taglialatela ha vietato l’uso di alcuni pozzi a raso, da Tre Ponti di Parete a Sette Cainati:«Erano pozzi-spia ma anche pozzi distanti dalle discariche», racconta Taglialatela. Contaminati da arsenico e mercurio, secondo i rilevamenti Arpac e Apat al quale avrebbero dovuto far seguito conclusioni preliminari agli interventi di bonifica. «Li stiamo ancora aspettando», dice Taglialatela.
I VIGILI? IN MANETTE - Intanto chi avrebbe dovuto controllare l’applicazione dell’ordinanza sindacale? I vigili. Azzerati a maggio dalle indagini della Squadra Mobile di Napoli e della Digos che ne ha arrestati 23, con tecnici comunali, con accuse di corruzione, tangenti e minacce. A Giugliano non è come ad Acerra, dove le condotte di irrigazione sono state sigillate per volontà del sindaco e scassinate e riaperte (come mostra il film Biutiful Cauntri). Qui i pozzi andrebbero tombati col cemento. «Non sono solo le discariche a minacciare i campi. Io ricordo sversamenti e seppellimenti abusivi, in zona, già dagli anni '80», dice Taglialatela.
FRUTTI E PANNOCCHIE - Ma questi frutti della terra, allora, sono buoni? Sono sicuri? Andiamo a vedere. Con Minin lasciamo i laghetti di percolato per le campagne. Poco distante da Masseria del Pozzo, c’è il bel campo di granone con pannocchie enormi. Il geologo però sente puzza di gas. Facciamo i complimenti al contadino. Che allarga le braccia: «Dottò, non sapete cosa ho penato, qua ho provato a farci crescere di tutto». Altre colture non hanno avuto la buona resa del granone a causa dell’inquinamento del terreno intriso di gas, racconta il fattore. Le pannocchie invece hanno reagito bene.
VERSO ROMA E FIRENZE - Il buonuomo racconta anche che, in zona, ci sono molti altri contadini che coltivano ortaggi e frutta su campi sotto i quali, a suo dire, in passato avrebbero seppellito rifiuti e che «essendo conosciuti in zona, non possono portare i prodotti al mercato locale, ma sono costretti a spedirli ogni giorno ai mercati di Roma e Firenze». Poi il fattore indica campi vuoti, poco distanti, col terreno così soffice che «non è possibile passarci col trattore perché affonda, avete presente le sabbie mobili? E’ colpa del (bio)gas», dice. «Impossibile», ribatte il geologo Minin. Allora il contadino indica altri campi a Sud-Est di Masseria del Pozzo, in prossimità di una casetta, dove giovani nomadi giocano col biogas che fuoriesce dal terreno accendendo fiammelle. «Invece credo - spiega il geologo - che cedimenti così rilevanti su quel terreno possano dipendere solo dal fatto che vi siano stati sepolti rifiuti che si sono compattati nel tempo, anche con la produzione di percolato e biogas; il suolo appare, quindi, integro in superfice, ma la struttura è priva di consistenza, è come un edificio con mattoni mancanti, quindi il carico di un trattore provoca il cedimento». Camminando in prossimità del perimetro esterno delle discariche, in alcuni appezzamenti con serre ed alberi da frutta, ecco diversi pozzi allacciati ai tubi di mandata per l’emungimento dell’acqua di falda, di sicuro utilizzati: sono a vista i cavi elettrici dell’impianto di alimentazione della pompa e gli allacci ad un sistema di tubature che porta l’acqua ai campi. L'ex sindaco Taglialatela l’aveva detto: «Nella maggior parte dei casi, i superamenti dei valori di sicurezza dell'acqua dei pozzi interdetti era dovuta a fattori inquinanti, ritengo anche per lo sversamento abusivo di rifiuti tossico-nocivi, una storia che va avanti dagli anni '80. Se annaffiano dai pozzi vietati? E’ una eventualità che può accadere, il rischio c’è». E chi garantisce i prodotti del mercato ortofrutticolo adiacente? «La normativa fortunatamente prevede la tracciabilità dei prodotti». Quindi se vengono da queste terre, innaffiati da questi pozzi, sono sicuri?
IL MERCATO ORTOFRUTTICOLO - «Arsenico e mercurio, questo fu trovato in alcuni pozzi», precisa Raffaele Del Giudice, direttore di Legambiente Campania e protagonista del film Biutiful Cauntri, che pure non lesinando denunce agghiaccianti fa attenzione a non colpire troppo duramente i contadini della “sua” terra. Quale? Quella del mercato ortofrutticolo più grande della regione. «Ma oggi ridotto del 30 per cento delle potenzialità. Però i prodotti sono buoni», dice Del Giudice. Ma come? E il biogas ed il percolato? Ed i pozzi vietati? «In realtà, sono molto preoccupato. Mancano assolutamente i controlli. L’Arpac è assente. Non c’è certezza su ciò che viene fuori dalla terra. I contadini hanno paura di finire in mezzo alla strada. Sui campi c’è una situazione a macchia di leopardo, abbiamo anche zone dove non cresce nulla accanto a vecchie discariche dove non è stata fatta la captazione del biogas. Molti contadini sono sfiancati da vertenze legali aperte senza l’appoggio di nessuno».
MASSERIA DEL POZZO - E la Coldiretti? «Chieda alla Coldiretti. Difficilmente ci siamo incontrati, una parolina in più potrebbe uscire. Solo Legambiente si è costituita in questi procedimenti. I contadini di qui, poi, sono soprattutto affittuari. Li hanno ereditati, i terreni dove hanno seppellito rifiuti». E di chi sono? «I maggiori proprietari sono tutti della Napoli-bene». Su alcuni campi non cresce niente? Eppure Masseria del Pozzo, la discarica con 7 laghetti di percolato, è circondata da serre e coltivazioni ed è ad 1km e mezzo dal mercato ortofrutticolo. Le colture occupano l’85% del terreno sgombro dai rifiuti nell’area di 30 km quadrati che comprende Taverna del Re, gli invasi Resit-Scafarea con rifiuti speciali e urbani provenienti anche dal Nord (vedi l’inchiesta “Green” della Dda sulla Resit: 2 km quadrati di rifiuti che hanno bruciato per due giorni, il 24 e 25 giugno 2007, coprendo di nerofumo ettari di piante e serre e uccidendo sul colpo diversi animali coi miasmi della discarica già sotto sequestro, che già nell’agosto 2003 fu oggetto di attacchi: 50 mila ecoballe in fiamme), Masseria del Pozzo e Schiavi-Novambiente (dell’imprenditore ora collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo, che sta raccontando alla Dda il traffico e il tombamento di rifiuti tossici del Nord e conciari proprio in questi appezzamenti e discariche dall’87 al 2006 per ordine dei Mallardo e Bidognetti), Riconta, Torretta Scalzapecora e più giù Settecainati (a 5 km dal mercato, sequestrata il 3 agosto 2004 dal Tribunale che ravvisava rischi per gli abitanti), l’impianto di Cdr e campi di ecoballe. Non cresce niente sui terreni inquinati? L’altro giorno il sindaco di Acerra, Espedito Marletta, ha sequestrato con ordinanza 15 mila metri quadri di terreni fertilissimi nelle località Calabricito (Montefibre) e Frassitelli (depuratore) con cavolfiori e ortaggi splendidi tuttavia inquinati da piombo e cadmio secondo Apat e Arpac.
SUCCHI DI FRUTTA - I prodotti che arrivano al mercato di Giugliano sono buoni o c’è rischio? La Coldiretti, il rischio, non lo smentisce affatto. Il responsabile locale è una brava persona, Vincenzo Di Nardo: «Bisogna stare attenti, il problema rifiuti c’è e attendiamo le bonifiche. Non possiamo dire che il mercato sia supersicuro e ben vengano i controlli dei carabinieri del Nas che l’altro giorno hanno prelevato campioni al mercato. In porzioni di territorio sono stati trovati veleni. Ma io stesso sono produttore di pesche e le mangio coi miei nipoti. Non voglio dire che il mercato è sicuro al cento per cento, in un paese come Giugliano, 150 mila abitanti, il delinquente c’è». E se qualcuno ha irrigato coi pozzi vietati? «Ma quest’anno tutti i prodotti sul mercato non hanno avuto bisogno di irrigazione». Come? «Insomma, la mela marcia c’è ma i prodotti per la maggior parte sono buoni. Bisogna stare attenti». E come? «Al mercato la prima selezione già viene fatta dal produttore. Quello che non va al nostro mercato, che è uno dei più grossi, va all’industria». E cosa va all’industria? «Ad esempio i prodotti più grandinati, quest’anno c’è stata grandine». Quelli più ammaccati? «Si». E quali? «In questo momento raccogliamo molte fragole. I prodotti selezionati per le industrie vanno alle aziende di trasformazione in Italia e Europa, ce n’è anche qualcuna campana. Albicocche, ciliegie ed altro diventano marmellate e succhi».
Luca Marconi
13 giugno 2008
Articolo pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno online
Della proporzione tra campi usati per le immondizie e quelli coltivati, quasi tutti gli altri malgrado le ordinanze di divieto per l’acqua dei pozzi firmate dall’ex sindaco Taglialatela, pure non si parla. Gli addetti ai lavori intercettati dalla Dda lo chiamano "effetto Vajont": un nuovo sversamento di tonnellate di immondizie nella discarica di Masseria del Pozzo certamente farebbe tracimare percolato nelle campagne.
VELENO - Cos’è il percolato? Basterebbe bere una goccia di questo liquido nero ribollente di biogas, un concentrato di batteri e metalli pesanti, per avvelenare mortalmente un uomo. Ai bordi della discarica di Masseria del Pozzo, a ridosso di serre e frutteti distanti 15 metri, scorre un fiumiciattolo nero fino ad un laghetto di percolato che sviluppa bollicine continue. E’ biogas. Sono sei o sette i laghetti putridi nell’invaso. «Ma quali laghetti», corregge un geologo, Gianluca Minin, direttore tecnico della Ingeo, a Giugliano per indagini ambientali: «Quelli sono la punta dell’iceberg, vuol dire che per almeno venti metri in profondità c’è percolato e immondizia intrisa di percolato. E tutto questo peso può sfondare i teli di sicurezza dell'invaso e provocare perdite». Quindi Minin indica le alte serre con pescheti e nespole a pochi passi. E registra tutto con una videocamera (guarda). In un raggio di 30 chilometri da Masseria del Pozzo, distante appena 1,5 km dal grande mercato ortofrutticolo di Giugliano, si contano sei discariche legali ricche di laghetti di percolato visibili dal satellite e campi di ecoballe circondati da coltivazioni. Altro che fuga di contadini. Le serre sono attaccate alle discariche. Proprio in quest’area già nel 2005 e 2006 l’ex sindaco di Giugliano Taglialatela ha vietato l’uso di alcuni pozzi a raso, da Tre Ponti di Parete a Sette Cainati:«Erano pozzi-spia ma anche pozzi distanti dalle discariche», racconta Taglialatela. Contaminati da arsenico e mercurio, secondo i rilevamenti Arpac e Apat al quale avrebbero dovuto far seguito conclusioni preliminari agli interventi di bonifica. «Li stiamo ancora aspettando», dice Taglialatela.
I VIGILI? IN MANETTE - Intanto chi avrebbe dovuto controllare l’applicazione dell’ordinanza sindacale? I vigili. Azzerati a maggio dalle indagini della Squadra Mobile di Napoli e della Digos che ne ha arrestati 23, con tecnici comunali, con accuse di corruzione, tangenti e minacce. A Giugliano non è come ad Acerra, dove le condotte di irrigazione sono state sigillate per volontà del sindaco e scassinate e riaperte (come mostra il film Biutiful Cauntri). Qui i pozzi andrebbero tombati col cemento. «Non sono solo le discariche a minacciare i campi. Io ricordo sversamenti e seppellimenti abusivi, in zona, già dagli anni '80», dice Taglialatela.
FRUTTI E PANNOCCHIE - Ma questi frutti della terra, allora, sono buoni? Sono sicuri? Andiamo a vedere. Con Minin lasciamo i laghetti di percolato per le campagne. Poco distante da Masseria del Pozzo, c’è il bel campo di granone con pannocchie enormi. Il geologo però sente puzza di gas. Facciamo i complimenti al contadino. Che allarga le braccia: «Dottò, non sapete cosa ho penato, qua ho provato a farci crescere di tutto». Altre colture non hanno avuto la buona resa del granone a causa dell’inquinamento del terreno intriso di gas, racconta il fattore. Le pannocchie invece hanno reagito bene.
VERSO ROMA E FIRENZE - Il buonuomo racconta anche che, in zona, ci sono molti altri contadini che coltivano ortaggi e frutta su campi sotto i quali, a suo dire, in passato avrebbero seppellito rifiuti e che «essendo conosciuti in zona, non possono portare i prodotti al mercato locale, ma sono costretti a spedirli ogni giorno ai mercati di Roma e Firenze». Poi il fattore indica campi vuoti, poco distanti, col terreno così soffice che «non è possibile passarci col trattore perché affonda, avete presente le sabbie mobili? E’ colpa del (bio)gas», dice. «Impossibile», ribatte il geologo Minin. Allora il contadino indica altri campi a Sud-Est di Masseria del Pozzo, in prossimità di una casetta, dove giovani nomadi giocano col biogas che fuoriesce dal terreno accendendo fiammelle. «Invece credo - spiega il geologo - che cedimenti così rilevanti su quel terreno possano dipendere solo dal fatto che vi siano stati sepolti rifiuti che si sono compattati nel tempo, anche con la produzione di percolato e biogas; il suolo appare, quindi, integro in superfice, ma la struttura è priva di consistenza, è come un edificio con mattoni mancanti, quindi il carico di un trattore provoca il cedimento». Camminando in prossimità del perimetro esterno delle discariche, in alcuni appezzamenti con serre ed alberi da frutta, ecco diversi pozzi allacciati ai tubi di mandata per l’emungimento dell’acqua di falda, di sicuro utilizzati: sono a vista i cavi elettrici dell’impianto di alimentazione della pompa e gli allacci ad un sistema di tubature che porta l’acqua ai campi. L'ex sindaco Taglialatela l’aveva detto: «Nella maggior parte dei casi, i superamenti dei valori di sicurezza dell'acqua dei pozzi interdetti era dovuta a fattori inquinanti, ritengo anche per lo sversamento abusivo di rifiuti tossico-nocivi, una storia che va avanti dagli anni '80. Se annaffiano dai pozzi vietati? E’ una eventualità che può accadere, il rischio c’è». E chi garantisce i prodotti del mercato ortofrutticolo adiacente? «La normativa fortunatamente prevede la tracciabilità dei prodotti». Quindi se vengono da queste terre, innaffiati da questi pozzi, sono sicuri?
IL MERCATO ORTOFRUTTICOLO - «Arsenico e mercurio, questo fu trovato in alcuni pozzi», precisa Raffaele Del Giudice, direttore di Legambiente Campania e protagonista del film Biutiful Cauntri, che pure non lesinando denunce agghiaccianti fa attenzione a non colpire troppo duramente i contadini della “sua” terra. Quale? Quella del mercato ortofrutticolo più grande della regione. «Ma oggi ridotto del 30 per cento delle potenzialità. Però i prodotti sono buoni», dice Del Giudice. Ma come? E il biogas ed il percolato? Ed i pozzi vietati? «In realtà, sono molto preoccupato. Mancano assolutamente i controlli. L’Arpac è assente. Non c’è certezza su ciò che viene fuori dalla terra. I contadini hanno paura di finire in mezzo alla strada. Sui campi c’è una situazione a macchia di leopardo, abbiamo anche zone dove non cresce nulla accanto a vecchie discariche dove non è stata fatta la captazione del biogas. Molti contadini sono sfiancati da vertenze legali aperte senza l’appoggio di nessuno».
MASSERIA DEL POZZO - E la Coldiretti? «Chieda alla Coldiretti. Difficilmente ci siamo incontrati, una parolina in più potrebbe uscire. Solo Legambiente si è costituita in questi procedimenti. I contadini di qui, poi, sono soprattutto affittuari. Li hanno ereditati, i terreni dove hanno seppellito rifiuti». E di chi sono? «I maggiori proprietari sono tutti della Napoli-bene». Su alcuni campi non cresce niente? Eppure Masseria del Pozzo, la discarica con 7 laghetti di percolato, è circondata da serre e coltivazioni ed è ad 1km e mezzo dal mercato ortofrutticolo. Le colture occupano l’85% del terreno sgombro dai rifiuti nell’area di 30 km quadrati che comprende Taverna del Re, gli invasi Resit-Scafarea con rifiuti speciali e urbani provenienti anche dal Nord (vedi l’inchiesta “Green” della Dda sulla Resit: 2 km quadrati di rifiuti che hanno bruciato per due giorni, il 24 e 25 giugno 2007, coprendo di nerofumo ettari di piante e serre e uccidendo sul colpo diversi animali coi miasmi della discarica già sotto sequestro, che già nell’agosto 2003 fu oggetto di attacchi: 50 mila ecoballe in fiamme), Masseria del Pozzo e Schiavi-Novambiente (dell’imprenditore ora collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo, che sta raccontando alla Dda il traffico e il tombamento di rifiuti tossici del Nord e conciari proprio in questi appezzamenti e discariche dall’87 al 2006 per ordine dei Mallardo e Bidognetti), Riconta, Torretta Scalzapecora e più giù Settecainati (a 5 km dal mercato, sequestrata il 3 agosto 2004 dal Tribunale che ravvisava rischi per gli abitanti), l’impianto di Cdr e campi di ecoballe. Non cresce niente sui terreni inquinati? L’altro giorno il sindaco di Acerra, Espedito Marletta, ha sequestrato con ordinanza 15 mila metri quadri di terreni fertilissimi nelle località Calabricito (Montefibre) e Frassitelli (depuratore) con cavolfiori e ortaggi splendidi tuttavia inquinati da piombo e cadmio secondo Apat e Arpac.
SUCCHI DI FRUTTA - I prodotti che arrivano al mercato di Giugliano sono buoni o c’è rischio? La Coldiretti, il rischio, non lo smentisce affatto. Il responsabile locale è una brava persona, Vincenzo Di Nardo: «Bisogna stare attenti, il problema rifiuti c’è e attendiamo le bonifiche. Non possiamo dire che il mercato sia supersicuro e ben vengano i controlli dei carabinieri del Nas che l’altro giorno hanno prelevato campioni al mercato. In porzioni di territorio sono stati trovati veleni. Ma io stesso sono produttore di pesche e le mangio coi miei nipoti. Non voglio dire che il mercato è sicuro al cento per cento, in un paese come Giugliano, 150 mila abitanti, il delinquente c’è». E se qualcuno ha irrigato coi pozzi vietati? «Ma quest’anno tutti i prodotti sul mercato non hanno avuto bisogno di irrigazione». Come? «Insomma, la mela marcia c’è ma i prodotti per la maggior parte sono buoni. Bisogna stare attenti». E come? «Al mercato la prima selezione già viene fatta dal produttore. Quello che non va al nostro mercato, che è uno dei più grossi, va all’industria». E cosa va all’industria? «Ad esempio i prodotti più grandinati, quest’anno c’è stata grandine». Quelli più ammaccati? «Si». E quali? «In questo momento raccogliamo molte fragole. I prodotti selezionati per le industrie vanno alle aziende di trasformazione in Italia e Europa, ce n’è anche qualcuna campana. Albicocche, ciliegie ed altro diventano marmellate e succhi».
Luca Marconi
13 giugno 2008
Articolo pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno online
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